COMMISSIONE D'INDAGINE

Seduta 07 - 04 Settembre 2001

Audizione del dottor Vincenzo Canterini, dirigente del I reparto mobile di Roma.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del dirigente del I reparto mobile di Roma dottor Vincenzo Canterini, il quale chiede di essere accompagnato dal vicequestore Michelangelo Fournier.
Non essendovi obiezioni, così rimane stabilito.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.


Pag. 106

Ringrazio il dottor Canterini e lo invito a riferire.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Signor presidente, illustri membri della Commissione, ho cercato di condensare quanto è mio dovere riferire in merito all'impiego in Genova, durante il G8, del I reparto mobile di Roma in quattro punti principali, ovvero: l'addestramento effettuato da tutto il reparto - e nell'occasione, segnatamente, dal Nucleo sperimentale per gli interventi di ordine pubblico -; l'impiego operativo, in Genova, nei giorni 20 e 21 luglio; l'operazione all'istituto Diaz; la successiva commissione di inchiesta disposta dal dipartimento della Polizia di Stato.
Quanto all'addestramento, dirò quanto segue. Il reparto mobile di Roma è stato interessato dalla trasferta di Genova sin dall'aprile del corrente anno; infatti, in data 14 aprile 2001, la direzione centrale degli affari generale del dipartimento della Polizia di Stato inviava al Reparto una ministeriale, a firma del direttore, dottor Parisi, nella quale preannunciava che dal 20 seguente, nella nuova caserma di Ponte Galeria, avrebbero avuto inizio corsi di aggiornamento su tecniche operative di OP, in previsione del summit internazionale denominato G8. A detti corsi, di durata settimanale, programmati sino alla metà dello scorso mese di luglio, avrebbero partecipato duecento-trecento agenti per volta, provenienti da tutti i reparti mobili d'Italia. Con ministeriale del 18 aprile, ai fini della creazione di un corpo istruttori, veniva disposto un seminario operativo di cinque giorni per istruttori di tecniche operative delle scuole e dei vari reparti, che ha avuto luogo del 23 al 27 aprile. Quindi, abbiamo organizzato un meeting per formare gli istruttori. Durante il periodo indicato, e quindi per tutto l'addestramento, l'attività è stata la seguente: abbiamo addestrato 90 formatori, 2.850 operatori dei reparti mobili,


Pag. 107

226 funzionari, che poi avrebbero prestato servizio a Genova, nonché 109 operatori del Corpo forestale dello Stato.
Il predetto addestramento è stato svolto in conformità dei contenuti di un manuale di addestramento stilato a cura della direzione centrale per gli affari generali. Lo svolgimento dei cicli addestrativi è stato costantemente seguito dal prefetto Longo, direttore centrale degli affari generali, e dal dottor Donnini, consulente ministeriale per i reparti mobili. Il 7 giugno si è tenuto un meeting addestrativo ed una dimostrazione pratica di tecniche operative alla presenza del prefetto Andreassi, vicecapo vicario della Polizia, dei comandanti dei reparti mobili della Polizia, dei comandanti dei battaglioni mobili dei Carabinieri e di 32 funzionari in quel momento in ciclo addestrativo. Il 12 giugno abbiamo avuto la visita del vicecapo della polizia cecoslovacca. Il 5 luglio, infine, alla presenza del ministro dell'interno e del capo della Polizia, sempre nella caserma di Ponte Galeria, si è svolta una dimostrazione generale di tutte le tecniche operative adottate, integrate con gli interventi del Nucleo sperimentale.
Quanto a quest'ultimo, il dipartimento della Polizia di Stato, in previsione del G8 di Genova e in relazione all'approvvigionamento di materiali di OP di nuova concezione, nel mese di maggio 2001 determinava la creazione, presso il reparto di Roma, di un «Nucleo sperimentale per interventi di ordine pubblico» con il compito, appunto, di sperimentare nuove tecniche di OP calibrate sui più recenti accadimenti e sulle nuove tecniche usate dai dimostranti nonché, come già accennato, per provvedere al necessario collaudo dei materiali di nuova dotazione.
In occasione delle riunioni tenutesi il 7 ed il 23 febbraio, presso il ministero, agli affari generali, si sono, quindi, stabiliti i criteri di base per la scelta del personale da inserire


Pag. 108

nell'organico del sopra citato Nucleo sperimentale, individuando, altresì, gli schemi addestrativi cui assoggettare il personale selezionato nonché, in ultimo, definendo le dotazioni di materiali necessari alla gestione del particolare servizio a tutela dell'ordine pubblico.
Le anzidette riunioni programmatiche hanno avuto formale consacrazione in dettagliate verbalizzazioni. La selezione del personale da inserire nel Nucleo sperimentale, i cui criteri sono descritti chiaramente nei sopracitati documenti, ha avuto come esito di campo che, su circa 150 istanze inoltrate, siano risultati idonei circa la metà degli aspiranti, cioè 78. Le risultanze e i criteri adottati dalla commissione preposta alla selezione del personale del VII Nucleo sono esposti nei verbali di commissione, che ho con me e che, se il Presidente lo ritiene opportuno, posso depositare. In ogni caso, il criterio fondamentale di riferimento è stato che un operatore di polizia, impegnato in azioni di contrasto con la folla, pacifica o tumultuante che sia, quanto più è addestrato e preparato psicologicamente tanto più è in grado di fornire garanzie di sicurezza a se stesso, ai suoi colleghi e, soprattutto, ai manifestanti durante la gestione delle azioni di contrasto prima accennate.
La base volontaria, le precedenti esperienze già maturate in non meno di cinque anni di reparto, le garanzie di equilibrio e di affidabilità nelle risposte agli ordini impartiti, la mancanza di precedenti disciplinari significativi e, soprattutto, l'ulteriore selezione psicofisica - selezione effettuata su personale già idoneo al servizio attivo di polizia - hanno fatto sì che il reparto di Roma potesse portare a Genova - insieme agli altri 350 uomini già addestrati disposti dal Ministero - anche questi 78 uomini di completo affidamento, in grado di usare nella maniera più consona i nuovi materiali affidati loro


Pag. 109

e di garantire interventi mirati, ovvero azioni di supporto al reparto in occasione di particolari collocazioni spaziali dei manifestanti ( grossi sommovimenti di piazza e via dicendo ), nonché connesse a turbative derivanti da qualità e quantità dei manifestanti stessi.
Per quanto riguarda l'ordine pubblico nei due giorni di Genova, il 20 luglio il Nucleo sperimentale, agli ordini del dottor Calesini, vicario di Genova, e del dottor Lapi, vicario di Cagliari, è stato duramente impegnato per tutta la giornata, in particolare in via Torino la mattina e in via Tolemaide e dintorni nel pomeriggio.
L'impiego operativo nelle suddette zone ci ha messo di fronte a circostanze di ordine pubblico di carattere e di genere veramente eccezionali, sia per l'elevatissimo numero dei manifestanti che materialmente ci contrastavano con una varia gamma di azioni violente e sia per la notevolissima qualità offensiva di tali azioni e dei materiali usati per attuarla. In quella giornata molti sono stati i feriti, numerosi quelli che hanno subìto gli effetti e l'azione del fuoco delle bottiglie molotov e, tranne che in un caso, il tutto non ha avuto gravi conseguenze grazie alla tuta ignifuga che indossavano e all'immediato intervento dei colleghi. Nella stessa giornata il più grave infortunio l'ha subìto un agente che, a causa del lancio di una pietra, prima ha accusato un forte dolore alla mano e successivamente, a fine giornata, quando ha inteso farsi visitare presso il locale ospedale, ha avuto il referto della frattura scomposta della suddetta mano ed è stato operato immediatamente.
Il giorno successivo, il 21, l'impiego del Nucleo è stato abbastanza anomalo, nel senso che, sempre agli ordini del dottor Calesini, vicario di Genova, nell'intento di raggiungere di volta in volta le varie zone di intervento segnalate dalla sala


Pag. 110

della centrale operativa della questura, al fine di evitare tangenze con il corteo che stava scorrendo per tutta la città, non si è fatto altro che percorrere itinerari tortuosi per poi non arrivare in tempo o essere nel frattempo dirottati da un'altra parte.
Comunque, in questo contesto, in zona Punta Vagno la centrale operativa segnalava la presenza all'interno del corteo di un furgone bianco contenente, probabilmente, armi improprie. Il Nucleo, insieme ad un altro contingente di polizia, questa volta è arrivato sul posto e si è schierato; tale schieramento causava un'immediata reazione da parte di alcuni elementi del corteo, i quali, in uno stato di crescente tensione, cominciavano a fronteggiarci travisandosi e impugnando bastoni ed altre armi improprie, mentre il resto del corteo scorreva.
Il furgone veniva effettivamente individuato, ma la situazione che si era venuta a creare era tale che, per procedere al suo controllo, si sarebbe dovuto necessariamente caricare non solo gli individui che ci fronteggiavano, ma anche parte del corteo che ci separava dal furgone stesso. A questo punto il dottor Calesini, unitamente a me e al dottor Fournier, vista la delicatezza della situazione, iniziava una trattativa con alcuni partecipanti al corteo che, anche grazie al fatto che il dottor Fournier ne conosceva personalmente qualcuno, è andata a buon fine. Quindi, si è potuto estrapolare il furgone dal corteo e procedere tranquillamente alla sua ispezione che, peraltro, dava esito negativo quanto alla presenza di armi, poiché al suo interno vi era soltanto del materiale medico ed alcuni paramedici.
FRANCESCO NITTO PALMA. Di cosa si trattava ?


Pag. 111

VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Si trattava di materiale sanitario e di un paio di paramedici.
Ho citato questa circostanza in quanto, oltre ad essere l'unica nota di rilievo operativo nella giornata del 21, a mio personalissimo giudizio dimostra il senso di responsabilità e di equilibrio negli interventi effettuati dal Nucleo in tutto il periodo in cui questo ha operato a Genova. D'altra parte, sia il dottor Lapi sia il dottor Calesini possono tranquillamente testimoniare quanto sto affermando; in ogni caso ho portato numerose recentissime lettere e attestati di compiacimento nei confronti del reparto, inviate dagli enti esterni allo stesso che ne richiedono il servizio, praticamente dalle questure, primi tra tutti quelli dell'attuale questore di Roma, dottor Finazzo, e del suo predecessore, dottor La Barbera.
Se il signor presidente lo ritiene opportuno posso depositare tale documentazione; inoltre, sempre in questa ottica, ho con me anche due relazioni di altrettanti componenti del Nucleo, nelle quali vengo edotto che alcuni manifestanti, in chiara difficoltà respiratoria a causa dei lacrimogeni, sono stati soccorsi dai suddetti dipendenti con l'applicazione sul volto della maschera antigas di propria dotazione e, successivamente, lasciati andare quando hanno mostrato chiari segni di ripresa.
Nei due giorni descritti, la restante parte del reparto è stata impegnata in vari contingenti su tutto il teatro operativo e, in particolare, nella notte tra il 20 e il 21 - in relazione ai mezzi speciali in dotazione del reparto di Roma, tipo cancellati, gru e quant'altro -, molte unità sono state impegnate nel posizionamento dei container.
E vengo alla scuola Diaz. Il giorno 21 il Nucleo sperimentale fu posto in libertà alle 21,30 circa, dopo aver espletato,


Pag. 112

senza soluzione di continuità, un turno di servizio di oltre quattordici ore. Mentre ci apprestavamo a cenare, il dottor Donnini mi ordinò di riunire i componenti del Nucleo e di mettermi a disposizione della questura, per effettuare un intervento presso uno stabile occupato. Riuniti gli uomini, ci fu ordinato di raggiungere la questura, dove giungevo alle ore 23 circa; venivo, quindi, invitato ad un briefing, che si teneva nella sala conferenze della questura stessa. A detto briefing erano presenti molti funzionari: il dottor La Barbera, il dottor Luperi, il dottor Gratteri, il dottor Mortola, il dottor Murgolo e altri funzionari della Digos e della squadra mobile che non conoscevo.
Mi fu fatto presente che alcune nostre pattuglie durante la giornata, transitando nei pressi della scuola Diaz in via Cesare Battisti, erano state fatte oggetto di lancio di corpi contundenti. Pertanto, il Nucleo sperimentale di Roma doveva prestare un supporto agli uffici operativi della questura, che avrebbero dovuto colà effettuare una perquisizione ai sensi dell'articolo 41 del testo unico delle leggi di pubblica sicurezza. La detta operazione poteva essere considerata a rischio, in quanto presupponeva che all'interno della scuola stessa fosse presente un cospicuo numero di black bloc. Considerando l'eccezionalità della situazione nella quale detta perquisizione doveva avvenire e le inevitabili situazioni di ordine pubblico che ne sarebbero derivate, proposi, al fine anche di evitare un'irruzione al buio in un edificio del quale non conoscevamo la planimetria, di lanciare a mano dentro l'edificio stesso una modesta quantità di lacrimogeni, al solo fine di indurre gli occupanti ad uscire nel cortile, senza che per fare ciò si dovesse ricorrere al contatto fisico. In questo modo gli occupanti - a mio giudizio, naturalmente - una volta usciti nel cortile sarebbero stati controllati a distanza, mentre il


Pag. 113

personale incaricato avrebbe potuto tranquillamente procedere alla perquisizione dell'edificio. Tale proposta non è stata accolta ed io, naturalmente, non avendo la direzione delle operazioni, mi rimisi a quanto superiormente deciso.
A questo punto, affinché codesto esimio Comitato possa valutare quanto verrà successivamente esposto, occorrerebbe aprire una piccola parentesi circa i compiti spettanti al comandante del reparto mobile.
Il dirigente del reparto mobile, in base al decreto ministeriale dell'11 febbraio 1986, è responsabile dell'efficienza del reparto. Per efficienza del reparto il decreto del Presidente della Repubblica n. 335 del 24 aprile 1982 intende la gestione amministrativa, la disciplina, la formazione e l'addestramento del personale dipendente. Su ordine del dipartimento della pubblica sicurezza, tramite l'ufficio del servizio ordine pubblico, il predetto dirigente mette di volta in volta a disposizione delle varie articolazioni periferiche dell'amministrazione (solitamente questure) le aliquote di personale che il dipartimento stesso ha quantificato in base alle esigenze di ordine pubblico prospettategli dalle questure. Dette aliquote di personale possono variare da una squadra (dieci uomini) ad alcune centinaia di unità e, in base all'ampiezza dei contingenti, il dirigente del reparto invia in servizio anche uno o più funzionari dipendenti. Giunti presso i luoghi di aggregazione, gli operatori del reparto mobile passano funzionalmente alle dipendenze dell'ente territoriale di pubblica sicurezza, che indica le finalità e le modalità dei servizi da espletare, delegando a ciò, tramite ordinanza del questore, un proprio funzionario, il quale assume così la responsabilità operativa del servizio stesso. Il suddetto funzionario valuta, quindi, l'impiego operativo delle forze del reparto a sua disposizione e impartisce le relative direttive ed ordini.


Pag. 114

In quest'ottica, con nota ministeriale dell'11 luglio ultimo scorso, il dipartimento della pubblica sicurezza, tramite la direzione centrale degli affari generali (che è l'ufficio che si interessa di reparti mobili, per questo lo nomino più spesso), ha inviato a Genova, unitamente alle varie aliquote dei reparti, anche i rispettivi comandanti affinché questi, nel rispetto dei ruoli, fornissero ai funzionari responsabili un supporto tecnico circa l'armonizzazione degli uomini e dei mezzi messi a loro disposizione.
Chiariti, quindi, i compiti del reparto mobile, appare piuttosto strano che il sottoscritto, in base a quanto affermato in questa sede, abbia potuto ricevere da un superiore un consiglio diretto a sospendere l'operazione e, ciononostante, abbia deciso di propria iniziativa di continuare l'intervento. Infatti, chiunque nella Polizia di Stato conosce i compiti del comandante di reparto e sa sicuramente che tale consiglio doveva essere eventualmente rivolto ai responsabili operativi di quel servizio, a ciò incaricati dal questore di Genova ed eventuali unici titolati ad interrompere l'operazione in corso.
Inoltre, il sottoscritto, una volta lasciata la questura, sul posto dell'intervento non ha ricevuto da alcuno richieste o inviti di rettifica a quanto stabilito nella riunione operativa. Di ciò possono essere testimoni i numerosi dipendenti con i quali sono stato a stretto contatto sin dall'inizio dell'operazione.
Ritornando alla riunione precedente all'intervento, durante la stessa il dottor Mortola, il dirigente della Digos di Genova, evidentemente comunicandomi quanto già deciso in precedenza, mi disse di dividere il Nucleo in due colonne, in modo da raggiungere l'obiettivo attraverso due itinerari per poi unirsi nei pressi della scuola; alla riunione erano presenti anche due ufficiali dei carabinieri.


Pag. 115

Finita detta riunione, siamo usciti dalla questura e ho dato ordine al dottor Fournier di dividere il Nucleo in due colonne di mezzi. Sul primo mezzo è salito il dottor Mortola, sul primo mezzo dell'altra colonna un suo funzionario, di cui sinceramente non ricordo il nome perché non lo conosco. Ricordo che, al fine di facilitare al dottor Mortola il compito di riferire al personale quanto si andava facendo, gli passai il mio apparato radio, in modo che egli potesse essere sentito da tutto il personale.
Bisognerebbe aprire una piccola parentesi su questi apparati radio; infatti, tutti i componenti del Nucleo, compreso me e il dottor Fournier, avevano in dotazione un apparato radio sincronizzato su una frequenza esclusiva. Pertanto, ogni trasmissione veniva ricevuta da tutti i componenti del Nucleo ovunque si trovassero, essendo tutti muniti di un auricolare che poteva essere indossato anche sotto il casco.
Con ciò voglio significare che o il sottoscritto, o il dottor Fournier, o ogni altro singolo caposquadra riferendosi alla propria squadra, poteva in qualsiasi momento comunicare al personale ordini che sarebbero stati eseguiti immediatamente, perché ricevuti in tempo reale.
Per quel che concerne la dinamica dell'azione di supporto nel corso dell'operazione presso la scuola Diaz, si ritiene opportuno fare riferimento alle narrative contenute nelle relazioni già trasmesse all'autorità giudiziaria, le quali fotografano, seppure da diverse e soggettive angolazioni, quanto è accaduto prima e durante l'irruzione. Quanto riportato in dette relazioni ha a suo tempo costituito argomento di testimonianza da me resa spontaneamente alla procura della Repubblica di Genova e costituirà oggetto di interrogatorio, avendo nel frattempo assunto la posizione di indagato presso la stessa procura, nella quale - mi preme dirlo - sia io che


Pag. 116

i miei dipendenti nutriamo la massima fiducia. Pertanto, nulla posso comunicare circa il contenuto di detti documenti, ma avendoli qui con me posso depositarli affinché codesto illustre Comitato possa prenderne riservata visione.
In merito alle modalità di accesso al cortile della scuola Diaz - anche queste già riferite al Comitato -, fu effettivamente dato l'ordine di forzare il cancello con un mezzo del reparto, essendo lo stesso chiuso con una grande catena, in quanto non erano stati previsti idonei strumenti (tipo tronchesi o quant'altro) necessari a rimuovere velocemente questo tipo di ostacolo. Non era stato ancora previsto un mezzo deputato al trasporto degli eventuali fermati. Dopo numerose richieste effettuate dal dottor Mortola e da tutti gli altri funzionari presenti sul posto - sia a mezzo telefono che a mezzo radio con la centrale operativa della questura -, visto che questo mezzo non si vedeva giungere, mi è stato chiesto di utilizzare i furgoni in dotazione del reparto, i Ducato. Devo essere sincero, sono stato piuttosto riluttante anche se ne ho concessi due, perché i furgoni sono mezzi operativi, peraltro contenenti anche materiale di ordine pubblico; quindi, se fossero andati via, gli uomini sarebbero rimasti a piedi, ma vista l'esigenza... Solo più tardi giungeva sul posto un solo mezzo inviato dalla locale questura e ciò ha determinato, naturalmente, una rilevante dilatazione dei tempi nell'attuazione dell'operazione di polizia.
Per quanto riguarda l'inchiesta, il Dipartimento della pubblica sicurezza, con telegramma del 28 luglio 2001, comandava a me e ad altri funzionari di recarsi, con decorrenza immediata, a Genova per esigenze di servizio presso la locale scuola di polizia postale. Il giorno 28, alle ore 14,30, sono stato ricevuto dal dottor Micalizio e da altri due funzionari che non conoscevo e nell'occasione venivo invitato a riferire circa gli


Pag. 117

accadimenti verificatisi durante il blitz alla scuola Diaz. Dopo avere precisato di essere in possesso di documenti inerenti a quanto accaduto, procedevo per oltre un'ora alla lettura di tutta la documentazione portata al seguito, costituita dalle relazioni di servizio mie, del dottor Fournier e dei sette capisquadra intervenuti nell'irruzione in argomento. L'esposizione verbale, la documentazione scritta ed i relativi commenti integrativi fatti da me sono stati ascoltati senza che mi fossero rivolte domande chiarificatrici. Conclusa la lettura, su invito del dottor Micalizio, lasciavo la stanza. Dopo alcuni minuti ne uscivano anche gli altri due ispettori, allontanandosi nel corridoio della scuola. Dopo alcuni minuti ancora, entrava nella stessa stanza il dottor Gratteri, uscendone poco dopo. Richiamato nella stanza, in piedi, il dottor Micalizio mi chiedeva di lasciargli la mia relazione ed alla mia richiesta se non si dovesse verbalizzare quanto detto, mi rispondeva che non ce ne era bisogno in quanto era stata solo una «chiacchierata». Alla mia ulteriore domanda se volesse le altre relazioni (quelle del dottor Fournier e dei capisquadra), lo stesso dottor Micalizio mi rispondeva letteralmente «ne faccia quello che crede». Udito ciò, mi allontanavo.
Il giorno successivo, contattavo la segreteria del dottor Lalla, procuratore aggiunto presso il tribunale di Genova, spiegavo chi ero e chiedevo di essere ricevuto, in quanto dovevo depositare alcuni documenti inerenti l'inchiesta che lui stava conducendo. Sono stato ricevuto effettivamente due o tre giorni dopo. Risulta, quindi, difficile capire come un ispettore incaricato sia addivenuto alla qualificazione di tali responsabilità in mancanza di una verbalizzazione della semplice «chiacchierata» avuta con il sottoscritto. È oscuro altresì il motivo di rigetto delle relazioni di servizio redatte dai capisquadra intervenuti presso la scuola Diaz, presentate nell'occasione


Pag. 118

e non acquisite agli atti, fortemente significative al fine dell'accertamento di quanto effettivamente accaduto nella scuola Diaz. Risulta, altresì, di difficile comprensione come nei giorni successivi numerose fonti di stampa abbiano potuto riferire che la commissione di inchiesta diretta dal dottor Micalizio aveva individuato nel sottoscritto il maggiore responsabile di quanto accaduto alla scuola Diaz e detta responsabilità era ritenuta di portata tale da meritare la destituzione dal servizio, provvedimento assolutamente eccezionale, normalmente adottato a seguito di un complesso procedimento amministrativo derivante dall'accertata commissione di gravissimi illeciti di rilevanza penale.
PRESIDENTE. La ringrazio, dottor Canterini. Mi pare di aver compreso che, oltre alla relazione, lei ci fornisce anche una serie di altri documenti ed un rapporto riservato, da lei depositato presso la procura della Repubblica di Genova.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Sì, più che di un rapporto riservato si tratta delle relazioni di servizio dei capisquadra.
PRESIDENTE. Le saremmo grati se potessimo averne copia adesso o dopo, quando lei ritiene, purché in giornata.
GRAZIELLA MASCIA. La ringrazio, dottor Canterini, anche per la documentazione che ci ha anticipato, perché sono molto interessata a comprendere come sia nato questo Nucleo sperimentale per l'ordine pubblico e quali criteri di formazione - e anche di selezione - siano stati seguiti. Se avesse pertanto l'opportunità in due minuti di anticiparmi qualcosa, come il messaggio che veniva trasmesso, gliene sarei grata, altrimenti spero che potremo trovare tutto ciò nella documentazione da lei allegata.


Pag. 119

In particolare, mi ha colpito l'articolo di un giornale nel quale si parlava della «battitura degli scudi», quando è venuto il ministro. Vorrei capire il messaggio che si determina in un reparto con questi fatti simbolici. Vorrei sapere anche chi abbia addestrato lei e i suoi uomini all'uso dei manganelli Tonfa, che ruolo abbia svolto Valerio Donnini nella selezione e nell'addestramento del Nucleo speciale antisommossa e quale incarico ricoprisse Valerio Donnini a Genova durante il G8. Ci ha già detto che il suo reparto è stato utilizzato in altri momenti della tutela dell'ordine pubblico a Genova, oltre alla perquisizione alla scuola Diaz. Vorrei sapere se, prima di quel momento, il reparto ha potuto agire in altre operazioni di tutela dell'ordine pubblico. Volevo chiederle, inoltre, se sia a conoscenza di altre sale operative attive, oltre a Genova, come quelli di Roma, ad esempio, presso il Dipartimento di pubblica sicurezza o presso il Viminale.
Lei ci ha detto che il suo reparto è stato usato in via Tolemaide. In una testimonianza scritta si fa riferimento ad una situazione verificatasi poco prima della vicenda in cui ha perso la vita Carlo Giuliani e si dice che «a circa 200-300 metri lungo via Tolemaide, verso la stazione di Brignole, ancora verso corso Buenos Aires, si vedono i reparti antisommossa della polizia (e si racconta una situazione molto complicata e delicata): saranno più di 500 uomini armati di tutto punto e muniti di autoblindo con idranti. Assistono per più di un'ora senza muovere un passo». Dal momento che sono stati pubblicati diversi articoli con queste descrizioni, vorrei conoscere la sua versione e sapere come ha vissuto questo momento così delicato per i carabinieri che erano sul posto. Vorrei chiederle anche che tipo di gas lacrimogeni ha usato il suo reparto nei giorni 20 e 21 e a che ora è stato avvertito della perquisizione alla scuola Diaz. Lei ci ha detto


Pag. 120

che erano le 9,30, però faceva riferimento ad un lancio di sassi che sarebbe avvenuto nel pomeriggio. Nella riunione operativa da voi tenuta, avete deciso come dovevano essere impiegati i diversi reparti che avrebbero proceduto alla perquisizione e quale sarebbe stato il reparto che doveva entrare per primo?
Circa la proposta da lei avanzata sull'uso dei lacrimogeni, nelle perquisizioni - non sono esperta - in base all'articolo 41 si fa spesso ricorso a tale modalità? È normale che si vada a cercare armi, come in questo caso con l'uso di lacrimogeni? Vorrei capire meglio il criterio con cui si possono determinare queste necessità.
Le chiedo anche se non sia stato deciso in quella riunione operativa chi sarebbe stato responsabile dell'operazione. Lei ci ha detto, appunto, che responsabile è la questura o, comunque, un suo funzionario sul posto. In questo caso non è stato deciso in quella sede.
Il prefetto La Barbera ha dichiarato al Comitato che, avendo avvertito questo stato di tensione, avrebbe consigliato a lei di non procedere. Ci ha già risposto circa l'inopportunità dell'osservazione in quanto non spettava a lei questa decisione. Vorrei comprendere meglio se anche lei avvertiva questo stato di tensione, a che cosa si riferiva, e vorrei chiederle se il dottor La Barbera sia rimasto sul posto o se ne sia andato prima che si procedesse a tale perquisizione.
Infine - ho ancora pochissime domande da fare - vorrei sapere come erano posizionati i diversi reparti al momento della perquisizione; quale reparto entrò per primo; quando e insieme a quale altro dirigente lei è entrato nella scuola (mi pare che lei faccia riferimento, nella sua relazione, a questo particolare); da chi il suo reparto ha ricevuto l'ordine di fare irruzione nella scuola. I suoi uomini - non so se sono i suoi uomini, non mi è chiaro ciò -, quelli con i fazzoletti, chi sono?


Pag. 121

Chi sono gli uomini delle forze dell'ordine che avevano i fazzoletti? Quando entrò all'interno della scuola vi erano solo gli uomini del suo reparto o anche di altri reparti?
È stato scritto che tra i fatti avvenuti all'interno della Diaz vi sarebbe stata un'aggressione con un coltello, ma non è stata possibile, successivamente, un'identificazione del responsabile attraverso le impronte digitali; dicono che il coltello sia stato preso in mano da qualcuno, ma immagino che ci fossero i guanti, quindi, non capisco bene questi elementi particolari che, però, credo siano importanti anche per come è finita da un punto di vista giudiziario la denuncia a tutte queste persone rimaste ferite in quella situazione.
Lei ha fatto riferimento all'utilizzo del suo reparto, il giorno 21, in modo un po' caotico, seguendo degli itinerari, lei ha detto, che poi non sono mai andati a buon fine salvo l'aspetto del furgone. Ecco, ma voi come siete stati preparati a questa giornata del 21? Come vi era stata descritta la situazione? Quali obiettivi vi erano stati proposti? Non sono esperta ma immagino che in situazioni così impegnative e delicate vi siano degli indirizzi. Da ultimo vorrei chiederle se ha avuto occasione, prima di entrare nella scuola Diaz, di avere un contatto telefonico con il sottosegretario Taormina.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Per quanto riguarda il nucleo, onorevole Mascia, depositerò - lo ripeto - un'amplissima documentazione che dimostra sia la fase operativa di preparazione sia i criteri di scelta psicofisici seguiti. Comunque, ricordo brevemente ciò che ho detto leggendo la mia relazione. Questo nucleo si chiama VII nucleo perché il reparto è composto da sette nuclei di cui sei già esistevano mentre il settimo è stato creato per questa incombenza. Quindi, per brevità possiamo anche chiamarlo VII nucleo. È stato fatto in modo che i ragazzi che


Pag. 122

intendevano partecipare a questo VII nucleo dessero le garanzie di operatività e soprattutto caratteriali che potevano servire a persone che dovevano affrontare situazioni presumibilmente ad alto rischio, ad alto impatto psicologico e adrenalinico. Quindi, lei vedrà che si è tenuto molto ben presente l'aspetto psicologico. Anche durante l'addestramento sono stati fatti dei piccoli training psicologici proprio per assicurarci che il personale sapesse gestire bene le proprie emozioni. Ripeto, la documentazione è abbastanza completa.
Per quanto riguarda le sale operative, sinceramente non so dirle nulla. Per quanto riguarda via Tolemaide, noi siamo giunti in un secondo tempo. Quando siamo arrivati, abbiamo trovato già schierati diversi reparti e una forte turbativa di ordine pubblico da parte di diversi elementi che stavano davanti ad un apparente corteo, che si vedeva bene perché la strada era in salita. Noi siamo arrivati in contemporanea. La situazione era piuttosto complicata, confusa, più che altro, per il numero di uomini presenti. Sono arrivati anche dei carabinieri e quando siamo arrivati noi abbiamo cominciato a muoverci verso questo corteo. Questo è ciò che io ricordo.
IDA DENTAMARO. Siamo al 20 o al 21 luglio?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Siamo al 20 luglio, alla prima giornata.
Per quanto riguarda i gas che usiamo sono del tipo CS. Si tratta di gas che corrispondono, anche se con nuovi involucri e di nuova fattura, ai lacrimogeni che abbiamo sempre usato. Non c'è nulla di diverso per quel che riguarda gli aggressivi chimici.
GRAZIELLA MASCIA. Le avevo chiesto il ruolo di Vincenzo Donnini.


Pag. 123

VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il dottor Donnini è dirigente superiore della pubblica sicurezza, ex comandante del reparto di Roma, mio predecessore, e attualmente è consigliere ministeriale presso gli affari generali per ciò che riguarda i reparti mobili. Lei mi ha chiesto anche il ruolo che ha avuto a Genova. Il dottor Donnini è andato Genova prima, ha organizzato la parte logistica di tutta l'operazione: i siti dove dormire, eccetera. Poi, si interfacciava, per così dire, con la questura per ciò che riguardava i servizi giornalieri. La questura chiedeva gli uomini e lui li forniva.
Per quanto riguarda il dottor La Barbera, abbiamo fatto la stessa cosa compiuta per l'addestramento in generale; c'è stato un meeting di una settimana di tre appartenenti alla contea dello sceriffo di Los Angeles, i quali hanno istituito dei formatori. Se le interessa, al tempo in cui questo corso è stato effettuato ancora non avevamo in dotazione i manganelli Tonfa, per cui ce li siamo fatti prestare dai carabinieri.
Per quanto riguarda l'operazione Diaz, sono arrivato alle 23 circa e sono stato invitato in questura dove, come ho già detto, mi è stato comunicato ciò che era stato deciso. Sono sincero, ho perso di vista il dottor la Barbera una volta usciti della questura. So che era presente, però l'ho perso di vista quando siamo usciti dalla questura. Ripeto, so che era lì. Per quanto riguarda tutte le altre domande che mi ha fatto circa l'intervento all'interno della Diaz, i reparti, eccetera, fa parte di quella descrizione contenuta nei documenti che ho qui è che può consultare successivamente.
Sinceramente, credo che il 20 nessuno sapesse cosa sarebbe successo il 21. C'era un corteo molto lungo, sia come persone sia come percorso. Erano stati stabiliti dalla questura dei servizi di controllo di questo corteo ed il nucleo, insieme al


Pag. 124

vicario del reparto della questura, agiva da battitore libero nel senso che stava lì ed interveniva dove, eventualmente, ce ne fosse stato bisogno.
Però, lo ripeto, considerata anche la forma della città di Genova ed il percorso del corteo non era possibile tagliare il corteo a metà con tutto il reparto: eravamo obbligati a seguire dei percorsi per cui era necessario un certo tempo e nel frattempo, evidentemente, le situazioni si andavano modificando.
Per quanto riguarda l'ultima domanda, la risposta è no: all'epoca non conoscevo il sottosegretario Taormina.
LUCIANO VIOLANTE. Dottor Canterini, vorrei sapere quali erano i compiti specifici che avete avuto in relazione alla Diaz. Si trattava soltanto di compiti relativi all'ordine pubblico, quindi all'esterno dell'edificio, oppure vi era stato detto, in questura, che sareste dovuti entrare?
Seconda questione. Lei esclude che il dottor La Barbera le abbia consigliato di non far intervenire i reparti, vista la situazione di tensione che si era determinata?
Terza questione. Lei ha parlato, se non ho capito male, di via Tolemaide ed ha detto che c'erano già i carabinieri schierati e che quando voi siete arrivati sul posto vi siete mossi verso il corteo. Sulla base di quale valutazione vi siete mossi verso il corteo? Forse perché il corteo non era autorizzato? Oppure perché il corteo aveva cominciato a compiere atti di violenza? O per una terza ragione che in questo momento non riesco a capire?
Quarto. Lei ha detto che non c'erano le tronchesi per tagliare la catena del cancello. Vorrei sapere se qualcuno, in questura, vi aveva informato della situazione dei luoghi e, se eravate stati informati, vi era stato detto che il cancello era chiuso in questo modo, oppure non vi era stato detto nulla?


Pag. 125

Quinto. Il mezzo della questura cui lei ha fatto riferimento, quello arrivato con ritardo che doveva servire per portare via i fermati, è arrivato prima o dopo l'irruzione? E, in particolare, il problema dei fermati si è posto prima o dopo l'irruzione?
Sesto. Siete entrati per primi o siete entrati con altri e qual è stata la ragione per la quale siete entrati? Avevate avuto, dall'inizio, un mandato per entrare o si è creata una situazione tale per la quale si è ritenuto necessario che voi entraste?
Ultima questione. I giornali hanno riportato copia di una sua relazione che, se non ho capito male, lei avrebbe affidato all'avvocato Taormina il quale l'ha poi passata ai mezzi di informazione. Vorrei sapere se si tratta della stessa relazione che lei adesso porta qui o di una cosa diversa.
MICHELE SAPONARA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MICHELE SAPONARA. Il dottor Canterini ha parlato di relazioni che ha depositato e che noi non conosciamo. Appare evidente che per porre delle domande utili dovremmo conoscere tali relazioni. Anch'io stavo per chiedere se una delle relazioni sia quella presentata dall'avvocato Taormina a Genova.
Mi sembra si presenti la necessità di leggere queste relazioni.
PRESIDENTE. Nello svolgimento dei nostri lavori abbiamo sempre adottato lo stesso sistema: abbiamo sempre acquisito copia delle relazioni e degli allegati nel corso delle audizioni ovvero subito dopo.


Pag. 126

Il dottor Canterini, nel consegnare i documenti, ci ha comunicato che si tratta di atti riservati in quanto coperti dal segreto istruttorio. Quanto al momento dell'acquisizione, ho chiesto al dottor Canterini, dopo che ha dato lettura della relazione, se intendesse fornire alla presidenza - quindi a tutti i componenti il Comitato - i documenti che aveva richiamato e mi ha risposto che avrebbe preferito consegnarli alla fine. Io ne prendo atto e chiedo nuovamente al dottor Canterini se ritenga opportuno che il Comitato prenda visione di tali documenti in questa fase, tenendo conto che si tratta di atti riservati.
Appare evidente che se le domande dovessero vertere su tali documenti - sebbene anch'io, come voi, non ne conosca il contenuto - mi vedrei costretto, con ogni probabilità, a disporre la disattivazione dell'impianto a circuito chiuso.
Chiedo nuovamente al dottor Canterini se ritenga di rivedere la sua posizione iniziale in merito alla distribuzione del materiale ai componenti il Comitato.
FRANCESCO NITTO PALMA. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCESCO NITTO PALMA. Signor Presidente, lei lascia libero il dottor Canterini di depositare subito o al termine dell'audizione la documentazione cui egli ha fatto riferimento nel corso delle sue dichiarazioni. Al fine di rendere più completa la valutazione del dottor Canterini, vorrei far presente che sotto il profilo del segreto istruttorio non mi pare che le relazioni di servizio cui il dottor Canterini fa riferimento possano essere classificate segrete, in quanto, come lei ben sa, presidente, e come credo sappiamo tutti, il segreto


Pag. 127

istruttorio si ancora agli atti compiuti dal pubblico ministero e dalla polizia giudiziaria nell'ambito del procedimento. Vorrei quindi che il dottor Canterini, nel valutare l'eventuale scioglimento della sua riserva, tenesse presente ciò.
Aggiungo, peraltro, che la relazione del dottor Canterini, se non ho capito male, attiene ai fatti che si sono svolti all'interno dell'istituto Diaz-Pertini nel corso della perquisizione. La conoscenza di questa relazione da parte dei componenti il Comitato in tempi successivi all'audizione del dottor Canterini, inevitabilmente, potrebbe lasciare coni d'ombra che non potranno essere sanati a meno che non si immagini una nuova audizione. Pregherei pertanto il dottor Canterini di valutare l'assenza di segreto istruttorio in ordine a quei documenti e di voler sciogliere la riserva, salvi, evidentemente, i suoi poteri, signor presidente.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente, non è la prima volta che accade che persone audite si riservino di presentare documenti o li presentino. Non mi pare quindi che la situazione presenti particolari connotati di novità. Naturalmente, può accadere che in ufficio di presidenza possiamo deliberare che sia necessario risentire alcune delle persone già audite: questa potrebbe essere la soluzione dei due problemi.
LUIGI BOBBIO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
LUIGI BOBBIO. Signor Presidente, vorrei fare mia un'osservazione che credo sia oggettivamente insuperabile.


Pag. 128

In relazione ai documenti che il dottor Canterini depositerà, mi sembra di capire, e d'altronde non potrebbe essere diversamente, che le stesse relazioni siano parte integrante di un verbale formato dal pubblico ministero, in quanto depositate all'atto dell'esame di persone informate sui fatti, tanto più considerando il fatto che oggi il dottor Canterini non è più persona informata di fatti, ma è persona sottoposta ad indagine. A questo punto appare del tutto evidente che non solo sarebbe inopportuna la consegna di questi documenti, in quanto, tutto sommato, coperti da segreto di indagine, ma anche a farne oggetto di domande in quest'aula, in collegamento con l'esterno, rappresenterebbe, sia per la domanda sia per la risposta, una violazione del segreto di indagine.
Mi sembra quindi che, in questa fase, proprio con riferimento alle esigenze investigative sottese a queste dichiarazioni, sarebbe non solo non utile ma addirittura impossibile e non consentita questa forma di utilizzazione pubblica di tali documenti. D'altronde, credo che, a meno che la procura di Genova non rimuova il segreto di indagine, anche un'audizione successiva che avesse ad oggetto questi temi sarebbe del tutto irrilevante.
MARCO BOATO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
MARCO BOATO. Presidente, a me pare che - se non vogliamo bloccare inutilmente i nostri lavori - sia saggio che il dottor Canterini depositi le relazioni quando avrà terminato la sua audizione (considerato che acquisire i documenti in questo momento oppure tra mezz'ora non cambia nulla), valutando egli stesso come rispondere alle domande che gli rivolgeremo. Dobbiamo tenere presente, che oggi il dottor


Pag. 129

Canterini (come del resto egli stesso ha ricordato) è audito nel ruolo di persona che ci interessa ascoltare ai fini dell'accertamento dei fatti ma anche che egli ha contemporaneamente un'altra veste di fronte alla procura della Repubblica: il dottor Canterini deve valutare questo aspetto.
FILIPPO MANCUSO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FILIPPO MANCUSO. Signor presidente, siamo intenti a proporre la soluzione di una questione di opportunità riguardo ai tempi in cui acquisire e valutare la documentazione offerta, ma non depositata, dal dottor Canterini, ma al tempo stesso ci apprestiamo a risolvere una questione di principio, che trascende il caso specifico.
Del primo aspetto si sono occupati alcuni colleghi; considero tutto sommato relativo l'interesse riguardo ai tempi di questa acquisizione, purché sin da ora si possa non considerare ragionevole la prosecuzione dell'escussione del dottor Canterini che potrebbe rivelarsi, quando non vi sia ancora una cognizione compiuta degli atti che egli offrirà - se li offrirà- tempo perso per quanto riguarda il suo ulteriore svolgimento. Riguardo questo aspetto voglia decidere la presidenza come crede, secondo ragione.
Invece, la questione fondamentale, sottesa a questo profilo particolare riguarda, secondo me, due aspetti: la contraddizione tra teoria e pratica in ordine alla possibilità di tornare ad ascoltare le persone - non dico audite, perché è un termine inaudito - che definirei piuttosto già escusse, ascoltate, sentite. Questo, purtroppo, lo abbiamo sperimentato e non abbiamo ritenuto di riascoltare altre persone.


Pag. 130

PRESIDENTE. Presidente Mancuso, non è esattamente così: ci siamo riservati, nell'ultimo ufficio di presidenza...
FILIPPO MANCUSO. Ho letto che oggi sono state escluse audizioni ulteriori di alcuni funzionari, per esempio il Capo della Polizia.
PRESIDENTE. Non c'è stata una risposta ultimativa...
FILIPPO MANCUSO. Avete consentito, senza smentite, che questa notizia (la decisione di non riascoltare altri funzionari) fosse diffusa e non siamo stati tranquillizzati.
Presidente, vado al nocciolo della questione e mi scuso di queste digressioni. La questione veramente è fondamentale anche se, come ora apprendo, non stabilita ma parimenti comunicata, riguarda il rifiuto o comunque la troppo lunga attesa relativa all'audizione degli ispettori, perché la riserva che vale intorno ai documenti, cioè la mancata acquisizione di un dato pure importante, vale, a maggior ragione, anche per la mancata audizione, finora, degli ispettori: e vale in misura più ampia, perché questa mancata audizione non ci pone in condizione di escutere a fondo non solo gli atti, ma anche le ragioni polemiche o comunque contenziose che traspaiono da questa deposizione. Solleciterei, signor presidente, anche in ragione dell'auspicata speditezza dei nostri lavori, che si decida come si crede, ma che si decida subito quando avverrà il deposito dei documenti del dottor Canterini (sospendendo la sua escussione) per poi definire, dato che sono semplicemente sospese le questioni che riguardano le audizioni, soprattutto quella da svolgere ora o comunque entro un tempo ragionevolmente breve, degli ispettori, la cui posizione appare ogni giorno omogeneamente conflittuale con quello che sembra essere un punto sospeso della nostra indagine.


Pag. 131

PRESIDENTE. Grazie, presidente Mancuso. Non so se i documenti a cui faceva riferimento il dottor Canterini...
FILIPPO MANCUSO. Non credo sia mai stata proposta, e quindi valutata dall'ufficio di presidenza, la nuova audizione, dopo le problematiche affermazioni del colonnello Tesser; del Comandante generale dell'Arma dei carabinieri...
PRESIDENTE. Presidente Mancuso, questa mattina ho dato lettura di due lettere, la prima a firma Zazzaro e l'altra a firma del Comandante generale Siracusa; le eventuali défaillances che sono state in qualche modo evidenziate da questo Comitato, credo che abbiano ricevuto risposta. Tali documenti sono agli atti, in distribuzione: se non è sufficiente, eventualmente il suo capogruppo, onorevole Mancuso, potrà avanzare richiesta nel senso da lei indicato.
Voglio invece soffermarmi sull'argomento che è stato sollevato dall'onorevole Saponara: in data 31 agosto 2001 - possono essere visionati da tutti i componenti del Comitato - abbiamo ricevuto, da parte del dottor De Gennaro, gli allegati alla relazione dell'ispettore Micalizio; tra questi, si trovano le due relazioni a cui si fa riferimento. Presumo, non avendo preso visione dei documenti del dottor Canterini, che siano gli stessi e che siano riservati. Giacché questi documenti sono a disposizione dalla data del 31 agosto, vi invito a farne l'uso che ritenete più opportuno, attesa la nuova figura di indagato del dottor Canterini; credo quindi che si possa continuare nello svolgimento dell'audizione. (Commenti del deputato Mancuso).
Onorevole Mancuso non posso obbligare il dottor Canterini: giacché egli parla di due relazioni che ha dato al dottor Micalizio, mentre il dottor De Gennaro ha inviato due relazioni a firma del dottor Canterini, allegate alla relazione di Micalizio, debbo ritenere che siano le stesse. Anche se scoprissimo


Pag. 132

che non lo sono, intanto, riguardo a quelle due relazioni, credo che il Comitato possa formulare le domande che riterrà più opportune, sempre tenendo conto della posizione di indagato del dottor Canterini.
FRANCO BASSANINI. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
FRANCO BASSANINI. Adesso il dottor Canterini risponderà alle domande: se, per alcune di queste, il problema derivasse dal fatto che è attivo il circuito televisivo, penso che si debba semplicemente decidere che, a richiesta, si disattivi il circuito. Infatti, a noi interessa conoscere la verità su quanto accaduto: se un ostacolo a ciò deriva dalla pubblicità dei lavori, per alcuni le risposte potranno derogare all'ordinario regime di pubblicità.
PRESIDENTE. Ha ragione, senatore Bassanini, però, oltre al circuito audiovisivo, la pubblicità dei lavori è assicurata anche dal resoconto stenografico. Dunque, credo che non possiamo assolutamente...
ANTONIO SODA. Cosa c'è di segreto?
PRESIDENTE. Non lo so, onorevole Soda: si tratta di un altro problema. Il fatto serio è che sono depositati atti presso la procura della Repubblica e che il signore che stiamo ascoltando è indagato. Credo quindi che vada rispettata la posizione processuale che egli ha assunto. È un rispetto che il Parlamento deve ad un cittadino indagato.
ANTONIO SODA. Può andare via...


Pag. 133

PRESIDENTE. No, se invece noi riteniamo di rivolgere domande, sarà il dottor Canterini a stabilire su quali egli ha già riferito o meno.
ANTONIO DEL PENNINO. Chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. Ne ha facoltà.
ANTONIO DEL PENNINO. Presidente, vorrei ricollegarmi alle considerazioni che lei svolgeva poc'anzi, dicendo che le relazioni agli ispettori presentate dal dottor Canterini probabilmente sono le stesse che abbiamo ricevuto dal Capo della Polizia.
Debbo però precisare che le relazioni trasmesseci dal Capo della Polizia sono piene di omissis, sono cioè prive dei nomi. La lettura di relazioni prive di nomi rende evidentemente difficile la comprensione dei fatti, per cui ritengo anch'io che prima di proseguire nelle domande al dottor Canterini, occorra visionare le relazioni da lui prodotte.
PRESIDENTE. La prego dottor Canterini, di voler cortesemente fornire le risposte che lei ritiene di poter dare ai quesiti posti dall'onorevole Violante.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Nella mia relazione ho già detto che sono stato invitato al meeting svoltosi in questura nell'immediatezza dell'operazione, nel corso del quale mi si comunicava quello che c'era da fare. Fra tutti presenti, il dottor La Barbera mi disse che c'era stato nel pomeriggio un lancio di sassi verso nostre auto che stavano lì...(Interruzioni). Nel pomeriggio-sera, non mi ha specificato l'ora, comunque in precedenza. Quindi, la questura, o comunque qualcuno, avrebbe dato corso al procedimento ai


Pag. 134

sensi dell'articolo 41 al fine di rinvenire le presumibili armi improprie che potevano essere lì dentro ed occorreva pertanto il supporto del nucleo del reparto per entrare all'interno della scuola.
LUCIANO VIOLANTE. Doveva entrare il reparto?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il reparto era di supporto; non era stato stabilito se il reparto dovesse entrare primo o dopo.
LUCIANO VIOLANTE. Non era, quindi, stato stabilito?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il reparto era di supporto al personale che materialmente doveva effettuare l'ingresso. Si è, quindi, verificato che nel momento in cui siamo arrivati abbiamo trovato un cancello con una grossa catena ...
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi: «di supporto» vuol dire che non dovevate entrare o si doveva decidere sul posto se entrare o meno a seconda delle circostanze?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Già nel meeting di cui dicevo prima si decise che noi dovevamo entrare nella scuola, in quanto non eravamo stati destinati all'esterno, anche perché all'esterno c'erano i Carabinieri. Pertanto, effettivamente, con i funzionari della DIGOS, i miei uomini sono arrivati al cancello ed hanno cominciato a cercare di forzarlo. Vista, ripeto, la mancanza di un attrezzo atto a recidere la catena e vista la resistenza del cancello, abbiamo fatto uso di un mezzo del reparto. Una volta aperto il cancello, tutti, cioè il nostro reparto, il personale in borghese


Pag. 135

che usava la pettorina con la scritta «polizia» e il personale del nucleo anticrimine, siamo entrati nel cortile della scuola.
LUCIANO VIOLANTE. Siete entrati tutti insieme?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Sì. Con riferimento al discorso di via Tolemaide, dato che eravamo impegnati nella zona di via Torino, dove l'operazione è stata lunga anche perché abbiamo dovuto rimuovere barricate e così via, preciso che siamo arrivati in via Tolemaide in un momento in cui probabilmente - dico probabilmente, e mi scuso se non posso essere troppo preciso, perché le assicuro che la situazione operativa era veramente complicata e confusa, a cui va aggiunta la scarsa conoscenza personale dei luoghi di Genova - ho visto - posso dire solo quello che ho visto e ciò che ho fatto insieme ai miei uomini - nostri mezzi schierati, un reparto di carabinieri che veniva insieme a noi, un fronteggiarsi con una frangia abbastanza violenta e tumultuosa del corteo e tutto il corteo che si scorgeva perché la strada era in salita. Se fosse o meno un corteo poi non lo so. So che c'era un numerosissimo gruppo di persone che ci gettava addosso molotov e quant'altro. A questo punto, dopo che siamo arrivati noi ed anche i carabinieri, il funzionario presente - che le assicuro non conosco e non saprei neanche indicare -, il quale probabilmente aspettava i nostri rinforzi, ha detto di procedere: abbiamo così cominciato ad avanzare. In questa fase si è verificato un episodio: una ragazza si era sentita male ed uno dei miei uomini le ha prestato la maschera; peccato che non lo abbia inquadrato nessuno...!
LUCIANO VIOLANTE. Forse non ne hanno parlato, ma lo hanno inquadrato.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Con riferimento alla domanda se il mezzo della


Pag. 136

questura è arrivato prima o dopo, ripeto che la vicenda va inquadrata nel senso che al comandante del reparto sono state impartite disposizioni già prese. Non ho, cioè, partecipato alla fase organizzativa. Comunque, mi scusi, ma da vecchio poliziotto o da vecchio militare, io le tronchesi le avrei portate, così come avrei portato anche un bel mezzo grande per portare via velocemente i fermati. Queste operazioni è bene che si facciano con una certa velocità.
LUCIANO VIOLANTE. Ma era stato preventivato che ci sarebbero stati fermati?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. È nella normalità di questo tipo di operazioni. Se si va in un edificio occupato da persone, la probabilità di portare via qualche fermato è molto elevata. E, comunque, sarebbe stata buona norma - mi scusi se mi dilungo su questo aspetto, ma lei capisce quanto mi interessa - circondare l'istituto, cosa che invece non è stata fatta.
LUCIANO VIOLANTE. Ma i carabinieri non facevano questo?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Non lo so. Con questo si entra, purtroppo, nell'argomento del quale si diceva prima. In ogni caso, dall'istituto sono state viste fuggire persone mentre arrivavamo noi ed ho con me un ritaglio di giornale che riporta la testimonianza resa da una vicina dell'istituto, la quale dice che durante la perquisizione lei vedeva persone che uscivano da dietro l'istituto stesso. Le assicuro che, se potessi, le risponderei molto volentieri per il rispetto che porto a questo Comitato, perché non intendo assolutamente essere reticente.


Pag. 137

Per quanto riguarda il discorso relativo all'avvocato Taormina, se vuole chiarisco i miei rapporti con lui, così forse eviterò altre domande, se qualcuno avesse intenzione di farle. Dunque, ho preso il numero di telefono dell'avvocato Taormina chiamando il 12 dal mio cellulare. Ho composto il numero, mi ha risposto una persona dell'ufficio, la quale mi ha detto che l'avvocato Taormina sarebbe stato presente in ufficio nel pomeriggio. Nel pomeriggio mi sono, poi, presentato e l'avvocato Taormina ha avuto la bontà di ricevermi. Quando gli ho chiesto, ancora non indagato, di rappresentarmi per salvaguardare la mia onorabilità visto ciò che era stato scritto sui giornali, egli mi ha subito detto che non poteva al momento ascoltarmi in quanto non poteva assumere alcuna mia rappresentanza o incarico professionale perché avrebbe, come minimo, dovuto chiedere ai suoi referenti istituzionali.
FRANCESCO NITTO PALMA. Stiamo ponendo domande sul rapporto cliente-difensore!
PRESIDENTE. Non lo so, non è stata assunta la difesa. Poiché l'onorevole Taormina è un sottosegretario di Stato, credo che la domanda sia legittima.
LUCIANO VIOLANTE. La domanda è un'altra. Poiché Il Giornale ha pubblicato la versione dell'avvocato Taormina in ordine a tale vicenda...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Le stavo appunto spiegando questo.
LUCIANO VIOLANTE. Sì, ma è stato interrotto. La prego di continuare.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. L'avvocato Taormina, precisandomi che non poteva


Pag. 138

ascoltarmi perché avrebbe dovuto fare riferimento ai suoi referenti istituzionali, intendeva chiudere la conversazione. Confesso che allora ho detto che avrei voluto parlare con lui in qualità di sottosegretario di Stato e lui mi ha risposto che se intendevo fare ciò avrei dovuto sapere che tutto quello che avrei detto sarebbe stato riportato ai referenti istituzionali ed eventualmente all'autorità giudiziaria. All'avvocato Taormina, quindi, non ho consegnato alcun documento; ho semplicemente esposto i fatti come avevo già fatto di fronte al magistrato e al dottor Micalizio.
LUCIANO VIOLANTE. Quindi non ha consegnato nessun documento scritto?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. No.
LUCIANO VIOLANTE. Va bene, ho capito.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Poi l'avvocato Taormina si è riservato di decidere in merito alla questione. Mi ha telefonato il giorno successivo dicendomi che non poteva rappresentarmi e che quello che aveva appreso lo aveva fatto presente al ministro e ne aveva fatto oggetto di una relazione inviata all'autorità giudiziaria. Mi ha anche inviato il testo di un comunicato stampa che, effettivamente, il giorno dopo ho visto pubblicato. Successivamente non ho avuto altri rapporti con l'avvocato Taormina.
LUCIANO VIOLANTE. La ringrazio.
LUIGI BOBBIO. Dottor Canterini, sempre con la premessa doverosa e ormai - ritengo - più che chiarita del rispetto e della considerazione che noi tutti dobbiamo avere verso la sua


Pag. 139

attuale posizione giudiziaria (per la quale, peraltro, le testimonio subito la mia solidarietà), le voglio porre alcune domande alle quali lei, proprio in considerazione delle premesse, potrà valutare direttamente se sia in grado o meno di rispondere. Ritengo che, malgrado la mancata visione e comunque - ribadisco - la non utilizzabilità in futuro delle relazioni cui lei ha fatto cenno, a varie domande possa comunque utilmente rispondere.
Vorrei sapere da lei quale dirigente superiore le consigliò di sospendere l'operazione, cioè se può indicare la persona che le diede tale consiglio. Lei ha parlato poi di una riunione operativa, successiva a quella di carattere decisorio, alla quale fu chiamato a intervenire. Vorrei sapere se lei è nella condizione di riferirci cosa si stabilì in concreto in tale riunione operativa, chi vi ebbe parola, e, sostanzialmente, chi disse cosa per arrivare alle determinazioni operative finali.
Lei ha indicato il fatto che non furono portati strumenti idonei a forzare ostacoli o - come si dice in gergo - a vincere resistenze, in particolare tronchesi o mezzi pesanti affinché fossero utilizzati per lo sfondamento. A chi possiamo dichiarare ascrivibile, dal punto della responsabilità operativa, tali inadempienze tecniche sul campo? Chi, sostanzialmente, ha omesso di disporre tali accorgimenti e chi poteva farlo nella fattispecie (trattandosi, sempre risalendo alla premessa fondamentale, di una operazione di polizia giudiziaria che, quindi, doveva essere condotta e diretta, sotto tutti i profili, da un ufficiale di polizia giudiziaria)? Può dirci, secondo la sua esperienza - peraltro notevole - quanto doveva e poteva durare un'operazione di quel genere senza tali mancanze o defaillances operative, e può dirci quanto durò invece effettivamente l'operazione in questione, dal suo inizio (lo schieramento delle forze sul terreno) fino a che l'ultimo arrestato (in


Pag. 140

quanto, se vogliamo essere un po' più tecnici, dobbiamo parlare di arrestati e non di fermati ) fu portato via dalla Diaz?
In prossimità della Diaz, vi erano sul posto dirigenti, funzionari, dirigenti superiori? Ci può fornire il quadro individualizzato dei soggetti di alto o altissimo grado, sia di polizia giudiziaria sia di pubblica sicurezza, fisicamente presenti alla Diaz? Nel caso che essi fossero presenti, ci può dire quale fu il comportamento materiale di tali persone? Ci può dire se qualcuno di loro entrò fisicamente nella Diaz? Ci può dire (ove mai vi sia stato qualcuno o anche se non sia entrato alcuno di loro nella Diaz) se tali persone si presentavano alla sua vista dotate di casco, di manganello o comunque di altro materiale relativo a un'operazione di polizia giudiziaria?
Un'altra domanda riguarda lo stato d'animo, in quanto lei è chiamato anche a verificare questo aspetto e lo fa con la sua nota professionalità: quale era lo stato d'animo delle forze dell'ordine, in particolare del reparto mobile del VII nucleo - se non ho capito male - sotto il suo comando. Si è parlato, ritengo con grande superficialità e leggerezza, di tensione, di vendette, ma vorrei sapere bene, dal punto di vista di chi comanda e conosce la forza in campo, quale era lo stato d'animo degli uomini che lei conosce e che ha diretto in questa come in tante altre operazioni.
Vorrei poi sapere da lei, che è stato sottoposto ad una così grave conclusione sul piano propositivo, come valuta l'inchiesta ministeriale che è stata condotta nei suoi confronti.
Voglio tornare all'episodio della Diaz: sul posto giunsero giornalisti od operatori televisivi? In particolare, essi erano già lì quando voi siete arrivati e, in caso contrario, dopo quanto tempo dall'arrivo dell'intera forza di polizia giunsero? Una volta entrati nella Diaz, o subito prima di entrare, i suoi


Pag. 141

uomini, per ciò che è a sua conoscenza, dovettero reagire ad attacchi? In una parola: in qualche caso avete usato la forza di vostra iniziativa o solo a causa degli attacchi degli occupanti? Complementare a questa è una delle ultime domande: chi entrò per primo nella Diaz? Voi, come reparto mobile, o elementi della polizia giudiziaria? I funzionari di polizia giudiziaria, prima di procedere all'attività di polizia giudiziaria - parlo sempre della Diaz -, avevano operato una ricognizione dei luoghi? Le cosiddette guide erano state inviate o meno sul posto?
Vorrei tornare all'episodio del furgone bianco. A proposito del momento in cui voi vi siete schierati per procedere al blocco di tale furgone e al suo controllo, lei ha fatto riferimento a manifestanti che si sono staccati dal corteo, si sono travisati e hanno opposto resistenza nei vostri confronti. Tali manifestanti si sono travisati subito, appena vi siete schierati a difesa del furgone? Vorrei porre un'ultima domanda. Lei ha parlato di due paramedici presenti sul furgone: sono stati identificati come tali (e, in tal caso, può fornirci i nomi?) o si presentavano come paramedici nel senso che sembravano avere un compito di questo tipo?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma.Torno a ripetere che la riunione operativa cui sono stato invitato in questura è stato un semplice atto di comunicazione di disposizioni ad una delle componenti che doveva operare. Non avendo partecipato a riunioni precedenti, e non so quindi rispondere alle domande in merito che lei mi ha rivolto. Sinceramente, sono arrivato in quella sede ed erano presenti i funzionari che ho già nominato, i quali si sono poi trasferiti alla scuola Diaz. Il prefetto La Barbera mi ha fatto presente cosa avrei dovuto fare con il mio nucleo e successivamente il dottor Mortola, il dirigente della DIGOS di Genova, mi ha


Pag. 142

comunicato che avrei dovuto dividere il nucleo in due colonne, portarle alla scuola Diaz, seguendo due itinerari diversi, e riunirle poco prima di arrivare all'obiettivo. Ricordo che il dottor Mortola ed un suo funzionario sono saliti sui mezzi in testa alle due colonne. Sulle ragioni per cui non siano state utilizzate le tronchesi o non sia stato circondato l'edificio, non le so quindi rispondere. Certo, i tempi dell'operazione sono stati lunghi, in quanto non vi era un mezzo per evacuare subito i fermati. Bisogna poi considerare che non si doveva solamente evacuare i fermati, ma che occorreva soccorrere anche le persone ferite. C'era quindi un via vai.....
LUIGI BOBBIO. Si è trattato dei tempi normali, oppure...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. In merito ai tempi delle operazioni di polizia è difficile rispondere, perché queste possono essere impostate perfettamente ma poi sul posto può accadere qualsiasi cosa. Non si possono quindi definire tempi standard per le operazioni. Diciamo che nella normalità un'operazione di questo genere avrebbe dovuto richiedere all'incirca un'ora o un'ora e mezza al massimo. La pregherei di non chiedermi di essere esatto sui tempi effettivi, perché le assicuro che tra la stanchezza, la preoccupazione ed altro ancora, non le so rispondere. Certamente l'operazione non è durata meno di tre ore.
LUIGI BOBBIO. Le avevo chiesto anche di alcuni dirigenti...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Le posso dire che ho perso di vista il prefetto La Barbera quando siamo partiti dalla questura. So che era presente sul posto, come lui stesso dice e come ho letto in diversi articoli di giornale. Lì comunque l'ho perso di vista. C'erano comunque tutti gli altri funzionari che ho nominato e che erano presenti al meeting....


Pag. 143

LUIGI BOBBIO. Chi entrò?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma.
Qualcuno dei funzionari è entrato sicuramente. Lo fece il dottor Luperi, il dottor Gratteri, il dottor Mortara, il dottor Mortola. Entrarono quasi tutti; è chiaro che entrarono. Quasi tutti si diedero poi da fare per comunicare con la questura e cercare di far arrivare questo mezzo, che era quello che poi in definitiva ritardava tutte le operazioni.
LUIGI BOBBIO. Quale era lo stato d'animo delle forze al suo comando?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Mi fa piacere che mi si rivolga questa domanda; la vita degli appartenenti ai reparti mobili è dura, non è facile, ed è spesso sottoposta a forti stress psicologici, a paure - è inutile negarlo - e a lunghe attese improvvisamente sconvolte da eventi violenti. È sufficiente quindi che il personale dei reparti mobili abbia un po' di servizio alle spalle per non avere particolari stati d'animo, anche in presenza di fatti eccezionali, non come quelli della scuola Diaz ma come quelli verificatisi durante i due giorni a Genova. Inoltre, stiamo parlando di persone non scelte ma comunque selezionate. Le assicuro che c'era la normale tensione che tutto il personale ha mentre sta per iniziare un'operazione di polizia. Non c'era alcuna acredine, nessuna «bava alla bocca» da parte di alcuno: glielo posso garantire (Commenti del deputato Bobbio).
Una cosa è certa: è indubbio, e lo sanno tutti, che uno dei miei uomini ha ricevuto un colpo di coltello, e ringrazio il cielo che aveva un corpetto protettivo, la cui superficie di plastica è stata profondamente incisa. Le posso assicurare che il colpo


Pag. 144

era stato inferto con una certa violenza. Questo ragazzo sicuramente non ha «tenuto» il colpo, ma ha reagito. Questo avvenimento è agli atti, come è agli atti il fatto che vi sono state persone che, entrando, hanno visto lanciarsi contro delle sedie e quindi hanno reagito. Ciò fa parte del lavoro, dell'ingresso in un posto sconosciuto e, inoltre, al buio. Ribadisco che si era al buio, perché c'è stato un filmato che smentisce questo fatto asserendo che vi era la luce. Se volete, posso spiegare il filmato, se ciò può essere oggetto di interesse da parte della Commissione.
LUCIANO VIOLANTE. Lo spieghi pure!
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Ho visto come tutti - non ho assistito a visioni private né ad ulteriori visioni - il filmato proiettato su Canale 5, in cui peraltro il commentatore smentiva ciò che andavo affermando. Penso di poter dire che due elementi sono certi nell'inchiesta giudiziaria, sia per testimonianze portate dalla polizia, sia per testimonianze di altri: al momento dell'irruzione la luce venne spenta e, mentre eravamo nel cortile intenti a forzare la porta, ci venne gettato contro diverso materiale. Vi posso assicurare, che vi sono testimonianze univoche in questo senso.
Chi ha visto il filmato e, come me, in quanto interessato, se lo ricorda bene, avrà notato come in esso vi sia innanzitutto un'inquadratura strettissima: si vedono solamente caschi di personale appartenente al nucleo, nonché una porta già aperta ed una luce accesa. Subito dopo, la telecamera si sposta sulla destra e si vede un portone già aperto con gente che vi passeggia davanti. L'inquadratura successiva va al primo piano, dove si vede già una persona con la pettorina «Polizia». Inoltre il commentatore ha smentito il fatto che arrivavano


Pag. 145

oggetti dall'alto: tutto verissimo, ma non era quello il momento dell'irruzione, era un momento successivo.
Poiché l'argomento mi tocca particolarmente, leggendo gli atti, vi accorgerete che proprio questo filmato conferma quanto è stato affermato dai miei uomini, soprattutto nella parte in cui si vedono soltanto i caschi dei miei uomini che entrano in azione.
LUIGI BOBBIO. Le avevo posto una domanda sull'ispezione ministeriale.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Senatore Bobbio, sono andato davanti agli ispettori ministeriali con una serie di documenti che descrivevano perfettamente, almeno dal punto di vista del reparto e dei suoi appartenenti, cosa era accaduto alla Diaz. Ne ho parlato diffusamente per un'ora; ho commentato ogni singolo rapporto; sono stato ascoltato con molta attenzione; successivamente, a seguito di quanto affermato, pensavo che una verbalizzazione delle mie affermazioni e una acquisizione di tali documenti, perfettamente inerenti a quanto andavano indagando gli ispettori, fossero automatiche. Ciò non è avvenuto. Ripeto, a questo punto, nulla posso fare; non posso imporre....(Interruzione del deputato Mancuso).
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Non ho potuto fare altro che andare via. Poi, sono venuto a sapere che dovevo essere destituito, oppure.... Ripeto: riporto notizie di stampa...(Interruzioni del senatore Bobbio).
PRESIDENTE. Senatore Bobbio, non è possibile procedere in questo modo. Lei non può fare un interrogatorio in merito ad ogni risposta!


Pag. 146

Il dottor Canterini, cercherà di rispondere a tutte le domande.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Dagli appunti che ho preso, nel momento in cui siamo arrivati alla Diaz, non erano presenti televisioni. Quando, invece, sono uscito dalla scuola - e parlo di pochi minuti dopo - ce ne erano già moltissime.
ALOIS KOFLER. Lei ha affermato che i suoi uomini sono entrati nella scuola insieme ad altri agenti. Può escludere che agenti di altri reparti fossero entrati ancora prima della sua irruzione o dell'irruzione dei suoi uomini? Inoltre, ha potuto riscontrare se altri agenti avessero agito in borghese, con il viso parzialmente coperto? Terza e ultima domanda: è usuale che agenti, in operazioni di polizia giudiziaria, operino a viso anche parzialmente scoperto?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Ho già detto che abbiamo operato in un edificio che non era circondato. Inoltre, la parte non visibile dell'edificio, dal lato in cui operavamo, era costituita da tubi innocenti perché vi erano lavori in corso. Pertanto, con ciò, penso di averle risposto; non so dire se qualcuno c'era prima o dopo.
MARCO BOATO. Il collega ha chiesto se qualche altro agente delle forze di polizia sia entrato prima di voi.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Intende dire contestualmente o prima?
ALOIS KOFLER. Prima!


Pag. 147

VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Come faccio a saperlo se non ero presente!
ALOIS KOFLER. Quindi, non può escluderlo.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Non posso rispondere. Non essendoci stato, non posso rispondere. Gli agenti che lavorano travisati.... È materia di indagine....
FABRIZIO CICCHITTO. Credo di poter «verbalizzare»- non vorrei suscitare con ciò un'altra reprimenda dell'onorevole Sinisi - le sue risposte, quando dico che il dottor La Barbera le ha dato l'ordine di intervento e che lei esclude invece che poi le abbia mormorato, davanti alla scuola Diaz: «non è cosa, lasciamo perdere». Le porgo ora una domanda e le chiedo scusa se può sembrarle strana, al punto in cui ci troviamo: chi comandava l'operazione e quale era l'ufficiale di polizia giudiziaria? Leggendo, infatti, i documenti, questo aspetto non mi è ancora chiaro; l'interrogativo si fa più pressante, anche alla luce di contraddizioni, di problemi operativi minimali, ma significativi, che lei ha messo in evidenza, come per esempio, l'assenza di tronchesi ed il ritardo nell'arrivo del mezzo destinato ad accogliere i manifestanti fermati. Le risulta la presenza alla Diaz di agenti del nucleo prevenzione e anticrimine di Roma e, se erano presenti, quale funzione hanno svolto? Era, per caso, presente il dottore Giardullo e, se era lì, quale funzioni ha svolto? Quale gruppo dei reparti operanti è entrato per primo alla Diaz? I carabinieri sono stati interpellati (addirittura ci fu un rapporto ai vertici) per circondare - e questo è un punto importante - tutta la zona o solo la scuola? Ciò non è chiaro, ma è emerso dalla nostra discussione che i carabinieri furono chiamati per circondare


Pag. 148

tutta la zona. Poichè lei rappresenta -un reparto mi corregga se sbaglio - di tutela dell'ordine pubblico ed era in corso una operazione di perquisizione, c'era un coordinamento tra la vostra azione di ordine pubblico e quella dei reparti specializzati (DIGOS o SCO, se non erro) che dovevano svolgere l'operazione di perquisizione?
La mia domanda deriva anche da un'altra questione; mi sembra che l'operazione si sia «inceppata» poiché è mancato, mi sé parso di capire dalla lettura degli atti, un raccordo fra chi svolgeva l'operazione di mantenimento dell'ordine pubblico e chi, invece, quella della perquisizione; è mancata poi l'indicazione dei reperti. C'è stato quel fagotto famoso, portato via dal dottor Mortola, che ha annullato la possibilità di responsabilizzare, in modo individuale, i soggetti; pertanto successivamente, poichè la responsabilità penale è personale, la magistratura ha dato una valutazione di difformità rispetto a tutti coloro che erano stati investiti.
Ultimo punto: cosa è accaduto alla scuola Diaz? La polizia ha fatto il suo ingresso, picchiando coloro che si trovavano nei sacchi a pelo o vi è stata, invece, una azione di contrasto, nel senso che quando la polizia è entrata, è andata incontro ad una reazione molto violenta e ciò, con la complicazione dello spegnimento della luce, ha determinato una situazione di scontro violentissimo? Ricordo che vi sono stati 15 feriti, per quanto riguarda il suo reparto, e molti altri fra i dimostranti.
Tuttavia, il problema è di comprendere se tali dimostranti siano stati feriti in assenza di una loro reazione o se invece si sia determinato uno scontro provocato da un certo tipo di reazione, non soltanto dinanzi ad oggetti che piovevano dall'alto, ma anche per scontri «corpo a corpo», complicato dal fatto che si era in assenza di luce.


Pag. 149

Un'ultima domanda fa riferimento ad un episodio del quale abbiamo letture diverse: è vero che vi è stata una colluttazione nell'atrio della scuola che ha avuto come protagonista l'onorevole Mantovani?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Per quanto riguarda l'ordine ricevuto dal prefetto La Barbera, ho già detto che non ho mai ricevuto nessuna direttiva che andasse nel senso di impedire od interrompere l'operazione. Ripeto, il prefetto La Barbera è il capo della direzione di prevenzione. Si stava svolgendo un'operazione di polizia giudiziaria, alla presenza - e con questo rispondo anche all'altra domanda- di moltissimi funzionari, tra cui un prefetto. La Barbera, due dirigenti superiori, il dottor Luperi e il dottor Gratteri, e un infinità di primi dirigenti che hanno il mio stesso grado.
Pertanto, se un prefetto preposto alla prevenzione, in fase operativa, mi consiglia di interrompere l'operazione - e magari il consiglio non doveva essere rivolto a me, ma alla persona a ciò delegata dal questore di Genova, che le posso assicurare ancora oggi non conosco - le pare che come minimo, non mi faccio tramite presso il funzionario della DIGOS o qualcun altro? Quindi, non ho ricevuto un ordine di tale genere.
Presente sul posto, oltre al nucleo, vi era numerosissimo personale in borghese che indossava la pettorina con la scritta «Polizia», che aveva il casco e lo sfollagente), nonchè personale del nucleo prevenzione crimine, riconoscibile perché, al posto della pettorina o della tuta, indossava l'uniforme atlantica (chiamiamo uniforme atlantica quella costituita dalla camicia a maniche corte).
Per quanto riguarda i carabinieri, li ho visti fronteggiare la folla numerosa che nel frattempo si era riunita davanti alla


Pag. 150

scuola. Se ve ne fossero degli altri dietro l'edificio, non so dirlo. Non si tratta di segreto istruttorio, ma i primi uomini arrivati hanno riferito di persone che fuggivano da dietro la scuola.
Per quanto concerne l'onorevole Mantovani, non so dirle nulla, dal momento che non saprei nemmeno riconoscerlo (Commenti del deputato Cicchitto).
GIANNICOLA SINISI. Ringrazio il dottor Canterini per la sua relazione, anche perché ha avuto il merito di spiegarci le condizioni operative nelle quali si trovano a lavorare 75 o 78 uomini che hanno fatto quattordici ore di servizio...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Erano un po' meno, perché mancavano i feriti.
GIANNICOLA SINISI. ...e che vengono richiamati - 75 dei 78 che fanno parte del reparto, si legge nella sua relazione - anche a distanza sostanzialmente di un'ora dalla cessazione del servizio per riprenderne un altro assai impegnativo. Ella, pertanto, ci ha fornito un quadro assai significativo delle condizioni operative nelle quali il suo reparto si è trovato impegnato.
Ho cinque questioni da porle molto rapidamente: in primo luogo, vorrei sapere da lei, avendo affermato che l'efficienza del reparto è responsabilità del comandante, se partecipa personalmente partecipa alla selezione del personale del reparto mobile e, segnatamente, se ha partecipato alla selezione anche del nucleo sperimentale per l'intervento di ordine pubblico.
La seconda questione è la seguente: per la prima volta, lei ci ha parlato, nel momento in cui è arrivato in questura, quando la decisione di procedere alla perquisizione era già


Pag. 151

stata assunta, della presenza di due ufficiali dell'Arma dei carabinieri. Potrebbe dirci chi erano e quale grado, nonché quali funzioni, essi rivestissero?
E ancora: partecipando alla riunione operativa, ancorchè la decisione fosse già stata assunta, può dirci se lo stato dei luoghi venne descritto in quella sede e, se lo fu, fu poi diverso da quello che voi constataste recandovi sul posto?
Vorrei poi chiederle se l'unica motivazione che le venne rappresentata per l'intervento alla scuola Diaz fu quella della rappresaglia o dell'assalto alle pattuglie di perlustrazione, oppure se le parlarono anche della presenza di circa 200 persone vestite di nero che si aggiravano per via Cesare Battisti.
Infine - credo di riportare un dato oggettivo presente nella relazione e pertanto non ritengo di violare alcun dovere di riservatezza - lei parla nella relazione di 16 feriti complessivi tra le forze di polizia, di cui 15 del reparto da lei diretto ed un agente, con riferimento al quale indicato viene indicato un omissis. Conferma che i feriti furono 16, di cui addirittura 15 nel suo reparto?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il comandante del reparto mobile non partecipa alla selezione del personale che verrà adibito a compiti di reparto mobile. Vi è una selezione per entrare in polizia; una volta completate le scuole, vi sono delle aliquote di personale destinate al reparto mobile ed altre che vengono destinate ad altri compiti. Pertanto, me li vedo arrivare, non li seleziono!
Per quanto riguarda il nucleo, anche lì vi è stata una commissione che ha ispirato i criteri di selezione. Questi criteri sono stati applicati da altri, soprattutto dalla équipe medica.
Gli ufficiali dei carabinieri presenti erano due sottotenenti.


Pag. 152

Per quanto riguarda la descrizione dei luoghi che avremmo trovato, nulla mi è stato detto. Sulle motivazioni dell'intervento, mi è stato detto che c'era da fare questa perquisizione in una scuola, probabilmente occupata da elementi turbolenti o addirittura dai black bloc.
Infine, non so a cosa si riferisca l'onorevole Sinisi quando afferma che nella mia relazione ho parlato di 15 feriti del reparto e uno di un altro reparto. Sinceramente ricordo perfettamente i 15 del reparto.
PRESIDENTE. Lei ha detto che il documento parla di 15 più 1, quindi 16: l'onorevole Sinisi ha chiesto conferma circa il numero dei feriti del suo reparto.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. I 15 del reparto li confermo.
GIANNICOLA SINISI. Nel documento risultano 15 del reparto ed un agente.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Chi fosse quest'agente non lo so. Io confermo i 15 del reparto.
GIANNICOLA SINISI. L'ha scritto lei, non l'ho scritto io.
FILIPPO ASCIERTO. Una domanda che ci era sfuggita è la seguente. È chiaro che non sono intervenuti da soli, né autonomamente. Risulta da alcune dichiarazioni sui giornali che quando sono intervenuti all'interno c'era già qualcuno. Ci può confermare o chiarire tutto questo?
PRESIDENTE. Onorevole Ascierto, già sul punto è stata posta la domanda. Comunque la riformuliamo e vediamo cosa intende rispondere.


Pag. 153

VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Quella comunicazione è strettissimamente collegata.
FILIPPO ASCIERTO. La mia non è propriamente una domanda, è un'affermazione. Si tratta di un attestato di stima nei confronti dell'operato sia del comandante sia dei suoi uomini.
GABRIELE BOSCETTO. Dottor Canterini, non posso esimermi dal manifestare gli stessi sensi di stima della sua professionalità che le ha testé recato l'onorevole Ascierto. Però devo dirle che sono profondamente deluso da quello che lei ha tentato di rappresentarci questo pomeriggio. Io mi attendevo, sul suo onore di soldato, di uomo d'ordine, di riuscire a comprendere quello che è accaduto quella sera nella scuola Diaz (in parte Diaz, in parte Pertini). Comprendo che ci sia qualche riserva di carattere istruttorio, ma mi pare che di questi fatti si sia tanto parlato, tanto scritto sui giornali, tante dichiarazioni abbia reso anche lei, che lasciare coni d'ombra - come diceva l'onorevole Palma - in relazione all'invocazione di un segreto istruttorio non sia satisfattorio per un Comitato parlamentare che si sta impegnando come il nostro.
Le vorrei sollecitare una sintesi che, come tale, non deve essere a pezzetti, perché le sintesi devono essere rapide e concise, ma chiarificatrici di quanto accaduto. Lei era il comandante del reparto mobile, è entrato in quella scuola: noi vogliamo entrare con lei in quella scuola, per sapere cosa è accaduto, perché in fondo è l'ultimo tassello che manca al nostro lavoro. Noi dobbiamo comprendere cosa è successo alle scuole Diaz e Pertini, se ci sono stati contrasti, se ci sono state violenze gratuite da parte della polizia, se le violenze eventuali della polizia sono dovute agli attacchi dei manifestanti, se ci sono stati feriti causati gratuitamente dalla polizia, se le


Pag. 154

persone sono rimaste ferite perché si sono messe in contrasto con la polizia, se c'erano feriti già del giorno prima che erano lì ricoverati in un ospedale provvisorio. Questo lei ci deve dire e a mio avviso non può uscire di qui senza avercelo detto.
PRESIDENTE. La sua osservazione mi sembra un po' forte, senatore Boscetto.
GABRIELE BOSCETTO. Mi perdoni, è il mio carattere...
PRESIDENTE. Io capisco l'enfasi, però la invito a controllarsi.
GABRIELE BOSCETTO. Sono 33 anni che faccio l'avvocato penalista: talvolta, non riesco a contenermi.
PRESIDENTE. Ma se poi altri fanno i magistrati non ne usciamo più.
GABRIELE BOSCETTO. Sulla mia prudenza di avvocato penalista, qui prevale il mio senso istituzionale e direi anche la simpatia che ho per il dottor Canterini. Queste mie affermazioni non ci sarebbero se non avessi stima e simpatia per lui.
Pertanto, parto già dal presupposto che questi signori, black bloc, pacifisti, semi-pacifisti, che avevano avuto in uso dagli enti autarchici locali alcune scuole e che quindi avrebbero dovuto tenere aperti i loro cancelli e accese le luci, non avrebbero dovuto negarsi all'ingresso della polizia. Si sono invece negati: hanno chiuso i cancelli, hanno spento le luci, tutto quello che abbiamo visto. La prego, ci racconti in tre minuti cosa è accaduto.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. La professione di avvocato penalista credo che...


Pag. 155

GABRIELE BOSCETTO. Non ironizzi.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Non mi permetterei mai, senatore Boscetto. La prego di ascoltare tutto quello che ho da dire.
Lei capisce che sta parlando una persona indagata su questi fatti, che ha depositato presso la procura della Repubblica di Genova documenti strettamente inerenti a tali fatti: si tratta di documenti che ho qui con me - l'ho detto al signor presidente - e che depositerò, così potrà leggerli e farsi tutte le idee che vuole. Quindi, le confermo che non c'era alcuna intenzione di ironizzare nei suoi confronti. In secondo luogo, capisco anch'io quest'ansia, e anzi avrei anch'io ansia di dire quello che voglio dire...
GABRIELE BOSCETTO. Signor presidente, ho chiesto alcune risposte in modo accorato e qui mi si negano...
PRESIDENTE. Tutto il Comitato ne prende atto, senatore Boscetto. Lei è una parte del Comitato: quando fa una domanda è come se la formulasse tutto il Comitato. Pertanto, la risposta che il dottor Canterini ha dato, è indirizzata a lei ma anche a tutto il Comitato, perché la nostra è un'indagine conoscitiva che non riguarda né lei né altri, ma tutti. Quindi, se ha ritenuto di rispondere in questo modo noi ne dobbiamo solo prendere atto e ci auguriamo che quel documento a cui fa riferimento illumini esattamente i fatti e le circostanze oggetto della sua domanda.
IDA DENTAMARO. Non formulerò alcuna domanda concernente l'episodio della scuola Diaz. Auspico soltanto, molto semplicemente, che ove il Comitato dovesse ritenersi non soddisfatto dalla lettura dei documenti depositati dal dottor


Pag. 156

Canterini - che corrispondono, peraltro, a quelli consegnati all'autorità giudiziaria -, possa eventualmente riconvocarlo. In questo momento mi sento di essere più garantista rispetto ad altro tipo di sollecitazioni, che non curiosa di anticipare per sintesi i risultati di quella lettura.
Mi soffermo, invece, sulla questione dell'ordine pubblico. Il dottor Canterini ha sottolineato - a mio avviso, giustamente - l'importanza dell'addestramento degli uomini addetti all'ordine pubblico. Con specifico riferimento a Genova ha parlato di situazioni - ripeto le sue parole - «ad alto rischio, ad alto impatto psicologico e adrenalinico». Abbiamo sentito - ed è ormai un fatto notorio - che, almeno nell'ambito dei carabinieri, in quei giorni di Genova per i servizi di ordine pubblico sono state impiegate unità di personale non particolarmente addestrate, personale molto giovane in servizio da poco tempo e addirittura in servizio di leva. Lo ha ammesso esplicitamente anche il ministro dell'interno davanti al Parlamento valutando che tale percentuale, (se la memoria non mi inganna, il 27 per cento dei carabinieri prestava servizio di leva) a suo avviso, era bassa; personalmente, invece, dissento, ritenendola una percentuale molto alta rispetto alla circostanza. Quindi, è stato impiegato personale non qualificato per i servizi di ordine pubblico.
Viceversa, all'interno della zona rossa, vi era personale altamente specializzato e qualificato, ovvero personale ugualmente qualificato, per esempio il battaglione Tuscania, era stato tenuto di riserva. Di fronte a questa situazione, le chiedo, per nostra conoscenza, se tale valutazione sull'importanza e sul carattere fondamentale dell'addestramento e sul fatto di impiegare uomini addestrati nei servizi di ordine pubblico sia una sua valutazione personale (non le sembri ingenua la domanda) o, in generale, faccia parte della formazione di chi


Pag. 157

si occupa di ordine pubblico a livelli di responsabilità e se comunque, rispetto ai giorni in cui a Genova si è svolto questo summit, fossero stati impartiti input, indicazioni, direttive a questo proposito, ossia sull'aspetto dell'impiego del personale e da chi erano stati impartiti. Questa è la prima domanda, a latere della quale chiedo al presidente che il Comitato possa acquisire una dettagliata specificazione - lo dico in maniera imprecisa e me ne scuso - dei reggimenti o reparti o battaglioni o nuclei diversi delle forze dell'ordine impiegati all'interno e all'esterno della zona rossa.
La seconda domanda riguarda gli eventi di venerdì 20 luglio. Lei ha parlato di numerosissimi manifestanti violenti e di lancio di bottiglie molotov: le chiedo se sia in grado di precisare, almeno in parte, una quantificazione; vorrei sapere sia quanti fossero i manifestanti violenti rispetto al complesso sia quante bottiglie molotov possiamo ipotizzare siano state lanciate e utilizzate.
Infine - mi corregga se sbaglio - mi pare che lei abbia affermato che i suoi uomini sono arrivati sul luogo in cui i carabinieri erano in maggiore difficoltà in ritardo per intervenire. Tuttavia, anche voi avete constatato, come risulta da molte testimonianze pubblicate dagli organi stampa, che almeno 500 uomini della Polizia erano presenti, ma non sono intervenuti né stavano intervenendo quando siete sopraggiunti. Mi può confermare tale ricostruzione, che traggo dalla sua precedente esposizione ?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Senatrice Dentamaro, confermo pienamente ciò che ho detto sull'addestramento. Con riferimento a qualsiasi gruppo di persone - costituito o meno da militari - che debba


Pag. 158

affrontare situazioni che hanno inevitabilmente un forte impatto psicologico, è chiaro che più esso è addestrato e meglio affronta tali situazioni.
È proprio questo lo scopo che abbiamo cercato di raggiungere nell'addestrare a Roma, nella nuova caserma di Ponte Galeria, pressoché tutti gli appartenenti ai reparti mobili che hanno preso parte al servizio di Genova. Se lei ricorda, nella mia relazione ho parlato di 2.850 operatori dei reparti mobili ed è pressoché la totalità degli uomini che operativamente hanno partecipato al G8 di Genova; ne mancano 100-150 che sono quelli addetti ai cosiddetti servizi di accasermamento, i meccanici e così via.
Tuttavia, le posso assicurare che chi materialmente ha operato sulla strada è stato addestrato e - non perché l'abbia fatto io - è stato addestrato bene. Magari una persona che non si intende di queste cose non ci fa caso, però numerosissime testimonianze televisive hanno mostrato i reparti che, anche in situazioni di ordine pubblico perturbato, rimanevano inquadrati, né vi era alcuno che andasse avanti. È stato anche mostrato il famoso battito di sfollagente sugli scudi che tanto ha colpito l'immaginario e che non è altro che un sistema per far sì che la prima fila dello schieramento batta un passo che consenta a tutti di stare sulla stessa fila e di non mandare avanti nessuno: è una cosa assolutamente tecnica e non ha nessun risvolto psicologico.
IDA DENTAMARO. Io non ho assolutamente messo in dubbio ciò, anzi ho specificato di condividere questa sua valutazione...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Lo stavo dicendo adesso...


Pag. 159

IDA DENTAMARO. Quindi, non aveva concluso su questo punto.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Assolutamente no. Per quanto riguarda gli agenti di leva che ancora sono presenti da noi, le posso assicurare che a Roma ve ne è una quantità pressoché infinitesimale; sono pochissimi, non so esattamente quanti, ma su circa 1.000 uomini sono nell'ordine di decine. Mi riferisco al reparto di Roma, per ciò che mi concerne. Tutti coloro che hanno prestato servizio a Genova erano persone già fornite di notevole esperienza di ordine pubblico. Mi ha domandato delle molotov...
IDA DENTAMARO. Mi scusi, non vorrei insistere eccessivamente, ma sono costretta a farlo. Lei sta rispondendo per quanto riguarda il suo reparto e, quindi, su ciò che corrisponde ad una sua scelta.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Per quanto riguarda l'addestramento mi riferisco a tutti i reparti italiani.
IDA DENTAMARO. Vorrei sapere se ciò corrisponda ad una direttiva ricevuta. Infatti sappiamo, ed è acclarato, che per i carabinieri non è stato così. Le chiedevo, quindi, se vi siano state disposizioni di carattere generale, riguardanti tutti i corpi, che prescrivevano di prestare attenzione all'aspetto dell'addestramento. Evidentemente no, poi trarremo le nostre conclusioni...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Quale aspetto? Mi scusi, non ho capito quale sia l'aspetto.


Pag. 160

IDA DENTAMARO. Quello dell'addestramento del personale. Vorrei sapere se fosse stato raccomandato in via generale a tutti i responsabili della scelta del personale da inviare a Genova e, in particolare, da adibire alle operazioni di ordine pubblico, di inviare personale particolarmente qualificato. Vorrei sapere se vi siano stati input, indicazioni, direttive di carattere generale in questo senso. Ciò proprio perché - come lei molto giustamente, a mio avviso, ha sottolineato - questo è un elemento particolarmente importante ai fini della riuscita della tenuta dell'ordine pubblico.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. I numeri che ogni reparto ha portato Genova, da soli facevano la scelta. Considerando in partenza che chi è al reparto è già suo malgrado (perché lo fa tutti i giorni) particolarmente addestrato, noi abbiamo portato a Genova una percentuale elevatissima del reparto. Per quanto riguarda le raccomandazioni fatte, tutti durante l'addestramento sono stati informati della delicatezza della situazione che si sarebbe trovata e, quindi, dell'attenzione che bisognava porvi. A tale proposito le posso anche dire che, durante l'addestramento dei reparti, si sono considerate le situazioni che ci siamo trovati a fronteggiare precedentemente (ad esempio, prime file di dimostranti muniti di scudi o di «gommoni»). Già l'addestramento stesso, dunque, invitava gli uomini a prestare tutta l'attenzione possibile.
Per quanto riguarda le molotov ed il numero delle persone che ci siamo trovati a fronteggiare, le riconfermo ciò che ho detto prima, anzi le dirò qualcosa di più. La grande differenza che si è trovata rispetto ad altre simili manifestazioni con turbative dell'ordine pubblico da parte di persone che adottano questo tipo di tattiche è stata la differenza numerica. In un corteo di 10 mila manifestanti, allorquando si verificano


Pag. 161

turbative serie all'ordine pubblico (quando, cioè, si cominciano a fare barricate, a tirare pietre o molotov), di tutti i manifestanti sono al massimo un centinaio quelli che ci fronteggiano realmente. Magari, poi, avranno dietro il supporto logistico di qualcun altro, però, chi materialmente guardiamo in faccia, sono 100-120 persone: vi è un rapporto di uno a dieci. Questo rapporto, a Genova, era molto più elevato. Anziché 100 persone, a Genova, ne avevamo di fronte 400- 500.
IDA DENTAMARO. Su 10 mila?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Su 10 o su 100 mila. Chi avessero dietro non lo so, io parlo di quelli che guardavo in faccia: erano 400-500 persone, o anche 600, che non agivano ognuno per conto proprio, ma avevano una strategia precisa. Chi lanciava la pietra, infatti, normalmente non lanciava la molotov, e viceversa. I costruttori di barricate erano tutti raggruppati insieme. Mi spiego meglio: da un angolo o da un riparo potevano uscire improvvisamente 200 persone che, tutte insieme, tiravano sampietrini; una volta che queste avevano fatto il loro lavoro e si erano ritirate da un'altra parte, uscivano 30-40 persone che tiravano 30-40 molotov. Le molotov, dunque, erano molte e rispondevano ad una precisa strategia.
Per quanto riguarda l'arrivo in via Tolemaide, ripeto che siamo arrivati insieme ad un contingente di carabinieri. Probabilmente il dirigente del servizio, in quel momento, aspettava noi come rinforzi perché, una volta arrivati, abbiamo cominciato a muoverci ed abbiamo cercato di allontanare queste persone (non so se fossero 500, ma erano molte).
ANTONIO SODA. Vorrei chiedere al dottor Canterini se segua una specie di filo logico. Mi è parso di capire che il


Pag. 162

questore di Genova nel programmare i piani ed i servizi di tutela dell'ordine pubblico (la zona rossa, la garanzia per i pacifici manifestanti) avesse previsto anche l'obiettivo dell'isolamento dei violenti. Si vedono tante immagini di piccoli gruppi che saccheggiano, devastano e così via. Vi sono anche molte testimonianze della mattina del 20: il corteo delle tute bianche parte dallo stadio alle 13,30, ma la città è stata già saccheggiata da gruppi piccoli (si vedono nelle immagini). Ho anche capito che i violenti, i black blokers per intendersi (quelli che poi si infiltrano nel corteo, escono, si travestono, si svestono e così via) operano sostanzialmente senza repressione durante il corso di tutta la mattinata perché i 30-40 mila del corteo che debbono, secondo La Barbera, operare la sceneggiata della violazione della zona rossa partono alle 13,30.
Si vuole fronteggiare questo tipo di guerriglia urbana attraverso i reparti mobili. Ho ascoltato lei dire che questi reparti mobili sono formati da circa 8.500 uomini e che sono comunque, ben addestrati. Ho capito anche, dal complesso delle audizioni finora svolte, che la perla dei reparti mobili antisommossa (agili, bene addestrati, esperti di arti marziali, capaci di controllare le tensioni) è per i carabinieri il battaglione Tuscania, per la Polizia il reparto mobile della Celere di Roma. Chiedo allora a lei, che è il comandante di tale reparto, quante azioni di isolamento di questa guerriglia urbana e quanti arresti in flagranza abbia compiuto il suo reparto.
Seconda domanda: lei partecipa alla perquisizione alla scuola Diaz perché, secondo le indicazioni che ci ha fornito il vicecapo della Polizia, deve garantire le conseguenze di un possibile, o probabile, effetto dirompente della perquisizione sull'ordine pubblico (essendo il suo un reparto di ordine


Pag. 163

pubblico, se ho ben capito). Le chiedo se a lei come comandante, ai sottufficiali ed agli agenti del suo reparto sia stata attribuita la qualità, rispettivamente, di ufficiali o di agenti di polizia giudiziaria (in linea generale ed in quella circostanza).
Chiedo a lei, sempre nella sua qualità di comandante del reparto: quanti manganelli del reparto medesimo macchiati di sangue sono stati sequestrati dall'autorità giudiziaria? Le chiedo ancora se corrisponda a verità tutta la parte virgolettata - quindi attribuita a lei, alla sua relazione - dell'articolo apparso oggi sul quotidiano Il Giornale, nel quale, in particolare, riguardo alla sua relazione, si precisa: «Gran parte della testimonianza s'è poi incentrata sui riscontri alle relazioni di servizio stilate dagli agenti che al seguito di Fournier (Canterini ha spiegato di essere entrato in seconda battuta) sono penetrati nello stabile stracolmo di teppisti fascisti». Così è scritto nell'articolo firmato Gian Marco Chiocci, che prosegue: «A riprova di quanto già messo nero su bianco il 27 febbraio, il comandante del VII ha ribadito che al momento di sfondare i due ingressi della Diaz vi fu una fortissima pressione causata da un'orda di poliziotti che alle spalle spingevano per entrare». Queste sembrano parole sue ma non so chi gliele attribuisca. So che sono tra virgolette...
PRESIDENTE. Scusi, onorevole Soda, ha letto 27 febbraio?
ANTONIO SODA. Ho letto 27 febbraio perché questa data è riportata dall'articolo del giornale. Quindi, l'errore lo correggerà...
PRESIDENTE. Per carità, onorevole Soda; era anche per chiarire l'oggetto di cui stiamo dibattendo.
ANTONIO SODA. Leggo testualmente...


Pag. 164

PRESIDENTE. Prosegua pure.
ANTONIO SODA. Se di errore si tratta - e credo sia così - l'autore del medesimo è il giornalista che ha scritto «27 febbraio». Come dicevo, nell'articolo, facendo riferimento alle sue parole, il giornalista scrive: Vi fu una fortissima pressione causata da un'orda di poliziotti che alle spalle spingevano per entrare. Tantissimi sbirri, molti in borghese, travisati da fazzoletti, con pettorina blu e scritta Polizia, casco Ubbot,, sfollagente, più altri in divisa atlantica (indossata dagli uomini del Nucleo prevenzione crimine). Una volta dentro, ha insistito Canterini, lo spettacolo che si trovò davanti non fu dei più edificanti. Via radio rimbombava la voce di Fournier che intimava a tutti di chiamare soccorsi, di tornare subito fuori e inquadrarsi nel piazzale. «Effettivamente gli uomini del reparto - ha raccontato il dirigente Celere - erano stati fatti inquadrare nel cortile dell'istituto, dove io li raggiungevo e sempre dal cortile contributivo allo sgombero dei feriti ed a quello dei fermati».
Le chiedo, quindi se il suo reparto sia entrato dopo se abbia trovato la situazione qui descritta e se, quindi, le resistenze, i lanci degli oggetti e quant'altro perdurassero quando già era avvenuto questo pandemonio.
L'ultima domanda che le rivolgo è se questo suo reparto mobile così ben addestrato, insieme ad altri analoghi reparti mobili, abbia mai ricevuto ordine di contrastare la guerriglia urbana con la tecnica suggerita dalla Direzione di prevenzione crimine, ossia l'accerchiamento, l'isolamento e l'arresto.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Se non erro, lei ha chiesto quante azioni e quanti arresti abbiamo fatto...


Pag. 165

ANTONIO SODA. Mi riferisco alla mattina prima della partenza del corteo.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Lei deve considerare che, operando in piazza, non si matura una visione generale dei servizi disposti; quindi, se lei mi chiede cosa ho fatto la mattina, io glielo dico. Se, invece, mi domanda perché le tute bianche siano partite alle 13,30, non posso risponderle...
ANTONIO SODA. Le ho posto una domanda molto più semplice. Quando si provvede ad effettuare degli arresti, si redigono dei verbali sui quali si deve scrivere cosa il reparto ha compiuto. Si scrive che, in flagranza di questi atti, si sono compiuti tanti interventi, con tanti arresti di delinquenti, malviventi, black bloc - li chiami come vuole - sorpresi nell'atto di saccheggiare, devastare, assalire, fare violenza. Quanti verbali e quante azioni e quanti arresti? Dovrebbero essere tutti documentati.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Se lei con «azioni» intende qualcosa che inevitabilmente sfocia in un arresto, le devo confessare che i nostri fermati sono stati cinque e che sono stati portati nei luoghi deputati a ricevere i fermati...
ANTONIO SODA. In flagranza?
VINCENZO CANTERINI. Dirigente del I reparto mobile di Roma. Sì, in flagranza...
GIANCLAUDIO BRESSA. In quale occasione?
PRESIDENTE. Colleghi deputati e senatori, vi pregherei, di formulare le domande dopo, sempre che abbiate tempo a disposizione.


Pag. 166

ANTONIO SODA. Per correttezza, signor presidente, vorrei precisare che, quando abbiamo audito il generale dell'Arma dei carabinieri sulla scorta dei dati degli arrestati, il 99,9 per cento degli arrestati - tutti, escluso, per così dire, il blocco della Diaz - costituivano casi di arresto per oltraggio, resistenza, eccetera. Dunque, sto chiedendo, visto che eravate un reparto mobile antisommossa, ben addestrati, preparati nelle arti marziali...
PRESIDENTE. Onorevole Soda...
ANTONIO SODA. ...quanti ne avete presi di costoro mentre spaccavano tutto, come hanno visto tutti gli italiani in televisione.
PRESIDENTE. Onorevole Soda, mi pare che lei ha formulato la domanda; credo altresì che il nostro ospite le stia rispondendo.
Voglio ricordare a lei ed ai colleghi del suo gruppo che hanno chiesto di intervenire dopo, che dispongono solo di tre minuti. Devono ancora intervenire il senatore Bassanini, l'onorevole Labate ed il senatore Iovene.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Le azioni che hanno portato al fermo di alcune persone sono state quelle da me dianzi precisate; se poi, con l'espressione «azione», si intende azione di contrasto portata contro persone che, ripeto, lanciavano oggetti e costruivano barricate sulla strada, queste sono state molte di più. La qualità di agente o di ufficiale della polizia giudiziaria è insita in ognuno di noi dal momento in cui entriamo in Polizia...
ANTONIO SODA. E allora lei mi permetterà, signor presidente, i dirigenti, gli ispettori, i sovrintendenti...


Pag. 167

PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Soda, a cosa tende...
ANTONIO SODA. ... gli appartenenti alla Polizia di Stato sono agenti o ufficiali se l'ordinamento glielo attribuisce, non tutti...
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Soda: lei non è d'accordo sulla risposta; quale precisazione, allora, intende fare?
ANTONIO SODA. Voglio dire che non tutti gli appartenenti alla Polizia di Stato sono, per ciò stesso, automaticamente - come, invece, avviene per i carabinieri - agenti di polizia giudiziaria. Lo sono soltanto coloro ai quali l'ordinamento attribuisce tale qualifica. Voglio sapere se ai componenti del reparto in questione sia stata attribuita la qualità di ufficiale o di agente. L'audito sa se è ufficiale di polizia giudiziaria o no. Non può dire che lo è in quanto indossa la divisa; deve esserci stata una attribuzione espressa.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Cosa intende per attribuzione espressa?
ANTONIO SODA. Quello che intende il codice di procedura penale all'articolo 57.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Noi eravamo in supporto...
ANTONIO SODA. Chiedo ciò per capire se potevano entrare o meno nell'istituto, visto che le perquisizioni devono essere compiute da ufficiali della polizia giudiziaria...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Noi eravamo in supporto al personale che svolgeva una attività di polizia giudiziaria, quindi...


Pag. 168

ANTONIO SODA.... non dagli addetti all'ordine pubblico.
PRESIDENTE. D'accordo, onorevole Soda. Mi pare che l'audito abbia risposto.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Prendo atto della circostanza, a lei già nota, che noi abbiamo manganelli sporchi di sangue, perché io ancora non lo so.
ANTONIO SODA. Lo dicono tutti i giornali. Oltre a rilasciare le interviste, legga anche quanto scrivono i giornali. Ne parla anche Il Giornale!
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Confermo la circostanza che abbiamo avuto un sequestro di manganelli; esattamente, non ricordo quanti.
ANTONIO SODA. Uno, due?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Credo 71, ma sull'esattezza del numero non sono sicuro (certamente, però, siamo in questo ordine di grandezza). Ripeto, prendo atto che tali manganelli sono sporchi di sangue, visto che io, sinceramente, non ne ero a conoscenza.
PRESIDENTE. Onorevole Soda, l'audito ha risposto.
ANTONIO SODA. Lei sa che cosa provoca?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Io non lo so; il magistrato non mi ha comunicato che i manganelli sono sporchi di sangue...
ANTONIO SODA. Un grande addestramento, una grande efficienza e poi... (Commenti)


Pag. 169

LUIGI BOBBIO. Sta offendendo le forze dell'ordine!
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I Reparto mobile di Roma. Scusi, onorevole, non ricordo la sua ultima domanda.
ANTONIO SODA. Le chiedevo se, come è scritto nell'intervista da lei rilasciata, siate entrati dopo.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il giornalista può dire quello che vuole; non posso né confermare né smentire, visto che non ho parlato con il giornalista e considerato altresì che si tratta di circostanze riferite al magistrato.
ANTONIO SODA. Se questa era una domanda, l'altra che le avevo posto è se, essendo entrati, come reparto, successivamente, abbiate trovato quanto nell'articolo viene descritto ed attribuito alla sua relazione.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. L'ho detto al magistrato.
PRESIDENTE. Dunque, evidentemente sussiste un motivo per il quale non intende rispondere.
ANTONIO IOVENE. Vista la brevità del tempo a disposizione sarò telegrafico. In precedenza, rispondendo ad alcune domande, lei ha sostenuto che ancora oggi non sa chi fosse stato delegato dal questore a dirigere l'azione presso la scuola ex Diaz. Le confesso che sono rimasto un po' stupito e colpito da questa sua affermazione e, quindi, le chiedo: lei è andato a compiere quell'operazione senza sapere a chi, in quel frangente, dovesse rispondere e a quali direttive dovesse in qualche modo dare seguito ?


Pag. 170

La seconda domanda che voglio formulare riguarda sempre la perquisizione nella scuola ex Diaz. Dai materiali che ci sono stati forniti questa mattina - allegati alla relazione del dirigente generale dottor Micalizio ed in parte riportati anche dai giornali - risulta che sia il cancello esterno sia i portoni interni erano chiusi e sbarrati e si è dovuto procedere allo sfondamento dell'uno e degli altri, in particolare di un cancello in ferro. Invece, su il Giornale del 3 agosto scorso viene riportata tra virgolette una relazione di un vice sovrintendente della pubblica sicurezza .....
PRESIDENTE. Arrivi alle domande, senatore. Scusi se insisto, ma è per correttezza nei confronti dell'onorevole Labate.
ANTONIO IOVENE. ... in cui si afferma che il portone del lato sinistro veniva aperto dall'interno da un collega in borghese: questa differenza di notizie che ci sono state riportate a cosa può essere attribuita ?
Per quanto riguarda la terza questione la perquisizione nell'ex Diaz ha monopolizzato la nostra attenzione, ma questa mattina dalla relazione del presidente della Federazione nazionale della stampa è emerso come ci sia stata contemporaneamente un'altra perquisizione in un locale posto di fronte all'ex Diaz, cioè la scuola Pascoli, dove si trovava il centro stampa. In quel luogo sono stati effettuati una serie di atti violenti, riportati dalla stampa: vorrei quindi sapere cosa ha motivato la perquisizione anche nel locale posto di fronte, fuori dai cancelli ? C'erano stati atti di violenza anche in quella situazione ?
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore. Le comunico che ha esaurito il tempo a disposizione del suo gruppo.


Pag. 171

VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. È vero, sul posto non ho individuato un funzionario che dirigesse tutta l'operazione. In ogni caso, le ricordo che nella mia relazione ho affermato che il nucleo fu diviso in due colonne, a capo delle quali erano due funzionari della DIGOS; quindi, per ciò che mi concerne, i miei uomini erano a disposizione del dottor Mortola e del suo collega.
Mi scusi, senatore, cosa mi ha chiesto in merito al portone ?
ANTONIO IOVENE. Risulterebbe da una relazione che il portone è stato aperto.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Se risulta da una relazione, lo sa il magistrato. Sulla perquisizione della Pascoli non posso dirle nulla, perché non sono stato interessato alla stessa; non l'ho disposta io: non le posso quindi rispondere.
SAURO TURRONI. Vorrei chiedere al dottor Canterini quali siano stati gli impieghi del suo contingente la mattina del 20, prima delle ore 13,30, e se i suoi uomini siano stati coinvolti negli incidenti o li abbiano fronteggiati. Nella sua relazione ha parlato di via Torino, però non ha detto se vi siano state altre circostanze che hanno interessato la città, appunto, dalle 10 di mattina fino alle 13,30.
Vorrei porle una seconda domanda, connessa a questa: il suo contingente era fra quelli che, secondo l'ordinanza del questore - che disponeva le modalità con cui sarebbero stati impiegati gli uomini durante il vertice -, dovevano occuparsi di inseguire, circondare ed accerchiare i manifestanti più pericolosi, essendo i più addestrati a svolgere quel tipo di operazioni ?


Pag. 172

Terza domanda: a che ora all'incirca siete arrivati in via Tolemaide? Non le chiedo l'orario preciso, perché ho visto che nella relazione ci sono delle discrepanze in proposito: mi interessa sapere se si tratta di un'ora in più o in meno, cioè se ciò è avvenuto in corrispondenza della prima carica dei carabinieri oppure successivamente.
Lei ha già risposto al mio collega a proposito dell'intervento nel centro stampa, ma noi, signor Presidente, non siamo ancora riusciti a capire chi siano i soggetti che sono entrati: apprendiamo dalle relazioni che si è trattato di 275 uomini, ma non sappiamo chi è entrato. Prendo atto che gli uomini del dottor Canterini non sono andati - almeno così ci viene detto -; nel centro stampa quindi, non sono loro i responsabili della distruzione e della manomissione del materiale che era in quel luogo.
Lei ha affermato che il 21 fatta eccezione per la vicenda del furgone bianco, durante la quale i suoi uomini hanno potuto interloquire con taluni manifestanti, non ci sono state azioni di contrasto e che in tutta quella giornata il vostro contingente ha rincorso non so cosa. Essendo esso il fiore all'occhiello della Polizia d essendoci stati in quel giorno, più che scontri, delle azioni molto violente nei confronti della città, quali sono le sue considerazioni sul fatto che voi non siete stati impiegati per contrastarle ?
Intendo porle una sola domanda sulla scuola Diaz: nella relazione del Ministero dell'interno - quella dell'ispettore che poi abbiamo ascoltato - a proposito dei 63 feriti si afferma che 3 di questi avevano una prognosi riservata, 4 una prognosi buona, il 18 per cento - cioè 12 - dai 21 ai 40 giorni di prognosi e così via. Tutto ciò è successo solo perché la luce era spenta e quest'ultima si è spenta tutto in un colpo, cioè c'è stato qualcuno all'interruttore generale oppure si è spenta


Pag. 173

e si è riaccesa tutto d'un colpo ? Quel filmato cui lei ha fatto riferimento mostra infatti che le luci nella scuola sono accese e non sembra essere passato tanto tempo. Immagino che lei sia entrato con la luce accesa, dato che ha visto le persone colpite, come ho letto in una sua relazione; quindi, dopo pochi minuti le luci erano già accese e non credo sia stato possibile ridurre in quelle condizioni molte persone al buio.
Quindi, vorremmo capire, ammesso che questo sia possibile, come effettivamente si sono svolti i fatti, in quanto ci sono stati quindici suoi uomini colpiti, a meno che non siano stati colpiti da «manganello amico». Credo sia stata una vicenda molto lunga, perché per ridurre in quelle condizioni molte persone non bastano pochi secondi. Quando lei è entrato, la luce era accesa? Cosa continuava a succedere? Le chiedo se può rispondere a queste domande.
Infine, poiché abbiamo ascoltato i rappresentanti della stampa, vorrei sapere se nelle relazioni che i suoi collaboratori hanno poi presentato siano riportati casi - che peraltro abbiamo visto in numerosi filmati - di operatori televisivi, fotografi e giornalisti inseguiti e privati delle loro macchine fotografiche o le cui macchine fotografiche siano state danneggiate.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Soprattutto il giorno 20, quando - come ho detto - gli interventi sono stati numerosi, il tempo aveva un valore molto relativo. Sinceramente, lo scorrere del tempo era un pochino anomalo rispetto alla norma: potevano passare un'ora, due ore ed era la stessa cosa.
Sia il 20 che il 21, noi abbiamo iniziato normalmente il nostro servizio facendo riserva vicino alla questura. Poi, il vicario o un altro funzionario - ma normalmente il vicario - si univa a noi e guidava il reparto dove riteneva o dove egli


Pag. 174

era stato ordinato. Nella giornata del 20 abbiamo sostato un pochino vicino alla questura, poi ci siamo fermati in una piazza e abbiamo fatto riserva lì; ricordo che in direzione di via Torino vi erano nostri mezzi cancellati, avevano aperto dei cancelli per impedire che entrassero i dimostranti. Ad un certo punto, questi mezzi sono stati assaltati e con il vicario, dottor Lalla, abbiamo cominciato a scendere su via Torino per sbucare in un'altra piazza diverso tempo dopo. Su via Torino abbiamo contrastato quelle persone che ho detto e, in più, abbiamo smontato 4 o 5 barricate, fatte soprattutto con i cassonetti e con le campane della nettezza urbana. Arrivati nella piazza in fondo, credo, a via Torino - mi scusi, ma non conosco Genova e non avevo interesse alla toponomastica perché facevo quello che mi veniva ordinato -, vi è piazza Gradoni, vicino alla quale c'è la caserma della stradale, anche questa interamente occupata da manifestanti piuttosto violenti; con lancio di lacrimogeni abbiamo liberato la piazza e abbiamo cercato di fare un caposaldo su di essa. Inoltre, abbiamo cercato di intervenire, ma era già passato tutto, in quanto alcuni manifestanti dall'alto avevano cominciato a bersagliare di sassi la caserma della polizia stradale lì vicino. Finito ciò, abbiamo sostato per qualche tempo alla caserma della polizia stradale e poi ci siamo recati in via Tolemaide. Non so dire, sinceramente, che ore fossero: le direi una cosa inesatta sapendo di dire una cosa inesatta, anche perché - le ripeto - la concezione del tempo era un pochino persa in quel momento.
Per quanto riguarda il furgone bianco, il giorno 21, sempre partendo dalla questura e seguendo gli ordini del vicario di Genova che era in contatto con la centrale, venivamo spostati,


Pag. 175

anzi ricordo che questi spostamenti diventavano anche un pochino difficoltosi perché dietro avevamo un VCT, un mezzo blindato adatto...
LUCIANO VIOLANTE. A guadare?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del primo reparto mobile di Roma. A guadare magari no, ma a far saltare quelle piccole barricate che facevano. Dunque, questo fatto ci procurava anche un pochino di disagio nelle strade strette, per cui abbiamo girato molto - sono sincero - quasi tutta la giornata. Poi abbiamo terminato la giornata alla caserma della stradale non perché questa avesse necessità che ci fossimo noi davanti, ma perché era un punto strategico e ci avevano sistemato lì. Successivamente, siamo rientrati e poi c'è stata l'operazione alla scuola Diaz.
Per quanto concerne l'operazione alla Diaz, sinceramente eravamo tanti, siamo entrati in tanti e la luce era spenta. Le posso dire che la luce fu spenta - ciò si vedeva perché i vetri del portone erano opachi - nel momento in cui cominciavamo a forzare e, se abbiamo visto qualcosa, è perché in un secondo tempo fu riaccesa, ma comunque ricordo una luce soffusa. Non so se avevano interrotto l'interruttore generale o se qualche luce era rimasta accesa; comunque, la sensazione della luce spenta si è avuta nel momento in cui abbiamo cominciato a forzare il portone.
SAURO TURRONI. E per quanto riguarda le reazioni...?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del primo reparto mobile di Roma. Non ne ho assolutamente notizia, anzi, se avessi visto una cosa del genere, avrei ripreso chi l'avesse fatto.
FILIPPO MANCUSO. Dottor Canterini, intendo rivolgerle solo queste domande. Qual è la sua posizione processual-penalistica?


Pag. 176

Qual è la sua posizione disciplinare, nel duplice senso del rapporto di servizio e del rapporto funzionale? Chiarisco: lei è personalmente indagato e, in caso affermativo, a che titolo? Lei è sottoposto ad un procedimento disciplinare formale e, in caso affermativo, quali conseguenze ciò ha avuto sul suo rapporto di servizio, cioè di impiegato, di dipendente e sul suo rapporto funzionale, vale a dire sull'attività che lei svolge o ha svolto fino ad adesso?
Signor presidente, mi riservo di formulare altre domande quando sarà chiarito il dilemma della presentazione.
PRESIDENTE. Della stessa persona o della relazione?
FILIPPO MANCUSO. Di quei documenti che si è riservato di depositare successivamente.
PRESIDENTE. Presidente Mancuso, le consiglio tuttavia se già non l'avesse fatto - ma credo che lei l'abbia fatto - di visionare i due allegati alla relazione Micalizio.
FILIPPO MANCUSO. L'ho già fatto, signor presidente, ma ho il forte dubbio - chiarisco così anche le ragioni delle mia rimostranza iniziale - che quei documenti, cui corrisponde l'informativa sia del capo della polizia sia, per altro verso, del comandante generale, non esauriscano tutta la gamma dei dati che egli ci fornirà. Quindi, ecco perché mi riservo...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. La ringrazio, presidente Mancuso. Ho qui con me l'informazione di garanzia che mi è giunta dalla procura della Repubblica di Genova, da cui leggo: «L'ufficio sta procedendo ad indagini preliminari in ordine alle seguenti ipotesi di reato: delitti di cui agli articoli 110, 582, 585, 583, 40, 81 capoverso, 61 numero 9, codice penale perché, in qualità di comandante


Pag. 177

del primo reparto mobile di Roma, in concorso con alti dirigenti, agenti e ufficiali appartenenti alla Polizia dello Stato, nel corso di una perquisizione ex articolo 41 del testo unico di pubblica sicurezza all'interno dell'edificio scolastico Armando Diaz, alla cui organizzazione ed esecuzione partecipava, con più azioni esecutive di un medesimo disegno criminoso, cagionava lesioni personali varie, anche gravi, a persone presenti all'interno del predetto edificio colpite con sfollagente in dotazione o con atti di violenza direttamente o comunque agevolando e non impedendo ad altri tale condotta, così abusando della qualifica di pubblico ufficiale ed eccedendo i limiti del legittimo uso dei mezzi di coazione fisica nell'occasione eventualmente occorrenti». Questa è l'imputazione che ho ricevuto.
Per quanto riguarda l'altra domanda, non sono sottoposto ad alcun procedimento disciplinare e, per ora, la mia amministrazione non mi ha comunicato alcunché.
FILIPPO MANCUSO. Lei continua pertanto a mantenere il suo incarico operativo?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Sissignore.
ANTONIO DEL PENNINO. Signor presidente, debbo fare una premessa. Per formulare la mia domanda sarò costretto a leggere alcuni brani di documenti che ci sono stati consegnati come documenti riservati.
PRESIDENTE. A che tipo di documento fa riferimento?
ANTONIO DEL PENNINO. Mi riferisco specificamente alla relazione dell'ispettore Micalizio...


Pag. 178

PRESIDENTE. Non si tratta di un documento riservato. È un documento che reca il timbro «riservato», ma ci sono gli omissis.
ANTONIO DEL PENNINO. Sì, ma per comprenderlo debbo fare riferimento ad una parte considerata riservata.
PRESIDENTE. Allora non mi sono spiegato, senatore Del Pennino. Se lei fa riferimento a quel documento, nonostante esso rechi un timbro fotocopiato «riservato», contenendo una serie di omissis non è comunque tale.
ANTONIO DEL PENNINO. Va bene. Nel rapporto dell'ispettore Micalizio, si dice che dalla ricostruzione dei fatti è stato confermato concordemente che gli uomini del reparto mobile sono stati i primi ad accedere nella scuola Diaz insieme ad alcuni operatori di altri uffici, ovviamente presenti nelle prime perquisizioni. Per altro verso, come dicevo, fa riferimento a delle dichiarazioni del dottor Canterini contenute nell'allegato 3, che noi abbiamo, rispetto alle quali deduce che si confermava la versione che era stata data dagli altri dirigenti. Successivamente - e qui non è più omissis - ha riferito che il suo personale al momento dell'ingresso nella scuola è stato scalzato da operatori, per cui è potuto entrare nell'edificio solo dopo qualche minuto. Nel corso dell'audizione ha voluto consegnare (è chiaro che il riferimento è al dottor Canterini) una relazione di servizio (allegato 4) evidenziando altresì che, anche sulla scorta di attuali relazioni predisposte dai suoi dipendenti, avrebbe confermato questa versione, cioè che essi sono entrati successivamente.
L'allegato 3, a cui fa riferimento l'ispettore Micalizio nella prima parte della sua relazione - in cui personalmente (ma è una mia valutazione) non vedo questo contrasto così forte


Pag. 179

con l'allegato 4 -, è quello che viene invocato per sostenere l'adesione alla tesi generale. L'allegato 4, invece, di cui do lettura (la relazione del dottor Canterini), dice: «Al momento dell'apertura degli ingressi vi è stata una fortissima pressione causata da tutto il personale presente, in particolar modo da quello in borghese, il quale, nella foga di entrare, ha scalzato gran parte degli uomini del reparto, tanto è vero che insieme a molti componenti del reparto, il dottor (omissis) ed io ci siamo ritrovati in posizione arretrata ed abbiamo potuto accedere all'istituto solo dopo qualche minuto. Preciso che mentre i portoni di accesso venivano forzati ho notato, tramite i vetri opacizzati degli stessi, che all'interno era stata spenta la luce. Una volta entrato all'interno notavo nell'androne del piano terreno recentissimi segni di colluttazione ed una grande confusione di oggetti in terra, tra cui anche bastoni e, mi sembra, un grosso maglio (il buio era pressoché totale). Nel salone sulla destra, sempre al piano terreno, notavo diversi giovani rannicchiati contro il muro, alcuni dei quali feriti alla testa e con numerose tracce di sangue mentre gli agenti in borghese perquisivano i loro indumenti. Proseguivo al piano superiore, ove vedevo grosso modo la stessa scena lungo il corridoio delle aule, quando sentivo attraverso le nostre radio portatili il dottor (omissis) che dava ordine agli uomini di mettere gli sfollagente al fianco e chiamare le ambulanze».
La mia domanda, signor presidente, è la seguente: questo rapporto sembra stabilire - ma voglio averne la conferma dal dottor Canterini - che il reparto mobile non sarebbe entrato per primo, ma sarebbe stato scavalcato da altri reparti. Siccome questo è un punto sul quale abbiamo avuto versioni diverse, vorrei avere dal dottor Canterini un chiarimento.
PRESIDENTE. La domanda è abbastanza semplice: in riferimento alla sua relazione che è agli atti e che non è un


Pag. 180

documento riservato, cosa ha da aggiungere, dottor Canterini a quanto ha appena letto il senatore Del Pennino?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Confermo integralmente la relazione.
MICHELE SAPONARA. Dottor Canterini, lei ha riferito che il suo interlocutore presso la questura di Genova è il vicequestore vicario, dottor Calesini. Vorrei sapere quali azioni furono concordate con il dottor Calesini e quali rapporti ha avuto con lo stesso. Poi verificheremo se il dottor Calesini ha prodotto delle relazioni in proposito. Sa se all'operazione della scuola Diaz abbia partecipato o comunque sia stato presente anche il dottor Sgalla e che ruolo abbia avuto?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il rapporto con il dottor Calesini è stato assolutamente funzionale. Come ho spiegato prima, riceveva ordini dalla centrale operativa della questura, ci dava disposizioni e noi le seguivamo. Peraltro, se lei ammette una nota di carattere personale, devo dire che è stato estremamente sereno, proficuo e, in numerose circostanze, ha espresso il suo apprezzamento per la serietà e la professionalità con cui il nucleo operava. Per quanto riguarda il dottor Sgalla, nulla le posso dire. Posso ripetere ciò che ho letto sui giornali, ma l'ho letto sui giornali. Personalmente non l'ho visto; mi si dice ci fosse, ma io non l'ho visto.
MICHELE SAPONARA. Lo conosce?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Si, lo conosco.
GIANCLAUDIO BRESSA. Dalla ricostruzione che lei è fatto, dottor Canterini, pare di capire che il VII nucleo - che


Pag. 181

sicuramente è uno dei nuclei con maggiore livello di preparazione - non sia mai entrato in contatto per azioni antiguerriglia con il black bloc, che non sia mai stato impiegato laddove i black bloc stavano saccheggiando la città, e che il 21 luglio avete girato molto ma siete stati impegnati solo per il caso del furgone bianco. Allora, per cortesia, mi dice in quale occasione sono avvenuti i cinque fermi? In quale occasione c'è stata la vostra azione che ha portato al fermo di queste persone?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Non so cosa intenda lei per azione antiguerriglia.
GIANCLAUDIO BRESSA. Era riferita ai black bloc.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Sì, ma che cosa vuol dire azione di antiguerriglia? Cosa intende? Che cosa si aspetta che faccia la polizia durante un'azione di antiguerriglia?
ANTONIO SODA. Quello che c'è scritto nella relazione di La Barbera e nell'ordinanza del questore!
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Non le conosco.
GIANCLAUDIO BRESSA. Nell'ordinanza, come ricordava l'onorevole Soda...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Il dottor La Barbera non mi ha fatto leggere nessuna relazione...
GIANCLAUDIO BRESSA. C'è l'ordinanza del questore.


Pag. 182

VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Sì, quella sì,
GIANCLAUDIO BRESSA. L'ordinanza del questore prevede, attraverso la mobilità dei reparti, di essere presenti laddove si presume che alcuni manifestanti violenti possano creare delle azioni...
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Allora è questa l'azione di antiguerriglia! Benissimo! È ciò che abbiamo sempre cercato di fare! È ciò che abbiamo cercato di fare praticamente tutta la giornata del 21. Quindi, abbiamo tentato di accerchiare i manifestanti, respingendoli. Qualche volta ci è riuscito, qualche volta no. Tre sono stati i fermati nelle vicinanze di via Torino e due nelle vicinanze della sede della polizia stradale. Ma il dato va preso con il beneficio d'inventario, perché non ho trattato personalmente la questione (quindi, se vuole, mi documenterò e tornerò a riferirle).
GRAZIA LABATE. Abbiamo appreso le informazioni su tutto il periodo di addestramento. Lei si sarebbe recato a Genova con circa 350 uomini addestrati con quelle tecniche di cui già si è detto e con le modalità che si sono susseguite. In relazione al giorno 21, lei parla di interventi del suo reparto in itinerari tortuosi che non facevano arrivare in tempo nei luoghi dove vi era la necessità. Domando: oltre all'addestramento teorico-pratico, arrivando un po' di tempo prima nella mia città, erano stati messi a disposizione i risultati dei sopralluoghi per la conoscenza toponomastica di Genova? Se è vero che il questore Colucci aveva detto di aver messo addirittura degli scout della questura a disposizione di tutti i reparti, soprattutto di quelli che venivano da fuori Genova, vorrei chiederle se al suo reparto sia stata destinata dalla


Pag. 183

questura di Genova una persona in grado di conoscere la città e quindi di evitare i passaggi tortuosi, che avrebbero impedito di arrivare in tempo sui luoghi dove voi venivate chiamati per sedare i tafferugli.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. Onorevole Labate, gli uomini che ho portato a Genova erano 350 più 80 circa (quindi più di 400). Mi dispiace poi per il dottor Calesini, ma a me lo scout lo ha fatto lui, che conosce benissimo Genova, perché eravamo a sua disposizione. Lui conosceva la città.
GRAZIA LABATE. Quindi, nonostante Calesini, lei faceva giri tortuosi?
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. No! Con Calesini facevamo giri tortuosi, perché conoscendo la città, faceva in modo che non impattassimo il corteo, nell'andare da un posto all'altro.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Dottor Canterini, la vedo un po' perplesso e riservato; d'altronde penso che ognuno di noi al suo posto farebbe la stessa cosa. Del resto dopo aver fatto il proprio dovere e aver rischiato la vita, lei si trova ora anche un'incriminazione. Quindi tutti noi la comprendiamo. Senza voler insistere sulle domande relative all'istituto Diaz-Pertini, le vorrei chiedere un chiarimento: i documenti che lei oggi lascerà al Comitato sono gli stessi che ha depositato alla magistratura? Alla magistratura lei ha presentato, oltre a questi documenti, una relazione? È stato ascoltato? Se è stato sentito e ci sono dati che invece noi non possiamo avere a disposizione, ci può dire, per favore, quali sono perché anche noi stiamo cercando di conoscere la verità da un punto di vista


Pag. 184

non giuridico ma istituzionale e quindi anche per noi è importante, anzi fondamentale, il suo contributo. Se, invece, si tratta di informazioni che non può riferirci, vorremmo conoscerne le ragioni, per poter svolgere tranquillamente la nostra attività.
PRESIDENTE. Grazie, senatrice Ioannucci, per la domanda che ha posto nell'interesse di tutto il Comitato, non perché le altre non lo fossero, ma questa credo lo sia in modo particolare, attesa la particolarità dell'audito.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma. La ringrazio anch'io perché mi permette di chiarire la presentazione di questi famosissimi documenti. Trovo anche giusto il fatto di essere indagato per ciò che ho fatto perché spero, in tal modo, di poter dimostrare come abbiamo lavorato e, con la fiducia che ribadisco nella magistratura di Genova, spero di poter rendere giustizia anche ai miei uomini che, allo stesso modo, sono stati indagati.
Al magistrato di Genova ho presentato i documenti che presenterò qui, nulla di più e nulla di meno, compresa la relazione che è stata letta prima, la relazione del dottor Fournier e la relazione dei singoli capisquadra.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Vorrei sapere se ha rilasciato dichiarazioni verbali alla magistratura che qui non ha riferito. Solo per completezza.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma.
Tutto ciò che è stato detto tra me e il magistrato ha ruotato intorno a questi documenti.


Pag. 185

PRESIDENTE. Il dottor Canterini è stato ascoltato dal magistrato in qualità di teste e successivamente verrà ascoltato come indagato.
La ringraziamo dottor Canterini; prendiamo atto dei documenti cui si fa riferimento. Avverto tutti i componenti il Comitato che si tratta di documenti riservati, identici, nella quantità e nella quantità, a quelli consegnati alla magistratura di Genova, che sta indagando su questi fatti.
Le rinnovo la nostra gratitudine.
VINCENZO CANTERINI, Dirigente del I reparto mobile di Roma.
Anch'io ringrazio lei, signor Presidente, e tutto il Comitato.