COMMISSIONE D'INDAGINE

Seduta 06 - 30 Agosto 2001

Audizione del Comandante Provinciale di Genova dell'Arma dei Carabinieri, Colonnello Giorgio Tesser.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del colonnello Giorgio Tesser, comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete, previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Se non vi sono obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Colonnello Tesser, a nome dell'intero Comitato, la ringrazio per aver accettato l'invito. So che lei ha preparato una relazione, le sarei grato se la illustrasse al Comitato.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei paesi G8 - tenutosi a Genova dal 20 al 22 luglio


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2001 - è stato preceduto da un'intensa attività di pianificazione, svoltasi nel quadro delle disposizioni della legge n. 149 dell'8 giugno 2000, sia a livello centrale (su cui hanno riferito il capo della Polizia, i comandanti generali della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri, il prefetto di Genova, nonché i rappresentanti del dipartimento della Polizia penitenziaria) sia a livello periferico-provinciale, mediante l'istituzione di una commissione speciale per la predisposizione di interventi strutturali sul piano operativo (presieduta dal prefetto di Genova e composta in via ordinaria dai rappresentanti delle amministrazioni locali e dal questore, mentre i responsabili delle altre forze di polizia sono stati chiamati a parteciparvi di volta in volta, secondo le esigenze).
Inoltre, sempre a livello provinciale, è stata creata un'apposita commissione per l'esame e il coordinamento dei provvedimenti e delle iniziative necessarie per la predisposizione delle strutture idonee all'alloggiamento ed al vitto del personale delle forze dell'ordine, di cui sono stato membro permanente, e si sono svolti vari comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica e/o riunioni di servizio, i cui verbali sono già depositati presso questo Comitato perché allegati all'audizione - così mi sembra - del prefetto di Genova.
Si è altresì provveduto alla costituzione, presso la questura di Genova, di un gruppo operativo interforze, alle cui riunioni ho partecipato personalmente o tramite delegato, a decorrere dall'11 settembre 2000, data in cui ho assunto la titolarità del comando provinciale di Genova. Compito e finalità di questo gruppo operativo interforze era quello di fornire un contributo tecnico per la definizione della cosiddetta zona rossa e per il censimento degli abitanti colà residenti o domiciliati e/o esercitanti attività lavorativa, al fine di adottare le necessarie predisposizioni per l'accesso.


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Le finalità prioritarie erano garantire lo svolgimento del vertice, nonché l'esercizio del diritto di manifestare il dissenso, e la sicurezza dei cittadini e dei manifestanti. Era infatti chiaro che si andava delineando una complessa eterogeneità delle strategie di protesta: dalla manifestazione pacifica alla resistenza passiva, alla pianificazione di azioni violente contro gli appartenenti alle forze dell'ordine ovvero contro obiettivi sensibili (sistemi di telecomunicazioni e televisivi, sedi di partiti, di organi di informazione, di amministrazioni pubbliche, banche, associazioni e via dicendo) e anche la violazione della zona rossa, con conseguente impedimento delle programmate manifestazioni ufficiali. Proprio la penetrazione della zona rossa e l'impedimento dello svolgimento del vertice venivano indicati come gli obiettivi principali della contestazione.
A ciò si affiancava la possibilità che l'incontro fosse oggetto di interesse da parte delle organizzazioni terroristiche nazionali od internazionali e, peraltro, il 16 luglio 2001 - successivamente ad attentati rivendicati in altre città italiane - il carabiniere Stefano Storri rimaneva gravemente ferito per l'esplosione di un ordigno occultato in un portafoglio recapitato tramite servizio postale presso la stazione carabinieri di Genova-San Fruttuoso. Analogo plico esplosivo, inviato al prefetto di Genova, sarà invece individuato il 23 luglio successivo.
Senza ripetere le attività addestrative e propedeutiche (seminari, incontri, sopralluoghi e così via) o le attività logistiche curate anche a livello centrale - su cui è stato già riferito -, ritengo di poter affermare che le stesse hanno trovato puntuale riscontro ed esecuzione in ambito locale.
In concreto l'Arma dei carabinieri di Genova, in tale contesto, ha sempre operato, come peraltro i rappresentanti


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delle altre forze dell'ordine, nell'assoluto rispetto dei principi della legge n. 121 del 1o aprile 1981 che, agli articoli 13 e 14, indica le competenze del prefetto e del questore quali autorità di pubblica sicurezza, e che all'articolo 20 prevede che i comandanti provinciali della Guardia di finanza e dell'Arma dei carabinieri sono membri del comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che svolge attività consultiva del prefetto.
Sempre l'Arma dei carabinieri di Genova ha raffittito, di intesa con il ROS e l'autorità giudiziaria inquirente, le attività investigative nei confronti di militanti di centri sociali genovesi, che si segnalavano per il forte attivismo a sostegno delle manifestazioni di protesta. A parziale conclusione di dette attività, in data 20 luglio 2001, a seguito di autorizzata perquisizione locale, veniva tratto in arresto un soggetto, poiché trovato in possesso di ordigno esplosivo di manifattura artigianale del tipo pipe bomb e di sostanze chimiche che, combinate tra loro, avrebbero avuto elevato potere dirompente.
L'Arma dei carabinieri ha altresì provveduto ad installare apparati di riprese video remotizzati per il monitoraggio di siti di particolare interesse operativo ed a comparare le immagini acquisite dagli apparati remotizzati con l'archivio di immagini inserito nello SPIS. Tale attività è ancora in corso perché si tende ora ad identificare gli autori dei fatti di danneggiamento successivamente verificatisi.
Nella giornata del 22 luglio 2000, al termine dei disordini, venivano svolti discreti servizi di osservazione con lo scopo di individuare - come poi in alcuni casi è avvenuto - gli elementi di area antagonista responsabili dei violenti disordini di piazza verificatisi nei due giorni antecedenti.


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MARCO BOATO. In quale giornata? Il 22, cioè la domenica?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sì, il 22 luglio. Ritornando sempre in fase preventiva, nel periodo 15-18 luglio 2001 abbiamo dato corso a 12 perquisizioni ai sensi dell'articolo 41 del Testo unico delle leggi di pubblica sicurezza, nonché proceduto, in data 17 luglio 2001, alla identificazione di cittadini stranieri trovati in possesso di materiale idoneo a sostenere scontri di piazza.
Tutti i predetti cittadini (otto) sono stati deferiti alla competente autorità giudiziaria; sequestrato, in data 18 luglio 2001, materiale edile (aste, ponteggi e cavalletti) riferito a cantiere edile; recuperato paletti in ferro ed una catasta di 100-150 sanpietrini, occultati in prossimità dell'itinerario di uno dei cortei programmati per il giorno 19 (mi riferisco al corteo dei migranti); arrestato, in data 17 luglio 2001, persona indicata come appartenente al black bloc, trovata in possesso, a seguito di perquisizione, di sostanze stupefacenti, di 14 ganci del tipo da macellaio, di 23 bisturi monouso e di una bocciatura di mercurio; effettuato, nel contesto delle attività di controllo preventivo del territorio, mirate ispezioni nei confronti di furgoni, automezzi, autobus privati e pubblici, con particolare attenzione agli svincoli autostradali ed alla rete viaria statale nelle tratte dal Piemonte e dal ponente ligure; intensificato l'attività di controllo dei luoghi di possibile ricettività (campeggi, alberghi e strutture similari) dell'intera provincia, acquisendo notizie in ordine alla possibile fruizione, specie in alcuni campeggi, da parte di gruppi di cittadini stranieri che, malgrado le prenotazioni, non si sono presentati per il rifiuto dei singoli titolari di ospitarli; sviluppato, d'intesa con i paritetici comandi dell'Arma di altre province, attività


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informativa sulla presenza in Genova di contestatori (tale attività è tuttora in atto e suscettibile di sviluppi giudiziari).
A fronte dell'evidenziata minaccia e delle suesposte attività, svolte sempre in piena intesa con la Polizia di Stato, si evidenzia che nei giorni 20 e 21 luglio le forze dell'ordine sono state chiamate a fronteggiare una vera e propria ininterrotta guerriglia, in cui sono stati adoperati sanpietrini, pezzi d'asfalto, bottiglie (incendiarie o meno), grossi bulloni, estintori ed altri materiali che venivano lanciati o catapultati allo scopo di tenere la polizia a debita distanza e, nel contempo, attirarne l'attenzione e l'intervento, al fine di indebolire la sicurezza in altre aree. Non è stato trascurato l'uso di razzi minolux, fumogeni, spray urticanti, coltelli, barre di ferro, mazze, bastoni, uova riempite di acido o varechina (in un caso, un uovo lanciato ha colpito uno scudo, provocandone la perforazione). Sono state innalzate barricate provvisorie costituite da cassonetti dell'immondizia, segnali stradali, automezzi o qualunque cosa disponibile così da creare una barriera tra attivisti e forze dell'ordine, in modo da ostacolarne comunque il movimento. Si è fatto ricorso agli incendi per bloccare aree specifiche, mantenere a distanza la polizia e le altre forze dell'ordine, creare il caos ed impedire i movimenti delle forze dell'ordine stesse attorno, così da potersi abbandonare alla devastazione. Contestualmente, si è fatto ricorso al vandalismo allo scopo di provocare la polizia ed attivare l'utilizzo di strumenti offensivi più efficaci, sempre al fine di indebolire la sicurezza di altre aree. Si è fatto altresì ricorso al mimetismo, abbandonando l'uso costante dell'abbigliamento tradizionale dei blocchi, usato solo per il compimento delle azioni più violente. Si è evidenziata una sistematicità ed una ripetitività


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degli assalti prima sicuramente non conosciuta in altre circostanze, ancorché simili, che fanno trasparire un'accurata organizzazione.
Le aree colpite sono risultate quelle prossime alla stazione ferroviaria di Genova Brignole e del quartiere Foce, ovvero le aree poste a ridosso della zona rossa e necessariamente da attraversare per raggiungere quest'ultima dai luoghi adibiti ad ospitalità. Non sono mancati attacchi ai varchi della zona rossa, registrandosi nella giornata del 20 luglio alle ore 10,30-11 circa, l'assalto al varco di via Cesarea: un elevato numero di manifestanti (circa mille), presentatisi al varco di via XX Settembre, angolo via Fiume, ha desistito dall'insistere su tale ostacolo, poiché gli sbarramenti lì predisposti erano più di uno e, portandosi ai fianchi del confine posto a protezione della zona rossa, hanno attaccato in via Cesarea. Gli stessi venivano respinti ricorrendo all'utilizzo di idranti. Alle ore 12 circa è cominciato un attacco al varco di piazzale Dante. È stato probabilmente l'attacco più duro da respingere, sia per la violenza che per la moltitudine dei manifestanti, nonché per la durata (dalle 12 alle 14 circa). Contestualmente, altri manifestanti attaccavano il contingente dell'Arma posto nella finitima via Fieschi a presidio della sede della regione amministrativa Liguria. Il terzo attacco (dalle 16 alle 16,30) in piazza Corvetto: gli assalti provenivano contemporaneamente da vie diverse e, tra gli altri, venivano notati manifestanti che sbandieravano bandiere nere.
Riprendendo il resoconto cronologico, devo essenzialmente riferire che l'ordinanza della questura di Genova suddivideva la città in quattro aree caratterizzate da differenti graduali livelli di restrizione e pubblica fruibilità, polarizzando la massima attenzione sull'attività di presidio statico e dinamico della zona rossa e della zona gialla. Venivano, pertanto,


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individuati gli obiettivi all'interno della zona rossa e le modalità di bonifica e di vigilanza degli stessi, facendo riserva di impartire le disposizioni di servizio in occasione delle manifestazioni, i cui preavvisi erano al momento in valutazione dell'ufficio di gabinetto e di eventuali altre circostanze di interesse sotto il profilo dell'ordine e della sicurezza pubblica. La stessa articolata ordinanza indicava, tra l'altro, i luoghi di accoglienza per i manifestanti messi a disposizione dalle varie amministrazioni, i campeggi presso cui erano pervenute prenotazioni con riferimento al periodo di svolgimento del vertice, le manifestazioni previste, le scorte alle personalità, le modalità per il coordinamento dei servizi, prevedendo, al fine di gestire la direzione tecnica dei servizi di ordine pubblico, una sala gestione G8 (con il compito di gestire tutti i servizi di ordine pubblico disposti nelle località interessate ai lavori del vertice) e l'attivazione di una videoconferenza con la centrale operativa dell'Arma dei carabinieri; una sala forze di Polizia con la presenza dei rappresentanti delle forze di polizia, delle specialità della Polizia di Stato e della polizia municipale e una sala Forze armate.
Conseguentemente il sottosscritto, d'intesa con il questore, poneva a disposizione di quest'ultimo il personale per il presidio statico degli obiettivi sensibili all'interno della zona rossa (palazzo Ducale, stazione marittima, Magazzini del cotone, e gli altri obiettivi); il personale per il presidio ai varchi di accesso alla zona rossa; il personale per gli interventi in ordine pubblico, nonché le riserve di pronto impiego e le vigilanze dinamiche nelle varie zone. sempre in accordo con il questore, dava attuazione alle modalità di coordinamento per l'esecuzione dei servizi. In proposito, va premesso che l'attività di controllo del territorio nella città di Genova, esercitata dall'Arma dei carabinieri e dalla Polizia di Stato, è


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gestita dalle rispettive centrali operative che dal 1o luglio sono interconnesse e dotate di radiolocalizzazione reciproca dei veicoli. Si realizza così, di fatto, il collegamento audiovisivo (videoconferenza) degli operatori e la contestuale condivisione su cartografia elettronica di tutte le pattuglie radiocollegate presenti sul territorio. A ciò, per la circostanza, si sono sommati ulteriori provvedimenti volti ad integrare i sistemi di trasmissione e ad accentrare presso la questura le attività di comando e di controllo dei contingenti di ordine pubblico e nel contempo evitare di incorrere in un sovraccarico nella gestione del sistema trasmissivo. In sintesi, dalla sala gestione G8 e mediante la rete radio della Polizia di Stato, il questore diramava direttamente gli ordini ai funzionari preposti all'impiego di ciascun contingente delle forze dell'ordine. L'ufficiale dell'Arma presente in questura svolgeva funzione di collegamento mediante la videoconferenza.
Presso la questura, poi, erano stati installati due apparati radio fissi della rete dell'Arma muniti di scheda cripto per decodificare eventuali comunicazioni protette così da monitorare tutti gli eventi in cui erano coinvolti i contingenti dei carabinieri od i servizi di scorta ed altre attività. Due radio portatili della questura erano, invece, nella disponibilità del comando provinciale per analoghe finalità. Sussistevano e sussistono due linee telefoniche «punto a punto» per garantire un ulteriore collegamento tra le due centrali, nonché la contestuale condivisione delle immagini trasmesse dagli elicotteri impiegati.
La centrale operativa dell'Arma ha quindi assicurato le comunicazioni logistiche dei reparti su specifico canale e la normale gestione (che comunque teneva conto delle risultanze


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complessive) delle comunicazioni radio con le pattuglie impiegate nell'attività di controllo del territorio e con i comandi di compagnia e/o stazione dell'intera provincia.
L'apparato di sicurezza entrava in vigore, nella sua completezza, alle ore 7 del 18 luglio 2001, così come stabilito e dall'ordinanza del prefetto e da quella più specifica del questore. Tuttavia, prodromica ai servizi di ordine pubblico che, con successive ordinanze integrative, venivano quotidianamente disposti per assicurare il regolare svolgimento delle manifestazioni, veniva disposta da parte della questura una perquisizione, da eseguirsi nella notte tra il 18 e il 19 luglio ultimo scorso, allo stadio Carlini, destinato dalle autorità locali a centro di accoglienza per i manifestanti dei centri sociali, già in precedenza più volte evidenziatisi per le tecniche di contrasto alle forze di polizia. Tale perquisizione scaturiva da una precedente riunione, svoltasi in prefettura, nel corso della quale il sindaco aveva lamentato lo smantellamento delle strutture metalliche colà esistenti - voglio dire allo stadio - nonché l'appropriazione, da parte degli ospiti, di una copiosa quantità di utensileria e di attrezzature varie, tra cui anche saldatrici autogene.
L'attività in esame - cioè la perquisizione - prevedeva l'impiego di due contingenti di militari dell'Arma e della Polizia di Stato, che venivano concentrati nelle immediate vicinanze dell'obiettivo. Essa si concludeva senza positivi riscontri. La giornata del 19, complessivamente, si concludeva senza incidenti, sebbene vada rilevato che circa 100 persone, rientrando verso la zona Foce, si attardavano a lanciare sassi contro gli ingressi carrai del comando provinciale, siti in corso Italia, danneggiando due telecamere ed un cancello.


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Procedendo ad una sintetica disamina degli interventi assicurati dall'Arma nei giorni 20, 21 e 22 luglio ultimo scorso, riferisco quanto segue.
Il giorno 20 luglio 2001, com'è ormai ben noto, i disordini hanno avuto inizio alle ore 10,45 circa, nei pressi di piazza Paolo Da Novi, in un crescendo esponenziale contraddistinto da violenze di ogni genere, distruzione di cose mobili ed immobili, incendi, saccheggi di esercizi commerciali, banche, uffici e quant'altro, secondo concezioni proprie ai metodi della guerriglia organizzata; sono poi proseguiti, per l'intero arco della giornata, in zone sempre diverse del centro e, in particolare, in via Tolemaide, piazza Manin, corso Torino, via Barabino, piazza Rossetti e piazza Alimonda, dove, alle 17,20 circa, decedeva Carlo Giuliano.
Durante i violenti disordini, i reparti dell'Arma hanno subito la completa distruzione dell'automezzo Iveco A55 targato CC 433 BC, in dotazione al 3o battaglione Lombardia. Durante una manovra di ripiegamento, il suddetto mezzo rimaneva bloccato in corso Torino, in prossimità del sottopassaggio ferroviario. Veniva prontamente effettuata una prima carica, ma, a causa del continuo lancio di pietre e bottiglie incendiarie e di altri oggetti contundenti, il tentativo di raggiungere l'automezzo per recuperarne l'equipaggio risultava vano. In quel frangente, il blindato veniva a sua volta fatto oggetto di lancio di pietre, estintori e bottiglie incendiarie, mentre alcuni manifestanti tentavano invano di aprire i portelloni, chiusi dall'interno. Subito dopo, un secondo tentativo permetteva al personale dell'Arma di raggiungere il blindato e di trarre in salvo i militari rimasti bloccati; l'automezzo, invece, veniva saccheggiato dei materiali che si trovavano al suo interno, fra cui scudi ed un casco antiproiettile. Nel medesimo giorno, l'Arma ha subìto il danneggiamento


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di altri 63 automezzi ed il ferimento di 43 militari, tra i quali l'appuntato Luca Puliti, effettivo al 6o battaglione Toscana, la cui prognosi, in un primo momento riservata, è stata sciolta nei giorni successivi, senza che siano intervenute le temute, gravi conseguenze dapprima ipotizzate.
Non v'è dubbio che la violenza cui hanno dato sfogo i manifestanti negli scontri di piazza, protrattisi sino alla serata, debba ritenersi inaudita e non trovi riscontro nella memoria di precedenti, analoghe manifestazioni. I reparti hanno fronteggiato i duri e ripetuti attacchi per oltre 9-10 ore continuative, venendo alimentati, malgrado le contingenti difficoltà, dalla linea logistica opportunamente predisposta presso la sede della Fiera di Genova.
A dimostrazione della violenza degli attacchi posti in essere, appare sufficiente ricordare che, nel corso della giornata, hanno subito assalti e danneggiamenti anche la caserma di Forte San Giuliano, sede del comando provinciale (due volte), la caserma sede della compagnia carabinieri di Genova San Martino, il carcere di Marassi, la caserma della polizia stradale di via Saluzzo e del commissariato della Polizia di Stato Foce-Sturla, nonché la sede del comando della regione della Guardia di finanza di via Nizza. Analoghi assalti, ancorché meno violenti, venivano reiterati, nella giornata successiva, nei confronti della sede del comando provinciale e di quella della compagnia di Genova-San Martino.
Si reputa opportuno precisare, inoltre, che nella mattinata, alle 10 - 10,30 circa del 20 luglio, gli onorevoli Bornacin, Ascierto e Bricoli hanno effettuato una visita di saluto presso la caserma del comando provinciale, soffermandosi nella sala stampa ed intrattenendosi più a lungo del previsto (fino alle 17 circa) a causa della contingente inagibilità delle vie adiacenti, interessate direttamente dalle manifestazioni in atto fino


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alla tarda serata. Peraltro, nella serata precedente, i medesimi onorevoli avevano visitato le strutture alloggiative presso la Fiera e si erano recati anche in questura per un saluto al personale. I medesimi parlamentari accompagnavano in visita, nella mattinata del 21 luglio 2001, il Vicepresidente del Consiglio, onorevole Fini, anch'egli rimasto bloccato dagli eventi fino al primo pomeriggio.
Continuando nella descrizione degli eventi arriviamo al 21 luglio 2001. Per l'intera giornata, i contingenti dell'Arma sono stati impiegati esclusivamente a presidio della cosiddetta zona rossa, in sostituzione del personale della Polizia di Stato e della Guardia di finanza che, nella circostanza, ha assicurato il servizio di ordine pubblico. Al riguardo, va precisato che alle 7 circa dello stesso giorno un contingente di 30 militari del 9o Battaglione Sardegna è stato dirottato dal funzionario dirigente del servizio da piazza Fontane Marose alla caserma della Polizia di Stato di Genova Bolzaneto, sede del VI reparto mobile, allo scopo di presidiare la struttura e concorrere nella vigilanza esterna dei locali, adibiti a camera di sicurezza, ove era ritenuto prevedibile un consistente afflusso di fermati o arrestati da parte della Polizia di Stato. Detto personale - il mio questa volta - è rimasto inoperoso sino a circa le 14; successivamente, a seguito di richiesta del funzionario preposto, dapprima due e poi quattro carabinieri sono stati impiegati per la sorveglianza esterna delle camere di sicurezza.
Alle 17 circa il medesimo funzionario impiegava l'intero contingente perché di lì a poco sarebbero giunti altri fermati a seguito di scontri di piazza che si andavano verificando nel corso di manifestazioni. Previo cambio sul posto, l'impiego del contingente si è protratto sino alle ore 8,15 del 22 luglio, con sostituzione poi fornita da unità della Polizia di Stato.


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Dalle relazioni di servizio dei due ufficiali comandanti non risultano essersi verificati, in presenza dei militari dell'Arma e nei locali da essi vigilati, fatti o circostanze comunque censurabili.
MARCO BOATO. Quindi, complessivamente, si tratta di un arco di tempo che va dalle 7 della mattina alle 8 del giorno dopo?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabineri. È esatto.
Verso le ore 23 del 21 luglio il questore di Genova mi partecipava la possibilità che personale della Polizia di Stato effettuasse perquisizione ad una scuola utilizzata per l'alloggiamento dei convenuti alle manifestazioni.
MICHELE SAPONARA. Verso che ora?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabineri. Verso le ore 23 del 21 luglio; sto parlando del giorno 22 luglio, ma è necessario premettere ciò che era accaduto il giorno precedente.
Dunque all'1 circa del 22 luglio, quindi due ore dopo, il tenente colonnello Filippo Mario Ulandi, del Comando provinciale carabinieri di Genova, veniva informato, dal dottor Sebastiano Salvo, vice capo di gabinetto della questura di Genova, dell'invio di due contingenti dell'Arma presso le sedi del plesso scolastico Diaz/Pertini sito in via Cesare Battisti. Nella circostanza il funzionario segnalava anche la necessità di disporre di un ulteriore contingente così da sostenere il personale della Polizia di Stato, precedentemente colà inviato per attività di polizia giudiziaria ed impossibilitato a defluire, essendo rimasto chiuso all'interno dell'edificio da un folto gruppo di dimostranti.


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L'intervento dell'Arma è stato assicurato da 123 uomini, cui è stata aggiunta un'ulteriore aliquota di 120 unità, dislocate in retroguardia, con il solo compito di impedire l'accesso alla via Cadore che adduce al plesso scolastico. I militari, previa apertura di un varco, operato allontanando i dimostranti, senza peraltro aver dovuto ricorrere a mezzi coercitivi, hanno consentito il deflusso del personale della Polizia di Stato e di un consistente numero di fermati. L'esigenza ha avuto termine alle ore 3 circa dello stesso giorno.
Unico aspetto di interesse, rilevabile dalle relazioni prodotte, è quello che emerge dalla relazione di un ufficiale effettivo al 4o battaglione Carabinieri Veneto che, giungendo nei pressi della scuola Diaz/Pertini, successivamente al reparto della Polizia di Stato che lo aveva preceduto, notava, riverso innanzi al cancello del citato istituto, un individuo di sesso maschile rannicchiato a terra e apparentemente privo di sensi. Poiché lo stesso non presentava, a vista, segni di lesioni traumatiche, l'ufficiale richiamava l'attenzione di uno dei funzionari della Polizia di Stato già presenti sul posto, il quale rappresentava di essere a conoscenza dell'accaduto e che si attendevano le autoambulanze. All'arrivo di sanitari il soggetto veniva soccorso e l'ufficiale, da una distanza di circa due metri, non rilevava lesioni visibili; non era inoltre possibile procedere alla sua identificazione, poiché subito trasportato, presumibilmente, presso una struttura ospedaliera. Il soggetto in questione, per questo ho citato l'episodio, potrebbe identificarsi nel giornalista britannico Max Cowell di cui all'articolo comparso sul quotidiano il Corriere della sera del 2 agosto ultimo scorso.
Soggiungo che nessuno dei militari dell'Arma si è portato all'interno del plesso scolastico, né ha svolto attività di sgombero dei fermati o effettuato perquisizioni.


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Presso il comando provinciale dei carabinieri (caserma forte San Giuliano), nei giorni 20, 21 e 22 luglio, sono stati accompagnati complessivamente 8 fermati o arrestati (cioè persone sottoposte a fermo o sottoposte all'arresto), i quali, a conclusione delle formalità di rito (stesura del verbale di fotosegnalamento) sono stati posti a disposizione dell'apposito contingente della Polizia penitenzia5ria, ivi presente, che, agendo quale sede distaccata della casa circondariale di Marassi, dopo aver assolto a tutte le incombenze proprie dell'ufficio matricola (visita medica compresa) ....
MARCO BOATO. Sede distaccata della casa circondariale di Marassi? A me risultava essere una sede distaccata della casa circondariale di Pavia, Alessandria...
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabineri. ...ha provveduto alla traduzione dei detenuti nelle carceri di Pavia e Voghera. In occasione degli arresti sono state sequestrate numerose armi improprie, coltelli e materiale vario, chiaramente impiegati da facinorosi nel corso degli incidenti dei giorni precedenti. Ulteriori 14 persone arrestate o fermate non sono transitate presso la sede del comando provinciale, di cui 4 ricoverate all'atto dell'arresto presso l'ospedale San Martino e 10 arrestate il 23 luglio mattina da personale del comando di compagnia di Santa Margherita Ligure, che le ha accompagnate direttamente in carcere.
Dei complessivi 72 arresti/fermi operati, 63 sono stati convalidati anche dal GIP e 13 persone risultano tuttora in carcere. Sono poi state denunciate in stato di libertà 53 persone.


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Allo stato, al mio comando, non risulta essere stata prodotta alcuna denuncia nei confronti di militari dell'Arma per maltrattamenti subiti.
PRESIDENTE. Siamo noi che ringraziamo lei, colonnello.
Passiamo agli interventi dei colleghi che hanno chiesto di parlare.
ANTONIO DEL PENNINO. Colonnello, vorrei rivolgerle tre domande precise.
Lei ha dichiarato che verso le ore 23 del 21 luglio fu richiesto, da parte del questore di Genova, di poter disporre di militari dell'Arma per l'intervento alla scuola Diaz, cosa che del resto aveva dichiarato lo stesso questore, che aveva inoltrato a lei la comunicazione dell'intervento. La mia domanda è la seguente: lei informò il generale Siracusa di questa richiesta? E quando lo informò?
La seconda domanda. Ieri il dottor Andreassi ci ha parlato di una richiesta di intervento del battaglione Tuscania, che però non ebbe seguito in quanto il battaglione Tuscania sbagliò strada. La mia domanda è la seguente: la richiesta a quale tipo di intervento si riferiva e come si svolsero i fatti che determinarono la impossibilità di intervento del battaglione Tuscania?
So che alla terza domanda lei mi potrà rispondere: lo chieda a chi ha fatto questa dichiarazione. Ma io leggo sui giornali di stamattina una dichiarazione del noto Luca Casarini che si riferisce specificamente all'Arma dei carabinieri e desidero leggergliela perché se su questo punto lei potrà fornire qualche elemento di chiarimento credo che il Comitato avrà modo di riflettere. Dice il Casarini: la verità è che sono stati i carabinieri a far saltare tutto, ma perché nessuno ora parla di loro? Perché nessuno dice che i carabinieri hanno


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agito senza coordinarsi con la Polizia? Sono loro che hanno stravolto tutto. Forse è stata assegnata a loro la linea dura delle forze dell'ordine.
Ora la mia domanda precisa è se questa imputazione di aver agito senza coordinarsi con la Polizia sia vera e in secondo luogo - se lei ritiene di rispondere, perché evidentemente non risponde di dichiarazioni fatte da altri - se vi siano elementi specifici a sua conoscenza che possano aver determinato questa dichiarazione.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Il questore non mi ha chiesto di poter disporre di elementi dell'Arma dei carabinieri per fare la perquisizione: il questore mi ha detto che avrebbero fatto una perquisizione; poi, così com'è previsto, sono stati utilizzati i contingenti che di diritto il questore poteva impiegare.
Non ho informato il generale Siracusa della perquisizione che doveva avvenire perché si trattava di un'attività di Polizia giudiziaria svolta da un altro organismo di Polizia giudiziaria; quindi non avevo alcun titolo per farlo né per riferirlo al comandante generale.
Per quanto riguarda l'intervento del battaglione carabinieri paracadutisti riferisco che un contingente di 120 unità del reggimento carabinieri paracadutisti Tuscania è stato inviato a Genova in occasione del vertice G8 a disposizione dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza, nel quadro dei rinforzi forniti dall'Arma dei carabinieri per l'esigenza. Il reparto ha costituito, secondo le disposizioni impartite dal questore, la riserva di pronto impiego destinata a sostenere, su richiesta dei funzionari preposti ai servizi di ordine pubblico, gli altri contingenti delle forze di polizia che si fossero trovati in situazioni critiche, tenendo conto delle sue particolari capacità operative. Il mantenimento in riserva ha quindi evitato l'impiego


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continuativo, in azioni di contenimento e respingimento, che ne avrebbero logorato l'efficienza.
Il primo intervento del contingente del reggimento paracadutisti - normalmente inteso battaglione paracadutisti - è stato disposto dalla questura alle ore 11,45 del 20 luglio su richiesta del funzionario responsabile del servizio in via Pisacane, allo scopo di liberare la sede stradale da un'autovettura rovesciata ed incendiata, le cui fiamme rischiavano di raggiungere un esercizio commerciale ed alcune abitazioni circostanti. L'intervento è stato effettuato da un plotone attraverso l'uso di due veicoli cingolati, di cui uno dotato di lama antibarricate. Nella circostanza, mentre i militari disperdevano i facinorosi, i mezzi rimuovevano l'ostacolo sventando il pericolo.
Il secondo intervento è stato operato alle successive ore 13, allorché la questura ha disposto l'invio di tutto il contingente nella zona di Brignole nei pressi dell'hotel President con il compito di prevenire, unitamente ai contingenti già presenti in zona, possibili assalti al retrostante teatro della corte, sede del centro per l'accredito dei giornalisti. Giunti sul posto e constatato che la situazione era tenuta sotto controllo dai reparti già schierati, i carabinieri paracadutisti venivano fatti rientrare. Alle 13,30 il contingente, appena rientrato nell'area della Fiera, ha ricevuto una terza attivazione da parte della questura per portarsi nel piazzale Kennedy a rinforzo delle altre unità dell'Arma dei carabinieri impegnate in scontri con i manifestanti. Nella circostanza, il personale eseguiva il movimento verso il piazzale a piedi in quanto, lungo il percorso, erano presenti dei gruppi di manifestanti che, pur senza porre in essere azioni violente, avrebbero potuto impedire il passaggio dei veicoli attuando forme di resistenza passiva.


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Dopo circa 15 minuti i militari raggiungevano il piazzale constatando la presenza di una barricata - realizzata con cassonetti, travi ed altri materiali ammassati - che ostruiva l'ingresso e dalla quale i manifestanti lanciavano oggetti contundenti. Nella circostanza i carabinieri paracadutisti, aggirato l'ostacolo da una via laterale, entravano nel piazzale disperdendo i manifestanti; successivamente provvedevano alla rimozione della barricata mediante l'impiego di un mezzo cingolato, consentendo di riprendere il controllo dell'area. Al termine dell'operazione il reparto rientrava in sede dove rimaneva a disposizione. Alle ore 18,30 la questura ne disponeva nuovamente l'impiego a supporto dei contingenti dell'Arma dei carabinieri e della Polizia di Stato impegnati negli scontri che si sono susseguiti sino alle ore 20 in via Tolemaide e corso Gastaldi.
Per quanto riguarda le dichiarazioni di Luca Casarini...
ANTONIO DEL PENNINO. La versione che ci è stata data ieri di un non intervento del battaglione Tuscania in quanto avrebbe sbagliato strada è da lei smentita?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sì, ma mi sembra fosse già stata smentita anche da un collega della Polizia di Stato.
ANTONIO DEL PENNINO. Mi interessava acquisire questo elemento.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Circa le affermazioni di interventi dell'Arma dei carabinieri senza coordinamento con le forze di Polizia, ritengo che questo sia impossibile. Il coordinamento delle operazioni di ristabilimento dell'ordine pubblico è effettuato da parte dell'autorità di pubblica sicurezza.


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FILIPPO MANCUSO. Signor colonnello, lei, rispondendo ad una domanda precedente, ha escluso che la forza sottoposta al suo comando abbia partecipato all'operazione nella scuola Diaz. Lei ha detto e ha confermato che l'operazione presso la Diaz le fu preannunciata dal questore ma, dato che tale preannuncio non fu accompagnato da un allertamento e non fu seguito da un impegno dei suoi militari, a che fine le sarebbe stata data quella comunicazione?
In secondo luogo, al di là della struttura territoriale dell'Arma dei carabinieri, le risulta che vi fossero altri ufficiali appartenenti al comando generale o da esso incaricati sulla piazza di Genova in quei giorni?
Ha mai sentito dichiarare che il comandante generale abbia, al di fuori della sua partecipazione, avuto notizie o sia stato consultato - ed eventualmente da chi - in riferimento all'imminente operazione presso la scuola Diaz ? Su tale l'operazione ha avuto occasione o necessità di parlare - eventualmente prima, dopo o durante l'evento - con lo stesso comandante generale?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Nella circostanza, la comunicazione che mi ha dato il questore personalmente la inquadro - perché tale è la sua collocazione - nei normali, consueti rapporti che contraddistinguono chi lavora perseguendo fondamentalmente un comune scopo. È prassi comune che in alcuni casi taluni organi collaborino tra loro.
D'altra parte tutte le decisioni sono state prese congiuntamente ogni volta si sia reso necessario che uno dei due ascoltasse l'altro: ciò riguarda l'attività nel suo complesso, anche quella preparatoria iniziale. Non ho mai appreso da nessuno che il comandante generale fosse stato preavvisato dell'operazione alla Diaz: d'altra parte non lo avevo avvisato


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della perquisizione allo stadio Carlini. A riprova di ciò (rispondo anche alla quarta domanda), ho avuto occasione di parlare con il comando generale della perquisizione alla scuola Diaz solo domenica mattina mi hanno chiamato poiché avevano appreso dagli organi di informazione che era stata effettuata una perquisizione e che la notizia era diventata di dominio pubblico. Mi hanno chiesto informazioni: solo in quel momento ho comunicato al comando generale che era avvenuta la perquisizione (Commenti del deputato Mancuso).
Confesso che non sono in grado di riferire il nome; ritengo, atteso il mio livello, che mi abbia chiamato il capo ufficio operazioni o il capo del I reparto. Le confesso, onorevole Mancuso, che non ricordo chi mi abbia chiamato quella domenica.
C'erano altri ufficiali, al di fuori del comando provinciale di Genova: in primo luogo, tutti i comandanti dei contingenti, e poi gli ufficiali che componevano il nucleo addestrativo logistico, realizzato per le circostanze, cioè il nucleo che aveva provveduto all'addestramento e che assicurava la fornitura dei materiali necessari.
FILIPPO MANCUSO. Qualcuno di grado superiore al suo?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Di grado superiore al mio, assolutamente no. Comunque, la funzione è preminente rispetto al grado; il personale di rinforzo dipende dal comandante provinciale, da colui che esercita la funzione di comandante provinciale dell'ordine pubblico, proprio per le disposizioni connesse alla legge n. 121 del 1981.
FILIPPO MANCUSO. Vorrei ancora una risposta relativa a quella perquisizione: il colonnello ha mai avuto l'occasione di parlare con il comandante generale? In quali termini?


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GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Mi sembrava di aver già risposto di no, ribadisco la mia risposta e replico subito anche alla quarta domanda: a riprova, ho parlato per la prima volta con i miei superiori perché sono stato chiamato l'indomani, domenica mattina, intorno alle 9,30.
LUCIANO MAGNALBÒ. Colonnello, le rivolgerò alcune domande precise. Lei ha usato, parlando dei disordini che avete dovuto fronteggiare, la forma impersonale «si è fatto ricorso da parte» vuole specificare se tutti hanno fatto ricorso o solamente una parte dei manifestanti o determinate frange ben individuate? Inoltre, a quanto ammontano, pressappoco, i danni riportati dal comando provinciale?
Colonnello, conferma che tra gli arrestati vi sono anche italiani legati alle aree dell'estrema sinistra? Si era parlato del fermo di un brigatista rosso: è solamente una voce o una realtà che trova fondamento?
Con chi fu preso contatto allo stadio Carlini? C'è stato modo di accertare se tutti gli ospiti dello stadio Carlini furono registrati? Chi fu l'affidatario? Risulta che i fermati siano stati sottoposti ad intercettazioni ambientali? È vero che da tali intercettazioni sono emerse calunnie nei confronti dei militari dell'Arma?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sono costretto a rimandare la risposta all'ultima domanda alle dichiarazioni già rilasciate in materia, che gli organi di stampa ed informazione hanno attribuito a magistrati della procura della Repubblica di Genova.
Rispondo alla quarta domanda - con chi fu preso contatto allo stadio Carlini e se tutti gli ospiti fossero stati registrati -


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dicendo che anche questa attività fu coordinata da un funzionario della pubblica sicurezza. Non sono dunque in grado di fornire una risposta completa. Escludo che tra gli arrestati ci fosse un appartenente alle Brigate Rosse.
Il mio comando provinciale ha subito complessivamente danni ammontanti a 40-60 milioni di lire. Mi sembra sia apparsa anche sugli organi di stampa la stima fatta dal provveditorato alle opere pubbliche.
Personalmente non ho mai detto che tutti hanno fatto ricorso a metodi violenti, alla distruzione o al saccheggio. Mi sembra di aver detto, e rimando comunque alla mia relazione, che il ricorso a tali attività è stato sicuramente superiore anche alle peggiori previsioni formulabili all'inizio. Ma dire che tutti vi hanno partecipato, sarebbe assolutamente ingiusto e non corrispondente alla realtà.
LUCIANO MAGNALBÒ. Le previsioni erano fondate dalle informative che avevate ricevuto dai servizi?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Complessivamente, direi proprio di sì. La violenza, la ripetitività e la continuità, possono essere risultate sicuramente superiori anche alle peggiori aspettative.
GRAZIELLA MASCIA. Ringrazio il colonnello Tasser per la precisione della sua relazione ed anche per le risposte che sta dando ai colleghi. A tale proposito, vorrei sottolineare che, a mia domanda specifica, il comandante dei Carabinieri mi aveva risposto che il battaglione Tuscania non era intervenuto in via Tolemaide. Ad ogni modo, la ringrazio per le notizie che ci sono state fornite.
Vorrei chiederle, altresì, se sia possibile acquisire la relazione relativa al vostro intervento presso la scuola Diaz. A me


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interessa in particolare l'episodio che lei ci ha raccontato di un signore ricoverato in ospedale...
Vorrei poi rivolgerle due domande molto specifiche. Un quotidiano genovese, il giorno 26 di luglio, ha riferito della testimonianza di una signora, (nome e il cognome sul giornale), relativamente a festeggiamenti che si sarebbero svolti presso la Fiera sia nella notte della domenica, sia la mattina e il pomeriggio del lunedì da parte di diverse forze dell'ordine. In particolare, la signora fa riferimento ai Carabinieri. In queste occasioni, sempre in base alla testimonianza, i festeggiamenti sarebbero avvenuti con saluti romani, canti fascisti e ve ne sarebbero stati anche per la morte di Carlo Giuliani. Ecco, vorrei chiederle se lei ne ha notizia, se può confermare o smentire.
Inoltre, oggi in un'intervista, il pubblico ministero milanese Stefano D'Ambrosio, a proposito delle vicende genovesi ha parlato di «dimostrazione delle considerevoli carenze in termini di coordinamento tra le varie forze di polizia». E ancora ha affermato: «Non è possibile che nella piazza dove è morto Carlo Giuliani non siano intervenuti i poliziotti chiamati dai Carabinieri a bloccare le cariche dei manifestanti perché mancava in quel momento un'ordine formale di un funzionario di Polizia». Dato che è stato scritto in diverse occasioni sui giornali di come la camionetta sia rimasta isolata per un po' di tempo e considerato che le dichiarazioni di cui sopra sono di una persona molto autorevole, vorrei chiederle se lei abbia notizia del fatto che sia stato impossibile intervenire in aiuto di questi Carabinieri perché un funzionario non ha dato un ordine formale.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. In ordine all'ultima domanda, le rispondo che non ho assolutamente notizie in tal senso. Le


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confesso che sono rimasto anche un po' perplesso perché non penso possa essere una notizia veritiera; ovviamente, si tratta di una considerazione del tutto personale e gratuita.
Non metto in discussione il contenuto dell'intervista al dottor D'Ambrosio, anche se non la conosco, ma a me sembra molto strano che l'intervento sia stato fermato per mancanza di un ordine formale. Peraltro, non ho assolutamente alcuna notizia in merito.
Con riferimento alla prima domanda da lei posta, se il comandante generale non le ha riferito probabilmente, anzi sicuramente, la colpa è mia. Ciò perché, nel riferire al comando generale sugli eventi di particolare rilevanza verificatisi nei giorni 19, 20 e 21 luglio, non ho mai trattato gli interventi del Tuscania, in quanto da essi non è derivato alcun problema degno di nota. Ritengo, quindi, che il comando generale avesse la cognizione iniziale della pianificata posizione di riserva che il contingente del reggimento paracadutisti avrebbe dovuto mantenere. Per questo motivo ritengo che il comandante generale abbia riferito, in tal senso, a questo Comitato.
Per quanto riguarda la relazione dell'intervento alla scuola Diaz, mi riservo di fornirle una risposta, perché devo verificare prima la posizione della stessa rispetto all'inchiesta. Mi risulta, peraltro, che sono state richieste già tutte le relazioni. La pregherei, pertanto, di avere la cortesia di attendere, dicendole sin da ora che aderirò a tale richiesta se non ci saranno vincoli di carattere giudiziario.
Per quanto riguarda i festeggiamenti svolti presso la Fiera da parte dei Carabinieri con saluti romani e canti fascisti, le confesso che non so cosa dirle, nel senso che non mi risultano festeggiamenti, tanto meno per la morte di Giuliani.


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MARCO BOATO. La ringrazio, signor colonnello, per la sua relazione e vorrei esprimerle anche solidarietà per il gravoso compito svolto dai reparti sotto il suo comando ed anche per le difficoltà che hanno attraversato, non solo in termini di danni materiali, ma anche sotto il profilo personale.
Come lei sa, il Parlamento e le Commissioni affari Costituzionali di Camera e Senato hanno deciso di costituire un Comitato di indagine sui problemi verificatisi durante il vertice G8 a Genova e, in particolare, durante le giornate del 20 e del 21 luglio, anche in riferimento ad aspetti più specifici - che però non mi pare riguardino direttamente l'Arma dei carabinieri - relativi alla cosiddetta perquisizione della scuola Pertini-Diaz e alla questione di eventuali fatti illeciti verificatisi presso la caserma di Bolzaneto.
Nella sua relazione sono elencati tre obiettivi - condivisibili ed ufficialmente dichiarati anche a livello politico e parlamentare - che accomunavano l'Arma dei carabinieri e tutti gli altri apparati dello Stato (militari, di polizia ed istituzionali) in relazione al vertice: il primo era quello di permettere lo svolgimento del vertice, il secondo quello di tutelare il diritto alle manifestazioni pacifiche, il terzo quello di garantire la sicurezza dei cittadini e dei manifestanti pacifici. I problemi emersi, su cui dobbiamo appurare i fatti, al di là dei giudizi, non sono riferiti al primo obiettivo, che è stato pienamente raggiunto, anche grazie al vostro lavoro, bensì al secondo ed al terzo.
Se è in grado di farlo, nei limiti del possibile vorrei una sua valutazione dei problemi scaturiti durante la concreta gestione dell'ordine pubblico, ben sapendo che la responsabilità diretta di tale gestione non era in capo agli ufficiali dell'Arma dei carabinieri, bensì alle autorità di pubblica sicurezza, come giustamente ci ha ricordato, citando la legge n. 121 del 1981.


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Tuttavia, come lei stesso ha detto, in tutte le occasioni principali sono stati impiegati i reparti dell'Arma dei carabinieri, anche se sotto la direzione dei funzionari della Polizia di Stato.
In riferimento ai due obiettivi citati, le chiedo: perché in taluni casi, emersi dalle ricostruzioni dettagliate di altri appartenenti ai corpi di Polizia, non è stato possibile contrastare adeguatamente le azioni di violenza e di vera e propria guerriglia urbana, attuate non solo dai gruppi del black bloc, ma anche da altri settori? È ovvio che non era ipotizzabile un contrasto totale di tali atti (che sarebbe stato difficile immaginare per la dimensione che avevano assunto), ma almeno una adeguata operazione di contrasto. Perché, invece, in alcune circostanze, in particolare durante i pomeriggi del giorno 20 e, soprattutto, del giorno 21 luglio, in occasione dello svolgimento di una grande manifestazione preannunciata e non vietata, che ha visto la partecipazione di molte decine di migliaia di persone, molti manifestanti pacifici sono stati sottoposti - come risulta da molte testimonianze e da molti filmati - a forme di repressione che obiettivamente erano finalizzate a contrastare gli atti di violenza, ma che hanno invece coinvolto un numero consistente di partecipanti non violenti?
Faccio queste domande al comandante provinciale dell'Arma dei carabinieri - l'ufficiale più alto in grado, con una responsabilità istituzionale, seppure alle dipendenze funzionali dell'autorità di pubblica sicurezza - più che per conoscere i singoli dettagli (non essendo ciò possibile in questo momento, anche perché molti episodi sono oggetto di indagine dell'autorità giudiziaria) per aiutare il Comitato a cmprendere che cosa è successo a Genova, quali sono state le difficoltà incontrate e quali potrebbero essere gli accorgimenti per


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evitare o ridurre la dimensione di fenomeni analoghi che si potrebbero verificare in futuro in Italia o in altri paesi.
Inoltre, se fosse possibile e nei limiti in cui lei ne abbia conoscenza, avendo precisato che saranno inviate le relazioni di servizio, potrebbe ricostruire la dinamica complessiva non solo della vicenda drammatica della morte di Carlo Giuliani, ma di tutti i fatti avvenuti nel primo pomeriggio di venerdì 20 luglio tra via Tolemaide e piazza Alimonda, apparendo in tutti i filmati che principalmente in quella zona sono stati impiegati reparti dell'Arma dei carabinieri? Vorrei sapere inoltre se conosce il nome del funzionario della Polizia che comandava i reparti dell'Arma dei carabinieri che erano stati lì impiegati.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Non sono in grado di dare una risposta alle sue due ultime domande, perché non ho gli elementi sufficienti. In ogni caso non è semplice esaminare la questione di piazza Alimonda, perché tra l'altro - come lei ben sa - i contingenti impegnati sono stati più di uno ed erano alle dipendenze dei funzionari di Polizia, per cui la ricostruzione degli episodi è del personale della Polizia di Stato.
MARCO BOATO. Vorrei precisare che non mi riferivo all'ultimo tragico episodio, ma alla complessiva dinamica dei fatti risalenti già ad alcune ore prima, quindi al di là della tragica vicenda di Giuliani, che è all'esame dell'autorità giudiziaria.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Vorrei essere in grado di dare una risposta certa e documentata, ma ora - la prego di perdonarmi - non ho un ricordo completo per poter rispondere come vorrei. Comunque, mi riservo di dare una risposta


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all'onorevole Boato, trasmettendo la documentazione al presidente.
Per il resto, mi associo alle dichiarazioni del questore di Genova protempore Colucci, precisando che la continuità e la ripetitività degli avvenimenti sono state tali - considerando anche il numero delle persone coinvolte - da superare la peggiore delle previsioni.
Ritengo che, come lei ha già evidenziato, dagli eventi si possano comunque trarre delle indicazioni. Anche questi accadimenti saranno quindi valutati a livello centrale, d'intesa tra tutte le forze di polizia ed il dipartimento e, se necessario, saranno individuati i correttivi ed i miglioramenti che, come ben sappiamo, possono derivare solamente da esperienze vissute. Questo è quanto sono in grado di dirle. Mi riservo di fornirle una risposta alla sua seconda domanda.
Un'ultima osservazione: a mio parere il coordinamento tra Carabinieri e Polizia ha funzionato molto bene, sia nella fase iniziale che in fase esecutiva.
GIANNICOLA SINISI. Saluto e ringrazio il colonnello Tesser. Una prima questione che volevo sottoporre alla sua attenzione riguarda l'organizzazione delle manifestazioni a Genova. Nel comitato provinciale riunitosi il 10 maggio 2001 lei, credo anche alla luce di una lunga esperienza in materia di lotta al terrorismo e all'eversione, fece presente che l'assembramento di molte persone rappresenta, per diverse ragioni, un pericolo; di conseguenza, suggerì in quella sede di far svolgere le grandi manifestazioni prima del periodo in cui si sarebbe tenuto il vertice. Questa sua indicazione veniva accolta dal comitato e veniva esaminato un elenco di date compatibili con le indicazioni da lei fornite.
Tutto questo avveniva il 10 maggio. Il 2 giugno il prefetto di Genova emanava un'ordinanza in cui si delimitava una zona


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gialla all'interno della quale venivano vietate le manifestazioni ed il volantinaggio; il 12 luglio il questore di Genova, disattendendo di fatto l'ordinanza prefettizia, autorizzava invece alcune manifestazioni anche all'interno della suddetta zona. Se partecipò alla riunione del 13 luglio nella quale venne rappresentata l'ordinanza di servizio del questore, ebbe modo di manifestare il suo dissenso?
Lei ha poi detto che non ha ricevuto alcun supporto, se non quello tecnico-logistico del comando generale, e che non erano presenti ufficiali superiori in grado dello stesso comando durante i giorni in cui si sono svolti gli avvenimenti. Il comandante generale ci ha parlato dell'intervento di supporto del ROS. A tal proposito le chiedo: il ROS a livello centrale fornì un supporto durante quei giorni? In caso affermativo, chi lo fornì?
Un ulteriore quesito che voglio porle è il seguente: in concreto, in tutti gli interventi di ordine pubblico vi fu la presenza di un funzionario di pubblica sicurezza? Le risulta che questa circostanza si sia verificata di fatto, oltre che in astratto, come sancito dalla legge n.121?
Signor colonnello, le manifesto tutta la mia solidarietà per gli assalti portati ai luoghi di rappresentanza delle istituzioni, come la caserma dei Carabinieri. Reputo questi fatti terribili. Le chiederei però di specificare quando si sono verificati questi assalti alla caserma del comando provinciale e per quanto tempo essi si sono prolungati (mi riferisco ai due assalti a cui lei ha accennato).
Un'ultima domanda: lei ha mai partecipato direttamente alle attività della sala operativa comune istituita presso la questura?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Il ROS ha fornito il supporto ed era


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presente anche il generale Ganzer, che non fa parte del comando generale dell'Arma dei carabinieri ma, appunto, del ROS.
GIANNICOLA SINISI. Mi è noto.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Lo so perfettamente che le è noto, ma era per rispondere alla sua seconda domanda (Commenti).
PRESIDENTE. Il colonnello Tesser ha riferito, a seguito della domanda posta dall'onorevole Sinisi circa la presenza di superiori in grado e la loro appartenenza al comando generale o al ROS, che era presente il generale Ganzer del ROS, ma nessuno del comando generale.
FILIPPO MANCUSO. Questa è in qualche modo una correzione rispetto alla risposta...
PRESIDENTE. Parzialmente, onorevole Mancuso. Forse la domanda è stata incompleta. Prego colonnello, prosegua pure con le sue risposte...
MARCO BOATO. L'onorevole Mancuso diceva che questa è stata una sorta di correzione rispetto alla risposta...
PRESIDENTE. Non c'è dubbio, solo che il colonnello ha risposto alla domanda circa la presenza o meno di qualcuno del comando generale. Su tale questione egli ha risposto negativamente; il collega ha invece ampliato l'indagine conoscitiva e ha chiesto se fosse stato presente qualche superiore in grado appartenente al ROS unitamente a quelli del comando generale, e mi pare che il colonnello abbia fornito la risposta anche a tale quesito. Prego colonnello, prosegua pure.


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GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Non mi risulta che alcun contingente sia rimasto senza funzionario di pubblica sicurezza. Circa gli assalti a Forte San Giuliano, questi sono stati diversi; il primo è avvenuto già la sera del 19: come ho accennato nella relazione, al termine dei cortei di quel giorno, mentre i manifestanti rientravano sono stati lanciati sassi contro il portone, sono state rotte due telecamere e danneggiato uno dei cancelli di ingresso alla porta carraia. Si sono verificati poi due attacchi il giorno 20, il primo nella mattinata ed il secondo nel pomeriggio. Altri due attacchi sono stati portati nella giornata del 21. In questa giornata però tutto il lato che dà verso corso Italia è stato interessato da una manifestazione che ha avuto uno svolgimento continuo, rendendolo di fatto impraticabile, come impraticabile era stato negli altri giorni: Forte San Giuliano è infatti collocato in una posizione tale per cui era interessato da tutte le manifestazioni, sia quando queste partivano, sia quando rientravano. Gli attacchi veri e propri sono stati comunque quelli che ho menzionato.
Non ho rappresentato alcuna discordanza al questore nella riunione del 13 luglio. Mi sembra che sull'argomento delle autorizzazioni alle manifestazioni abbia comunque già risposto il questore di Genova.
Infine, per rispondere all'ultima domanda, devo dire che non sono stato nella sala operativa comune istituita presso la questura.
ANTONIO IOVENE. Vorrei rivolgerle pochissime domande. La prima riguarda l'utilizzo del battaglione Tuscania a proposito del quale nel corso dei lavori del Comitato, sono state fornite quattro versioni diverse: il mancato utilizzo, l'utilizzo una sola volta ma con difficoltà ad individuare il posto in cui andare, l'utilizzo per due volte, mentre ora lei afferma che è


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stato utilizzato in quattro occasioni diverse. Secondo lei, quali sono le ragioni per cui si sono succedute queste diverse versioni.
La seconda domanda riguarda il fatto che, prima dello svolgimento delle diverse manifestazioni, ad esempio, nel corso della mattinata del 20 luglio per esempio, lontano dai luoghi di tali manifestazioni e nella zona gialla si sono verificati alcuni atti vandalici. Vorrei sapere se vi sono state iniziative volte a bloccare tali atti, se sono stati effettuati fermi o arresti in quelle occasioni, in poche parole, se era stata organizzata un'attività precedente allo svolgimento delle manifestazioni da parte delle forze dell'ordine.
Nel confronto che si è determinato in via Tolemaide, il 20 pomeriggio, mi pare siano state impegnate forze dell'Arma dei carabinieri. Vorrei sapere quale soggetto in quel momento aveva il comando della piazza.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Mi sembra di aver già risposto alla prima domanda: ho spiegato che, se il comandante generale ha fornito una versione, vi è a monte un mio errore di valutazione. A priori ho ritenuto i vari interventi posti in essere dal battaglione del Reggimento carabinieri paracadutisti non significativi in relazione al concetto e all'utilizzo del contingente dei paracadutisti.
Mi sembra anche che, relativamente alla questione di via Tolemaide, mi avesse già posto una domanda...
MARCO BOATO. Lo avevo chiesto anch'io.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Ho già detto che non lo sapevo.. il comandante...


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MARCO BOATO. Il funzionario della Polizia di Stato responsabile...
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. ...quindi mi riservo di fornire una risposta appena possibile.
Chiedo scusa, per quanto riguarda la seconda domanda, relativa agli atti vandalici verificatisi prima delle manifestazioni, può specificare meglio la domanda?
ANTONIO IOVENE. Il giorno 20 luglio sono state autorizzate alcune manifestazioni nella zona gialla, a ridosso della zona rossa nei cosiddetti presidi, nelle piazze tematiche, in cui si dovevano svolgere iniziative sulle diverse questioni (su cui poi le associazioni si sono divise). Lontano da queste piazze si sono verificati incidenti, anche prima dell'inizio delle manifestazioni, che erano mediamente convocate tra le undici e mezzogiorno. Pertanto, già nella prima mattinata, lontano da questi luoghi di riunione, si sono verificati incidenti, incendi di macchine, sfondamento di negozi ed altro ad opera dei black bloc. Sono stati, in proposito, organizzati interventi specifici ? Sono stati isolati tali casi?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Ho già riferito nella mia relazione iniziale in merito a tutti gli interventi svolti. È chiaro che, essendo presenti contingenti preposti all'ordine pubblico già dall'inizio dello svolgimento dei cortei, eventuali interventi sono considerati nel contesto dell'attività di tali contingenti, i quali dipendevano dai funzionari di turno; essi, quindi, erano responsabili della zona.
LUCIANO VIOLANTE. Volevo chiederle, colonnello, quale è il significato della dizione «sale operative interconnesse»? È


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un'espressione che lei ha usato all'inizio, quando ha spiegato come era preparato il sistema di comunicazione tra i vari corpi.
Seconda questione: la jeep sulla quale si trovava il carabiniere che ha sparato a Giuliani, che funzione aveva quando è stata aggredita? Era munita di radio trasmittente?
Terza questione: lei ha accennato alla presenza di deputati di Alleanza nazionale negli uffici dell'Arma dei carabinieri. Questa presenza è stata annunciata con una conferenza stampa del 19 luglio nella quale si era detto che alcuni parlamentari sarebbero stati presenti, a staffetta, nella sala centrale operativa (conferenza stampa ANSA del 19 luglio). Dopodiché, uno dei partecipanti a queste visite afferma: «Sono stato nella centrale operativa dei carabinieri fino a pochi minuti prima della morte del manifestante e dai monitor ho potuto vedere le diverse zone di Genova in cui erano in corso degli scontri e posso testimoniare che ho visto quando sono state assalite (...)». Si ha l'impressione di una presenza che si è protratta nel tempo, preceduta dalla comunicazione relativa ad una presenza a rotazione, cioè a staffetta, nella sala operativa dell'Arma dei carabinieri.
Volevo chiedere se ciò corrisponda al vero.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Per «interconnesse» intendo collegate tra loro con videoconferenza.
LUCIANO VIOLANTE. Quindi, in luoghi distinti e in connessione fra loro tramite videoconferenza. È esatto?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sì, tramite videoconferenza.
LUCIANO VIOLANTE. La connessione era permanente, naturalmente? Permanentemente c'erano i video sui quali si


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vedevano le diverse cose e c'era lo scambio di informazioni. È la prima volta che si applica tale interconnessione o è una cosa frequente?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Mi risulta che già in diverse città d'Italia esista la interconnessione. Sicuramente a Milano, ma anche a Palermo.
LUCIANO VIOLANTE. La seconda questione.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. L'autovettura Land Rover Defender era ed è dotata di apparato radio.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, colonnello. Il comandante generale dell'Arma dei carabinieri è davvero poco informato. Infatti, prima ha affermato che il battaglione Tuscania non è intervenuto, ed invece sappiamo che è intervenuto. Successivamente ha detto, se non ricordo male al collega Bressa, che il ROS non è intervenuto ed invece lei afferma che era presente il generale Ganzer del ROS, che è intervenuto. Poi ancora ci ha raccontato che non c'era apparato radio su questa jeep. Invece ora ascoltiamo che c'era. Dunque era assai poco informato come comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Mi scusi: ovviamente questa non è una circostanza che riguarda lei, anche se probabilmente lei avrebbe dovuto essere la fonte informativa del comando generale.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sta mettendo il dito nella piaga! L'ho detto: il battaglione paracadutisti è stata una mia errata valutazione.


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LUCIANO VIOLANTE. Lei è sicuro che su quella vettura ci fosse l'apparato radio? O ritiene che poiché tutte le vetture sono munite di radio, anche quella lo fosse?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Tutti i nostri mezzi operativi sono dotati di apparati radio per i collegamenti. Su questo non c'è ombra di dubbio! Può accadere che alcuni mezzi, impiegati in attività logistiche, non siano forniti di tali strumenti.
LUCIANO VIOLANTE. Questa jeep che funzione aveva?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. La jeep era fornita di radio. Aveva nello specifico momento una funzione, di fatto, logistica. Tuttavia, essa aveva un apparato radio a bordo.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, siccome il comando generale afferma il contrario, crederò più a lei che al comandante generale.
Vi era poi la questione relativa alla presenza dei colleghi parlamentari di Alleanza nazionale nella sala operativa, in modalità di staffetta o per un tempo protratto.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Non so molto sulla modalità cui lei ha fatto cenno. Le posso dire che nella mattinata del 20 luglio, - l'avevo già sostenuto - alle ore 10 circa vi è stata una visita, già preannunciata, da parte dei parlamentari sia alla questura che alle strutture fieristiche. Gli onorevoli Ascierto, Bornacin e Bricolo hanno effettuato una visita presso il comando provinciale di Genova, intorno alle 10.
MARCO BOATO. Poi sono tornati anche il 21 luglio.


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GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sono restati fino alle 16,30, all'interno della sala briefing.
MARCO BOATO. Dove ci sono i video.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Vi è uno schermo che consente la visione dei programmi televisivi, tra l'altro. Siccome in quei giorni i programmi televisivi mandavano soltanto...
LUCIANO VIOLANTE. Quindi non sono stati nella centrale operativa. Sono stati nella sala briefing.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sono stati anche nella centrale operativa. Sono entrati brevemente. Hanno salutato il personale operante.
MARCO BOATO. Allora hanno dichiarato il falso.
LUCIANO VIOLANTE. Hanno esagerato un po'.
MARCO BOATO. Hanno dichiarato di essere stati ore nella sala operativa e di aver visto tutto.
LUCIANO VIOLANTE. Non è colpa del colonnello.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, lo dica quando essi sono presenti. Faccia le dichiarazioni che vuole, magari una conferenza stampa.
LUCIANO VIOLANTE. Sono arrivati alle 10 e sono andati via alle 16,30 ?


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GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Sì, alle 16,30.
LUCIANO VIOLANTE. Le dico questo perché in un comunicato sostengono di essere stati sino a pochi minuti prima della morte del ragazzo. Questo non è esatto, dunque. Il ragazzo morì intorno alle 17, 45, se non ricordo male. Invece, secondo quello che lei mi dice, sono andati via intorno alle 16,30. Quindi, più di un'ora prima.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Tra le 16, 25 e le 16,35. Mi sembra che la morte risalga alle 17,25.
LUCIANO VIOLANTE. Quelle affermazione quindi non sono esatte.
SAURO TURRONI. Ho ascoltato la relazione del colonnello, che ringrazio e al quale vorrei rivolgere una domanda, poi seguita da un'altra, soltanto al fine di un chiarimento.
Il colonnello ci ha detto che vi sono stati tre attacchi alla zona rossa: il primo, in via Cesarea intorno alle ore 10; il secondo, in piazza Dante, dalle ore 12 alle ore 14 e il terzo, in corrispondenza di piazza Corvetto, dalle ore 16 alle 16,30. Successivamente, in un altro punto della sua relazione, ci ha detto - stiamo parlando del giorno 20 luglio e sto cercando di ricostruire i luoghi nel territorio dove si sono avuti questi scontri e la loro sequenzialità, se vi è stata, o contemporaneità; questo è lo scopo della domanda che le faccio - che vi sono state vere e proprie azioni di guerriglia e scontri molto violenti, a cominciare dalle 10, 45 della mattina, in altra zona, precisamente in piazza Paolo Da Novi, che non è a contatto con la zona rossa, ma alquanto spostata. Vi sono poi stati


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scontri in via Tolemaide ed in altri luoghi. Parlando quindi dell'impiego del battaglione Tuscania, lei ha detto che la prima volta è uscito dal luogo in cui era stanziato alle 11,45 per recarsi in via Pisacane; successivamente, alle ore 13, si è recato in zona Brignole (Hotel President), dove però non vi era più niente e quindi è rientrato. Alle ore 13, 30 è uscito per recarsi in piazzale Kennedy.
Le volevo chiedere se è in possesso di una ricostruzione più completa dei momenti in cui gli scontri si sono verificati nelle varie zone della città. Sarebbe interessante sapere quando in via Tolemaide si sono verificati quegli scontri iniziati prima dell'arrivo della manifestazione non autorizzata in piazza Brignole. Così anche per altre zone del territorio. Infatti, per quello che ho potuto vedere guardando la carta, tali scontri sarebbero partiti in alcune zone della città, prima o addirittura contestualmente alla partenza del corteo dallo stadio Carlini e sarebbero avvenuti in zone molto distanti da quest'ultimo. Infatti, piazza Paolo Da Novi si trova quasi in corrispondenza della zona di via Tolemaide, ovvero tra quest'ultima e piazza XX settembre.
Quindi, dal momento che un corteo parte da una certa zona della città, dove c'è uno stadio, poi si avvicina verso la zona rossa, sarebbe interessante capire per quale motivo - questa è la questione - poi non si è operato catturando i responsabili di quelle azioni di guerriglia.
Sulla seconda questione ho ascoltato attentamente la sua smentita. Tuttavia, ieri c'è stato chi ha dichiarato che il battaglione si era perso. Mi sono permesso, dato che è anche il mio mestiere, di andare a guardare sulla carta, che è una carta in scala, qual è la distanza metrica tra la zona dove era acquartierato il battaglione Tuscania e piazzale Kennedy, dove si è poi recato. Lei ci ha detto che sono stati impiegati 15


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minuti: la distanza tra questi due luoghi non è superiore ai 500 metri. Anche a piedi, anche caricati di scudi, di elmi e di quant'altro, credo che dei giovani di una ventina d'anni possano impiegare di meno, non dico alla velocità di un chilometro ogni 3 minuti, come corre normalmente un maratoneta, ma a quella di un chilometro ogni 10, 12, 15 minuti, come procede chi cammina a passo lentissimo, perché, appunto, il passo lentissimo è di circa un chilometro ogni 4 minuti. Si sono persi? Hanno sbagliato strada? Perché ci hanno messo tanto tempo a percorrere i 500 metri che separano l'acquartieramento dalla piazza dove si dovevano recare?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Non mi sembra un tempo eccessivo, per una considerazione molto semplice. Occorrono sì, 15 minuti per raggiungere piazzale Kennedy che, come lei ha ben rilevato, è talmente vicino: quindi, mi scusi, a maggior ragione, è ancora più difficile perdere la strada, perché ce l'avevano a fianco. Ma, a parte questo, hanno dovuto assumere una formazione, poi sono trafilati, perché c'erano dei manifestanti, alcuni dei quali seduti davanti a un contingente, quindi sono passati in mezzo a delle persone. Se avessero utilizzato dei mezzi, ci sarebbero stati, probabilmente, problemi maggiori, non per noi, ma per chi era dall'altra parte. Quindi, si tratta di un tempo, se mi consente, tecnico, giustificato da quello che succedeva in quel momento. D'altra parte, come lei stesso ha rilevato, forse non sono più di 400 metri, e piazzale Kennedy è proprio a lato della caserma Menti. C'era anche un altro reparto davanti, quindi hanno dovuto trafilare tra il reparto e gli altri. In seguito, hanno dovuto aspettare, anche se, come


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ho detto, erano già entrati prima. È arrivato il mezzo che invece ha dovuto fare un'altra strada per sfondare una barricata. Ma non ha perso la strada.
SAURO TURRONI. La ragione della domanda non era tanto dovuta al fatto che si fossero persi o meno: bensì che nell'ordinanza del questore, e nelle azioni preparatorie che si erano ipotizzate prima, si diceva che questo tipo di reparti mobili dovevano servire ad accerchiare i manifestanti trovati a compiere azioni vandaliche in talune zone, perché era opportuno svolgere questo tipo di azione. Se ci si mette tanto tempo, mentre i manifestanti questi sono veloci e mobili, evidentemente non si arriva in tempo. Questa era la ragione della domanda.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Per quanto riguarda la successione dei disordini, vista, in particolare, la questione di via Tolemaide, mi riservo di fare avere la relazione completa di tutti gli elementi.
GIANCLAUDIO BRESSA. Rivolgo a lei, colonnello, la stessa domanda che avevo rivolto al generale Siracusa, avendo, a questo punto, la possibilità di una risposta. Qual è stata la funzione del ROS nazionale a Genova? Qual è stata, in questo caso, la funzione del generale Ganzer e a chi rispondeva?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Il ROS, svolgendo attività squisitamente di polizia giudiziaria, rispondeva alla magistratura. Comunque, la sezione anticrimine ha lavorato, così come previsto, in pieno affiancamento con il mio reparto ed il nucleo operativo. Quindi hanno svolto le attività istituzionali previste.


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IDA DENTAMARO. Vorrei chiedere al colonnello solo un chiarimento sulla risposta che ha dato prima a proposito della Land Rover, da cui è partito il colpo che ha ucciso Giuliani. Ha parlato di funzione logistica, ma forse sono io che non ho ben capito. Il chiarimento che chiedo è il seguente: cosa faceva, in effetti, in quel momento, in quel luogo, quella jeep? Tra l'altro, ce n'era un altra che è riuscita invece ad andare via. Cosa facevano, quindi, questi due automezzi?
L'altra domanda che volevo fare è se questi mezzi sono forniti a bordo anche di estintore.
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Tutti i nostri mezzi sono forniti di estintori. Quindi, ritengo che anche le due Land Rover ne fossero fornite. Sono però piuttosto piccoli, perché vanno agganciati, in genere, ai sedili, oppure nel bagagliaio, a seconda del tipo di veicolo.
Riguardo alle due Land Rover, una, con a bordo un ufficiale, stava provvedendo al trasporto di materiale necessario per lo svolgimento del servizio. L'altra, invece, quella con a bordo il carabiniere Placanica, svolgeva regolare servizio nell'ambito del reparto e si era attardata, nello sganciamento, per un motivo molto ben preciso: stava raccogliendo due militari che si erano sentiti male, per il continuo uso di lanci lacrimogeni.
GRAZIA LABATE. Volevo fare una domanda al colonnello Tesser a proposito della dotazione di questi mezzi a supporto logistico di radio ricetrasmittenti: premetto al colonnello che l'ho chiesto anche al generale Siracusa; non vorrei che lei vivesse questo con imbarazzo anche per la correttezza istituzionale gerarchica che esiste tra le diverse figure. Glielo chiedo perché mi riesce difficile comprendere, ovviamente, avendo noi


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soltanto visto, attraverso le videocassette che i mezzi di informazione e di stampa ci hanno fatto pervenire in Comitato, l'andamento di quei tragici fatti.
Domando a lei se non sarebbe stato possibile, essendo dotati di uno strumento come le radio ricetrasmittenti, chiedere soccorso, visto l'accerchiamento di quella camionetta. Riservandosi di mandare in seguito rapporti più dettagliati, può motivare (avendo noi letto i rapporti della Polizia di Stato, che aveva poi il comando operativo sul territorio) come mai, trovandosi a 50 metri un contingente della Polizia di Stato, quest'ultimo non sia riuscito a prestare soccorso a quella Land Rover, in quel momento delicato dell'accerchiamento?
GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Onorevole Labate, se per radiosoccorso intende una richiesta da parte degli interessati, noi, come comando, non avevamo la percezione di ciò che stava succedendo e pertanto non potevamo prestare soccorso, né via radio né materialmente.
Penso che la situazione fosse tale che il militare abbia pensato ad allontanarsi prima di chiedere soccorso. Inoltre, se lei mi consente, per esperienza personale di ordine pubblico (almeno in passato me ne sono occupato molto), si tratta di situazioni talmente fluide che si sprigionano in pochi minuti; pertanto può succedere che in quei brevissimi attimi non si abbia la percezione o la materiale possibilità di intervenire. Ricordo a me stesso, tra l'altro, che tale questione è oggetto della doverosa attività della magistratura.
PRESIDENTE. La ringraziamo, colonnello Tesser. Le saremmo ancora più grati se, ci potesse fornire, in un breve lasso di tempo, la relazione cui si è fatto riferimento e che lei si è riservato di produrre.


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GIORGIO TESSER, Comandante provinciale di Genova dell'Arma dei carabinieri. Certamente, signor presidente.