CONFERENZA INTERNAZIONALE - Il continuum della violenza

Le violenze dei poteri neo conservatori

Martedi 22 luglio 2008 | ore 17,30 | Munizioniere di Palazzo Ducale
Conferenza Internazionale
Il continuum della violenza - l'Europa dal G8-2001 ad oggi

Salvatore Palidda, Università di Genova
Le violenze dei poteri neo conservatori

La prospettiva interpretativa e analitica proposta in questo intervento consiste nel tentare di comprendere le violenze della polizia come quell’aspetto delle pratiche degli agenti stessi che si impone in quanto opzione di gestione violenta del disordine a scapito di una gestione pacifica e negoziata. Ciò si produce a volte a causa dell'arbitrio di comportamenti incontrollati e a-razionali di alcuni agenti e soggetti sociali considerati responsabili del disordine, ma soprattutto a causa degli effetti di un frame che produce interazioni favorevoli a tali comportamenti o che conduce al tentativo di una gestione violenta dei conflitti come delle anomie.
Questo approccio fa riferimento ai suggerimenti teorici e metodologici di Foucault, di Garfinkel, Goffman e H. Becker, così come di alcuni sociologi della polizia che tentano un approccio alla ricerca empirica attraverso l'articolazione della diacronia e della sincronia, del macro e del micro, e del confronto tra casi differenti. Descrivendo tale frame che si è costituito nel corso degli ultimi 20 anni, sottolineerò in particolare la tendenza verso relazioni di dominazione violenta in quasi tutti i segmenti dell'organizzazione politica della società, e dunque la contaminazione tra le pratiche di queste relazioni dalla parte dei soggetti sociali dominanti, ivi comprese quelle di numerosi agenti di polizia, e talvolta le reazioni delle persone che subiscono tali pratiche. Mostrerò anche che questo frame provoca un certo aumento dei comportamenti violenti da parte di numerosi agenti di polizia, così come i fatti di corruzione, gli abusi e le bavures da qualche tempo sempre più diffusi.
Ciò si verifica anche per quel che riguarda le violenze compiute da piccoli gruppi di cittadini zelanti o da parte di "militanti della tolleranza zero", talvolta coperti dagli agenti di polizia (pubblica e privata, locale e nazionale) che ne condividono lo spirito. Mi interrogherò infine sulla relazione tra questa teoria delle violenze di agenti di polizia e di cittadini zelanti e l'attuale congiuntura dell'organizzazione politica della società come effetto di una asimmetria del potere e della forza che trae profitto dall'esasperazione delle paure e dell'insicurezza, a spese dello stato di diritto democratico. Tale congiuntura favorisce la tendenza dei poteri a privilegiare una gestione violenta che riproduce un disordine permanente piuttosto che dei tentativi concreti di prevenzione e di ricerca della pacificazione.