COMMISSIONE D'INDAGINE
Seduta 10 - 07 Settembre 2001
Audizione del senatore Lamberto Dini.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del senatore Lamberto Dini.
Ricordo che l'indagine ha natura puramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio, a nome personale e del Comitato, il senatore Lamberto Dini per aver accettato il nostro invito. Le sarei grato, senatore Dini, se potesse dare lettura della sua relazione.
LAMBERTO DINI. Signor presidente, onorevoli deputati e senatori, svolgerò una breve introduzione cominciando col dire
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che ho preso visione della testimonianza resa dall'ambasciatore Vattani davanti a questo Comitato giovedì 30 agosto 2001 e posso confermare quanto da lui dichiarato circa l'azione svolta dal Ministero degli affari esteri, in stretto collegamento con la Presidenza del Consiglio, per l'organizzazione del vertice G8 di Genova, nel periodo precedente il 6 giugno, quando è cessato il mio incarico di ministro degli esteri.
Il ministro Vinci Giacchi ha poi fornito con la sua testimonianza, sempre del 30 agosto 2001, un'illustrazione più dettagliata del ruolo svolto dalla struttura di missione, in particolare dopo il 2 febbraio di quest'anno, quando il Presidente del Consiglio conferì al Ministero degli affari esteri l'incarico di coordinare i lavori relativi all'organizzazione del G8, che, fino ad allora, erano stati eseguiti in parte dai funzionari della Presidenza del Consiglio, attraverso la struttura di missione, la quale inevitabilmente si serviva per competenza anche di funzionari addetti a vari servizi del Ministero degli esteri. Pertanto, in un primo tempo, il ministro Vinci Giacchi riferiva periodicamente a me dei progressi fatti, come degli ostacoli incontrati dalla missione nei lavori preparatori del vertice. Viste però le vischiosità incontrate in quei mesi nel far avanzare i lavori e l'emergere di inquietanti ritardi, alla fine di marzo decisi di chiedere all'ambasciatore Vattani di occuparsi personalmente delle questioni di competenza della struttura di missione e di coordinarne i lavori con gli organi territoriali competenti e con i rappresentanti dei paesi del G8 partecipanti al vertice.
L'ambasciatore Vattani ha riferito ampiamente delle difficoltà incontrate nel convincere le delegazioni ufficiali ad accettare la loro sistemazione sulla grande nave da crociera European Vision, che era stata contrattata in febbraio per il periodo del vertice. Io stesso svolsi opera di persuasione,
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d'intesa con l'ambasciatore Vattani, in particolare con i ministri degli esteri russo e giapponese, con successo. Maggiori difficoltà incontrai, invece, con il ministro americano Colin Powell, al quale parlai durante la mia visita a Washington il 22 febbraio, dell'opportunità, per ragioni logistiche e di sicurezza, che la delegazione degli Stati Uniti accettasse, come quella francese ed altre dopo, di alloggiare comodamente sulla European Vision. Il Comitato conosce la scelta definitiva effettuata dagli Stati Uniti.
Per le responsabilità organizzative di coordinamento attribuite dal Presidente del Consiglio al Ministero degli esteri, ho poi seguito personalmente gli aspetti riguardanti il recepimento dei fondi necessari all'organizzazione del vertice, i cui costi, come è stato documentato, tendevano a superare, per specifiche e giustificate esigenze, quelli previsti dalla legge n. 149 del 2000. Il Governo provvide all'integrazione di quei fondi con appositi provvedimenti legislativi.
Durante il mio mandato di ministro, non mi è stato richiesto di occuparmi dei rapporti con le organizzazioni non governative, né del dialogo intrapreso dal Governo con queste e il Genoa social forum, in primis dalla Presidenza del Consiglio e, successivamente, dal mio successore ministro Ruggiero e dal ministro dell'interno in carica.
Per quanto riguarda gli aspetti di sicurezza, essi, istituzionalmente, competevano al Ministero dell'interno. Il mio intervento si è limitato, in particolare durante il mese di maggio, a richiamare l'attenzione del ministro Bianco e del Presidente del Consiglio sull'urgenza di definire rapidamente un piano complessivo per garantire la sicurezza del vertice, anche in vista delle notizie allarmanti che ci pervenivano circa possibili
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manifestazioni da parte dei gruppi «antiglobalizzazione» e di altri. La mia corrispondenza al riguardo è stata portata gli atti di questo Comitato.
Vorrei confermare che, anche se un quadro preciso della sistemazione definitiva sulle navi delle delegazioni ufficiali e dei giornalisti è emerso soltanto nell'ultima parte di maggio, non si può dire che ciò abbia complicato la predisposizione del meccanismo di sicurezza, offrendo anzi quella decisione una notevole semplificazione dei necessari accorgimenti per assicurare la sicurezza delle delegazioni e i loro movimenti.
Signor presidente, sono a disposizione dell'onorevole Comitato per fornire ogni risposta alle domande di competenza che mi saranno rivolte.
PRESIDENTE. Ricordo ai colleghi che non vi hanno partecipato che nella riunione dell'ufficio di presidenza svoltasi questa mattina è stato stabilito, con riferimento alle audizioni alle quali procederemo nella giornata odierna, che, successivamente alla formulazione delle domande da parte dei componenti il Comitato, ciascun audito svolga un complessivo intervento di replica.
MICHELE SAPONARA. Senatore Dini, mi debbo complementare con lei e debbo ringraziarla. Infatti, dalla sua relazione e, soprattutto, dalla corrispondenza e dalle carte in nostro possesso, risulta che lei è stato l'unico rappresentante delle istituzioni a comprendere in tempo la delicatezza della situazione, a rappresentarla al Presidente Amato e al ministro Bianco e a seguirla.
Poi vedremo quanto sia stato seguito il suo consiglio.
La ringrazio perché in quest'aula abbiamo sentito l'architetto Paolini parlare di ritardo e, addirittura, di latitanza del Governo e abbiamo letto anche di una rettifica amara del
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senatore Giuliano Amato, il quale contraddice la Paolini negando che vi siano stati ritardi. Per dare un senso, una conferma e un'interpretazione più ampia alla sua relazione, leggo la lettera che lei ha inviato il 14 maggio 2001 al professor Giuliano Amato, nella quale dichiara: «Non posso non rilevare come l'estrema ristrettezza del tempo che ci separa del vertice, il confermarsi di notizie allarmanti sulla partecipazione ad eventi collaterali da parte di manifestanti antiglobalizzazione, le ricadute negative di immagine per il nostro paese avute con i resoconti dei media sullo svolgersi delle consultazioni elettorali, rendono particolarmente impegnativa ed urgente la predisposizione di un piano dettagliato e credibile per la sicurezza dell'ordine pubblico a Genova. Occorrerà, in particolare, che il Ministero dell'interno illustri come intenda assicurare la funzionalità della città e del vertice in presenza di un numero prevedibilmente elevato di manifestanti antiglobalizzazione, parte dei quali verosimilmente animati dall'obiettivo di impedire il corretto svolgimento dell'evento».
In pari data, scriveva al ministro Bianco suggerendo gli elementi e gli aspetti da approfondire: il piano generale della sicurezza, che include la prevenzione e la gestione delle previste manifestazioni antivertice. Aggiunge che il ritardo con cui le delegazioni straniere hanno fatto conoscere il luogo dove avrebbero alloggiato non ha impedito che un piano di sicurezza venisse approntato. Noi abbiamo appreso, invece, dai vertici della Polizia che questo ritardo ha creato dei problemi e ha impedito che il piano di sicurezza fosse definito in tempo. Senatore Dini, lei conferma questa corrispondenza che ha già richiamato nella sua relazione e tali ritardi? Conferma che si sapeva da tempo che ci sarebbero state manifestazioni che avevano lo scopo di impedire il vertice?
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GIANCLAUDIO BRESSA. Vorrei chiedere solo un piccolo chiarimento rispetto alle dichiarazioni del senatore Dini. Credo sia opinione comune di questo Comitato che l'aver concentrato tutte le delegazioni sulla European Vision sia stata una scelta più che opportuna, logica e vincente anche dal punto di vista della definizione della sicurezza. Tuttavia, affinché le cose che lei ha detto non vengano fraintese, le chiederei di chiarire un passaggio della sua relazione. Se, da un lato, siamo tutti d'accordo che concentrare le delegazioni su una nave sia stato molto positivo ai fini della sicurezza, dall'altra mi sembra altrettanto evidente che fintanto che, tutte le delegazioni non avessero dato il proprio assenso, restava aperto il problema della sicurezza generale. Vorrei che lei ci confermasse, per lo meno per il periodo in cui era ministro - risulta dalle dichiarazioni rese a questo Comitato dal prefetto e da altri rappresentanti della pubblica sicurezza e, seppur con una certa difficoltà espositiva, alla fine è emerso abbastanza chiaramente anche da quanto riferito dall'ambasciatore Vattani - che la delegazione statunitense ha sciolto la riserva sulla presenza del Presidente Bush solo alla fine di giugno. A noi il prefetto ha detto che la delegazione americana ha desistito dall'idea di Rapallo solo negli ultimi dieci giorni di giugno: non ricordava esattamente la data, ma si trattava della fase finale di giugno. Ciò è stato confermato anche dall'ambasciatore Vattani, il quale ha dichiarato che ciò è avvenuto nella seconda metà di giugno.
Volevo solo sottolineare questo fatto perché risponde sicuramente a verità ciò che lei ha dichiarato. Concentrare tutte le delegazioni su una nave significava semplificare ai fini della sicurezza, ma, fintanto che non avessimo avuto la certezza che tutti sarebbero andati lì, restavano aperti problemi grandissimi. Se, infatti, la delegazione americana e il Presidente Bush
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avessero confermato la propria presenza a Rapallo, è evidente che sarebbero cambiati completamente i termini di sicurezza; pertanto, fin quando non è stato sciolto questo nodo, i piani operativi, relativi alla dislocazione delle forze e all'organizzazione del sistema di sicurezza, non potevano evidentemente essere definiti. Vorrei che lei confermasse questa mia impressione.
ROBERTO MENIA. Senatore Dini, abbiamo potuto verificare, sia attraverso la corrispondenza che lei ci ha fornito, sia attraverso il lavoro svolto dagli uffici, i diversi interventi del suo Ministero. In particolare, possiamo notare una singolare coincidenza, ossia che il 30 gennaio 2001 - proprio mentre si conclude a Porto Alegre, in Brasile, il forum sociale mondiale di organizzazione del movimento antiglobalizzazione, da cui poi deriveranno tutta una serie di decisioni e determinazioni in ordine a ciò che tale movimento prevedeva di fare nei mesi successivi - è stato affidato l'incarico all'architetto Paolini, da parte del ministro plenipotenziario Vinci Giacchi, di coordinare le iniziative riconducibili alle organizzazioni non governative. Come è già stato ricordato dal collega di Forza Italia, nel corso dell'audizione l'architetto Paolini ha manifestato diverse perplessità in ordine al comportamento del Governo, dichiarando che vi sono stati ritardi, inefficienze, eccetera.
Per quanto la riguarda personalmente, effettivamente, nel marzo 2001, con una lettera, lei sollecita il ministro dell'interno ad un'iniziativa congiunta al fine di stabilire entro quali termini potrà essere tollerata la manifestazione del dissenso. Successivamente lei scrive al Presidente del Consiglio, in vista della riunione del comitato nazionale per la sicurezza e l'ordine pubblico (siamo al 14 maggio 2001), mentre il 22 maggio si svolge la riunione al Ministero degli esteri con gli ambasciatori e il capo della Polizia De Gennaro. Queste sono
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sostanzialmente le iniziative intorno alle quali si focalizza l'iniziativa del Ministero degli esteri.
Come lei ha ricordato, peraltro, doveva, invece, essere compito soprattutto del Ministero dell'interno provvedere alla definizione del piano complessivo della sicurezza ma, mi pare di capire, anche attraverso i suoi riferimenti, che ritiene di non avere ricevuto risposte concludenti. In particolare, a differenza di quanto rilevava poco fa il collega Bressa, lei ci ha detto che il quadro complessivo della sistemazione sulle navi - la questione più afferente alle competenze del Ministero degli esteri - viene definito entro fine maggio ma, comunque, questo non avrebbe dovuto pregiudicare la valutazione generale del controllo dell'ordine pubblico nella città poiché il luogo di svolgimento era già definito. Quindi, una valutazione sul controllo dell'ordine pubblico nella città di Genova si sarebbe dovuta fare a prescindere dalla vicenda della sistemazione delle delegazioni.
Le chiedo, inoltre, se la ritiene possibile, una valutazione sul ruolo del Presidente del Consiglio e del ministro dell'interno dell'epoca, sui loro comportamenti e sulle risposte che da costoro ha avuto, in particolare attraverso quali fatti concludenti abbiano risposto alle questioni da lei poste. Mi pare infatti che vi sia stata, paradossalmente, una maggiore sensibilità in ordine alla questione della sicurezza da parte del Ministero degli esteri rispetto al Ministero dell'interno, a cui queste funzioni erano delegate.
LUCIANO VIOLANTE. Presidente Dini, vorrei porle, brevemente, alcune domande. La prima è la seguente: per quale motivo la struttura fu spostata dalla Presidenza del Consiglio al Ministero degli esteri?
In secondo luogo, vorrei sapere se vi furono problemi complessi in ordine alla composizione delle delegazioni, alla
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sede delle stesse ed alle richieste di sicurezza da esse poste. Vorrei cioè sapere se il problema dell'ordine pubblico e della sicurezza era un problema autonomo rispetto alla collocazione delle delegazioni o collegato a questa.
Da ultimo, vorrei conoscere le ragioni per le quali fu aggiunto l'ambasciatore Vattani all'ambasciatore Vinci Giacchi.
MARCO BOATO. Presidente Dini, molte delle domande che avrei voluto farle sono già state poste dai colleghi che mi hanno preceduto.
Vorrei sapere - sia per quanto riguarda la sua responsabilità istituzionale sia per quanto è a sua conoscenza nella collegialità del Governo di cui faceva parte - come sia avvenuta e da chi sia stata proposta la nomina dei responsabili della preparazione del vertice del G8, ed in particolare quella dell'ambasciatore Vinci Giacchi, come capo della struttura di missione, e quella dell'ambasciatore Olivieri, come sherpa, nel senso di persona che porta i pesi, cioè prepara il lavoro.
La domanda che sto per farle le è già stata posta, in parte, dal presidente Violante, e riguarda il punto della sua relazione in cui lei parla di «vischiosità incontrata in quei mesi». Mi pare che i mesi a cui si fa riferimento siano quelli del passaggio, deciso dal Presidente Amato, della responsabilità primaria dalla Presidenza del Consiglio (responsabilità prevista, peraltro, istituzionalmente, dalla legge che istituisce il G8) al Ministero degli affari esteri. Lei usa l'espressione «vischiosità e ritardi» - le chiedo scusa se le mie citazioni non sono del tutto esatte - e poi afferma: «A fine marzo chiesi all'ambasciatore Vattani di coordinare i lavori della struttura di missione e di sovrintendere un po' a tutto». Vorrei dei chiarimenti su questo punto e mi associo alla domanda già posta dall'onorevole Violante.
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Ancora, lei afferma: «Non ho avuto compiti in relazione al rapporto con le ONG oltre che al Genoa social forum». Vorrei chiederle, per completare il quadro già in parte acquisito, chi aveva questi compiti per quanto riguarda il Ministero degli esteri.
Con riferimento alla lettera da lei inviata, in qualità di ministro degli affari esteri, all'allora Presidente del Consiglio Amato (che risulta nella nostra documentazione e che è stata poco fa ampiamente citata dal collega Saponara) al fine di sollecitare la predisposizione di un piano per la sicurezza e l'ordine pubblico a Genova in previsione delle manifestazioni anti G8, le chiedo conferma della data. La sua lettera infatti è datata 14 maggio 2001, cioè il giorno successivo alle elezioni, quando si sapeva con certezza che sarebbe cambiato non solo il Governo (come è ovvio quando vi è un cambio di legislatura), ma anche lo schieramento politico chiamato a governare non appena le procedure parlamentari e istituzionali sarebbero state completate, il che, come lei ha ricordato, avvenne all'inizio di giugno. Volevo chiederle qual è il significato della sua decisione di assumere questa iniziativa in data 14 maggio.
Un'ultima domanda al fine di completare il nostro quadro informativo.
Dagli atti del Ministero degli esteri, in parte riservati - anche se devo dire che tale riservatezza è stata superata da altri responsabili istituzionali del Ministero dell'interno che ci hanno parlato in maniera esplicita -, emergono particolari difficoltà nella cooperazione con la Grecia sotto il profilo della predisposizione dei meccanismi preventivi di sicurezza: c'è uno scambio di lettere e traspaiono situazioni di tensione. Tali tensioni, peraltro, al di là della riservatezza di cui dicevo prima, si riscontrano sia sul versante del Ministero degli esteri che su quello del Ministero dell'interno. Vorrei chiederle se lei
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era a conoscenza di queste difficoltà, se abbia dovuto affrontare tale questione e se vi sia una spiegazione di queste difficoltà che risultano, ripeto, sia dagli atti del Ministero degli esteri, ancora coperti da riservatezza, sia da quelli del Ministero dell'interno che ci ha, invece, riferito ampiamente al riguardo.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ministro, la ringraziamo per la sua chiara, anche se stringata, relazione; se possibile, vorrei che mi fossero chiariti alcuni punti che non ho ben compreso. Lei ha detto che la sistemazione definitiva delle delegazioni è avvenuta nell'ultima parte di maggio, ma che comunque ciò non ha minimamente scalfito né mutato il piano di sicurezza che il ministero aveva preparato e che poi, come abbiamo visto, ha funzionato perfettamente; vorrei sapere se ciò è esatto.
Ministro, lei ha detto ancora che non ha avuto rapporti né con le organizzazioni non governative né con il Genoa social forum. Da tutti gli atti risulta però che il suo Ministero ha avuto rapporti ravvicinati - anzi, molto ravvicinati - con le organizzazioni non governative (li ha anche per legge), che poi sono diventate il Genoa social forum. Questa mancanza di rapporti è da attribuire a lei personalmente e non al Ministero; quindi, poiché l'organizzazione del Dicastero faceva capo a lei, quale indicazione ha fornito ai dipendenti ed agli ambasciatori riguardo ai rapporti con il Genoa social forum? Risulterebbe inoltre che l'architetto Paolini, che è stata indicata come soggetto più accreditato per parlare con il Genoa social forum, sia stata individuata da un ambasciatore e poi nominata da Vinci Giacchi.
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Le chiedo infine se lei, senatore Dini, ricevesse le informative dei Servizi segreti sulle organizzazioni violente che, si dice, appartenessero successivamente anche al Genoa social forum.
GRAZIANO MAFFIOLI. Mi associo agli apprezzamenti rivolti dall'onorevole Saponara per la prontezza con la quale il senatore Dini, in qualità di ministro, ha segnalato i ritardi ed i pericoli che si delineavano in vista del G8. Senatore, le chiedo chi le abbia segnalato questi pericoli. Quali fatti e quali notizie l'hanno indotta ad assumere l'importante e significativa decisione di inviare la lettera al Presidente del Consiglio, in data 14 maggio?
GRAZIA LABATE. Presidente Dini, le rivolgerò solo due domande.
L'architetto Paolini nella sua relazione al Comitato ha messo in evidenza una sorta di periodo grigio, una zona grigia, che ha definito anche in termini di latitanza del Governo nell'assunzione di decisioni circa le modalità con cui diverse parti del movimento avrebbero partecipato all'iniziativa in occasione del G8. Poiché ciò risulta agli atti ed anche nelle relazioni svolte da altri soggetti che il Comitato ha ascoltato, sia a livello locale sia a livello di responsabilità nazionale, le chiedo che cosa determinò il cambiamento nell'atteggiamento del Governo, in relazione al fatto che il Governo stesso aveva accettato manifestazioni ed iniziative in occasione del G8 che si concludessero una settimana prima dell'inizio degli eventi. Che cosa ha determinato questo cambiamento? Lei era a conoscenza di questa sollecitazione dell'architetto Paolini, che comunque dipendeva dalla struttura di missione?
La seconda domanda riguarda un passaggio della relazione in cui lei, riferendosi alla lettera del 14 maggio, si dice
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preoccupato dell'andamento che le manifestazioni anti globalizzazione potevano assumere in occasione del vertice. Poiché abbiamo potuto, in maniera riservata, prendere visione dei rapporti SISDE, desidererei sapere se il Ministero (ancorché dai rapporti si evince che questi, per conoscenza, erano inviati anche alla Farnesina) avesse piena conoscenza dell'attività di intelligence, quasi quotidiana, che si è protratta sino al periodo in cui le responsabilità di Governo del senatore Dini sono cessate.
LUCIANO FALCIER. Ringrazio il Presidente Dini, non solo per la sua relazione ma anche per la sua presenza e disponibilità. Vorrei fare una premessa prima di formulare la mia domanda.
Mi risulta che prima di ogni summit di carattere internazionale il mondo delle organizzazioni non governative, delle associazioni che gravitano intorno alla cooperazione internazionale, soprattutto espressione dell'ambiente cattolico, puntualmente organizzi incontri per fornire proposte, attraverso forum e discussioni, al summit; si tratta di un mondo che, ben prima della scadenza di Genova, era presente con una propria capacità organizzativa per offrire proposte ai capi di Stato e di Governo.
In questa occasione, risulterebbe che a Firenze, il 2 ed il 3 aprile, con il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, alcune organizzazioni (cito le più importanti: CESPI, IAI, ICEPS, IPALMO) si siano incontrate e, con i massimi esperti internazionali del settore, abbiano svolto un proprio forum, pervenendo a conclusioni che sono contenute in alcune relazioni. Posta questa premessa, chiedo al senatore Dini se fosse a conoscenza di tali iniziative e, in caso positivo, se fossero pervenute, a lui o al Ministero, proposte di questo mondo - soprattutto dopo il forum di Firenze - in preparazione
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delle decisioni del tavolo del G8 di Genova. Quello che poi è risultato il Genoa social forum o il Patto di lavoro o i rappresentanti che poi si sono ritrovati in quell'organizzazione hanno mai fatto pervenire proposte circa i contenuti del lavoro che si è svolto a Genova?
GIANNICOLA SINISI. Vorrei rivolgere al senatore Dini una semplice domanda. Abbiamo appreso che la pianificazione della sicurezza era condizionata da tre elementi: la dislocazione degli eventi a Palazzo ducale e ai Magazzini del cotone, l'allocazione delle delegazioni ufficiali e l'autorizzazione delle manifestazioni. Ci è noto che le manifestazioni vennero autorizzate, sostanzialmente, tra il 12 ed il 19 luglio 2001. Rimane ancora abbastanza incerta la data in cui venne definita la sistemazione delle delegazioni ufficiali; un paio di colleghi hanno parlato di maggio (intervengo proprio perché due colleghi hanno ripetuto quella data), ma risulterebbe molto chiaro che dovrebbe essere avvenuto tra il 15 ed il 30 giugno. Mi sembra che le delegazioni ufficiali, in particolare quella degli Stati Uniti, che era costituita da quasi 500 componenti, fossero state definite alla fine del mese di giugno. Chiedo conferma di queste circostanze.
PRESIDENTE. Poiché nessun altro chiede di parlare, do la parola al presidente Dini, pregandolo di rispondere nell'ordine in cui le domande sono state poste e di citare anche il collega che ha rivolto la domanda, in modo da consentire un ordinato svolgimento dei nostri lavori.
LAMBERTO DINI. Presidente, mi pare che le domande degli onorevoli deputati e senatori siano molto simili l'una all'altra e si intreccino tra loro per quanto riguarda gli aspetti concernenti, in particolare, le delegazioni e le predisposizioni del piano di sicurezza.
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Per quanto riguarda la domanda dell'onorevole Saponara, vorrei cominciare dicendo che non ho mai conosciuto l'architetto Paolini. La nomina è stata fatta dalla struttura di missione, su proposta della Presidenza del Consiglio ed in particolare del segretario generale di palazzo Chigi. L'architetto si doveva occupare dei rapporti con le organizzazioni non governative perché il Presidente del Consiglio aveva sin dall'inizio pensato che fosse utile coinvolgere le organizzazioni non governative in dialoghi, ma anche in convegni, relazioni, seminari che potevano essere tenuti al di fuori e prima del vertice.
Ciò in parte avvenne, come del resto è stato ricordato il fatto che alcune di queste organizzazioni incontrarono, in una riunione svoltasi a Firenze il 2-3 aprile, lo stesso Presidente del Consiglio. Il numero delle organizzazioni non governative, quelle che intendevano manifestare contro la globalizzazione e addirittura impedire il vertice, aumentò nel corso del tempo. Rispetto a tali organizzazioni, anche dopo la fine del mio Governo, fu compiuto il massimo sforzo di coinvolgimento al fine di ottenere che le manifestazioni venissero autorizzate e potessero svolgersi pacificamente. Mi pare che l'atteggiamento sia del Governo Amato, sia del Governo Berlusconi nei confronti delle organizzazioni non governative sia stato positivo. È stato lodevole il fatto di aver ricercato il dialogo senza impedire le manifestazioni stesse. Purtroppo la situazione è poi degenerata a causa di infiltrazioni di elementi violenti dei quali, evidentemente, non si era avuta notizia o, in ogni caso, non si aveva grande timore.
Confermo, onorevole Saponara, che l'insieme delle delegazioni - a parte gli Stati Uniti - durante il mese di maggio avevano accettato la sistemazione sull'European vision. Pertanto, ritenevo - infatti l'ho detto nella mia introduzione - che
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verso la fine di maggio il quadro fosse completo. Rimaneva, mi dite - esattamente questo non lo ricordo -, una definitiva accettazione da parte del governo degli Stati Uniti, che probabilmente, come è stato detto, avvenne più tardi, ma riguardò soltanto il presidente Bush e i suoi stretti collaboratori, perché il resto della delegazione statunitense sarebbe stata alloggiata sull'European vision, così come tutte le altre delegazioni. Pertanto, tenderei a confermare (ma spetterà poi al Comitato esprimere un giudizio) che questo ritardo può avere soltanto in minima parte complicato il lavoro degli organi di sicurezza; anzi, come dicevo nella mia introduzione, secondo me lo ha semplificato. Mi domando che cosa sarebbe accaduto se otto delegazioni così numerose fossero state sparpagliate per la Liguria, con la necessità di assicurare il loro spostamento e la loro sicurezza. Per questa ragione, sin da febbraio avevo concordato che si contrattasse l'European vision con l'intendimento di collocare le delegazioni su questa bellissima nave, la quale poteva ospitare tutte le delegazioni ufficiali separatamente e in ambienti estremamente confortevoli.
L'opinione del Ministero degli affari esteri partiva dall'assunto che, in occasione di ogni vertice, le delegazioni ufficiali accettano il luogo in cui il governo ospitante decide di alloggiarle. Pertanto, non ci aspettavamo, che il sito scelto, pur essendo non un albergo su terraferma ma di una nave attraccata nel porto di Genova, potesse provocare tante esitazioni da parte delle delegazioni. D'altronde, accade sempre che alcune delegazioni, fino a quando le altre non accettano la sistemazione, tendono a ritardare la loro decisione. Ciò è avvenuto anche se avevamo fatto tutto il possibile per portare a conoscenza dei rappresentanti dei paesi partecipanti al vertice la bontà della scelta della nave. È vero che
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il Presidente Bush decise di alloggiare in un albergo molto vicino al porto, ma il resto della delegazione aveva accettato di essere ospitata sulla nave.
Perciò, tenderei a confermare - questa domanda, oltre che dall'onorevole Sinisi, è stata posta anche da altri -, che il ritardo non può che aver complicato in minima parte il lavoro di predisposizione del piano di sicurezza, perché l'albergo dove fu alloggiato il presidente Bush era contiguo al porto di Genova. Peraltro, era tutto all'interno di quella che, poi, è stata definita la zona rossa.
All'onorevole Bressa, il quale ha sottolineato questo aspetto, devo dire che quando le delegazioni sciolsero la riserva a fine maggio, o fine giugno, credo che vi fu soltanto l'annuncio ufficiale da parte della delegazione degli Stati Uniti - anche se avevamo avuto già un consenso di massima, ad eccezione del presidente Bush - che quella sarebbe stata la sistemazione. Quindi, con riferimento ai problemi di sicurezza, credo che le questioni poste dall'alloggio delle delegazioni non abbiano rappresentato un elemento determinante.
Quanto all'incarico all'architetto Paolini, esso fu dato da Vinci Giacchi perché era il titolare della struttura di missione, ma, come ho detto, su suggerimento e incarico diretto da parte della Presidenza del Consiglio, che, si occupava in quei mesi dei collegamenti con le organizzazioni non governative. Ciò è provato anche dal fatto che lo stesso presidente Amato tenne una riunione di una giornata, a Firenze, con le organizzazioni non governative che erano state contattate. In effetti, già nei primi mesi dell'anno la Presidenza del Consiglio aveva pensato, ripeto, di organizzare una serie di seminari a latere, di preparazione, che avrebbero potuto anche concludersi con la predisposizione di un documento, relativo a quella che lo stesso Presidente Amato aveva chiamato Genoa non governmental
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initiative, che avrebbe dovuto portare a conoscenza dei capi di Stato e di governo i punti di vista di queste organizzazioni. Le cose si sono complicate, successivamente, con l'aumento del numero delle organizzazioni non governative con la creazione del Genoa social forum; effettivamente, tutto si svolse dopo la fine di maggio, direi anche durante il mese di giugno e nella prima parte di luglio.
Non ritengo vi sia stata, da parte del Ministero degli affari esteri, una sensibilità maggiore per la sicurezza. Ciò che evidentemente ci preoccupava è che da parte del Ministero dell'interno fosse definito rapidamente, il più rapidamente possibile, il piano complessivo della sicurezza, anche se riconosco, onorevole Sinisi, che rimaneva qualche incertezza sull'alloggio, in particolare, della delegazione statunitense.
L'onorevole Violante ha chiesto per quali motivi la competenza e la supervisione dei lavori della struttura di missione fu trasferita da palazzo Chigi, quindi dalla Presidenza del Consiglio, al Ministero degli affari esteri. In effetti, questa decisione fu assunta dal Presidente Amato, il quale mi scrisse una lettera al riguardo (non so se sia gli atti della Commissione). La ragione era che lo stesso Presidente Amato aveva notato che si stavano sviluppando due filoni di attività, quella esercitata direttamente da funzionari della Presidenza del Consiglio e quella svolta dal Ministero degli affari esteri, per competenza, con riferimento al cerimoniale, ai rapporti con la stampa, e così via.
Per evitare confusioni, cioè per avere un solo centro di responsabilità, il Presidente Amato decise di chiedere al Ministero degli affari esteri di effettuare il pieno controllo e, quindi, la supervisione dei lavori preparatori del vertice, in particolare, in esecuzione della legge n. 149 del 2000.
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Onorevole Boato, per quanto riguarda la nomina dei responsabili, l'ambasciatore Olivieri era già da tempo consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio e lo era stato già durante il Governo D'Alema (era stato confermato dal Governo Amato). Egli aveva la responsabilità, in quanto sherpa, di seguire tutti i lavori preparatori della sostanza, l'agenda, le tematiche che sarebbero state discusse al vertice e anche la predisposizione dei documenti di base che sarebbero confluiti successivamente nei comunicati ufficiali. L'incarico, quindi, dell'ambasciatore Olivieri era di carattere istituzionale. Anche tutti gli altri paesi nominano un consigliere del Presidente del Consiglio o del capo del Governo per attuare tali raccordi e seguire i lavori preparatori. Come è avvenuta la nomina dell'ambasciatore Olivieri? Era normale, de plano, che fosse il consigliere diplomatico del Presidente del Consiglio a svolgere questo ruolo. Per ciò che riguarda la nomina di Vinci Giacchi come responsabile della struttura di missione, devo dire che in precedenza la preparazione dei vertici, per gli aspetti logistici e organizzativi, era sempre stata sotto la responsabilità dei ministeri degli affari esteri, sia in Italia, sia negli altri paesi: ricordo chiaramente il vertice G7-G8 di Napoli nel quale una piccola struttura del Ministero degli affari esteri seguiva gli aspetti relativi alle delegazioni, ai movimenti, alle sedi delle riunioni, al modo di assicurare tali aspetti. In questa occasione la nomina del ministro Vinci Giacchi venne suggerita al Presidente del Consiglio dal Ministero degli affari esteri: l'ambasciatore Vattani avanzò la proposta che fosse il ministro Vinci Giacchi (che del resto era stato, in precedenza, consigliere diplomatico del ministro dei trasporti per un lungo periodo) ad assumere la responsabilità della struttura di missione, io la appoggiai e il Presidente del Consiglio la accettò. Nella mia relazione, in effetti, onorevole
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Boato, ho detto che già dal mese di febbraio e dall'inizio di marzo si erano manifestate vischiosità nel portare avanti i lavori del vertice. Ciò si riferiva, in particolare, alla questione delle delegazioni, alla loro sistemazione, e anche ai ritardi nelle opere pubbliche che dovevano essere completate con i fondi messi a disposizione dal Governo (si trattava di circa di 80-90 miliardi destinati a opere pubbliche, per risolvere problemi logistici e per il miglioramento, in vari aspetti, della città di Genova): ciò risultava sotto la responsabilità del prefetto di Genova e degli enti territoriali (la provincia e, in particolare, il sindaco di Genova). Notavamo che quei cantieri non partivano o procedevano molto lentamente e che era necessario attivarsi. Per tale ragione, ma anche per avere contatti diretti, a più alto livello, con le delegazioni dei paesi membri, presi la decisione di chiedere al segretario generale della Farnesina (che ha una grande esperienza, in particolare, nei rapporti internazionali) di fungere da liaison e assicurare il coordinamento, sia con i rappresentanti dei paesi del G8, sia con gli organi delle istituzioni locali ai quali ho fatto riferimento.
Onorevole Boato, non vi è stato nessun compito relativo alle ONG, salvo quello di seguire le iniziative della Presidenza del Consiglio durante il mio mandato, per le quali effettivamente la Presidenza aveva mostrato sensibilità nei modi che ho riferito (organizzazione di convegni e altro). A tale riguardo erano anche stati predisposti fondi (in un primo tempo 400 milioni) per l'organizzazione degli incontri delle organizzazioni non governative. Chi aveva tali compiti nel Ministero degli affari esteri? La struttura di missione, e nessun altro, doveva occuparsi di tali aspetti.
Riguardo al significato della mia decisione di scrivere, credo di avere risposto, nel senso che si era nel mese di maggio e
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ancora non si era concretizzato, anche in vista delle notizie che ci pervenivano, in particolare, attraverso la stampa: non ho mai letto, né è stato portato mai a mia conoscenza, un rapporto del SISDE a tale riguardo. Credo che questi rapporti probabilmente siano stati inviati al Ministero, in particolare alla segreteria generale, ma io non ne ho avuto conoscenza durante il mio mandato. Devo dire e sottolineare che gli aspetti di sicurezza legati alle organizzazioni non governative, al Genoa social forum e ad altri soggetti, si intensificarono dopo, nel mese di giugno e nella prima parte del mese di luglio. Ricordo, a tale riguardo, le iniziative del ministro Ruggiero proprio per cercare, attraverso il dialogo, una composizione e per evitare, quindi, che vi fossero manifestazioni che uscissero dal tracciato e che, in particolare, si svolgessero non pacificamente. Riguardo alle difficoltà di cooperazione con la Grecia, onorevole Boato, non ne ho mai sentito parlare, nessuno me ne ha parlato.
Senatrice Ioannucci, per quanto riguarda il mio giudizio sulla sistemazione delle delegazioni sulle navi per il piano di sicurezza, credo di avere risposto e confermo anche di non essermi occupato dei rapporti con le organizzazioni non governative. Tanto ciò è vero che non avevo neppure sentito parlare della nomina dell'architetto Paolini: si trattava di una questione interna, che riguardava più la Presidenza del Consiglio per l'organizzazione di convegni e riunioni. Non ho ricevuto, senatrice Ioannucci, informative dei servizi segreti. Avevamo notizia, in particolare attraverso gli organi di stampa e i rapporti che ci venivano inviati, anche verbalmente, di ciò che tali organizzazioni intendevano fare e vi erano alcune di esse che volevano impedire che il vertice si tenesse. Da ciò nascevano le preoccupazioni - credo naturali - che avrebbe
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dovuto avere e che ha avuto anche il Ministero degli affari esteri, e che ho avuto io personalmente. Ciò risponde, senatore Maffioli, in parte anche alla sua domanda.
Onorevole Labate, l'architetto Paolini ha denunciato ritardi? Non conosco questa persona e considero sorprendenti le sue dichiarazioni sui ritardi da parte del Governo. Effettivamente - come è stato detto da lei, onorevole Labate - il Governo Amato aveva lavorato ad un'ipotesi: le manifestazioni si sarebbero potute tenere in un periodo precedente il vertice, e poi un documento, se possibile unitario, avrebbe potuto essere presentato al vertice stesso. Di ciò io ero al corrente, ma non lo sono stato successivamente rispetto agli sviluppi della ricerca del dialogo, quando aumentavano le preoccupazioni.
Onorevole Labate, dei rapporti del SISDE non è ero quindi a conoscenza.
Senatore Falcier, è vero che in condizioni più normali - prima cioè che scoppiasse questa protesta antiglobal e quindi prima ancora degli avvenimenti di Göteborg di metà giugno - in tutti i vertici si era fatto in modo che coloro che volevano manifestare il dissenso, o che intendevano portare specifiche tematiche sostenute da associazioni non governative all'attenzione dei capi di governo, lo potessero fare prima ancora degli stessi. Personalmente ho partecipato a diversi summit, e mi riferisco non solo al G7 e al G8, ma anche a quelli dell'Unione europea, in cui ugualmente vi sono organismi che intendono presentare le loro proposte ai capi di governo. Non mi risulta che le proposte degli organismi non governativi che erano stati contattati (mi riferisco, in particolare, alle organizzazioni che hanno avuti contatti con la Presidenza del Consiglio e che sono elencate nelle testimonianze rese) siano infine state presentate al vertice. Onorevole Sinisi, con quanto detto credo di aver risposto anche alle domande da lei poste.
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PRESIDENTE. Presidente Dini, la ringrazio - anche a nome di tutto il Comitato - e dichiaro conclusa l'audizione. Per facilitare i nostri lavori, le sarei molto grato se potesse consegnare la sua relazione al Comitato, in modo che se ne possa distribuire copia a tutti i componenti.
Sospendo la seduta, che riprenderà alle ore 11,30 con l'audizione del ministro Ruggiero.
La seduta, sospesa alle 10,40, è ripresa alle 11, 30.