COMMISSIONE D'INDAGINE

Seduta 01 - 07 Agosto 2001

Audizione del sindaco di Genova, Giuseppe Pericu.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del sindaco di Genova, onorevole Giuseppe Pericu, sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in locali separati.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Signor sindaco, la ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Signor presidente, desidero innanzitutto manifestare la mia personale soddisfazione - che credo sia quella dell'intera città di Genova - per la decisione che è stata raggiunta dal Presidente della Camera dei deputati e dal Presidente del Senato di dare vita ad una attività conoscitiva da parte del Parlamento. La nostra città aveva grandi attese rispetto all'evento del G8; si trattava di


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attese di vario tipo: materiali, ma anche molte attese morali, politiche in senso lato, riguardanti il fatto di essere il luogo prescelto dove doveva svolgersi un grande evento internazionale, che avrebbe affrontato grandi temi che interessano il nostro Stato, la nostra collettività, ma anche il mondo intero. Pensavamo che tale evento dovesse svolgersi in modo sufficientemente pacifico, in maniera tale che i grandi temi oggetto del vertice potessero essere dibattuti, confrontati e discussi. Da tale punto di vista abbiamo fatto in modo che in città si svolgessero, nel tempo, un insieme di incontri preparatori e, in qualche modo, di approfondimento.
Purtroppo così non è stato, nel senso che i dibattiti ci sono stati, ma la violenza - la violenza morale - che abbiamo subito è stata molto grave e ha portato anche alla morte di un ragazzo, nei confronti del quale il senso di dolore molto forte per la mancanza si accompagna alle parole di grande consolazione che ha detto il padre del ragazzo, Giuliani, che, in realtà, ci hanno subito guidato come elemento di ripresa anche dal punto di vista delle ferite morali (non tanto le ferite fisiche che ci sono state, quanto quelle morali che sono più gravi). Conseguentemente, il fatto che si occupi del problema anche il Parlamento, oltre alla magistratura (rispetto alla quale abbiamo la massima fiducia che possa raggiungere quanto prima risultati conclusivi), per la nostra città è motivo di grande e particolare soddisfazione. Dall'indagine conoscitiva attendiamo di capire meglio quanto è successo.
Ho notato che tale indagine verte sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova. Non so se tedio il Comitato, ma di fatto per noi il vertice è cominciato nel gennaio del 2000, con la scelta del Governo di individuare Genova come sede del vertice, e con la presentazione della legge speciale in Parlamento, che è stata approvata nel giugno


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del 2000. Già prima dell'approvazione della legge, si era cominciato a lavorare, a discutere e a vedere che cosa significasse il vertice per la nostra città. Sono subito emersi, in realtà, diversi livelli di attenzione o di intervento, sui quali mi soffermo molto brevemente, poiché tali livelli presentano evidenti interconnessioni tra loro.
Un primo livello era quello della sistemazione urbana della città, alla quale è dedicata principalmente la legge approvata nel giugno del 2000 da tutte le forze politiche, sia al Senato sia alla Camera. Tale livello restava affidato prevalentemente ad una commissione speciale presieduta dal prefetto. Riguardo a tale aspetto abbiamo sostanzialmente aperto in città oltre 100 cantieri e abbiamo operato attraverso un insieme di interventi, sulla base di un input di fondo che ci aveva dato il Governo di allora e che era indirizzato su due punti specifici: il Palazzo ducale come luogo degli incontri, e i magazzini del cotone del porto antico, come sede della sala stampa. Il collegamento tra i magazzini del cotone ed il Palazzo ducale diventava il percorso principale intorno al quale operare. Dal punto di vista spaziale si tratta di luoghi vicini - distano meno di un chilometro l'uno dall'altro - e, quindi, la preparazione di tutto ciò rappresentava il compito principale.
Il secondo elemento era costituito invece dal secondo livello di accoglienza per la delegazione dei giornalisti e per gli eventi collaterali dei Capi di Governo. Tale competenza era affidata ad una struttura di missione presieduta da un diplomatico scelto dalla Presidenza del Consiglio dei ministri. Il terzo elemento era costituito dalla sicurezza del vertice affidata al Ministero dell'interno in base alla legge istitutiva di giugno, in cui si accenna ad un importante stanziamento per la sicurezza. Venne subito in rilievo un quarto elemento, che era quello del fronte anti G8: l'esigenza di farsi carico dello svolgimento di


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manifestazioni provenienti da una pluralità assai diversificata di movimenti, di associazioni ed altro, che avevano come oggetto i grandi temi del vertice (povertà, guerra e globalizzazione).
Debbo subito rimarcare un aspetto che mi sta a cuore: come città abbiamo vissuto l'esperienza di Okinawa, dove sono andati due nostri rappresentanti, e ci siamo informati sull'esperienza di Colonia e sui vertici precedenti. In quelle occasioni i governi locali furono molto coinvolti. Ad Okinawa, e in parte anche a Colonia, che però fu molto agevolata dalla struttura federale dello Stato, che poi si occupò realmente di queste cose, l'organizzazione materiale era stata rimessa ai governi locali. Il sistema italiano però è fortemente centralizzato: la commissione che decide sui lavori è presieduta dal prefetto e la struttura di missione, nominata dal Presidente del Consiglio dei ministri, è completamente statale; ovviamente, la sicurezza del nostro sistema appartiene al Ministero dell'interno. In questa situazione, come città ed io come sindaco, non ci siamo sentiti particolarmente sacrificati e, sebbene ci fossero in quel momento istanze abbastanza forti per una maggiore autonomia decisionale, non era il momento per porre eventualmente in discussione la struttura costituzionale del nostro Stato, anche perché con le strutture locali di governo il rapporto è stato subito molto collaborativo. Per dare un'idea, la commissione presieduta dal prefetto, che doveva decidere sui lavori, ha cominciato a lavorare addirittura prima dell'approvazione formale della legge. Dopo la prima lettura al Senato, iniziammo subito a lavorare per realizzare gli obiettivi proposti.
I profili però che maggiormente interessano il Comitato sono altri e non quelli attinenti ai lavori di sistemazione urbanistica, sostanzialmente conclusi e che hanno rappresentato


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un'esperienza molto positiva per noi. Uno di questi, che forse non è all'attenzione del Comitato, perlomeno da quanto risulta dalla formulazione del suo mandato, riguarda i comportamenti della struttura di missione per l'accoglienza delle delegazioni dei giornalisti, che era strettamente interrelato ai problemi della sicurezza. Era evidente che, nel momento in cui si sapeva dove avrebbero alloggiato le delegazioni A o B, contemporaneamente si poteva predisporre il piano di sicurezza adeguato. La scelta sulla sistemazione definitiva delle delegazioni risale alla fase finale (non ho informazioni esatte ma su questo punto il Comitato potrà acquisirle nell'esercizio dei propri poteri conoscitivi), conclusa nel mese di giugno. Prima di allora, si discuteva l'immagine iniziale che si prospettava del vertice e che vedeva localizzate parte delle delegazioni sulla riviera di Levante, alcune su quella di Ponente e altre in città, con rilevanti problemi logistici di trasferimento rispetto al luogo dove si sarebbe svolto il vertice.
Nel mentre si preparava tale impostazione complessiva, continuavano a giungere notizie di manifestazioni di carattere internazionale collegate ad altri tipi di eventi, a Praga e a Nizza, dove erano accaduti incidenti. Questo progressivo accentuarsi di una problematica della sicurezza rendeva incerta la localizzazione delle delegazioni e l'articolazione della sistemazione complessiva degli ospiti stranieri in un territorio più vasto come si era inizialmente ipotizzato. Ad Okinawa, la sistemazione delle delegazioni era lontana dal luogo di svolgimento del vertice e si pensava che un modello analogo potesse essere gestito ed organizzato anche da noi.
Non mi soffermo ulteriormente su questo tema che, probabilmente, presidente, potrete valutare nell'ambito dei vostri poteri conoscitivi e passo invece a parlare brevemente dei problemi più strettamente oggetto dell'audizione. Inizierei con


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una considerazione abbastanza elementare ma importante. Dal momento stesso in cui si decise il vertice - siamo ancora nella primavera-estate del 2000 - contemporaneamente si costituirono associazioni che spingevano affinché si trattassero temi che dovevano essere oggetto di considerazioni, separatamente dal vertice. Abbastanza velocemente si formò una rete anti G8, fatta di associazioni locali, la quale chiese anche l'appoggio dell'amministrazione comunale (in consiglio comunale si svolsero dibattiti approfonditi su questo argomento).
Affermammo allora il principio, a cui ci siamo sostanzialmente attenuti in tutta la nostra azione, che dovesse essere garantita la libertà di manifestazione del pensiero, anche in contrasto, da parte di chi dubitasse della legittimità del vertice o la contestasse, peraltro con due vincoli specifici: ciò non doveva in alcun modo incidere sulla sicurezza del vertice e non doveva essere accompagnato da manifestazioni violente. Manifestazioni pacifiche, quindi, che non contraddicessero il luogo del vertice. Faccio tale precisazione perché emerse subito che da parte di alcuni gruppi c'era il desiderio di impedire il vertice. Infatti, ci fu una fortissima pressione e quasi costantemente si anticipavano notizie sulla preoccupazione per la sicurezza, arrivando a discutere ad un certo punto di spostarlo o di annullarlo. Queste istanze si concretizzarono nella presentazione di un documento da parte di un gruppo di associazioni, assai composito, il cosiddetto patto di lavoro (credo sia opportuno che il Comitato ne venga a conoscenza), in cui sostanzialmente si indicava la linea di manifestare senza affermare la volontà di impedire il vertice, con un intendimento di carattere pacifico.
È dal patto di lavoro che, in qualche modo, si sviluppa poi coeso il Genoa social forum. Questo gruppo di associazioni a poco a poco si arricchisce: se inizialmente si tratta di un


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gruppo limitato alla fine diventa complessivamente di oltre cinque-seicento associazioni. Comunque, già inizialmente è costituito da un gruppo consistente e coinvolge soggetti profondamente diversi: da comunità di preghiera all'ARCI (un insieme di associazioni che ha finalità culturali, sportive, o di divertimento), dalle ACLI a partiti ed organizzazioni sindacali, fino a comprendere anche movimenti di opinione, tipo quello per la remissione del debito. Si tratta quindi di un coacervo di istanze assai diverse, i cui rappresentanti nei colloqui che hanno avuto con noi si sono sempre presentati in modo unitario. Nei colloqui che abbiamo avuto in diverse occasioni, perché veniva richiesto frequentemente di avere un appoggio da parte dell'amministrazione comunale, come credo sia stato richiesto anche all'amministrazione provinciale e alle altre amministrazioni locali, si presentava sempre un gruppo di cinque, sei, sette persone, un collegio che sostanzialmente rappresentava le diverse componenti di questo insieme di associazioni inizialmente definito patto di lavoro ed in seguito Genoa social forum.
Penso possa essere interessante individuare - siamo all'inizio di quest'anno - quale fosse l'atteggiamento, almeno per come emergeva nei colloqui che ho avuto, da parte del Governo di allora nei confronti dello svolgimento di tali manifestazioni. L'atteggiamento al riguardo sostanzialmente era del tipo che non ci potesse essere una compresenza delle manifestazioni durante il vertice. La tesi di fondo che in qualche modo si cercava di comunicare - da me personalmente condivisa - si basava sull'opportunità che si potessero svolgere manifestazioni anche importanti ed ampiamente significative, ma che dovessero svolgersi prima o dopo il vertice, concedendo uno spazio temporale, a partire dalla metà di luglio (il 14-15, inizialmente si propose il 12) sino, grosso modo,


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a qualche giorno dopo lo svolgimento del vertice. Doveva esserci insomma una sorta di break - un'interruzione - tra le manifestazioni che potevano avere lo spazio più ampio e più significativo; il comune insieme con la provincia di Genova pensava anzi di dar vita a manifestazioni durante quel periodo, che potessero affrontare in modo emblematico alcuni dei temi del vertice. Questa proposta non venne accettata dal Genoa social forum, ed in febbraio iniziò un lungo confronto volto da un lato ad indurre il Genoa social forum a non pretendere la contemporaneità, dall'altro a cercare di capire cosa avrebbe significato questa contemporaneità. Allora venivano ritenute emblematiche, all'interno delle loro proposte, due richieste del Genoa social forum: la costituzione di una cosiddetta «cittadella», un luogo fisico, in cui potessero essere rappresentate le diverse istanze di cui il Genoa social forum era espressione ed in cui potessero svolgersi dibattiti e concerti; la «cittadella» doveva divenire operativa, in base alle loro richieste, a partire dall'inizio di luglio di modo tale da consentire l'attività preparatoria per una grande manifestazione pubblica, emblematicamente divenuta poi quella svoltasi sabato 21 luglio.
Il confronto fu lungo, e - qui voglio precisare la posizione dell'amministrazione comunale all'interno di questo confronto - noi non avevamo un potere decisorio (il sistema è particolarmente accentrato), partecipavamo e venivamo coinvolti in determinati momenti all'elaborazione delle decisioni, ma di fatto queste venivano assunte in luogo distinto e diverso. Durante il periodo della campagna elettorale il confronto, non voglio dire che si interruppe, ma sicuramente rallentò. Nel contempo i temi della sicurezza cominciarono ad essere affrontati, ma essi sembravano vivere in connessione: da un lato con l'articolarsi delle eventuali manifestazioni, dall'altro


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con la sistemazione delle delegazioni governative. Il confronto con il Genoa social forum non si definiva e la sistemazione dei Governi ospiti era in ritardo, conseguentemente anche i temi della sicurezza andavano assumendo un contorno più incerto. Devo dire che la collaborazione del comune con il prefetto e con il questore di Genova, era sempre stata molto buona negli anni precedenti. Genova tra le grandi città è quella con il più basso tasso di criminalità e riteniamo che tra i tanti fattori vi sia anche la buona collaborazione tra gli enti locali e le strutture preposte all'ordine pubblico. Questo buon rapporto di collaborazione proseguì per lo meno anche durante la fase preparatoria, divenne più complicato nei giorni finali, quelli con gli incidenti ed evidentemente i più convulsi, ma non si verificò comunque una distonia molto forte.
Si giunse grosso modo ai primi giorni di giugno - il Governo Berlusconi ancora non si era insediato - quando il prefetto, - mi sembra si trattasse del 2 giugno -, dopo aver sentito il consiglio provinciale di sicurezza, di cui anche io faccio parte - assunse il provvedimento di delimitazione della cosiddetta «zona rossa» e «zona gialla». Da parte della prefettura credo ci fosse l'esigenza, a mio avviso corretta, malgrado la non definizione dei profili da me indicati prima - quelli attinenti all'accoglienza e quelli relativi ai rapporti con il Genoa social forum - di cominciare a dare delle indicazioni, poiché si stava manifestando anche una forte pressione cittadina. La città di Genova si presenta in modo particolare - vedo amici genovesi e liguri che sicuramente ben la conoscono - ma per gli altri, che invece non lo conoscono, è opportuno che la descriva sommariamente. Il territorio comunale di Genova si sviluppa per 248 chilometri quadrati, all'interno del territorio della città, che si trova a livello del mare, abbiamo monti alti quasi mille metri. La parte abitata


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è abbastanza piccola e si trova lungo la costa: si tratta in pratica di una striscia lunga quasi 30 chilometri con due vallate interne. Quindi, un territorio abitato molto concentrato e piccolo rispetto all'insieme, con una struttura rettilinea e non di carattere circolare.
Seguivo attentamente la definizione della «zona rossa» e della «zona gialla» e partecipavo a queste operazioni perché incidevano moltissimo sulla vivibilità della città; in realtà, incidevano sotto un profilo particolare ed esclusivo, sostanzialmente - questo dato ha un suo significato anche per il seguito -, nei passaggi tra levante e ponente. Se in realtà il Palazzo ducale e i magazzini del cotone, dove è situata la sala stampa, si trovano nel centro della città ed occupano una piccolissima porzione di questa, sono però situati in un passaggio fondamentale per i trasferimenti tra levante e ponente. Grosso modo su cinque percorsi di attraversamento della città, due venivano automaticamente esclusi: quelli più frequentati, quelli che portavano al mare; ne restavano così altri tre, uno dei quali fu poi successivamente escluso.
Pertanto, la mia tendenza era, da un lato, quella di far sì che la zona rossa fosse la più contenuta possibile, proprio per mantenere le percorrenze, dall'altro, che fosse effettivamente una zona rossa. Con questo termine si intende una zona di particolare protezione, dove in base all'ordinanza prefettizia non devono svolgersi particolari manifestazioni, le strade devono essere libere e così via. In realtà, in quel momento la questura ci chiese di mettere a disposizione le transenne di cui il Comune è dotato. Abbiamo, infatti, effettuato un rilevante acquisto di transenne per le manifestazioni degli alpini e disponiamo, pertanto, di circa sei - nove chilometri di transenne.


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Sembrava, dunque, che la zona rossa dovesse essere delimitata da transenne, le stesse utilizzate per delimitare i cortei, anche se eventualmente sistemate in modo più organizzato: questo era l'orientamento che, in quel momento, sembrava si dovesse seguire.
La zona rossa era accompagnata da una zona gialla, ovvero una zona per così dire di protezione collegata al divieto sostanziale di svolgere al suo interno manifestazioni. Il provvedimento prefettizio fu, dunque, assunto e si cominciò sostanzialmente a portarlo a conoscenza: aprimmo infatti un numero verde, perché tutti i cittadini volevano sapere quali fossero i vincoli della zona rossa, cosa sarebbe accaduto, quali sarebbero stati i percorsi praticabili e così via.
Nel frattempo, dal punto di vista della sicurezza, il clima era abbastanza cambiato, a causa dei fatti accaduti a Göteborg, i quali hanno segnato, anche psicologicamente, un mutamento di orientamento. La preoccupazione di quanto accaduto a Göteborg era diventata molto forte: in questa città - riporto quanto appreso da notizie giornalistiche, perché non ho vissuto personalmente questa esperienza - la polizia sparò e ci fu un giovane in fin di vita (il quale sembrava addirittura in un primo momento che dovesse morire); i Capi di Governo dovettero disdire la loro cena perché non riuscivano a raggiungere il luogo dove questa avrebbe dovuto svolgersi. Pertanto, dopo Göteborg, anche nell'esperienza che vivevo di riflesso - perché le decisioni fondamentali venivano assunte diversamente -, l'ambiente cambiò connotazione: si cominciò a ragionare per avere una zona rossa più rigida e così via.
Di fatto, il mutamento profondo avvenne con il discorso di insediamento del Governo Berlusconi. Vi era stato, infatti, un lungo break durante il periodo elettorale, con particolare riferimento ai rapporti con il Genoa social forum al fine di


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definire che cosa poteva esser fatto, nel mentre procedeva il piano della sicurezza, così come definito dal provvedimento prefettizio. Il Governo Berlusconi assunse la decisione di colloquiare con i manifestanti, i supposti manifestanti, del Genoa social forum e fu, subito dopo, convocato da parte del ministro dell'interno Scajola un incontro con gli enti locali, che si svolse precisamente in data 19 giugno 2001 presso il ministero. Il ministro Scajola, alla presenza del capo della polizia, disse agli enti locali, cioè al presidente della regione Biasotti, al presidente della provincia Vincenzi e al sottoscritto, in qualità di sindaco, che la decisione era stata quella di raggiungere e definire un accordo con il Genoa social forum per dare vita allo svolgimento di manifestazioni organizzate. Questo orientamento fu da me condiviso ed apprezzato, perché veniva di fatto garantita la possibilità di manifestare. Ciò che personalmente temevo maggiormente, in parte poi verificatesi, era il possibile svolgimento di manifestazioni non organizzate, cioè spontanee e quindi più difficilmente controllabili.
Dopo aver acquisito il consenso da parte degli enti locali, il ministro Scajola, diede poi delle disposizioni e si svolsero degli incontri tra il capo della polizia e i responsabili dell'ordine pubblico con le organizzazioni del Genoa social forum per definire le modalità organizzative delle loro manifestazioni. In ciò, era coinvolta anche l'amministrazione comunale, in particolare sulla definizione dei percorsi dal punto di vista della loro tecnicità. Mi spiego con un esempio: nel momento in cui - mi dispiace di non aver portato una grande carta della città perché forse si comprenderebbe meglio - si è deciso di concentrare le manifestazioni del Genoa social forum nella parte a levante della città, dove sono localizzati due importanti presidi sanitari, cioè un ospedale pediatrico molto noto, il Gaslini, e la più importante struttura ospedaliera


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cittadina, era a mio avviso, tenuto conto della conformazione della città, assolutamente essenziale che queste strutture ospedaliere fossero sempre raggiungibili e che quindi le manifestazioni e i cortei non ne impedissero il raggiungimento, anche perché, tra l'altro, nel periodo estivo tali strutture lavorano moltissimo anche per la restante parte della regione. Pertanto, noi partecipavamo con questa finalità. Si discussero diverse ipotesi di percorsi e si apprese in quel momento che le manifestazioni consentite non erano più soltanto quella nella cittadella o la grande manifestazione, bensì venivano ad essere consentite una pluralità di manifestazioni: due manifestazioni il giorno precedente al vertice, il 19; un'ulteriore articolazione il venerdì successivo e poi il sabato; eventualmente posso, poi, descriverle brevemente e analiticamente, qualora lo riteniate opportuno, se non ne avete adeguata conoscenza. C'è da aggiungere un ulteriore passaggio in questa fase: viene precisato, a fine giugno, inizio luglio, il significato della zona rossa, o perlomeno ho cominciato a conoscerlo meglio, nel senso che, ritengo sulla base delle esperienze di Göteborg ed anche di quelle canadesi - perché nel frattempo vi erano stati gravi incidenti anche a Quebec City in occasione della riunione degli Stati panamericani -, fu deciso di mettere delle griglie a chiusura dei varchi della zona rossa. Quindi, tale zona diventò effettivamente blindata; per noi - utilizzo il plurale perché credo di interpretare il sentimento di tutti i genovesi - fu veramente una grande ferita vedere questa città, per così dire, in assetto di guerra.
Tra l'altro tale sistema fu sistemato ed organizzato in questi termini e, successivamente, in brevissimo tempo - il lunedì successivo - la blindatura era già scomparsa. Contemporaneamente il Governo fece un'altra scelta, che fu condivisa dal Parlamento, cioè di concedere fondi agli enti locali per gestire


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l'accoglienza dei manifestanti; vi era una forte richiesta in questo senso, da più parti, e d'altronde noi, come città, eravamo molto preoccupati, perché si prevedeva e si diceva che sarebbero giunte migliaia e migliaia di persone - come poi effettivamente giunsero - e le stime iniziali (anche le più ampie) erano minori rispetto a quello che poi si è verificato; si disse che sarebbero arrivate tra le 10 mila e le 20 mila persone, e poi 80, 100 mila per la manifestazione: ne arrivarono invece dapprima 30 o 40 mila, e ben oltre 100 mila per la manifestazione conclusiva.
Fu deciso da parte del Governo uno stanziamento di 3 miliardi a vantaggio degli enti locali della regione Liguria che provvedevano all'accoglienza. Qui si affronta un altro profilo che può essere di interesse per questo Comitato; presidente, se sto andando... lei mi riprenda...
PRESIDENTE. Non c'è alcun problema.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Cerco di essere il più sollecito possibile, senza troppe sbavature...
PRESIDENTE. Può andare avanti quanto vuole.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Dove accogliere queste persone? Come accoglierle? Evidentemente si trattava di una accoglienza sommaria (strutture sportive, scuole) ed era necessario vedere come localizzarle; noi creammo una nostra commissione interna, procedemmo in pieno accordo con la prefettura e la questura, cioè non demmo disponibilità precedenti se non di luoghi che avevamo sostanzialmente concordato. Avevamo delle richieste da parte del Genoa social forum (richieste che sono cominciate a pervenire nel marzo, e poi sono state successivamente aggiornate) e noi sostanzialmente


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demmo delle risposte verso il 10, 12 luglio, non prima, cioè 8, 10 luglio, siamo in quel periodo; perché in realtà, l'atteggiamento mio personale era sostanzialmente quello di ritenere che per definire questo problema occorresse essere in tre seduti tutti allo stesso tavolo, da un lato il Governo che gestisce il problema del confronto con il Genoa social forum; dall'altro il Genoa social forum stesso ed infine l'ente locale che deve provvedere materialmente agli apprestamenti necessari e poi, evidentemente, può esprimere anche le proprie istanze politiche.
Alla fine definimmo un insieme di luoghi - fra cui le scuole Diaz e Govi, lo stadio Carlini e quant'altro - tutti situati sul levante della città; questi luoghi li attrezzammo con tendoni, coperture o tende canadesi - a seconda dei casi - e li abbiamo poi messi a disposizione dei partecipanti al Genoa social forum a partire, grosso modo, da lunedì 16. In realtà la loro richiesta era precedente, abbiamo dei verbali di consegna (per le preparazioni iniziali) dell'11, 12 luglio; dopo un po' di tempo per preparare questi luoghi, essi cominciano ad essere occupati dal lunedì, dal martedì della settimana in cui doveva svolgersi il vertice. I luoghi furono da noi consegnati a delle persone fisiche (con dei verbali), esponenti del Genoa social forum: oggi ci sono stati tutti restituiti, ed abbiamo già anche il quadro dei danni che si sono verificati, debbo dire di non particolare rilievo nella maggior parte dei luoghi, e soltanto di un certo rilievo nello stadio Carlini, dove le strutture sportive hanno subito danni più rilevanti.
Eventualmente se al Comitato interessa tutto questo materiale, lo posso far pervenire...
PRESIDENTE. Sì.


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GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. ...riguardante, cioè, l'individuazione dei luoghi, i verbali, i danni e le prime perizie che noi già abbiamo sulle varie situazioni... (commenti).
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Arriviamo, poi, anche a chi li paga. Inizia la settimana, ed inizia con una cosa gravissima, un attentato che ferisce gravemente un giovane carabiniere (un pacco bomba, una busta bomba). Sembra che questo ragazzo possa addirittura perdere la vista. Si crea subito, a partire da lunedì, un clima molto teso, molto difficile e molto complicato. La prima manifestazione è prevista per il giovedì, ed è una manifestazione che il Governo ci chiede di svolgere, inizialmente doveva tenersi la mattina, in una piazza della città - piazza Tommaseo - da parte delle donne iraniane, e nel pomeriggio doveva esservi una manifestazione imponente. Ma forse è bene che dia un quadro delle manifestazioni previste e sostanzialmente approvate dalla prefettura e dalla questura.
La prima manifestazione, appunto, si sarebbe dovuta svolgere il giovedì mattina in piazza Tommaseo, una piazza della nostra città; ma nel contempo, nei giorni precedenti si erano definite una serie di iniziative complessive: la manifestazione delle donne iraniane la mattina del giovedì; il giovedì pomeriggio una grande manifestazione detta «degli emigranti», che aveva un percorso particolarmente delicato perché si muoveva dal centro storico, da piazza Sarzano (abbastanza vicino al Palazzo Ducale) e poi si articolava lungo alcune strade che vanno verso il mare e finiva, sostanzialmente, sul termine del tratto della passeggiata a mare. Il Governo nel frattempo, attraverso i propri organi, aveva consentito una serie di cosiddette piazze tematiche o di luoghi di incontro; si era così costituito a Punta Vagno un centro, una piccola cittadella, tra l'altro vicino alla scuola Diaz dove, fra l'altro, era situata la


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struttura organizzativa del Genoa social forum; questo aveva determinato anche la costituzione di una piazza tematica in piazza Kennedy e nei giardini di piazza Rossetti. Faccio questi riferimenti perché sono luoghi nei quali si sono svolti particolarmente degli scontri. Si era poi data vita ad una piazza tematica in piazza Tommaseo ed in altre parti della città.
Le piazze tematiche avevano una particolare importanza per la giornata del venerdì, perché per il venerdì non era prevista una manifestazione organizzata principale, ma c'era invece la dichiarazione del Genoa social forum di effettuare l'assedio alla zona rossa; il che significava presentarsi di fronte ai varchi più ampi e in realtà, di fatto, protestare contro lo svolgimento del vertice. Naturalmente questo presentarsi di fronte ai varchi più ampi era accompagnato da dibattiti ed incontri che dovevano svolgersi in alcune piazze vicine ai varchi; così ad esempio nel varco di via Assarotti (che è una lunga strada in discesa), a piazza Manin, si svolgevano dei dibattiti, dei colloqui e degl'incontri che poi conducevano a questa forma di assedio rispetto alla zona rossa.
Vi era invece come deroga - il Governo aveva consentito questa deroga che inizialmente sembrava non dovesse esserci - una manifestazione anche sul lato del ponente cittadino organizzata dai COBAS e dai CUB; manifestazione che sarebbe partita dal quartiere di Sampierdarena e sarebbe giunta fino alla stazione marittima; quindi c'era un rapporto sulla zona rossa, in questo caso, da ponente e non da levante rispetto alla città.
Nella giornata di sabato, invece, doveva tenersi soltanto una grande manifestazione rispetto alla quale erano sorti problemi logistici molto gravi; essa, infatti, doveva svolgersi nella parte di levante della città fino ai dintorni dello stadio Ferraris, in


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piazza Galileo Ferraris, attraverso un percorso di circa 4-5 chilometri che si snodava in una parte ampia della città.
Il lunedì successivo si è verificato l'attentato al carabiniere, mentre il martedì si è svolta una fase sostanzialmente di preparazione in cui personalmente ho trascorso il tempo a contrastare e a rallentare il processo di chiusura della zona rossa.
In realtà, avevamo concordato con il prefetto che la zona rossa dovesse essere chiusa non prima del mercoledì mattina, ma la preparazione della blindatura dei varchi dovette cominciare nella notte fra domenica e lunedì. In particolare, era molto in discussione la chiusura di una piazza, piazza Corvetto, che è vicina alla prefettura e che, se chiusa, avrebbe bloccato la terza strada di attraversamento della città. Insistetti molto perché piazza Corvetto non fosse integralmente chiusa ma venisse lasciata, in parte, disponibile per i mezzi pubblici, ma poi la sicurezza decise che era assolutamente essenziale chiuderla.
Vorrei rilevare che nel palazzo della prefettura si era svolta la cena iniziale offerta dal Presidente della Repubblica Ciampi e che poi, nella giornata di domenica, si è svolto - come sapete - l'incontro fra Bush e Putin sui temi dello scudo stellare. Era, quindi, un luogo importante di incontri rispetto allo svolgersi degli eventi.
Nella giornata di mercoledì si verifica un evento che forse è opportuno conosciate, anche perché ritengo che la vostra attenzione sia molto accentuata sui problemi della sicurezza. Il mercoledì pomeriggio i miei uffici vengono informati che nello stadio Carlini vi sarebbero alcune saldatrici con le quali alcuni dimostranti, non meglio identificati, starebbero saldando tra loro sbarre di ferro, avendo divelto alcuni cancelli. Relativamente a tale situazione, inizialmente pensiamo di


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poter intervenire autonomamente mandando alcuni nostri addetti a ritirare questi materiali con il camion; poi, comprendiamo che la situazione non è così semplice e ne riferisco al prefetto. Si svolge, tra l'altro, una riunione degli addetti alla sicurezza con la presenza di rappresentanti dei carabinieri e della questura e con lo stesso questore in cui denunciamo questo evento.
Tali colloqui si svolgono il mercoledì sera verso le ore otto. In quel momento il clima era molto teso e difficile, ma si basava molto sul principio di manifestazione pacifica: in altri termini le manifestazioni venivano presentate da parte di gruppi di organizzatori come pacifiche. Si riteneva che vi fosse stata e vi sarebbe stata una forte attività di prevenzione alle frontiere - in questo caso parlo come cittadino - e che quindi i gruppi più malintenzionati non sarebbero giunti a Genova o sarebbero stati in qualche modo diversamente contrastati.
Credo che il giorno dopo si sia svolta una perquisizione allo stadio Carlini da parte della polizia: la nostra denuncia risale alla sera del mercoledì e il giovedì, alle 5 o alle 6 del mattino, i poliziotti si sono presentati per effettuare tale perquisizione. Conosco questi fatti per averli appresi ex post. In realtà, poi, il Genoa social forum ha chiamato la stampa, si è verificato un certo contrasto per impedire la perquisizione stessa e poi si è deciso di riunire una specie di collegio: alcuni rappresentanti delle forze dell'ordine ed alcuni rappresentanti del Genoa social forum hanno proceduto all'ispezione complessiva dei sotterranei dello stadio Carlini. Tutto ciò accade nella mattinata di giovedì 19 luglio, ma non si trova nulla (Commenti). Racconto le cose come stanno, le notizie ci provenivano dagli addetti alla custodia dello stadio che, naturalmente, avevano affidato lo stesso al Genoa social forum ma conoscevano l'ambiente.


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Giovedì è stata una giornata molto positiva: la manifestazione delle donne iraniane si è svolta in modo tranquillo e pacifico. Anche in quel caso nutrivamo alcune preoccupazioni, poiché erano stati richiesti un semovente o una grossa macchina e non capivamo a cosa potesse servire. Poi, in realtà, fu una manifestazione assolutamente pacifica e non ebbe grande risalto.
Invece, la manifestazione del pomeriggio - relativamente alla quale pensavamo vi dovesse essere una presenza di circa 10-15 mila persone - registrò una presenza elevatissima. Le stime sono attestate fra le 40 e le 50 mila persone (cito dati che la polizia può confermare, anche se queste valutazioni presentano un largo margine di opinabilità). Tale manifestazione si svolse in modo totalmente pacifico e direi, anzi, con momenti anche di gioiosità. Essa attraversò un percorso molto delicato: ad un certo punto, passò proprio accanto alla questura sfiorandola. Io non ho partecipato ad alcuna manifestazione perché, secondo la mia valutazione, il sindaco doveva restarne totalmente fuori. Mi dissero che in quel frangente vi fu un piccolo momento di tensione che, però, si risolse molto brillantemente e in modo pacifico, tant'è che la manifestazione ebbe un'ottima conclusione.
La sera del giovedì tirammo un sospiro di sollievo, peraltro troppo anticipato perché poi le cose si sono svolte diversamente. Mi hanno riferito che la manifestazione - che avevamo ritenuto delicata e complessa e che, in realtà, aveva come tema di fondo l'immigrazione - si è svolta bene, con una grandissima partecipazione e che la città l'ha seguita con piacere. Tenete conto che, nel frattempo, la città si ritraeva. La forte pressione psicologica che vi era stata nei mesi precedenti fece


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sì che molti genovesi decisero di farsi una settimana di ferie sostanzialmente in quel periodo dell'anno. Molti se ne andarono e parecchi negozi furono chiusi.
Devo dire che insistetti particolarmente perché venisse mantenuta l'immagine di una città più viva e più aperta, pensando che ciò avrebbe giovato, per un problema non soltanto morale ma anche di tipo organizzativo o qualitativo.
Il venerdì è stata la giornata più brutta poiché si è verificato l'assedio alla zona rossa. Nei diversi varchi della zona rossa si è svolto un assedio che definirei di tipo virtuale: vi era, infatti, una minaccia di superamento della zona rossa che non era reale, perché nessun mezzo poteva in qualche modo oltrepassare la blindatura che era stata predisposta.
Riferire voci è sbagliato, ma in quel momento correvano anche voci secondo le quali erano stati preparati dei grandi camion da usare come catapulta; tuttavia, di tutto ciò non vi fu in alcun modo traccia. Anche nei luoghi più assediati (i diversi gruppi del Genoa social forum si divisero i luoghi dell'assedio) al più vi erano grida, slogan, lanci di qualche bottiglia di plastica e così via, in una situazione in cui, da un lato, vi erano i manifestanti e, dall'altro lato, vi erano le forze dell'ordine che dietro le griglie difendevano la zona rossa. In quel momento si constatò che la zona rossa era assolutamente impenetrabile e che il vertice si svolgeva nella massima sicurezza possibile. Non credo che negli ultimi anni i rappresentanti delle diverse delegazioni o i giornalisti accreditati si siano trovati in una situazione di così totale sicurezza. In questa parte della città vi era una situazione totalmente irreale.
In quel momento, a fine mattinata, in piazza Paolo Da Novi, lontano dalla zona rossa e da dove si doveva svolgere il


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cosiddetto assedio che doveva ancora iniziare - ma si stava già preparando -, incominciavano a svolgersi alcuni primi scontri con gli uomini neri, i black bloc.
La sensazione che ho avuto nel pomeriggio è che la gran parte delle forze di polizia fossero volte a proteggere la zona rossa da questi supposti assedianti e che, in realtà, nella restante parte della città non vi fosse quella presenza di forze dell'ordine che noi ritenevamo essenziale. Sostanzialmente, in quel momento il problema dell'ordine pubblico in città riguardava non soltanto la sicurezza dei capi di Governo, ma anche la sicurezza dei genovesi e di coloro che erano venuti a Genova per manifestare.
Da questo punto di vista, ad un certo momento, verso le 4- 4 e mezza del pomeriggio, chiesi per telefono ad un rappresentante del Genoa social forum di rinunciare a questa forma di assedio affinché le forze dell'ordine potessero recarsi nella restante parte della città a perseguire coloro che arrecavano danni. Fra l'altro, in quel momento si rinunciò all'assedio in piazza Dante, cosa di cui hanno ampiamente dato notizia i giornali. In realtà sembrava che ci fosse uno sblocco della situazione.
Nel contempo si svolgeva l'unica manifestazione organizzata nella parte di ponente della città, che andava da piazza Montano e Sampierdarena sino alla stazione marittima. Era una manifestazione organizzata dai COBAS e sostanzialmente pacifica, eccettuata una piccola coda del corteo dove erano presenti - credo - dei black bloc. Notate che nel momento in cui si svolgeva l'assedio alla zona rossa, i danni determinati da vari gruppi si registravano in più parti della città: da piazza Paolo Da Novi a circonvallazione Monte, distante solo qualche chilometro, per scendere poi in altre strade. Su questo ci sono


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tante testimonianze rilasciate dai cittadini: i gruppi erano formati da dieci o venti persone, che arrecavano danni in alcune parti della città.
Verso le 5- 5 e mezza è sopraggiunta la morte di Giuliani: la notizia mi è giunta mentre ero in prefettura e mi dovevo recare, assieme agli altri rappresentanti degli enti locali, a salutare il Presidente della Repubblica Ciampi che, nel frattempo, era arrivato a Genova.
Evidentemente, il momento fu particolarmente tragico, sembrava che gli incidenti avessero assunto una dimensione ancora più grande e che non ci fosse solamente una persona morta, ma ce ne fosse più di una. Contemporaneamente, sotto questo profilo, continuavano a pervenire immagini molto forti, molto rilevanti, l'atmosfera era molto pesante. Nel frattempo aveva avuto inizio nel pomeriggio il vertice presso il Palazzo ducale. Alla sera il Presidente della Repubblica Ciampi offriva una cena, non solo ai Capi di Governo partecipanti al G8, ma anche al Segretario generale dell'ONU ed ai rappresentanti di altri Stati. Credo fossero presenti il Presidente del Sudafrica, il Capo di Governo del Bangladesh e così via. Altri potranno riferire con maggior dettaglio.
Come giunta comunale, ci siamo riuniti e abbiamo assunto come nostra decisione quella di invitare il Genoa social forum a ripensare all'opportunità della manifestazione del sabato. Eravamo dubbiosi perché, nel mentre sembrava logico sospendere questa manifestazione anche in segno di lutto per l'avvenuta morte, contemporaneamente si prevedeva l'arrivo di decine di migliaia di persone. Erano state consentite e previste decine di treni speciali; si prevedeva l'arrivo di centinaia e centinaia di pullman provenienti da diverse parti d'Italia. Conseguentemente, si pensava: se non c'è una manifestazione organizzata, considerato il numero delle persone che arrivavano,


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la tensione molto forte dovuta all'avvenuta morte, alle manifestazioni, ai danni che si erano verificati, può essere ancora peggio.
La manifestazione, si svolge, iniziando in modo molto pacifico. Le stime riguardo ai partecipanti sono diverse, ma credo - da quello che so - che abbiano sfilato oltre 100 mila persone. Ad un certo punto, la manifestazione arriva di fronte a piazzale Kennedy, nel lungomare, dove deve girare verso l'interno della città. Una parte importante della manifestazione sfila pacificamente e a piazza Galileo Ferraris, dove si sono svolti alcuni interventi, tra i quali quello di un mio collega, il sindaco di Porto Alegre, che ha tenuto un discorso sulla Carta di Porto Alegre.
Nel mentre la prima parte del corteo sfila e arriva alla sua naturale conclusione, a metà del corteo si crea come una frattura: al riguardo penso che la polizia potrà rilasciare informazioni più tecniche delle mie. Questa frattura nasce per effetto della separazione dal corteo di alcuni gruppi che hanno cominciato a distruggere la zona di piazzale Kennedy e corso Marconi. Vi è stata una carica della polizia riguardo la quale sono state date diverse interpretazioni.
Noi abbiamo assistito per un'ora, un'ora e mezza a continue distruzioni. Il corteo era fermo, quasi diviso in due tronconi. La polizia non caricava, sembrava ferma, ma vi sono opinioni divergenti a riguardo. Sarete voi ad accertarlo, anzi attendo con ansia che su questi temi la vostra attività conoscitiva possa svolgersi al meglio. È a questo punto che si sono avuti i maggiori disastri.
Finito il corteo, nella serata di sabato è avvenuto il cosiddetto Blitz alla scuola Diaz. Io mi trovavo a casa e sono stato avvertito intorno a mezzanotte, l'orario esatto non lo ricordo; poteva essere mezzanotte, mezzanotte e mezza, l'una.


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Ho chiesto informazioni al questore il quale mi ha riferito: siamo stati attaccati, nella scuola si nascondono armi e black bloc, quindi bisogna intervenire. Di questo sono a conoscenza: il giorno dopo le immagini di quello che è successo alla scuola Diaz sono state molto impressionanti.
Passo adesso ad esaminare un altro profilo - se può essere di vostro interesse -, riguardante i danni materiali che si sono verificati. Il lunedì mattina la città era perfettamente funzionante, lo dico per fare un complimento non a me stesso, ma a tutti quelli che hanno lavorato. Hanno funzionato bene le strutture sanitarie, la pulizia della città; ci sono decine di testimonianze al riguardo. I danni materiali hanno interessato principalmente filiali bancarie, concessionarie di automobili, pompe di benzina.
I pochi negozi aperti non sono stati minimamente toccati. Con la nostra azienda di trasporto, nella notte del sabato, avremo trasportato 40, 50 mila persone per portarle ai treni o ai luoghi di raccolta degli autobus, perché potessero tornare a casa. Non c'è stata una sola carrozza che abbia subito danni. Si è trattato di danni molto, molto mirati.
La valutazione dell'entità dei danni oggi non è ancora possibile. Il Governo è intervenuto con una misura particolare: ha fatto un prelievo di 15 miliardi dal fondo di riserva del Ministero del tesoro e lo ha attribuito al bilancio del Ministero dell'interno alla voce «altri interventi a favore degli enti locali»; il Ministero dell'interno ha destinato tale somma al comune di Genova, come se fosse stato un intervento naturale fare i primi interventi.
Noi stiamo elaborando dei criteri, li abbiamo comunicati sia al Governo che alla regione per ripartire questa somma. Ovviamente il Governo, secondo me in modo corretto, ha ritenuto che non dovessero essere risarciti i danni coperti da


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assicurazione; noi abbiamo deciso, come nostro criterio - ho ricevuto due, tre giorni fa il consenso anche del Ministero dell'interno -, innanzitutto di risarcire i danni dei privati e pensare ai danni delle pubbliche amministrazioni in un secondo momento, sempre che queste somme abbiano la loro capienza.
Abbiamo posto, quale termine di presentazione delle domande, il 10 agosto, a ieri mattina, le domande presentate da privati erano relative a danni sull'ordine di un miliardo, un miliardo e mezzo e mancano ancora alcuni giorni al 10 agosto. Questo è sostanzialmente il quadro definitivo.
Per la nostra città, dicevo all'inizio, i danni di tipo materiale sono parecchio limitati e credo che, se fossero stati solo quelli, probabilmente anche questa indagine non sarebbe stata deliberata. I danni che noi abbiamo subito penso siano danni non solo nostri ma di tutta la collettività nazionale, sono danni morali, per le violenze che abbiamo visto, per la morte di persone, ed evidentemente richiedono, oltre che un accertamento delle responsabilità personali dal punto di vista giuridico, anche delle valutazioni di carattere politico che il Parlamento e ciascuno di noi potrà fare, dopo che voi avrete concluso il vostro compito e ci avrete dato un quadro più preciso e più distaccato delle cose che sono successe.
PRESIDENTE. Grazie, sindaco Pericu.
Propongo di formulare tutte le domande, per poi far replicare il sindaco, invece di farlo rispondere ad ogni singola domanda, perché potrebbe essere un po' più lungo del previsto.
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei cogliere questa occasione per chiedere al sindaco di ringraziare i cittadini e le cittadine genovesi: non solo hanno subìto i disagi per la preparazione


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del vertice e tutto quello che ne è conseguito, ma sono anche stati in una città - come è stato riferito anche dal sindaco - quasi deserta; i cittadini e le cittadine genovesi sono stati molto generosi, generosi con i manifestanti: non solo hanno fornito, in diversi momenti di quelle giornate, pane ed acqua ai ragazzi, a quelle migliaia di ragazzi che erano lì, ma hanno anche salvato tanti di questi ragazzi dalle cariche della polizia. Lo voglio dire perché ci sono decine di testimonianze di genovesi che, nei cortili delle proprie case, riuscivano a far sfuggire dagli inseguimenti tali ragazzi: questo è il quadro - che non spetta naturalmente al sindaco descriverci - cui noi abbiamo assistito e di cui siamo stati protagonisti in quei giorni. Il mio è un ringraziamento sincero e molto diffuso per tutti coloro che in quelle giornate sono stati presenti. Signor sindaco lei ha fatto una descrizione perfetta di quelle giornate, con dei particolari che a mio avviso non corrispondono pienamente, ma questo non è naturalmente un problema che le rivolgo; semmai, mi interessa di capire meglio alcune cose.
Tuttavia, la prima domanda riguarda gli aspetti che diceva all'inizio e cioè le competenze dei diversi comitati. Lei giustamente ha detto che ognuno aveva i propri compiti c'era la questione della sistemazione urbana, dell'accoglienza, della sicurezza e ognuno svolgeva il proprio mestiere, anche con una certa centralizzazione. Vorrei chiederle sindaco, intanto, quale tipo di coinvolgimento abbia avuto il comitato di cui lei faceva parte, quello della sicurezza cittadina, in merito alle modalità di gestione dell'ordine pubblico. Giustamente lei dice che la sicurezza è stata una conseguenza della dislocazione delle delegazioni straniere, dei corrispondenti e poi delle manifestazioni: quindi si è definito negli ultimi tempi. Ma lei ha anche detto di non conoscere il tipo di zona rossa che sarebbe stata definita e sino a che punto questa zona rossa avrebbe


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avuto le caratteristiche che poi si sono conosciute. Noi stessi abbiamo potuto leggere sui giornali, nei giorni successivi, la sua meraviglia per l'entità di questa zona rossa. Quindi, volevo capire meglio il livello di coinvolgimento che lei ha avuto rispetto appunto a tutte le misure che sono state assunte precedentemente ed anche nelle fasi... e in questo caso le chiedo anche un particolare che mi è sfuggito rispetto al Diaz: lei è stato avvisato che questa perquisizione che era in corso?
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Mascia, qual è la domanda in riferimento al Diaz?
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei conoscere il grado di coinvolgimento di questo comitato di cui il sindaco faceva parte con il prefetto, con il questore, eccetera, rispetto appunto alla gestione dell'ordine pubblico.
Secondo: abbiamo sentito che la zona rossa è stata un po' a sorpresa così imponente e, comunque, dal quadro che il sindaco ci dava, emerge molto chiaramente che era una zona rossa assolutamente invalicabile e che, quindi, anche questi cosiddetti assedi erano assolutamente virtuali, come erano nelle intenzioni precedenti, tutto simbolico. Tuttavia, queste piazze tematiche che erano state concesse sono importanti; in ognuna di queste piazze tematiche, prima che il sindaco intervenisse in piazza Dante - compreso il corteo invece in cui poi è morto il ragazzo, successivamente agli orari che diceva il sindaco rispetto a piazza Dante -, precedentemente all'episodio che poi il sindaco ci ha raccontato, ci sono stati incidenti, tutti con le stesse dinamiche, cioè interventi di questi cosiddetti black bloc, intervento e cariche della polizia. Il suo intervento in piazza Dante, infatti, aveva queste caratteristiche: da una parte di dire c'è molta tensione; in questa piazza ancora non ve ne è stata, evitiamo che succeda; e dall'altra:


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se ci sono delle forze dell'ordine che possono rendersi disponibili per fare quello che non avevano ancora fatto - o che, comunque, avevano fatto, a mio avviso, in una certa maniera -, facciamo in modo che questo avvenga. Lei sindaco ha interrotto qui il racconto. Io le chiedo: è a conoscenza del fatto che, quando la manifestazione di piazza Dante si è sciolta ed il corteo è partito verso il mare, per poi arrivare a Punta Vagno, dal fondo, alle spalle del corteo ci sono state delle cariche della polizia?
Ultima questione: sulla zona gialla. Su questa zona gialla si è scritto e si è detto, anche successivamente, che avrebbe dovuto essere molto più estesa o che, comunque, non avrebbero dovuto esservi manifestazioni. Insomma, di fatto, si è allentata, da un punto di vista dei principi, l'idea della zona gialla, ma io vorrei chiederle signor sindaco: - lei giustamente dice queste piazze tematiche avevano... ed erano tra l'altro tutte autorizzate - se lei abbia presente, a proposito di zona rossa, quale fosse la zona rossa il 19, sino al 19 sera, cioè questi varchi molto protetti, con le griglie, e che cosa fosse la città di Genova il 20 mattina. Io questo glielo voglio chiedere, perché sono stata testimone, ma credo che, se questa Commissione vuole comprendere le dinamiche di quello che è avvenuto in quella città, anche sul piano delle violenze, debba capire fisicamente che cosa c'era. Noi avevamo una situazione, a partire dalla zona di Brignole, dove vi erano container enormi. In realtà, questa zona rossa si è estesa al di là dei varchi e alle persone che sono arrivate a Genova, molti ragazzi, anche quella mattina, che sono venuti per fare (che so?), rappresentazioni teatrali e altro, in queste zone tematiche - è stato impedito di raggiungere queste piazze tematiche.


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Io penso che questi siano aspetti che vadano sottolineati da un autorevole rappresentante delle istituzioni: in questa sede chiedo una conferma. Io non sono cittadina genovese, seppure sia stata eletta lì; ma, ormai, conosco benissimo questa città e, quindi, la capacità di rappresentare quello che è successo, anche fisicamente, mi sembra molto importante.
Infine, le vorrei sottolineare due cose. Lei ha parlato giustamente del clima precedente allo svolgimento del vertice, delle manifestazioni ed, in particolare, dell'attentato al carabiniere: ha parlato anche della perquisizione svolta al Carlini.
MICHELE SAPONARA. Signor Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori.
GRAZIELLA MASCIA. Posso concludere? Io penso che queste cose vadano chiarite, altrimenti è difficile comprendere che cosa è successo se non nella descrizione anche dei fatti, nella comprensione di quello che è avvenuto. Questa perquisizione del Carlini che lei ha riferito, a me non risulta che fosse stata contestata, al contrario; voglio solo aggiungere - e questo è anche agli atti del Parlamento -, che precedentemente a questa perquisizione vi era stato un pacco bomba, dopo l'episodio del carabiniere, anche ai ragazzi del Carlini, in una borsa. Essi stessi hanno chiamato, ora non so come si chiamasse; ma ciò serve a completare il quadro, perché altrimenti...
Infine, vorrei farle un'ultima domanda. Lei ha detto che nel corteo del 21, ad un certo punto, all'altezza di piazza Kennedy, dei gruppi sono usciti dal corteo. Ora, vorrei sapere dove questa notizia sia stata data e lei da dove l'ha appresa, perché quando il corteo è arrivato - io ero presente -, erano già in corso incidenti in piazza Kennedy (numerosi e di dimensioni enormi). Poiché queste cose sono molto importanti ai fini della


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lettura dei fatti, vorrei comprendere se quello che lei ci ha riferito sia frutto di letture, di relazioni, di atti ufficiali. In questo caso, vorrei appunto comprendere quale sia la fonte. Grazie molte.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Mascia. Voglio però ricordare a lei e a tutti i colleghi che, visto che questa è la prima volta, va benissimo fare delle domande che consentano a colui che è audito di arricchire la relazione, però adesso ci troviamo dinanzi alle richieste dei colleghi Boato, Ascierto, Bassanini, Cicchitto, Violante, Boscetto, Pastore e Soda: credo che così non diamo la possibilità a colui che viene audito di rispondere poi compiutamente, perché dovrebbe fare altre otto relazioni. Quindi gradirei - questo è quello che ha detto l'audito - che, se si tratta di specificare qualche punto, sicuramente questo venga fatto, tenendo presente però che, se poi ampliamo il raggio d'azione, probabilmente, non ne usciamo più; non è una questione di tempo, ma credo proprio che non saremmo nella condizione di dare a colui che viene ascoltato la possibilità di darci delle puntuali indicazioni che, invece credo dobbiamo cercare di ottenere.
MICHELE SAPONARA. Presidente, intervengo sull'ordine dei lavori, avevo chiesto la parola prima. Noi ascoltiamo volentieri domande, ma non interventi lunghissimi o comunque comizi. Volevo solo far presente questo.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Saponara, credo sia abbastanza chiaro quello che avevo cercato di dire prima.
MARCO BOATO. Presidente, cercherò di essere sintetico. Voglio ringraziare molto il sindaco Pericu per questa sua relazione e vorrei in questo caso proporre al presidente, visto che non avremo un ufficio di presidenza da qui al pomeriggio...


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PRESIDENTE. L'avremo domani mattina.
MARCO BOATO. È una cosa tecnica che possiamo fare tramite gli uffici. En passant il sindaco, ad un certo punto, ha chiesto se fosse possibile avere, proiettata magari su questi schermi - se siamo in grado di farlo -, una pianta di Genova. Credo che ciascuno di noi in questi giorni l'abbia guardata; però, mentre parla il sindaco e, successivamente, il presidente della provincia, della regione, il capo della polizia...
PRESIDENTE. L'abbiamo già chiesta.
MARCO BOATO. Benissimo. ...se noi riuscissimo ad essere in grado di fare queste ricostruzioni.
Per quanto riguarda ciò che è stato detto...
PRESIDENTE. Un momento, onorevole Boato, perché il sindaco vuole intervenire.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho qui la pianta del provvedimento prefettizio: zona rossa e zona gialla.
MARCO BOATO. Può essere utile lasciarla al presidente: sarà molto utile (Il sindaco consegna al presidente la pianta della città di Genova). Colgo anche l'occasione - presidente lei lo ha già detto - per dire che qualunque cosa il sindaco ritenga di lasciare in documentazione alla Commissione, che ripercorra un po' le tracce anche organizzative, può essere utile. Io però non lo voglio fare. Sarò molto breve.
Abbiamo visto che c'è uno iato molto forte tra la giornata del 19 (parlo di giovedì, quando c'è stata la manifestazione delle donne iraniane della mattina e la manifestazione degli immigrantes del pomeriggio) e le giornate di venerdì 20 e sabato 21, dove sono concentrati i principali episodi di


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violenza. Se fosse possibile, vorrei che, quando replicherà, il sindaco, che è stato molto dettagliato in tutta la fase di ricostruzione precedente e che invece ha delineato i problemi delle giornate del 20 e del 21 in modo meno dettagliato, nei limiti di ciò che è a sua conoscenza (quindi non le chiedo giudizi politici), potesse, qualora fosse in grado di farlo, riferirci i fatti a sua conoscenza. Per fatti intendo anche il rapporto con gli altri membri dell'amministrazione che abbiano avuto conoscenza di questi fatti, ed il rapporto con l'apparato della sicurezza. Da quello che emerge dalla sua relazione, dei tre obiettivi che in qualche modo bisognava garantire in occasione del G8 - la sicurezza del vertice, la sicurezza dei cittadini di Genova e il diritto di manifestare pacificamente per chi lo intendesse fare e, quindi, di contrastare le azioni di violenza per chi invece intendesse agire in modo violento -, mi pare che la sicurezza del vertice sia risultata totalmente garantita. Quello che invece non è stato di fatto garantito è stato il contrasto alle azioni di violenza, la sicurezza dei cittadini, che sono stati pesantemente danneggiati, e la sicurezza di chi voleva manifestare pacificamente, perché, a sua volta, è stato pesantemente colpito. Le vorrei chiedere se, su questi fatti che ho indicato, lei abbia qualche cosa in più da aggiungere e, in modo particolare - ho concluso, presidente -, se ci possa spiegare meglio qual è stato il suo rapporto, nei giorni del vertice - includendo nei tre giorni del vertice anche il 19, che è il giorno immediatamente precedente -, con l'apparato di sicurezza; vorrei sapere, cioè con chi lei ha avuto rapporti, che tipo di - non le chiedo impressioni soggettive - valutazioni (più che valutazioni, parlerei di riferimento di fatti) può fare e con chi lei ha interloquito in quanto in grado di incidere sulla sicurezza della città di Genova; per sicurezza intendo sicurezza del vertice -


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ma di questo non discuterei neppure, perché è stata garantita -, sicurezza della città, sicurezza dei manifestanti e contrasto alle azioni di violenza che sono state in atto nelle giornate di venerdì e di sabato. Se lei su questo potesse essere più dettagliato, perché poi noi ascolteremo gli altri interlocutori e quindi lei in qualche modo ci può fare da interfaccia. Grazie.
PRESIDENTE. Grazie, onorevole Boato. Pongo un problema a tutti. Ho 20 richieste di interventi: o noi stabiliamo un criterio oppure rischiamo veramente di non avere le risposte che ci attendiamo. Proporrei, se siete d'accordo, di contenere quanto meno le domande in un tempo di due o tre minuti e vi pregherei di attenervi ai tempi fissati. Però facciamolo. Vorrei evitare di ricordare questo ad ogni intervento. Credo che le domande - il sindaco è a conoscenza molto più di noi dei fatti - possano essere veramente poste in maniera, non dico telegrafica, ma almeno senza commenti. Se riuscissimo a fare questo, avremmo anche la possibilità poi di avere le risposte.
FILIPPO ASCIERTO. Signor Presidente, così come lei ha detto in questo momento, farò delle domande secche in merito a quello che il sindaco prima ha esposto. Il sindaco prima ha detto che ci sono state delle associazioni locali che chiesero, all'inizio, l'appoggio delle amministrazioni: vorremmo sapere quali siano queste associazioni di Genova. Poi iniziarono a chiedere alcuni spazi per il dibattito: vogliamo sapere se si tratta di associazioni che non si erano ancora unite o, già per i dibattiti, era l'insieme delle associazioni.
Il problema di dove accoglierli iniziò quando si erano già costituite tutte le associazioni in una organizzazione o era antecedente a questo momento? Chi faceva a lei le richieste dirette per soddisfare le esigenze (non mi riferisco solo


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all'associazione, ma vorremmo i nomi)? I luoghi consegnati poi dal comune alle associazioni sono stati assegnati all'associazione o a delle persone fisiche? Lei prima ha detto che sono stati assegnati a delle persone fisiche; noi vorremmo sapere se esistono dei verbali di consegna, dei limiti posti a queste persone e se queste persone hanno fatto un verbale di riconsegna degli immobili specificando quali siano i danni. Come avete esercitato il controllo sui limiti che avete posto? Cioè, lei ha dato disposizioni scritte alla polizia municipale per esercitare questo controllo o ha rimesso il controllo alle forze dell'ordine? Lo stadio Carlini, mi è sembrato di capire, è uno stadio comunale; ci sono stati dei danni: voglio sapere se negli stabili comunali, oltre ai danni, ci siano state delle scritte anarchiche, quindi delle scritte oltraggiose nei confronti dello Stato e nei confronti del comune. Vorrei farle poi un'altra domanda.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ho perso un po' il conto delle sue domande.
FILIPPO ASCIERTO. Se le potesse segnare, perché non vorrei poi ripeterle.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Me le sto segnando, però sono tante. Le faccio una precisazione preventiva che forse può aiutarla nel fare le sue domande. Noi abbiamo consegnato le cose a questi soggetti l'11 o il 12 luglio, e ho il verbale di consegna. Le posso fare avere tutte le copie.
FILIPPO ASCIERTO. Sì, se ci dà la documentazione...
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Mentre per quanto riguarda tutta la fase precedente, si trattava di fasi in cui, sostanzialmente, delle associazioni chiedevano, ad esempio, il


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patrocinio del comune per un dibattito pubblico con il premio Nobel x o y, per dibattere della fame del mondo e cose di questo genere. Sono due mondi diversi. Non so se mi sono spiegato.
FILIPPO ASCIERTO. Non solo si è spiegato, ma un po' conosco...
Lei ha finanziato, nell'anno in corso, nell'anno precedente, dei progetti, legati ai centri sociali o ad associazioni dei centri sociali, finalizzati alle manifestazioni del G8? C'è una clausola in base alla quale eventuali danni sono a carico del consegnatario? Lei è stato chiamato - se può spiegarlo, visto che anche la collega prima ha posto questo quesito per la perquisizione, da chi? O forse è lei che ha chiamato, avendo avuto notizie dalla televisione? La invito a chiarire questo aspetto.
FRANCO BASSANINI. Il sindaco ha parlato di un comitato per la sicurezza che ha lavorato in quei giorni. Vorrei sapere, per quanto è a sua conoscenza se nel comitato per la sicurezza siano arrivate informazioni riguardo alle organizzazioni violente che avevano operato in altri vertici, in particolare i cosiddetti black bloc. Si è discusso e sono state prospettate le misure prese per prevenire ed eventualmente isolare l'azione di queste organizzazioni, separandole, come normalmente si fa, dal resto delle manifestazioni?
La seconda domanda - simile a quella del collega che è intervenuto in precedenza - è volta a comprendere se, nel consegnare o affidare questi edifici, siano state stabilite delle regole riguardo al loro utilizzo, su cosa si potesse fare in questi edifici o se gli stessi siano stati semplicemente affidati con finalità di accoglienza.


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La terza domanda è diretta a sapere se le risulti che dagli organizzatori delle manifestazioni - parlo di quelle autorizzate e consentite - siano giunte segnalazioni o preoccupazioni in relazione ad azioni di violenza perpetrate da questi gruppi; dunque, se ne è a conoscenza, se sono arrivate anche al comune.
La quarta domanda concerne il fatto se sulla decisione, volta a modificare sostanzialmente il regime della zona rossa e ad abolire la zona gialla, l'amministrazione comunale sia stata coinvolta e in che misura. Mi sembra di aver capito di no sostanzialmente, però vorrei una precisazione, in quanto è estremamente importante.
L'ultima domanda riguarda i danni. Non vorrei aver capito male, perché la cosa è rilevante, ma mi sembra che per quanto riguarda i danni materiali - i danni morali, le violenze, sono enormi - la constatazione è che i violenti abbiano agito selezionando gli obiettivi, come dire che, vi è stata un'organizzazione, un progetto, sia pure delirante, che ha identificato una serie di obiettivi. La conseguenza di tutto ciò è che i danni sono ingenti per gli obiettivi colpiti, però complessivamente, alla fine, l'impressione che avevamo avuto di danni per centinaia di miliardi si ridimensiona. Se è così, credo che sarebbe opportuno, ai fini delle ulteriori riflessioni, avere una conferma e sapere se il comune si prepari a darci, in tempi rapidi, una distinta di tutti i danni.
FABRIZIO CICCHITTO. Dalla sua esposizione emerge che è stata una fase abbastanza lunga, relativamente al periodo breve in cui tutto si è svolto, una fase consensuale che ha avuto un suo inizio con il discorso pronunciato dal Presidente del Consiglio al momento della sua presentazione e che, poi, si è sviluppata in una serie di atti.


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Dunque, abbiamo avuto - ripeto - una lunga fase consensuale che ha riguardato il Governo, gli enti locali, la prefettura, le forze dell'ordine e il Genoa social forum. In questa fase, specialmente mentre venivano definiti anche l'articolazione tematica, le piazze tematiche e il quadro di manifestazioni che, se non sbaglio, sono state differenziate, perché i soggetti interessati lo hanno richiesto, da parte delle forze del Genoa social forum con cui voi eravate in contatto - e specialmente, per non far nomi, di Agnoletto, Casarini e così via - vi è stato segnalato il rischio, il pericolo, della presenza al loro interno di un'entità eversiva e violenta che, evidentemente, veniva meno a questo meccanismo consensuale che tutte le forze in campo - compreso nominalmente il Genoa social forum - stavano mettendo in atto? Oppure questo tipo di segnalazione non c'è stata e la situazione è esplosa, come lei ci ha puntualmente descritto, nel pieno e nel fuoco a cominciare da venerdì e sabato, dopo che giovedì questo ingresso in campo non c'era stato e, soprattutto dopo che la seconda manifestazione si era svolta in termini assolutamente ineccepibili?
Quindi, voi avete o no avuto questo segnale - e evidentemente anche le altre forze dell'ordine che poi audiremo - malgrado fosse chiaro che l'insediamento di tali forze era già in corso all'interno del Genoa social forum?
Per quanto concerne la seconda domanda - e mi associo a quella formulata sia dall'onorevole Ascierto sia dal senatore Bassanini - vorrei sapere: lei da chi è stato avvertito, nella notte di sabato, del fatto che era in corso una perquisizione? Oppure si è trattato di una sua iniziativa?
LUCIANO VIOLANTE. Vorrei sapere dal sindaco: primo, l'articolo 2 della legge su Genova, la legge 8 giugno 2000, n. 149, assegna tutti i compiti di supervisione e organizzazione


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del vertice ad una missione della Presidenza del Consiglio; non so se lei abbia qui i nomi dei componenti della missione e se nel frattempo le cose siano cambiate e, soprattutto, vorrei sapere chi la presiedeva; secondo, vorrei sapere la funzione della zona gialla e perché sia stata eliminata, quando e da chi; terzo, se per caso abbia con sé i decreti prefettizi relativi a questa materia; quarto, chi dava le autorizzazioni per le manifestazioni e i cortei.
PRESIDENTE. È chiaro che se non li avesse qui, può anche riservarsi di produrli.
GABRIELE BOSCETTO. Desideravo fare un intervento di metodo, ma mi pare che il succedersi degli interventi abbia raddrizzato anche il metodo: dai comizi iniziali siamo passati a richieste molto stringenti, quindi, mi adeguerò. Anch'io ho interesse a prendere visione degli atti amministrativi cui ha fatto riferimento il presidente Violante. Mi interesserebbe molto acquisire copia degli atti delle riunioni del consiglio comunale in particolare delle richieste che le organizzazioni, che poi diventarono Social forum, rivolgevano al comune. Credo che in questi dibattiti, in sede di consiglio comunale, si siano espresse le posizioni e, quindi, riuscire a vedere la sequela degli interventi potrebbe essere molto utile.
Ritengo anche fondamentale acquisire, presidente Bruno - e la ringrazio se potrà aiutarci, signor sindaco -, quel documento che lei ha chiamato «patto di lavoro», che poi si trasformò, in qualche modo, nella ragione sociale del Genoa social forum.
Mi interesserebbe anche prendere visione dell'ordinanza del 2 giugno 2001 con la quale veniva stabilita dalla prefettura, dopo l'audizione del comitato di pubblica sicurezza, la zona rossa; sarebbe poi importante acquisire copia dei verbali di


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consegna a persone fisiche determinate dei luoghi messi a disposizione dei manifestanti o di coloro che, in quel momento, apparivano essere legittimi manifestanti.
Avrei desiderio di ottenere un'unica risposta, diversa da quelle che può venire dai documenti, sulla seguente questione, signor sindaco di Genova: quando lei parla di 500 o 600 associazioni indica una cifra imponente. Non sono mai riuscito a capire se queste associazioni fossero ciascuna rappresentativa pure di un numero elevato di iscritti, se fossero sodalizi in qualche modo codificati, se fossero associazioni non riconosciute, se ci fossero statuti dietro di loro oppure se fossero soltanto gruppi spontanei. Infine mi chiedo come il dottor Agnoletto sia riuscito a rendersi il primo e, pian piano, l'unico rappresentante di tutti questi gruppi e quale sia stata la vostra posizione nei confronti del dottor Agnoletto, divenuto un interlocutore, all'epoca, così valido e così ascoltato.
ANDREA PASTORE. Porrò anch'io delle domande «secche». Anzitutto, chiedo al sindaco di fornirci qualche altro dato sui danni riportati dalla città perché - mi collego alla domanda posta anche dal senatore Bassanini - almeno dalle immagini televisive appaiono dei fenomeni aggressivi non limitati a sedi di banche, di agenzie di viaggi o quant'altro, ma estesi anche ad autoveicoli, a parte i cassonetti dell'immondizia utilizzati come arieti, e così via. Comunque, ci fa piacere se i danni sono ridimensionabili.
In secondo luogo, il sindaco non ha accennato - ma può darsi che mi sia sfuggito - agli incidenti di venerdì avvenuti - credo, al di fuori delle manifestazioni -, allo stadio - mi corregga se sbaglio il nome, mi pare si tratti dello stadio Ferraris - ed alla stazione Brignole. Si è parlato dei primi incidenti e scontri tra polizia e black bloc proprio in queste località, non so se collegati a manifestazioni o, invece, a


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situazioni del tutto anomale ed autonome. Si è parlato di violente manifestazioni in tali sedi e quindi chiedo notizie al riguardo, naturalmente in quanto il sindaco ne sia conoscenza e può riferire.
Ho da fare un'altra osservazione, o meglio due, ma tra loro collegate. Il sindaco ha fatto presente che questi gruppi di violenti comparivano come dal nulla perché, probabilmente, erano in qualche modo mimetizzati nei cortei. Desidero sapere, al riguardo, se all'apparato comunale che sovrintendeva alla sorveglianza ed alla vigilanza sui luoghi affidati in uso al GSF sia risultata una qualche forma di intrusione di tali soggetti nelle strutture date loro in uso. Collegandomi alla vicenda dello stadio Carlini, il sindaco ha detto che è proprio questa la struttura che ha subito i maggiori danni, dove sono state divelte le inferriate, e così via. Poi ha accennato a quella indicazione che portò all'ispezione al predetto stadio in quanto un sorvegliante del comune, un custode o, comunque, qualcuno collegato al comune, aveva rilevato che venivano usate travi di ferro, parti di inferriate per realizzare sbarre, e quindi dei mezzi di offesa. Chiedo al sindaco di riferire come siano stati individuati i luoghi, in genere, per assicurare ospitalità da parte del comune e, in particolare, per quanto concerne lo stadio Carlini, se le parti di recinzione metallica asportate siano state poi ritrovate nello stadio o, magari, in altri luoghi lontani dallo stadio, oppure se esse non siano state più ritrovate.
LUCIANO MAGNALBÒ. Molto rapidamente, pongo, più o meno, la domanda che ha già fatto il presidente Violante. Il sindaco ha molto insistito sul sistema centralizzato: il comune non avrebbe avuto alcun potere decisorio - sostiene - e l'ha ripetuto più volte. Ha parlato, poi, per il sabato, di problemi logistici molto gravi, di clima molto teso nel vertice. Ma,


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sindaco, chi decideva fisicamente? Chi prendeva le decisioni tra i membri componenti la missione di cui ha parlato il presidente Violante?
Ho poi una seconda domanda: quando nel gennaio del 2001, cioè all'inizio, fu stabilita Genova quale sede, lei fu ascoltato - glielo chiedo perché Veltroni oggi rivendica con forza il fatto che il sindaco debba essere sentito per prendere certe decisioni -, e chiese specifiche, forti e valide garanzie per quello che sarebbe potuto succedere nella sua città?
Terza domanda: presidente, preannuncio che, per quanto concerne il mio gruppo, da oggi in poi, per semplificare i lavori, interverremo uno per gruppo, in modo che essi proseguano in modo più fluido e accessibile per tutti.
PRESIDENTE. La ringrazio, senatore Magnalbò. Mi auguro che lo stesso venga fatto dagli altri gruppi.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Con riferimento alla fine del 1999, lei ha parlato di incontri preparatori: vorrei sapere, se possibile, chi partecipò a tali incontri e, in particolare, se vi prese parte anche il comune. Lei riferisce dell'individuazione di Genova nel gennaio 2000: chi la individuò, perché fu individuata Genova e quale ruolo ebbero il comune, le altre organizzazioni ed enti o quanti altri in tale scelta? Poi precisa che i magazzini del comune, ossia il luogo dove dovevano essere alloggiati i giornalisti e una parte, così mi sembra di aver capito...
PRESIDENTE. I magazzini del cotone.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Esatto. I magazzini del cotone, come localizzazione, dividevano in due la città, ossia la parte di levante dalla parte di ponente, tanto è vero che


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davano luogo all'impossibilità di comunicare tra le due zone perché vi erano cinque possibilità di accesso di cui tre venivano chiuse. Allora, da chi furono individuati i magazzini del cotone per la localizzazione degli alloggi di una parte dei giornalisti?
Ancora, lei afferma che per la scelta localizzativa delle delegazioni il 10 giugno - vale a dire ad un mese dal vertice - ancora non erano stati individuati i luoghi di destinazione; quindi, vorrei che fosse più preciso e che specificasse quali luoghi erano stati individualizzati prima e quali dopo il 10 giugno, perché sarebbe veramente quanto mai sconcertante scoprire che un paese, a meno di 30 giorni da un vertice mondiale, ancora non aveva né localizzato né individuato i luoghi dove dovevano essere ospitati i partecipanti.
Poi sostiene che vi fu un vertice nella primavera del 2000 e che, comunque, la situazione era già cambiata perché il clima era diventato più rovente. Mi domando, allora, se questo vertice della primavera - io qui ho scritto del 2001, ma, probabilmente - ...
PRESIDENTE. È 2001.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Dicevo: quale fu, che cosa disse, che cosa si disse, in quell'occasione, visto che la situazione fattuale ed il clima erano cambiati? Quindi, chiedo se c'erano stati ripensamenti sulla scelta di Genova.
Veniamo al «patto di lavoro»...
PRESIDENTE. È stato già chiesto.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. È stato già chiesto, ma vorrei sapere solamente se questo «patto del lavoro» sia stato poi rispettato e, qualora non fosse così, da chi non sia stato


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osservato. Inoltre si afferma che il consiglio comunale, la giunta o il sindaco - e quindi il comune - non avevano alcun potere decisorio. Chiedo, allora, di sapere quante delibere di consiglio comunale, di giunta, del sindaco o quanti altri atti siano stati posti in essere, dal 1999 al 2001 e, ove possibile - questo lo chiedo al Presidente - di acquisirli agli atti.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Tutte le delibere che abbiamo approvato?
PRESIDENTE. No, le delibere relative al G8.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Si tratta delle delibere relative, logicamente, all'oggetto della nostra indagine. Ancora: lei dice che furono affrontati i temi della sicurezza; però - probabilmente c'è stata una mia distrazione -, non ho sentito in quale data si cominciò ad affrontarli e quindi la ringrazierei se potesse essere più preciso. Ancora...
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Ioannucci...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ho concluso.
PRESIDENTE. Le consentirò di proseguire, ma in questo modo non concediamo al sindaco il tempo necessario per rispondere adeguatamente alle nostre domande: non credo che stiamo lavorando bene; vorrei far notare solo questo. Comunque, prosegua, senatrice Ioannucci.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, facevo delle domande che mi sembravano necessarie per svolgere il mio lavoro. Se il sindaco non volesse rispondere, mi accontenterei...
PRESIDENTE. Non è che non voglia, ma ho la sensazione...


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MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Per me andrebbe bene anche se il sindaco volesse farci pervenire una relazione su quanto chiesto, oppure la documentazione relativa...
PRESIDENTE. Comunque, la invito a concludere.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Poi, per quanto riguarda il comitato cui lei partecipava, vorrei sapere se le decisioni furono prese a maggioranza o all'unanimità e quante volte fu riunito il comitato
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Il comitato per la sicurezza?
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Certo, il comitato per la sicurezza, e a chi furono consegnati i relativi atti.
Un'ultima domanda: che cosa fu cambiato prima o dopo il Governo Berlusconi, per la sicurezza? Vi fu un piano di sicurezza fatto prima del 10 giugno: che cosa fu cambiato da quel piano di sicurezza, che lei sappia?
LUIGI BOBBIO. In maniera molto schematica. Vorrei innanzitutto sapere se, quando il sindaco parla di comitato per la sicurezza, faccia riferimento al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza, cioè quello istituzionale; in questo caso non vi sarebbe ragione di approfondire particolarmente.
Poi vorrei sapere se risponda al vero che negli edifici assegnati, dal comune, in uso ai manifestanti, erano stati strutturati, con anticipo, dagli stessi manifestanti, a consegna avvenuta, ambulatori ed uffici legali, cioè strutture con una ben precisa finalizzazione.
Ancora, vorrei sapere che tipo di atteggiamento assunsero, quindi se vi furono delibere, atti, o quant'altro, da parte del


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consiglio comunale e della giunta, aventi specificamente ad oggetto il G8 e, in generale, i problemi cui ha fatto riferimento durante la sua esposizione.
Ancora, se può farci comprendere meglio - lei ha parlato di rete anti G8 - da chi fosse composta questa rete anti G8 e in particolare chi, di questi soggetti che ha avuto colloqui, in particolare con lei, ha manifestato intenti contrari a tutti gli aspetti del vertice.
Ancora, lei ha detto che si aspettava una manifestazione pacifica. Se ci può dire, anche meglio, sulla base di cosa lei si aspettava una manifestazione pacifica. Se la storia, da Seattle in poi, non le avesse insegnato qualche cosa in merito a questi incontri, ormai come occasione di disordini da parte di soggetti ben individuati, e se lei avesse mai visto o sentito delle riunioni delle cosiddette tute bianche con «mephisto» che parlavano sistematicamente, e con largo anticipo rispetto al G8, di violazione della zona rossa.
Un'ultima domanda: se il GSF le chiese, con un certo anticipo, di conoscere, prima, quali fossero i luoghi da destinarsi all'accoglienza dei loro aderenti, perché lei ha detto di aver deciso di rispondere non prima dell' 8, 10 luglio. Evidentemente c'era un timore in lei che la induceva a non dichiarare troppo preliminarmente a queste persone quale fosse il luogo destinato alla loro accoglienza.
Rinnovo anch'io la domanda: da chi, lei, venne avvisato del Blitz alla scuola Diaz e soprattutto, se questo fu l'iter di informazione, perché proprio lei venne avvisato del Blitz alla scuola Diaz?
Infine, per le consegne degli immobili individuati a soggetti privatissimi quale criterio fu scelto. Vorrei sapere se furono consegnati gli immobili a singole persone - perché, parliamoci chiaro, non mi sembra che in questa vicenda si possa parlare


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di soggetti esponenziali nel senso tecnico-giuridico del termine, quindi gli immobili furono consegnati a soggetti privatissimi - e che garanzie di salvaguardia della (come dire) integrità di queste strutture furono date e, in caso di danno, a chi pensi di rivolgersi l'amministrazione comunale per il ristoro dei danni stessi.
ROBERTO MENIA. Cercherò anch'io di essere rapido senza ripetere domande che, a vario titolo, sono già state poste. Mi riferisco a vari passaggi dell'intervento del sindaco.
Il primo - quindi con domanda molto diretta - è il seguente: il sindaco ha testualmente detto che già dal 2000 vi erano gruppi e associazioni che si adoperavano per far sì che si impedisse totalmente il vertice ed ha aggiunto, pure, che era uso incontrare un gruppo di cinque, sei o sette persone che, a vario titolo, rappresentavano queste associazioni. Io chiedo, allora, chi siano i cinque, sei o sette soggetti; con che titolo di rappresentatività essi parlassero e, soprattutto, se tra questi cinque, sei o sette soggetti ci fossero anche coloro i quali noi abbiamo avuto modo di vedere, circa un mese prima dell'effettuazione del vertice del G8, consegnare la dichiarazione di guerra allo Stato di fronte alle telecamere e impavesati con mascheramenti di vario tipo compresi passamontagna neri eccetera.
Vi è un secondo aspetto che mi ha lasciato perplesso sulla relazione del sindaco, che mi pare essere una presa di distanza rispetto ad una scelta. Il sindaco ha detto di aver considerato una ferita alla città l'apposizione delle griglie sulla zona rossa ed ha parlato anche, dell'ipotesi, della possibilità, di porre le transenne che vengono usate per le sfilate degli alpini. Chiedo allora al sindaco di farmi sapere se la ferita nei confronti della città sia stata utile, inutile o sbagliata come decisione. Se vi sia dunque una presa di distanza da parte del sindaco che


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riteneva utile, in ipotesi, utilizzare le transenne usate per gli alpini.
Sulla vicenda delle saldatrici allo stadio Carlini pongo un'altra domanda - a parte che io ritengo un po' bizzarra una perquisizione concordata con gli uomini di Agnoletto - il sindaco dice che non è stato trovato nulla nella mattinata del giovedì: chiedo di sapere una cosa di più (è abbastanza evidente che non si sarebbe trovato nulla nel senso di pali e spranghe di ferro): chiedo di sapere se le recinzioni e le tubazioni dello stadio apparissero però già devastate o mancanti nella perquisizione di giovedì; perché una cosa è non trovare i tubi, i ferri e le spranghe a terra o nascoste nei magazzini oppure occultate in qualche altro modo, un'altra cose è se si potevano già vedere devastazioni per ciò che riguarda soprattutto le recinzioni, che sono quelle che poi diventano strumenti di offesa. Con questo mi fermo.
GIANNICOLA SINISI. Ringrazio il sindaco per la sua precisa e dettagliata esposizione e faccio delle domande precise.
Vorrei chiedere se, oltre alla denuncia che ha fatto per quanto riguarda la vicenda dello stadio Carlini abbia presentato altri tipi di denuncia all'autorità giudiziaria o alla polizia giudiziaria.
Seconda questione. Lei ha detto che il 2 giugno il prefetto dispose, con ordinanza, l'istituzione di una zona rossa e di una zona gialla e ha detto anche che la zona rossa era da transennare e la zona gialla doveva essere sostanzialmente una zona con divieto di manifestazione. Poiché ho registrato che la zona gialla è sostanzialmente scomparsa, dopo, perché le manifestazioni ci sono state anche nella zona gialla, può spiegare con quali provvedimenti siano state adottate queste modifiche dell'ordinanza prefettizia e, in particolare, se su


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questo sia pronunciato il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica.
La terza questione che vorrei porre, sindaco, è la seguente. Lei ha citato un episodio relativo all'apertura o alla chiusura dei negozi durante il vertice ed ha detto anche che la macchina comunale ha funzionato bene. Io, però, ho registrato, sui giornali, che vi sono stati dei pareri discordi tra prefettura e questura in ordine all'apertura o chiusura dei negozi. Il 13 luglio alcuni giornali italiani hanno detto che la prefettura sosteneva l'apertura dei negozi durante quei giorni e che la questura, invece, chiedeva la chiusura dei negozi. La domanda è questa: c'erano delle distonie nelle posizioni relative ai piani di sicurezza che si andavano via via adottando?
Vorrei porre una quarta ed una quinta questione ed ho finito. Quando lei ha trattato con il Genoa social forum, quando ha discusso, in questo lungo confronto con il Genoa social forum, ha parlato anche della possibilità della istituzione di un servizio d'ordine da parte dei manifestanti? O di questo argomento non si è parlato affatto?
Poi le faccio una domanda che non vuole essere, diciamo, piccante, ma che è un invito a chiarire questo punto. Ho letto su due giornali del 23 luglio (Il Secolo XIX e la Repubblica) che sostanzialmente dicevano che lei avrebbe, successivamente, dato un giudizio di questa natura: «un errore fidarmi del GSF». Allora volevo chiederle intanto se questo articolo rispecchi effettivamente il suo pensiero e, poi, le sue valutazioni al riguardo, che cosa intendeva dire e se effettivamente intendeva dire quello.
ANTONIO TOMASSINI. Signor presidente, mi permetto, prima, di fare una raccomandazione sull'ordine dei lavori. Pur apprezzando la relazione del sindaco Pericu, credo sia molto importante che, così come noi ci limitiamo alle domande,


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anche chi espone si limiti a fatti oggettivabili, privi di alcune personali considerazioni come, per esempio, quello dello stanziamento governativo, o con elementi che non risultino, poi, oggettivabili, altrimenti, non c'è motivo di audire uno in un ruolo se poi...
PRESIDENTE. Ma c'è quello governativo.
ANTONIO TOMASSINI. E ugualmente, chiedo ai colleghi di limitarsi al ruolo della persona che interviene in quel momento per domande specifiche al suo mandato e alle sue competenze.
Ritornando alle consegne di questi edifici pubblici - di cui lei ne aveva in carico, sostanzialmente, la proprietà - volevo capire quali consegne aveva dato al personale di sorveglianza, e come erano le relazioni con il personale di sorveglianza. Altrettanto dicasi per quanto riguarda le forze di vigilanza urbana.
La seconda domanda: per quanto riguarda tutto il periodo, lei ha parlato molto della fase preventiva, ha parlato dell'ultima fase, poi ha lasciato una zona indefinita, direi di stand by - in cui la collega Ioannucci ha ricordato la riunione di aprile - ma, sostanzialmente, mancano ancora due mesi. Vogliamo sapere, esattamente, in quei due mesi cosa è stato fatto, cosa le è stato richiesto di fare, a quali riunioni ha partecipato in linea alla preparazione di questo evento che si presentava più drammatico proprio per le cose che ha detto lei.
Da ultimo: vorrei sapere se, tra le 500 associazioni ammesse, ve ne fossero direttamente finanziate dal comune di Genova per altre iniziative. Grazie


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PIERLUIGI PETRINI. Signor sindaco, la saluto, la ringrazio e le chiedo: mercoledì pomeriggio lei ha avuto notizie che allo stadio Carlini...
PRESIDENTE. Parliamo del 19?
PIERLUIGI PETRINI. Sì, mercoledì 19 pomeriggio.
PRESIDENTE. No, mercoledì è il 18 luglio.
PIERLUIGI PETRINI. Sì, il 18 luglio. Allo stadio Carlini si stavano danneggiando alcune strutture con l'uso di saldatrici. Innanzitutto, le chiedo: queste saldatrici fanno parte del materiale manutentivo dello stadio o erano state colà introdotte?
Inoltre, nella perquisizione successiva del giovedì, al mattino, lei dice che non è stato trovato nulla. Dobbiamo ritenere, quindi, che le notizie del mercoledì erano false, cioè, che l'allarme non era giustificato ovvero non si trova nulla di significativo ma si verificò la presenza di danni e, eventualmente, dell'uso delle saldatrici? Grazie.
ERMINIA MAZZONI. Devo dire che, dopo tutte queste domande, forse ci sono poche altre questioni da sollevare. Comunque, io volevo innanzitutto ringraziare il sindaco per la ricostruzione logica e, soprattutto, cronologica dei fatti, ma una cosa che io ritenevo di dover acquisire da questo colloquio con il sindaco non mi è chiara, e ho visto che non è stata molto chiara neanche agli altri: qual è stato, realmente, effettivamente, concretamente, il ruolo del comune in tutta quanta la fase preparatoria, dalla individuazione del sito Genova alla strutturazione dei siti di ospitalità delle delegazioni e dei manifestanti? E, soprattutto, che si chiarisse bene, per tutte queste strutture di cui parla il sindaco - che sono


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individuate anche per legge, ma alla fine, poi, dice che ci sono stati dei mutamenti operativi: la struttura di emissione, il comitato di sicurezza - che partecipazione aveva il comune, l'amministrazione comunale, in queste strutture, e quali fossero le procedure di adozione delle decisioni; infatti, se il comune vi partecipava, aveva anche un ruolo determinante. Perché il sindaco afferma, a più riprese, che le decisioni venivano assunte altrove, ma in maniera generica, e non si capisce da chi venissero assunte queste decisioni in merito alle singole cose da fare, ai singoli passaggi da fare.
Per cui, vorrei un maggiore chiarimento dei passaggi e un chiarimento in relazione a tutti i colloqui che, poi, il sindaco dichiara di aver avuto. Il sindaco parlava direttamente con le organizzazioni, con i manifestanti, le associazioni, parlava con i rappresentanti del Genoa social forum, tanto da arrivare, addirittura, a tentare di smontare una manifestazione organizzata, il che vuol dire che una rilevanza di ruolo dell'amministrazione comunale è sicuramente evidente. E con chi parlava, in particolare, il sindaco rispetto a queste associazioni? Vorrei sapere se parlava solo con il Genoa social forum o con altri. Infine, riguardo ai verbali di consegna di queste strutture che sono state date ai manifestanti: che ruolo avevano i soggetti che li hanno sottoscritti e hanno preso in consegna? Sono gli stessi che poi hanno rilasciato? Se si può avere una copia di questi verbali di consegna, dai quali risulta anche una modalità di svolgimento del rapporto, una sorta di rapporto, diciamo - contrattuale che forse il comune ha sviluppato? Ovvero, da chi doveva essere sviluppato? Vorrei poi un'ultima precisazione rispetto ai danni, perché i rilievi - che abbiamo noi - televisivi e di altre notizie anche giornalistiche ci danno distruzioni di semafori, distruzioni di strade e di marciapiedi.


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Quindi, l'individuazione che lei sembra cogliere di obiettivi ben precisi - quasi a voler dare realmente una connotazione politica ed ideologica - non mi è sembrata fosse così evidente; perché rompere semafori, rompere cartelli, rompere recinzioni, distruggere i giardini, non mi sembra rientrino, soprattutto, in un percorso ideologico che mira alla tutela dell'ambiente, al risparmio, all'eliminazione del debito con i paesi terzi e quant'altro. Anzi, mi sembra che tutto ciò vada ad accrescere una serie di situazioni precarie, di danni che, insomma, non credo possano trovare nessuna forma di giustificazione.
GIANCLAUDIO BRESSA. Presidente, ringrazio il sindaco per la sua relazione. Vorrei fare solo una domanda: lei diceva che, mercoledì sera, il clima era teso e difficile, ma si ragionava sempre di manifestazioni pacifiche. Rispetto a questo, lei il comitato per l'ordine e la sicurezza, avevate avuto delle assicurazioni formali dai servizi di sicurezza, dagli organi di polizia, oppure era una sensazione? Mi spiego meglio. Per quanto riguarda le informazioni che voi avete avuto circa il possibile arresto dei violenti alle frontiere oppure la loro interdizione di accesso a Genova, avevate avuto assicurazioni formali, oppure era solo una sensazione generale?
NITTO FRANCESCO PALMA. Prima domanda: il sindaco ha affermato che solo a giugno si decise l'allocazione delle delegazioni straniere. Mi pare che abbia lamentato un ritardo al riguardo in quanto dall'allocazione dipendeva anche la predisposizione delle misure di sicurezza. Vorrei sapere se sia a conoscenza del sindaco la ragione per la quale si intese - uso le sue parole, sindaco - continuare a discutere invece che decidere, in tempi precedenti, la allocazione delle delegazioni straniere.


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Secondo punto: mi sembra di avere compreso che la gestione delle problematiche, sia quella generale del G8 sia quella specifica di sicurezza, fosse demandata a diversi organismi. Vorrei sapere se i responsabili di questi organismi abbiano subito mutamenti sotto il profilo personale dopo l'insediamento del Governo Berlusconi.
Terza domanda: vorrei capire chi, fin da subito, individuò il Genoa social forum - parlo, evidentemente, di tempi passati - come un interlocutore per la gestione dei problemi di sicurezza e di manifestazione del G8.
Quarta domanda: lei ha dichiarato che il Governo di allora - uso le sue parole - era assolutamente contrario (e questa era una posizione su cui restava fermo) allo svolgimento contestuale di manifestazioni durante il periodo in cui era in corso il G8. Vorrei sapere se vi furono - sempre se è a sua conoscenza, sindaco - voci di dissenso politico in ordine a questa posizione del Governo di allora.
Quinta domanda: sia l'onorevole Violante che l'onorevole Sinisi le hanno chiesto quando e da chi venne decisa l'abolizione della zona gialla. Nell'eventualità in cui lei ne fosse a conoscenza, vorrei sapere anche la ragione per la quale questa zona gialla venne - se fu abolita.
Lei ha detto anche che fino a mercoledì - la circostanza è stata richiamata poco fa dall'onorevole Bressa - vi era sostanzialmente l'idea, la sensazione di manifestazioni pacifiche. Poi ha aggiunto che invece, a un certo punto, invece, si ingenerò la sensazione che i manifestanti volessero assediare la zona rossa.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Lo hanno dichiarato.


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NITTO FRANCESCO PALMA. Lo so che lo hanno dichiarato. E ha fatto riferimento anche a voci che correvano circa l'utilizzo di un camion pesante; le sue parole, credo, siano state che doveva fungere da catapulta per entrare nella zona rossa. Le sue parole sono state: «da catapulta». Allora, vorrei sapere se, alla luce di questa sensazione - concernente l'assedio della zona rossa - e delle voci correnti circa un camion di grandi dimensioni da utilizzare come catapulta, furono modificate - sempre per ciò che a sua conoscenza - le misure di sicurezza già predisposte; vorrei altresì sapere in quali ambienti circolavano voci relative al suddetto camion.
MICHELE SAPONARA. Ringrazio il signor sindaco al quale rivolgerò due domande telegrafiche. Vorrei sapere se abbia già presentato una denunzia, o effettuato una relazione all'autorità giudiziaria - o ad altra autorità - di quanto riferito a noi. Ovviamente, lei sa da chi fu voluta e sponsorizzata la scelta della città di Genova quale sede del G8. Le chiedo: lei fu d'accordo con questa scelta o manifestò qualche perplessità circa l'agibilità e la gestione della manifestazione, che, certamente, avrebbe richiamato molta gente, attesa la conformazione della città ed il coinvolgimento che, come autorità locale, le sarebbe stato richiesto?
ANTONIO DEL PENNINO. Signor sindaco, la ringrazio della sua esposizione e le rivolgerò due brevi domande. La prima si ricollega ad una osservazione ed ad una domanda già effettuata dal collega Nitto Palma: riferendomi all'assedio virtuale della zona rossa, lei ha parlato di voci ricorrenti su di un camion da usare come catapulta, del quale però, come ci ha riferito, non vi è stata traccia. Vorrei capire, se questa affermazione derivi da accertamenti che risultano svolti o se si tratti, solamente, di una voce di smentita da lei raccolta.


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La seconda domanda è relativa al momento in cui lei chiese al Genoa social forum di togliere il blocco in alcune posizioni, per consentire lo spostamento di forze di polizia in zone della città in quel momento indifese. Vorrei sapere la risposta che le fu data dal Genoa social forum, se il blocco fu in parte tolto e se furono informate le forze dell'ordine della possibilità di spostarsi nelle zone dove i black bloc stavano facendo i danni da lei evidenziati, cioè nella zona di piazza Paolo Da Novi e della circonvallazione Monte.
IDA DENTAMARO. Signor presidente, rivolgerò due domande derivanti da ricostruzioni ed elementi forniti dalla stampa in base a dichiarazioni che sarebbero state rilasciate dal sindaco Pericu, su cui è opportuno avere precisazioni.
PRESIDENZA DEL VICEPRESIDENTE
GIAN FRANCO ANEDDA
IDA DENTAMARO. È vero che in alcuni momenti, anche prolungati, di venerdì 20 luglio, in cui vi erano disordini e tensione alta in alcune zone della città, lei ha avuto difficoltà a mettersi in contatto con i responsabili della pubblica sicurezza? Ho letto, sui giornali, di irreperibilità del questore, in particolare con chi, comunque, è riuscito dialogare immediatamente?
Inoltre, nel suo colloquio con il questore, relativo alla perquisizione avvenuta alla scuola Diaz (mi associo alla domanda mirata a conoscere da chi le è pervenuta l'informazione), si è parlato o meno dell'eventualità di informare la magistratura o, addirittura, di svolgere quella perquisizione sotto il controllo della magistratura? Infine, per quanto riguarda l'episodio dello stadio Carlini, quindi, della segnalazione della presenza di saldatrici, in quella telefonata serale o


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notturna con il prefetto, si è parlato della possibilità di disporre immediatamente una perquisizione senza attendere il mattino successivo?
ANTONIO SODA. Innanzitutto, intendo ringraziare il sindaco Pericu per gli elementi di conoscenza da lui apportati. Inoltre, mi sembra di aver sentito, all'inizio, che questa è un'indagine conoscitiva; ho sentito toni, domande, contestazioni, richieste di chiarimenti su pensieri, che non mi sembra siano qualificanti per il Comitato e di ciò - di certi toni aleggiati in quest'aula - chiedo scusa al sindaco.
La questione che le pongo, signor sindaco, è già stata, in parte, sollevata. Lei ha definito la giornata di venerdì cruciale, in quanto sono avvenuti gli assalti e le devastazioni in piazza Dante, in via Canevari, piazza Da Novi, corso Torino, piazza Tommaseo, corso Buenos Aires e così via. In quella giornata - come hanno potuto vedere anche tutti gli italiani attraverso le immagini televisive - si è avuta la sensazione dell'assenza o dell'insufficienza delle forze dell'ordine nel contrastare queste bande, ridotte di numero (o così, almeno, apparivano nelle immagini televisive) mi riferisco, quindi, a tale sensazione di assenza o di insufficienza delle forze dell'ordine nell'azione di contrasto. Le chiedo: lei ha sollevato la questione di questa assenza od insufficienza con i responsabili dell'ordine pubblico? È avvenuta, venerdì, una riunione del comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica o, comunque, lei ha percepito, nel primo pomeriggio o nella metà giornata, questa condizione di abbandono di gran parte della città? Se sì, con chi ne ha parlato e, se ne ha parlato, quali risposte ha avuto su questa realtà della sua città?
GRAZIA LABATE. Grazie, signor presidente, innanzitutto porgo un ringraziamento al sindaco della mia città, Pericu, per l'organicità


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con cui ha svolto la relazione intorno agli episodi drammatici, nonché alla preparazione del G8. Intendo rivolgere tre domande al sindaco.
Lei dice che, a fine giugno od inizio luglio, avvenne un incontro tra il ministro dell'interno, onorevole Scajola, e il capo della polizia, De Gennaro, per raggiungere un accordo con il Genoa social forum su alcune manifestazioni e che il ruolo degli enti locali, in quell'ambito, fu, solamente, di acquisizione di pareri riguardo ai percorsi. Le chiedo se lei fosse a conoscenza, dopo quell'accordo raggiunto tra il capo della polizia, il ministro dell'interno ed il Genoa social forum dell'ipotesi di tenere più manifestazioni nella nostra città, in luoghi diversi, e se fosse stato predisposto un piano di sicurezza o fosse stato previsto in quale modo le forze dell'ordine avrebbero seguito a tali manifestazioni.
La seconda domanda: lei afferma che, intorno all'8, 10 luglio, sono state definite le strutture di accoglienza, poiché erano attesi da 30 mila a 70 mila partecipanti alle iniziative (poi, abbiamo scoperto che erano molti di più). Lei, se non ho inteso male, ha detto che vi erano richieste del Genoa social forum rispetto ai luoghi: desidero sapere se tali richieste abbiano collimato con le risposte e le strutture individuate dal comune e, successivamente, dalla provincia, o se vi fossero altre richieste di accoglienza nella nostra città.
Infine, lei dice che furono attrezzate e consegnate le strutture di accoglienza al Genoa social forum intorno al 16 luglio.
Da questo punto di vista gradirei conoscere a chi siano state consegnate; se vi fosse un accordo tra enti locali e chi riceveva le strutture in merito alla responsabilità della gestione delle medesime. Se la locazione delle strutture era a conoscenza dei nostri organi di polizia, poiché risulta, da notizie apparse sui


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giornali, che comunque la sicurezza esterna alle strutture avrebbe dovuto essere garantita dagli organi di sicurezza.
Un'ultima domanda: le risulta che piazzale Kennedy, oltre ad essere adibito con struttura a palco per eventi di musica o comunque di ampia partecipazione, non fosse anche luogo di accoglienza soprattutto di gruppi stranieri? Ho potuto verificare in quella sede, come tutti i colleghi, attraverso le immagini televisive che vi erano roulotte di gruppi stranieri con loro striscioni, bandiere e quant'altro.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Non penso di essere in grado di rispondere a tutte queste domande; ho svolto una relazione introduttiva cercando di fornire un quadro d'insieme della situazione che c'era in città e di quello che è successo. Penso che sia necessario che, dopo che i componenti del Comitato avranno meglio compreso il quadro complessivo, io ritorni eventualmente a fornire ulteriori risposte a molte delle vostre domande.
PRESIDENZA DEL PRESIDENTE
DONATO BRUNO
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ritengo, quindi, che sarà opportuno un secondo tempo per gli approfondimenti. Vorrei cominciare dai ruoli; il sistema era così impostato: alla struttura di missione, nominata dal Presidente del Consiglio dei ministri (il responsabile era il ministro plenipotenziario Vinci Giacchi), competeva decidere ogni e qualsiasi cosa relativamente all'accoglienza delle delegazioni dei giornalisti. La struttura di missione prevedeva, in quel momento, di fare accoglienza per le delegazioni nell'ordine di 2 mila persone e si parlava di 5-6 mila persone e giornalisti cui si trattava di dare loro alloggio, sistemazione e quant'altro. La


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struttura di missione aveva un suo organico (ha aperto un ufficio a Genova) e lavorava autonomamente; il Presidente Amato, ad un certo punto, sentì il bisogno di richiamare la struttura di missione ad un maggiore rapporto con gli enti locali (su questo esiste un documento del Presidente Amato che, al momento non è tra la mia documentazione, ma che posso far pervenire).
Quanto alla sicurezza, essa era devoluta a organi quali prefetto, questore e consiglio nazionale per la sicurezza, che a me risulta si sia riunito più volte - non con la mia presenza perché io non partecipo a tale organo -; i lavori erano affidati ad una commissione prefettizia. Rispetto a queste tre diverse strutture, il ruolo del comune era, per quanto riguarda i lavori, preparatorio (elaborazione di progetti, ecc.) e di prestazione di attività materiale attraverso i propri uffici perché i lavori potessero essere eseguiti. Per quanto riguarda la struttura di missione, il nostro ruolo era semplicemente quello di essere a disposizione di tale struttura per quanto potesse occorrere; ma le scelte degli alberghi o di dove localizzare le delegazioni erano compiti di competenza sostanzialmente esterna.
Per quanto riguarda la sicurezza noi partecipavamo, come comune, al comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica; tale organo, se ben ricordo, si riunì per quanto riguarda il G8 sostanzialmente due volte: una volta preventivamente per una discussione di carattere generale; una seconda volta, di cui al momento non ricordo esattamente la data, in via preventiva rispetto al provvedimento del prefetto del 2 giugno (quello di definizione della zona rossa).
Con riguardo al Genoa social forum e alle domande poste al riguardo, vi consegno l'elenco delle associazioni aderenti e il patto del lavoro (così come era stato definito). Nell'elenco di queste associazioni - si tratta di quattro pagine fitte - vi sono


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le cose più diverse, cioè vi sono entità profondamente diverse. Per sapere se alcuni di questi soggetti abbiano avuto delle contribuzioni da parte dell'amministrazione comunale, dovrò svolgere un'indagine lunga nel tempo, perché i lavoratori della libreria Feltrinelli o la federazione delle chiese evangeliche e così via, può essere che abbiano avuto dei contributi però, non con riguardo alle finalità G8; con riguardo a tali finalità, noi non abbiamo dato alcun tipo di contribuzione specifica, abbiamo dato dei patrocini per delle manifestazioni di carattere culturale sui temi del G8.
Passando alle domande specifiche, onorevole Mascia, il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica si riunì per discutere della zona rossa (esiste il testo del provvedimento prefettizio con l'allegato tecnico, che posso lasciare a disposizione); nell'ambito di quella discussione, la perimetrazione della zona rossa e della zona gialla fu approvata all'unanimità; io chiesi una modificazione del testo proposto perché in esso c'erano anche le scelte già definitive per le stazioni ferroviarie e per i caselli autostradali. Questa parte fu stralciata, e il provvedimento finale - che è quello che metto a disposizione - non fa riferimento al problema delle stazioni ferroviarie e dei caselli autostradali, che sono stati disciplinati autonomamente in via successiva, indipendentemente da colloqui o da preventive valutazioni nell'ambito del consiglio provinciale di sicurezza.
Per quanto concerne lo scioglimento di piazza Dante, voglio precisare che, se ben ricordo, non ho mai incontrato Casarini; ho parlato con Agnoletto, mi sembra, due o tre volte, mai in incontri ufficiali. I colloqui con Agnoletto sono stati gestiti dal Governo della Repubblica italiana; Agnoletto e gli altri componenti del Genoa social forum sono stati accreditati dal Governo italiano in una serie di incontri che si sono svolti,


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credo, qui a Roma; gli incontri che avevo con il Genoa social forum, erano con gli esponenti locali di tale organizzazione, i quali sostanzialmente avevano la funzione organizzativa e preparatoria - posso far pervenire l'elenco dei nomi e degli incontri che ho avuto -, mentre le decisioni di fondo erano state assunte dal Governo centrale. Questo mi consente di chiarire il contenuto del colloquio con il ministro Scajola del 19 giugno; in quel colloquio il ministro Scajola anticipò agli enti locali l'orientamento del Governo di aprire un tavolo di trattative con il Genoa social forum; tavolo che si svolse successivamente in assenza degli enti locali, autonomamente da parte del Governo e del capo della polizia; colloqui che si svolsero sia in sede romana sia in sede genovese. Nella mia relazione introduttiva ho fatto riferimento anche ad una serie di atti e di fatti rispetto ai quali non ho nessuna informazione diretta; ho apprezzato l'invito ad indicare fatti concreti, però mi sembrava opportuno dare un quadro complessivo; nelle audizioni che svolgerete, vi saranno altri soggetti che potranno fornire, sui singoli punti, riferimenti specifici sugli incontri con il Genoa social forum e così via.
Quando, il venerdì pomeriggio, parlai per telefono con il dottor Agnoletto per chiedergli di lasciare lo spazio di piazza Dante - il numero telefonico mi fu fornito da un mio collaboratore che lo possedeva -, lui accettò di sciogliere la manifestazione. Avvertii contemporaneamente il questore di ciò che stavo facendo: quindi, egli era stato informato telefonicamente.
Risulta anche me che, mentre buona parte dei manifestanti lasciavano tale luogo e defluiva, vi fu un lancio di lacrimogeni (so tale fatto poiché, siccome ero lì vicino, mi piansero gli occhi, ma io stavo già andando via). Su tale questione e su come si è articolato lo scioglimento della manifestazione è


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evidente che i responsabili della polizia possono fornire informazioni che io, ovviamente, non posseggo, in quanto altrimenti sarei tendenzialmente onnisciente. È vero che la zona rossa di fatto fu ampliata attraverso l'apposizione di container: all'improvviso il venerdì e il sabato, ma anche il giovedì, la città fu invasa da un insieme di file di container. Alcune di esse costeggiavano corso Aurelio Saffi, in quanto lì si svolgeva la manifestazione dei migrantes e sotto l'alto muraglione del corso vi era la fiera del mare, dove erano localizzate le forze di polizia. Vi posizionarono, quindi, dei container a protezione, così come fecero anche in altre parti della città, in modo tale che, soprattutto venerdì e sabato, si aveva la sensazione che la polizia si fosse creata una barriera prima della zona rossa, un'ulteriore barriera, attraverso l'apposizione dei container. Per quanto riguarda tale apposizione non fui avvertito di nulla, né vi fu un Comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica che si occupò di questa vicenda.
Per ciò che concerne gli incidenti di piazza Kennedy, con riferimento alla domanda dell'onorevole Mascia, il fatto che uscissero o entrassero nel corteo non corrisponde ad una mia conoscenza diretta dei fatti, bensì corrisponde a informazioni e ad annotazioni che mi sono state sostanzialmente comunicate: non è quindi un fatto che fosse a mia conoscenza diretta. Era difficile, d'altronde, che io potessi avere una conoscenza diretta in quanto stavo a palazzo Tursi. Tenete conto che palazzo Tursi, il palazzo comunale, non era nella zona rossa, è sempre rimasto aperto, ovviamente operativo (così come abbiamo cercato di tenere aperti i musei comunali e quant'altro, cioè le strutture comunali), e non è stato mai sostanzialmente infastidito: entravo e uscivo fra Palazzo Tursi e la


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zona rossa oppure attraversavo la zona gialla. Era impossibile, tenuto conto la pluralità dei focolai, poter seguire personalmente la situazione.
La questione del Blitz nella scuola Diaz si è svolta in tali termini: nella serata durante la quale iniziò il Blitz vi fu un insieme di interventi telefonici riguardanti i più diversi soggetti della città, in quanto la questione, da ciò che si è capito ex post, assumeva una particolare importanza. Fui avvertito dal vicesindaco, Claudio Montaldo, che mi telefonò e mi disse che stavano succedendo cose importanti alla scuola Diaz. Chiamai, allora, il questore che mi disse che avevano disposto una perquisizione alla scuola Diaz (che era stata disposta o che era in corso una perquisizione adesso non ricordo esattamente le parole) in quanto vi era stato un lancio di oggetti nei confronti delle forze di polizia e vi erano ragioni per ritenere che all'interno vi fossero dei corpi di reato che avrebbero dovuto essere requisiti. Aggiunse che la perquisizione avveniva - cerco di ricordarmi esattamente le parole, ma non posso farlo in modo esatto - con il consenso o con il preavviso - se ho capito bene - dell'autorità giudiziaria: ciò per me era stato un elemento, ovviamente, di tranquillità. Sopravvenne un'altra telefonata, mi sembra ancora del vicesindaco, che mi informò che la situazione era molto grave, e poi una telefonata del prefetto che mi disse che avevano trovato degli importanti corpi di reato che giustificavano la perquisizione. Tutto ciò si svolgeva, grosso modo - da quello che mi sembra di ricordare, anche perché la questione acquisì un'importanza enorme soprattutto il giorno dopo -, sostanzialmente fra l'una e le due di notte.
Per quanto riguarda i rapporti con la sicurezza durante il 20 e il 21 luglio, onorevole Boato, vi fu soltanto qualche telefonata, in cui denunciavo, o meglio rappresentavo, al


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questore le situazioni che mi sembravano più gravi, illustrando ciò che stava succedendo e chiedendo quello che si stava facendo in proposito. Non avevo una particolare difficoltà - e rispondo ad un'altra domanda - ad entrare in contatto con il questore dal punto di vista telefonico. Alcune volte vi erano difficoltà momentanee, ma in realtà se non lo trovavo era perché non era in quel momento reperibile: erano giornate convulse, vi erano in città sostanzialmente tra i 15 e i 20 mila poliziotti ed era anche naturale che non lo trovassi immediatamente (non stava seduto e fermo, ma normalmente abbiamo colloquiato). In quei giorni - forse questo è un dato che può maggiormente interessare - non si riunì un comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, non vi era un'unità di crisi che si riuniva operativamente per decidere come agire e alla quale io partecipassi: può darsi che vi fosse una unità di crisi che eventualmente provvedeva, ma alla quale io non partecipavo.
Non abbiamo finanziato progetti per il G8, ma posso fare una cosa, secondo me, più semplice: rimetterò tutte le richieste del Genoa social forum che ho qui in copia e che sono tutte indirizzate normalmente al sindaco, al prefetto o al questore. Vi sono diverse versioni in quanto hanno cominciato a presentare le prime richieste a marzo e poi sono proseguite. Così come rimetto - in quanto gli uffici me l'hanno predisposta - una lettera del ministro Vinci Giacchi che riporta un colloquio del febbraio e nella quale, su nostra richiesta, si era convenuto sull'opportunità della non contemporaneità delle manifestazioni. Allo stesso modo rimetterò i verbali di consegna dei luoghi, però su tale aspetto dobbiamo capirci: uno stadio di calcio non è un luogo di ospitalità per le persone e non lo è neppure una scuola. Lo stadio nasce per giocare a pallone e non per piantarci delle tende, così come la scuola


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nasce per istruire. Rispettavamo, in tale vicenda, anche una volontà del Parlamento, oltre che del Governo, e cioè quella di garantire l'accoglienza, di far qualcosa (più che di garantire l'accoglienza) per rendere meno disagevole in città la presenza di migliaia di persone. È un po' quello che si era verificato, in termini, ovviamente, totalmente diversi, per la manifestazione degli alpini: anche in quel caso avevamo apprestato campi sportivi e quant'altro affinché gli alpini potessero localizzarsi. Normalmente cosa si predispone in tali strutture? Servizi igienici, l'arrivo dell'acqua, e così via, vale a dire elementi di base e di riparo dalle intemperie, ma poco di più. Quando si parla di garantire l'accoglienza, quindi, tale accoglienza era, ovviamente, molto diversa da quella delle delegazioni governative: siamo in due mondi nettamente separati.
Per quanto riguarda, onorevole, i patrocini da noi accordati a manifestazioni culturali svoltesi nel periodo precedente e organizzate da associazioni che poi hanno aderito al Genoa social forum, anche su tale aspetto le farò avere un elenco di cui adesso non dispongo.
Non abbiamo mai avuto, onorevole Bassanini, dal comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica alcuna informazione relativamente al modo di prevenire l'arrivo di persone violente o di gestire eventuali presenze di violenti all'interno della situazione. Da tale punto di vista non abbiamo avuto neanche degli affidamenti relativamente al fatto che le componenti violente sarebbero state isolate da parte delle forze di polizia. Il Genoa social forum non ha mai denunciato a me personalmente la presenza di gruppi violenti al suo interno.
Sulla definizione del perimetro della zona rossa vi è stato il consenso del comune, ma tale perimetro è stato individuato, e ho espresso il mio assenso, per esigenze di tutela dei luoghi nei quali si svolgeva il vertice. Continuo ad insistere sull'entità


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dei danni e vi rimetto alcune prime documentazioni di cui disponiamo, ma penso che sarà più utile farlo dopo Ferragosto. Non vorrei essere frainteso, i danni che abbiamo facilmente riscontrato nelle relazioni che ci ha consegnato la polizia municipale riguardano, per quanto riguarda rotture di vetrine, di negozi, eccetera, sostanzialmente banche, concessionari di auto, ma anche un'immobiliare; sono stati distrutti tutti i cassonetti, sebbene noi li avessimo eliminati da molte parti della città, ma essi sono stati svuotati e rovesciati; sono state danneggiate 100 automobili - questo è il dato che a me risulta e in città ve ne saranno 300 o 400 mila -, delle quali 50 bruciate. Sarò più preciso in futuro, ma siamo su questo ordine di grandezze.
Devo dire anche di più, perché ci tengo a questo punto di vista: se qualche visitatore fosse arrivato a Genova il lunedì mattina, non avrebbe trovato tracce di incidenti per il G8, a meno che non si fosse recato da piazzale Kennedy in via Marconi, dove due caseggiati avevano riportato danni al pianterreno. Essendo grande la città ed avendo tanti altri spazi, significa sostanzialmente proprio andarli a cercare.
FILIPPO MANCUSO. Anche ai piani superiori!
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Sì, l'incendio era salito anche sopra. C'erano poi stati danni ai piani superiori di un altro caseggiato di San Fruttuoso, essendo bruciata la sede della Banca nazionale del lavoro al piano terra. Le cose sono estremamente circoscritte e, attraverso il resoconto complessivo dei danni, saranno date le valutazioni.
Onorevole Cicchitto, con Agnoletto e Casarini c'era complessivamente un atteggiamento di consensualità; in particolare, il rapporto con Agnoletto e con gli altri rappresentanti era gestito direttamente dal Governo e dal capo della polizia,


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ma non avevano rapporti con noi. Non c'è stato l'avvertimento che il momento della consensualità si fosse rotto.
Esiste un provvedimento governativo per quanto riguarda la struttura di missione. Il Presidente Amato delegò le proprie competenze al ministro Dini, ma con un provvedimento del Consiglio dei ministri si nominò tale struttura. Non ricordo l'integralità della composizione, ma era gestita e diretta dalla ministro Vinci Giacchi. Nel verbale di febbraio, la struttura di missione...
PRESIDENTE. Mi scusi se la interrompo. Questo documento a cui faceva riferimento anche il presidente Violante è allegato al dossier numero 2 «Ulteriori finanziamenti per il vertice G8 di Genova», che, a pagina 29, dice esattamente chi fossero i componenti.
LUCIANO VIOLANTE. Chiedo scusa, ho chiesto se fosse stato modificato.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Non è mai stato modificato. Ad un certo punto, ci fu un intervento molto diretto nella gestione della preparazione del vertice da parte del segretario generale della Farnesina, ambasciatore Vattani. Fra l'altro, le domande relative sul perché le delegazioni non erano state ancora sistemate ad una certa data, devono essere indirizzate al ministro Vinci Giacchi e all' ambasciatore Vattani. Ripeto, sono soltanto sensazioni che ho avuto e non notizie di fatti precisi.
La zona gialla non è mai stata formalmente modificata ed è sempre rimasta così come era stata definita dal decreto prefettizio. Non mi risulta che sia stato assunto nessun provvedimento formale di modifica. In realtà, quello fu una specie di piccolo scoop giornalistico.


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LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, sindaco: che funzione aveva?
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. La zona gialla aveva la funzione - perlomeno nella volontà fino ad allora manifestata - di creare uno spazio dove non potessero svolgersi manifestazioni a ridosso della zona rossa, una specie di zona cuscinetto. Peraltro, nella stessa formulazione non c'era un divieto assoluto di manifestazione: si diceva che erano proibite manifestazioni, salvo eventuali possibilità di deroghe. Non risulta che il prefetto abbia mai modificato questo provvedimento e non sono mai stato interpellato per la modifica. Fu ritenuta una specie di conquista del Genoa Social forum, attraverso i colloqui con il ministro Ruggiero e con il ministro Scajola e - non ricordo - forse con il capo della polizia, la facoltà di poter svolgere una manifestazione - pare - in piazza Verdi, di fronte alla stazione Brignole che era nella zona gialla, manifestazione che, peraltro, successivamente non si svolse. Sulle autorizzazioni per le manifestazioni ed i cortei, presidente Violante, ne ho trovate alcune concesse dalla questura. Di fatto, non vi fu un mio coinvolgimento diretto sui percorsi, che era lo spazio più di mia competenza; anche perché l'esigenza che il grande corteo rispettasse gli ospedali Gaslini e San Martino era pienamente considerata nel percorso che alla fine fu deciso. Trasmetto a tutti - onorevole Boscetto - i verbali del consiglio comunale ed i provvedimenti della giunta comunale, che abbiamo assunto e che abbiano una qualsiasi attinenza con il G8, in maniera tale che possiate avere un quadro...
GABRIELE BOSCETTO. Con le discussioni.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Sì, con le discussioni. Ho qui il testo del patto del lavoro, che sottopongo alla


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discussione. Il decreto prefettizio del 2 giugno rappresenta l'atto fondamentale, che fece sì che si uscisse da un generico problema di sicurezza per giungere ad una definizione precisa di che cosa si intendesse per sicurezza del vertice. È un documento che assume una particolare importanza per noi.
Con il dottor Agnoletto non ho avuto particolari motivi di frequentazione. Onorevole Boscetto, lei mi aveva chiesto qualche cosa...
GABRIELE BOSCETTO. Come mai il fenomeno che aveva portato Agnoletto e le associazioni...
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Voi possedete uno spazio conoscitivo che riguarda più le tematiche della sicurezza - faccio considerazioni ovviamente che esulano dal mio ambito -, ma ne esiste uno enorme sul perché si sia sviluppato un fenomeno di aggregazione di associazioni di tale dimensione: è un fatto impressionante e va analizzato nelle sue diverse componenti. È una questione che politicamente - a qualsiasi parte politica si appartenga - deve essere meditata.
Ho già fatto riferimento ai danni della città, ma credo sia opportuno farvi avere una relazione dettagliata. Sugli incidenti allo stadio Ferraris e a Brignole, avvenuti il venerdì pomeriggio, devo dire che esistevano una pluralità di focolai. Prima non li ho indicati tutti, ma solo alcuni; comunque ne esistevano molti e diedero la sensazione che la città fosse estremamente difesa per la zona rossa, ma meno tutelata nelle sue restanti parti. Se mi consentite, dovete tener presente il fatto che per sei mesi sui giornali, ogni giorno, appariva qualche notizia dei servizi segreti russi o del Die Bild, pubblicato in Germania, sull'esistenza del terrorista x o y, che avrebbe


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distribuito sangue infetto o attaccato con bombe o con missili. Soprattutto dopo la manifestazione di Göteborg, esisteva una particolare attenzione sulla zona rossa.
Non mi risulta che ci sia stata intrusione o una presenza di black bloc in edifici di appartenenza del comune. Anche allo stadio Carlini, dove si sono verificati danni maggiori - e vi rimetterò una relazione -, a noi non risultava che ci fossero. Ci fu una segnalazione, ma non perché si riteneva che lì fosse localizzato un gruppo ben specifico.
Senatore Magnalbò, la struttura di missione prendeva le decisioni per organizzare l'accoglienza delle delegazioni di giornalisti, ma per quanto riguarda la sicurezza erano preposti gli apparati di sicurezza dello Stato italiano (polizia, prefettura, questura).
Chiedo scusa, senatore Magnalbò, ho un appunto, ma non ricordo la seconda domanda.
LUCIANO MAGNALBÒ. Quando fu deciso di organizzare il vertice a Genova lei si rese conto che la città era poco adatta?
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Ritengo che la mia città sia perfettamente adatta a qualsiasi vertice, come penso che qualsiasi altra città presenti gli stessi tipi di problemi. Sono un uomo non più giovane e penso che se è necessario svolgere una funzione per lo Stato bisogna poi svolgerla. Il fatto che Genova sia stata scelta costituisce per me un onore, però accanto all'onore era presente anche un dovere, che abbiamo cercato di assolvere al meglio. Penso che la decisione sull'opportunità di incontri di questo tipo, sulla loro dimensione e sulle loro caratteristiche, siano decisioni che esulano dal ruolo di un sindaco. Il mio ruolo ovviamente era quello di accettare... Quando mi è stato comunicato che Genova poteva essere scelta ne fui onorato. Ci ponemmo subito un problema,


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che non era collegato alla struttura della città, ma alle dimensioni delle strutture di accoglienza, e siccome il tipo di accoglienza che poteva essere assicurata si dimensionava anche sul Tiguglio e quant'altro, sembrava che le strutture di accoglienza fossero più che sufficienti. Ci furono poi tutta una serie di polemiche, ma credo che comunque si tratti di funzioni che debbono essere svolte.
La struttura dei magazzini del cotone è perfettamente idonea a gestire e ad ospitare una sala stampa, si trattava quindi di una scelta naturale. Per noi le strutture erano costituite dal palazzo Ducale come luogo degli incontri e dai magazzini del cotone per la sala stampa. Le sedi delle delegazioni costituirono un problema della struttura di missione; è quindi compito di tale struttura spiegare quelle scelte. Dopo Göteborg comunque non ci furono delle riunioni specifiche per apportare modifiche, perché non c'erano riunioni specifiche del comitato di sicurezza. Mutò il clima, la sensazione complessiva, e ci fu nei colloqui informali, che tenevamo normalmente con l'uno e con l'altro, una maggiore attenzione. Quando parlo del comitato di sicurezza per il G8, mi riferisco sempre al consiglio provinciale di sicurezza, poiché non si è costituito un comitato di sicurezza ad hoc per il G8 a cui partecipasse anche il sindaco.
In prefettura si gestiva sostanzialmente una pluralità di incontri: l'incontro della commissione prefettizia per l'esecuzione dei lavori; l'incontro per il coordinamento e per l'accoglienza al Genoa social forum; l'incontro per il consiglio provinciale di sicurezza.
In riferimento al piano di sicurezza, l'unico documento che mi risulta e che io conosco, è il provvedimento prefettizio del 2 giugno. Dove andassero dislocate le forze dell'ordine, se


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attestare il reparto A in un luogo B o C, erano tutte scelte che appartenevano alla tecnicità delle forze di polizia, che sono al di fuori delle mie competenze.
La scuola Diaz, consegnata al Genoa social forum, doveva ospitare l'organizzazione complessiva, anche perché organizzare una marcia di 150 mila persone provenienti da diverse parti d'Italia e d'Europa credo comporti una serie di problemi complicatissimi.
Sugli ambulatori potrete sentire più agevolmente i rappresentanti della regione. Abbiamo cercato di collocare strutture sanitarie in tutte le parti della città, perché l'arrivo contemporaneo di 150 mila persone pone evidenti problemi sanitari. Copia delle delibere della giunta del consiglio le farò pervenire alla Commissione.
Un piccolo gruppo di associazioni genovesi, che si autodefinì «reti anti-G8», in seguito sfociò nel cosiddetto patto di lavoro divenuta poi Genoa social forum; si è trattato di una evoluzione progressiva svoltasi in modo autonomo, spontaneo, come succede in questo tipo di situazioni. Mi si è imputato forse un eccessivo ottimismo, nel pensare che le manifestazioni potessero essere solamente pacifiche. Ovviamente non sono così ingenuo, anch'io pensavo che potessero esserci delle manifestazioni non pacifiche, ma ho sempre confidato che da un lato l'aver aperto un colloquio con il Genoa social forum e aver dato vita a manifestazioni organizzate e non lasciate alla spontaneità dell'evento; dall'altro l'imponente apparato di sicurezza che era stato predisposto, tutto ciò unito alla buona volontà complessiva di giungere ad un punto di incontro, potessero rendere, se non del tutto pacifiche, certamente non così violente, le manifestazioni che si sono poi verificate. D'altronde nel momento in cui si accetta di colloquiare e si accettano le manifestazioni, si compie una scelta ideologica,


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perché si consente a tutti di manifestare liberamente il proprio pensiero, ma si compie anche una scelta tecnicamente funzionale alle esigenze di sicurezza, poiché una città - e qui si inserisce il discorso se i G8 si possano svolgere in una città o meno - ha già al suo interno persone, che, ove venisse ad essere tutto blindato e proibito, riescono a compiere più danni di quanti ne possa compiere una manifestazione organizzata.
Vi farò avere anche copia dei verbali di consegna dei luoghi di accoglienza; nel momento in cui si consegnavano i vari luoghi al Genoa social forum il segretario generale del comune ed io stesso abbiamo individuato delle persone fisiche, perché non avevamo alcuna intenzione di fare delle consegne ad un'entità giuridica inesistente. Dal momento della consegna, la sorveglianza complessiva su ciò che si svolgeva in questi luoghi entrava nello spazio di competenza dell'ordine pubblico e della sicurezza, e non poteva più rimanere nello spazio della municipalità. In uno stadio dove sono presenti 5 mila aderenti appartenenti a questa o quella associazione, è evidente che il povero custode si trova in una situazione ingestibile. Nello stadio consegnavamo attrezzature per potersi riparare dal freddo e così via (ricordo, tra l'altro, che una notte ha piovuto fortissimo e vi sono stati anche allagamenti); per il resto la gestione della sicurezza era rimessa alle forze dell'ordine.
Su quello che hanno trovato allo stadio Carlini, onorevole Menia, bisogna chiedere alla polizia. Non è che il sindaco il giovedì mattina ha partecipato al sopralluogo dello stadio: ho compiuto semplicemente il mio dovere nel denunciare alla polizia la situazione, poi la cosa entrava in uno spazio che non era il mio. Devo spendere una parola per la polizia municipale, che, tra l'altro, ha ricevuto pubblicamente i complimenti anche del Presidente Berlusconi. Non ha funzioni di sicurezza e di ordine pubblico e quindi aveva un compito di semplice


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supporto - sulla questione abbiamo avuto lunghe trattative sindacali - ma certamente aveva il divieto, anche da parte nostra, di esporsi eccessivamente.
I nomi dei partecipanti agli incontri che ho avuto con queste associazioni ve li farò pervenire.
Per rispondere all'onorevole Sinisi sulla denuncia allo stadio Carlini, vorrei dire che le notizie che ho avuto riguardavano soltanto il Carlini e non anche altre situazioni. Notate bene che si è trattato di una vicenda velocissima, che non va vista in modo statico, bensì dinamico: una situazione che è cominciata il lunedì ed è finita la domenica: era un travolgersi di eventi.
Sulle modifiche alla zona gialla, ho già detto che non ve ne sono state di formali e non vi è stata discussione nel comitato provinciale per la sicurezza. Non soltanto da parte mia si insisteva molto perché la città restasse aperta ed ho, in proposito, rivolto anche degli inviti ai cittadini genovesi con articoli apparsi sui giornali. Non mi risulta che la questura dicesse ufficialmente che si doveva chiudere; mi risulta, invece - riporto una voce e non un dato di fatto - che gli agenti di polizia, in pattugliamento delle varie strade, avvertendo che lì vi sarebbe stata la manifestazione, abbiano dato per le vie brevi dei suggerimenti sul fatto che era opportuno essere preparati al peggio.
Da parte mia non c'è stato nessun colloquio con il Genoa social forum su servizi di ordine gestiti dallo stesso; ciò esulava completamente dalle mie funzioni, perché rientrava in quelle di chi gestiva la trattativa con il Genoa social forum, ossia il Ministero degli interni.
Quando mi vien fatto notare che è stato un errore fidarsi del Genoa social forum (Commenti)... È verissimo: ciascuno, dopo vicende di questo tipo fa un esame di coscienza di quello


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che è successo. Dicevo che il Genoa social forum, a mio avviso, si è rivelato un interlocutore che non aveva una capacità organizzativa forse sufficiente, ma non è l'interlocutore che ho scelto io, bensì quello scelto da altri - intendo il Governo -; d'altronde, secondo me era l'unico interlocutore possibile in quel momento, perché in presenza di 400, 500 o 600 associazioni, quali che fossero, questo elemento di aggregazione costituito dal Genoa social forum rappresentava l'unico tenue filo che teneva insieme un conglomerato amplissimo di gruppi molto diversi: è un dato che credo debba essere attentamente valutato. Penso, d'altronde - questa è una mia opinione personale - che il Governo non potesse non scegliere il Genoa social forum: questo era il suo interlocutore naturale, perché loro si erano presentati tutti insieme in modo aggregato, non altri. Diversamente, il Governo avrebbe dovuto «spaccare» quella che si presentava come una unità, a stento riuscitasi a formare e che rappresentava, infatti, un valore positivo, un vantaggio, per l'autorità politica e governativa che aveva così un unico interlocutore invece che una pluralità.
Sulla polizia municipale, senatore Tomassini, ho già risposto.
I mesi della campagna elettorale sono stati sicuramente mesi di maggiore stabilità, anche perché vi è stata una certa strumentalizzazione durante tale periodo, ai fini elettoralistici, della vicenda genovese e delle relative notizie apparse. Posso riguardare più attentamente, tra i miei appunti, per vedere se trovo momenti di incontro specifici, però non mi sembra vi siano stati incontri formali e ufficiali.
Sulle associazioni finanziate dal comune, farò un indagine attenta fra le seicento coinvolte.


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Con riferimento alle saldatrici, senatore Petrini, posso dirle che non erano in nostra dotazione; occorre chiedere alla questura, che cosa è stato trovato, non al comune.
Quale sia stato il ruolo del comune, onorevole Mazzoni, mi sembra di averlo già spiegato, così come anche la struttura di missione e i colloqui avuti con il Genoa social forum.
Con riferimento agli obiettivi della distruzione, vorrei precisare - posso lasciarvi copia dei primi verbali dell'autorità di pubblica sicurezza - che, pur essendo stati abbattuti anche cartelli stradali e raccolti sanpietrini dai marciapiedi al fine di tirarli, in realtà il loro lancio è stato molto indirizzato nella parte distrutta volutamente (i negozi e così via).
Non avevo, onorevole Bressa, assicurazioni formali sulla sensazione di pacificità e sulla difesa delle frontiere da parte di intrusioni di mascalzoni. Era una sensazione che si aveva in quel momento sul fatto che in realtà, soprattutto dopo il giovedì positivo, i fatti potessero svolgersi al meglio.
Del perché del ritardo della sistemazione delle delegazioni, occorre parlarne con la struttura di missione. Non mi risulta vi siano stati mutamenti, con il Governo Berlusconi, negli organismi della sicurezza, perché il prefetto e il questore erano gli stessi interlocutori che avevo avuto prima.
Il Genoa social forum è stato individuato come interlocutore formalmente da parte del Governo... (Commenti). Il Genoa social forum esisteva prima del Governo Berlusconi, ma a legittimare, nei confronti anche dell'amministrazione comunale, il colloquio con questo soggetto sono stati sicuramente gli incontri con esso avuti dai ministri competenti... (Commenti). Se vi sono delle contraddizioni, risulteranno a verbale e potranno essere verificate.
NITTO FRANCESCO PALMA. Vorrei fare, signor sindaco, solo una precisazione. Lei, nel corso della sua relazione, aveva


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dichiarato che il Governo di allora riteneva che non si potessero svolgere manifestazioni contestualmente al periodo di svolgimento del G8.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Esatto. Lo dico subito dopo. Lei mi aveva chiesto chi aveva individuato il Genoa social forum come interlocutore: l'individuazione formale, sulla base della quale vi sono stati poi gli atti giuridici di affidamento di locali e così via, nasce con la scelta del Governo Berlusconi. Il Genoa social forum esisteva già prima, giustamente, ed era stato oggetto di confronti in sede locale, non nazionale, anche con il precedente governo. Metto a disposizione una lettera di puntualizzazione del ministro Vinci Giacchi che relaziona di un incontro e di questa ipotesi di non far svolgere la manifestazione contemporaneamente allo svolgimento del G8.
Sulla zona gialla, ho già risposto.
Con riferimento al discorso del camion come catapulta - non vorrei aver suscitato immagini non reali - era una voce che sembrava corresse, ma non saprei neppure dire chi me l'abbia riferita e da chi sia stato visto. Tutto quanto abbiamo visto o fatto, lo trasmettiamo, ovviamente, all'autorità giudiziaria cioè sopralluoghi, verbali di consegna e così via.
Ho già espresso, onorevole Saponara, la mia posizione su Genova e penso di non avere una posizione imparziale, perché sono ovviamente parziale.
Sul camion, senatore Del Pennino, ho già detto. Ho già detto che comunicai subito al prefetto la mia richiesta di far cessare l'assedio di piazza Dante. Non ho mai avuto, senatrice Dentamaro, particolare difficoltà a contattare il questore: si trattava di momenti molto convulsi; non fu una telefonata, ma un vero e proprio incontro a cui parteciparono anche i responsabili dell'Arma dei carabinieri, della questura e della


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Guardia di finanza, perché il caso volle che mi recai verso le 7,30 circa dal prefetto per denunciargli questo fatto, mentre per le venti era già prevista una riunione dei responsabili della sicurezza presso il prefetto. Riferii anche loro della situazione del Carlini, ma poi le decisioni sul fatto di operare la perquisizione subito, a mezzanotte o il giorno dopo esulano completamente dal mio spazio di valutazione: ci potevano essere motivazioni più che valide sia per effettuarla l'indomani, sia per effettuarla subito.
Onorevole Soda, venerdì non c'è stata nessuna riunione del consiglio provinciale di sicurezza; cercavo da parte mia, ma penso che anche altri lo abbiano fatto, di richiamare l'attenzione dei responsabili della sicurezza, sui vari problemi che emergevano.
Onestamente pensavo che, dopo il venerdì, il sabato potesse essere più pacifico e tranquillo essendo stata organizzata un'unica grande manifestazione; mentre, invece, la giornata più preoccupante per tutti era sempre il venerdì perché vi era una pluralità di eventi sparsi per la città. Come ho già detto, l'incontro con il ministro Scaloja era preparatorio a successivi incontri da parte dello stesso Governo - o di sue strutture e suoi apparati - con il Genoa social forum. Lascerò, comunque, tutte le richieste da parte del Genoa social forum. Fra quelle relative ai luoghi di accoglienza ve ne sono alcune che abbiamo rifiutato; una parte direttamente rifiutate da noi come comune, altre dalla sicurezza; ad esempio, una delle richieste riguardava una certa villa San Fruttuoso, dove fra l'altro abbiamo degli importanti lavori edili in corso nel parco, e noi l'abbiamo rifiutata. La sicurezza ha rifiutato le richieste relative allo stadio Villa Gentile; è stata rifiutata dalla sicurezza


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la piazza del Bisagno. Noi eravamo molto favorevoli ad indirizzarli verso il parco del Peralto - sulle colline - ma questa proposta è stata rifiutata dalla sicurezza.
Noi non abbiamo concesso alcun luogo di accoglienza sul quale non vi fosse il consenso della sicurezza; cioè le decisioni sul concedere lo stadio Carlini e non quello di Villa Gentile o su concedere la scuola Diaz e non un un'altra, sono sempre state decisioni prese in un accordo, sostanzialmente, a tre. Alle richieste presentate dal Genoa social forum, si rispondeva positivamente e congiuntamente da parte dell'ente locale e dalla sicurezza.
MARCO BOATO. A proposito della scuola Diaz, corrisponde al vero la notizia che vi fosse un cantiere in corso?
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Può essere, ma non mi risulta...
LUCIANO VIOLANTE. Accanto alla scuola.
PRESIDENTE. Sulla stampa questo è riportato, bisogna vedere a quale distanza.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. A proposito di Piazzale Kennedy, come luogo d'accoglienza per gruppi stranieri, anche questo non è qualcosa che a me risulti; che vi fossero poi dei camper o quant'altro, è possibile. Signor presidente, credo di aver risposto a tutto.
PRESIDENTE. Sì, credo che abbia risposto a tutto; la ringraziamo.
GIUSEPPE PERICU, Sindaco di Genova. Cercherò, nei limiti del possibile, di trasmettere gli atti o quant'altro. Naturalmente sono a disposizione per quanto riterrete opportuno.


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Aggiungo solamente che lo spirito che anima me, nel venire a questo incontro (che, trattandosi di un'indagine conoscitiva, ho accolto con molto piacere) è che anche noi vorremmo vi fosse il massimo accertamento di quanto è successo e, da questo punto di vista, abbiamo la massima volontà nel collaborare. Mi permetto soltanto una piccola sottolineatura: se ci sono accentuate valutazioni contingenti di carattere politico, penso che la conoscenza dei fatti sarà resa molto più difficile.
PRESIDENTE. Sono d'accordo. La ringrazio, sindaco, anche a nome di tutti i colleghi. Se lei ritiene, a proposito dei documenti cui faceva riferimento, può già lasciarli alla presidenza - e quindi a disposizione dei colleghi - e di ciò le siamo grati. Per quelli che si è riservato di inviarci, le chiedo solo la cortesia, non appena ne ha la disponibilità, di trasmetterceli perché i tempi di lavoro del nostro Comitato sono abbastanza ristretti; la ringrazio nuovamente.
Desidero ora porre un problema sui lavori odierni: oggi pomeriggio dobbiamo svolgere due audizioni. Purtroppo abbiamo previsto due ore a disposizione del presidente della provincia e, a seguire, 2, 3 o 4 ore per il presidente della regione. Credo sia necessario stabilire un metodo. Potrei sospendere la seduta, dopo lo svolgimento della relazione, per cinque minuti; ogni gruppo potrebbe predisporre un insieme di domande. Se siamo d'accordo, probabilmente riusciremo, in questo modo, a dare a colui che deve rispondere la possibilità di farlo. Ritengo che questo potrebbe essere un metodo da adottare; altrimenti, possiamo procedere come si è fatto in precedenza.
LUCIANO VIOLANTE. Proviamo a vedere se funziona, ma cinque minuti mi sembrano pochi. Si può sospendere un


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quarto d'ora dopo la relazione; se riusciamo a trovare una soluzione, va bene. Vediamo come funziona.
PRESIDENTE. D'accordo, allora lo valuteremo sulla base della relazione e dei fatti che ci verranno esposti. Vi ringrazio. La seduta è sospesa e riprenderà alle 15.
La seduta, sospesa alle 14,05, è ripresa alle 15,15.