PROCESSO DIAZ - La sentenza

10. Periti e consulenti

Periti e Consulenti

Torre Carlo (udienza 20/12/2006)
(verbaletrascrizione)
Le osservazioni fatte al mio lavoro dai consulenti riguardavano la direzione di alcuni dei colpi; detti consulenti hanno inoltre lamentato che io non avrei tenuto conto della non uniformità delle tracce sul corpetto paraspalle e sul giaccone. Si tratta di osservazione inconsistenti: i consulenti assumono che giacca e paraspalle siano solidali tra di loro e solidali con il corpo, ma così non è, tra scudo e giacca vi è uno sbuffo. Le striature sulla spalla indicano la direzionalità, le impuntature  sono dall’alto al basso e a sinistra, le strie hanno aspetti equivoci. Abbiamo una giacca con due ferite da punta e taglio, che non possono che essere state prodotte da un coltello violentemente indirizzato al petto di chi li indossava. Il paraspalle e la giacca erano indossati in modo fisiologico. Dalle prove sperimentali si è visto come si determini la lacerazione della giacca, l’impuntatura sulla plastica del paraspalle è un’impuntatura in ritorno. Ciò è molto simile a quanto verificatosi sul reperto in originale. Mi era stato detto di non proporre ipotesi alternative rispetto a quanto dichiarato da Nucera, che disse che dopo l’ultimo colpo l’aggressore cadde all’indietro.
Alle ore 10.30 viene aperto il corpo di reato su richiesta del perito, che ne estrae il coltello in sequestro.
Il perito con tale  coltello pratica un buco su di una  calza che ricopre l’involucro di una videocassetta, mostrando che il buco sulla plastica rimane nel punto dove si è colpito con il coltello, mentre il buco sulla calza si amplia e viene “traslato”.
L’involucro della videocassetta e la calza utilizzati per tale dimostrazioni vengono allegati agli atti del  presente procedimento.
In conclusione confermo sostanzialmente quanto esposto in perizia: abbiamo due colpi di coltello, in corrispondenza sullo scudo delle impuntature e delle righe; è possibile che qualche particolare della ricostruzione non sia perfetto, ma nell’insieme i colpi sono compatibili con quanto dichiarato. Prove dinamiche non se ne possono fare in una situazione del genere, non si può mimare l’atteggiamento di due persone che si fronteggiano.
Avevo ritenuto pertinenti alcune osservazioni dei consulenti tecnici di parte e possibile una diversa ipotesi ricostruttiva in ordine allo spostamento della  stoffa; inoltre vi era la  questione della  righettina che si trova subito sopra all’impuntatura numero 2, che poteva essere interpretata come meccanismo di discesa e risalita. Ho verificato il punto: la righetta andrebbe considerata insieme alla lesione sulla giacca. Lo studio delle rigature avrebbe in effetti meritato un approfondimento, ma non potrebbe modificare il giudizio conclusivo. La righetta, se può essere attribuita ad un movimento di “va e vieni”, può anche essere stata determinata dall’uscita della punta del coltello o essere una riga che si trovava lì incidentalmente; anche se ciò è stato ritenuto statisticamente improbabile, in realtà sullo scudo vi sono molte righe. Tale approfondimento non avrebbe comunque potuto modificare la mia complessiva valutazione della scena del fatto.

Garofano Luciano(udienza 20/12/2006)
(verbaletrascrizione)
Due aspetti vanno approfonditi. Circa la direzionalità dei colpi, abbiamo dimostrato, osservando  i paraspalle, che la presenza delle increspature è molteplice ed assolutamente casuale, quindi le increspature non sono elementi su cui poter fondare la direzionalità; possono essere preesistenti o casuali, atteso che la “dolcezza” dello scudo di gomma è notevole. Pari rilevanza hanno le impuntature, dimostrammo  che anche esse  non servivano a provare la direzione dei colpi. Critico anche la strategia utilizzata dal perito, che disse che le prove dinamiche non servivano, non potendosi mai ricostruire esattamente l’accaduto. Il perito si è concentrato su pochissime prove sperimentali, in particolare sul paraspalle. Che la  stoffa e il paraspalle non siano solidali è affermazione del perito che scontra con le prove da noi fatte, che dimostrano coerenza tra lesioni alla giacca e al paraspalle. L’azione del colpo che dall’incisura due va alla tre e scende all’uno per noi dimostra la direzione del colpo dall’alto verso il basso. Ma il perito trova ciò irrilevante e descrive una dinamica adattabile sia all’ipotesi in cui il colpo viene dall’alto, sia a quella in cui venga dal basso. I segni che si producono sul paraspalle sono più convincenti di quelli che si producono sulla stoffa; è inaccettabile la ricostruzione del perito, i segni non sono concatenati tra loro, ma sono segni di più azioni. L’incisura uno viene a conclusione della seconda azione di contatto per il perito,  ma essendo l’aggressore in caduta in quella fase, l’incisione maggiore sul paraspalle è incompatibile con tale dinamica. Un uomo in caduta non può produrre incisione maggiore, il Nucera aveva il tonfa e ciò manteneva a distanza l’aggressore, che cadde rannicchiato su se stesso.
L’ipotesi ricostruttiva per me, come per il dott. Migliorini, è che non vi sia coerenza tra quanto dichiarato dal Nucera e quanto presente come segni sul paraspalle; a mio parere i segni sono frutto prima di alcune prove e poi il Nucera ha portato il colpo sul giubbotto, posto di fronte a lui.
Le prove dinamiche per me hanno rilevanza a differenza di quanto sostiene il perito; è vero che non si può ricreare la situazione originale, ma noi abbiamo ritrovato sempre un consistente parallelismo tra parte interna e parte esterna del paraspalle. Il dato sperimentale era comunque di ausilio. In tutte le prove dinamiche fatte da noi risulta simmetria tra lesione della giacca e lesione dello scudo protettivo del paraspalle. La maggiore ampiezza della lesione sulla giacca rispetto allo scudo mi sembra da legarsi proprio all’innaturalezza dell’azione; evidenzia dei tentativi e poi delle azioni che vengono portate a compimento, in un’ipotesi non aggressoria.
L’esclusione dello studio congiunto della  giacca e del paraspalle non mi trova d’accordo; dalle nostre prove è emersa sempre una corrispondenza; basarsi solo sul paraspalle è riduttivo. Noi abbiamo fatto numerose prove, molte più di dieci, non ricordo quante, ma ciò ci ha consentito di capire che la dinamica andava studiata in modo completo.
Per il perito dalle rigature ed increspature si può desumere il verso dei colpi, ma invece non sono rilevanti, quando abbiamo aperto il paraspalle nuovo ci siamo resi conto che presentava già delle increspature.
Ero già stato nominato ex 359 cpp dal PM come consulente  e poi sono stato confermato in sede di incidente probatorio. Come consulente ex 359 cpp depositai una relazione in cui parlavo di due tagli sul giubbotto dovuti a due azioni diverse. Nelle osservazioni alla perizia di ufficio conclusi che le lesioni erano riconducibili a tre diverse azioni. Questo perché le nostre deduzioni nella prima fase si limitavano all’osservazione della parte esterna del paraspalle, che venne poi smontato soltanto in sede di perizia in incidente probatorio. Vedendo le incisure sul paraspalle potemmo poi fornire ricostruzione più completa. La differenza tra le due conclusioni non dipese dalle dichiarazioni di Nucera; esternamente si riconoscono due azioni di taglio compatibili con una doppia azione, ma noi non potevamo esaminare il paraspalle, quando abbiamo potuto farlo abbiamo individuato tre azioni. Lo scudo paraspalle per sua caratteristica ricostruisce tutti i contatti con agenti esterni, molto più della stoffa esterna. Se sulla stoffa faccio un primo tentativo di impuntatura, questo si riproduce sul paraspalle.
Abbiamo fatto anche prove di incisione non dinamiche sul paraspalle e sulla stoffa e prove dinamiche di vario genere, filmate, mettendoci nelle condizioni il più possibili fedeli a quelle esposte dal Nucera. Vi è sempre stata coincidenza tra stoffa e paraspalle.

Algostino Franco(udienza 20/12/2006)
(verbaletrascrizione)
L’ultimo esperimento fatto in udienza odierna dal perito non è paragonabile a quello che è successo sul paraspalle, il cui tessuto non presentava tali smagliature, ma tagli netti. Vi è sempre stata buona corrispondenza angolare tra lesioni sulla  giacca (con 4 piani diversi per fodere a tasca) e lesioni sul paraspalle. I due indumenti non sono perfettamente aderenti al corpo, ma la giacca è tenuta ferma dall’elastico in vita e dal cinturone. I segni 2 e 3 e la riga sopra il segno 2 indicano un’azione dall’alto verso il basso e non il contrario.
Nel foglio che mostro, raffigurante il segno  nr. 2, si vede dall’alto un lieve segno leggero che, dall’alto verso il basso, arriva sotto il segno  2, un piccolo segnetto che entra nel segno 2 e una grossa scalfittura. Per il perito l’azione parte dal 3 verso il 2. Se la riga superiore fosse indipendente dal segno 2, la probabilità che i 2 segni siano così vicini è di uno su diecimila. La perfetta coerenza angolare tra riga superiore e segnetto presenta addirittura possibilità di coincidenza di  uno su un milione. Se la lama uscisse verso l’alto avrebbe sfondato l’impuntatura che si vede. La lama deve essere entrata ed uscita verso il basso. La lama è entrata dal segno maggiore è scesa lunga la breve rigatura fino al di sotto del punto 2, poi è tornata un pochino indietro, si è impuntata  nell’impuntatura 2 ed ha proseguito verso il basso, lasciando la scia verso il basso. Lo stesso è successo nel punto 3, la lama arriva dall’alto. Per uscire il coltello avrebbe incontrato il bordo sollevato con il dorso e lo avrebbe sfondato. Nella figura 2 della mia controperizia è rappresentata la simulazione, fatta con il RIS, di una lama che parte dal basso verso l’alto. La lama resta in contatto con la stoffa sopra lo scudo, se fosse uscita verso l’alto avrebbe lacerato la stoffa. Un movimento dal basso verso l’alto è incompatibile con ciò; è più logica la ricostruzione dall’alto verso il basso. Tutto fa pensare che la riga sopra la scalfittura 2 sia preesistente alla scalfittura 2. Supponiamo che l’azione avvenga dall’alto verso il basso: il coltello penetra, lacera tutti i piani della giacca, striscia sullo scudo, vi lascia traccia leggera, incontra  il bordo del taschino e si impunta nel punto 2, poi riprende a scivolare, salta il bordo del taschino, si rimpunta nel punto 3. Immaginando il movimento dall’alto verso il basso la ricostruzione concorda su tutti i piani. La riga 1 per il perito è fatta dal coltello in salita, la lama avrebbe dovuto perdere il contatto con lo scudo e con la giacca. La lama avrebbe dovuto uscire dalla giacca con inclinazione diversa da quella  di ingresso. Per quanto riguarda scudo e giacca ravviso tre azioni, la prima coincide con quella del perito, la seconda azione dall’alto verso il basso conduce da 2 a 3, la terza azione è quella che lascia la riga 1, senza alcuna corrispondenza sulla giacca. Si ravvisano chiaramente tre azioni separate.
Per andare dal segno 2 al segno 3 e poi all’1 occorrerebbe un movimento circolare della lama molto improbabile.

Carlo Torre  (udienza 20/12/2006)
(verbaletrascrizione)
Non capisco come Garofalo confonda le increspature con le righe. Il mio esperimento con la calza è certamente più accentuato, ma l’ho utilizzato per far capire quello che può essere accaduto al tessuto elastico del paraspalle.
Non ho mai detto che la lunga incisura  deriva dall’estrazione della lama, ma che è dovuta ad incisione di punta per movimento del polso.
Tutti siamo concordi che, tranne la linea uno, tutto sia compatibile con le due azioni ipotizzate. La stoffa della giacca non è stoffa da niente, è più semplice pensare ad un colpo dal basso e ad un’azione interna dovuta ai movimenti delle due persone che si affrontano, sono movimenti che si svolgono in poche frazioni di secondo.

Ciabattoni Roberto (udienza 14/11/07)
Consulente Tecnico P.C.
(verbaletrascrizione)
Presenta con l’ausilio del tecnico Carlo Bachschmidt e di slide proiettate sullo schermo,la consulenza effettuata in ordine alla successione cronologica delle immagini riprese dai diversi operatori, amatoriali e professionali, correlate ai tabulati telefonici.