COMMISSIONE D'INDAGINE

Seduta 02 - 08 Agosto 2001

Audizione del comandante generale dell'Arma dei carabinieri, generale Sergio Siracusa.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca l'audizione del Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, generale di corpo d'armata, Sergio Siracusa, sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 svoltosi a Genova. Il Comandante generale dell'Arma dei Carabinieri, Sergio Siracusa, chiede di essere accompagnato dai generali Leonardo Gallitelli ed Arturo Esposito. Se non vi sono obiezioni così rimane stabilito.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.


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La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte dei componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto visivo a circuito chiuso.
Signor comandante, la ringraziamo e la preghiamo di riferire sui fatti di cui lei è sicuramente a conoscenza e per i quali è stato invitato in questa sede. Ci scusiamo per il ritardo.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ringrazio lei, signor presidente, e tutti i membri del Comitato, per l'opportunità che viene offerta al comandante generale dei carabinieri di esporre una propria relazione sul vertice G8. Lascerò poi il testo della relazione per successive e più approfondite consultazioni.
Il vertice dei Capi di Stato e di Governo dei paesi del G8 - tenutosi a Genova dal 20 al 22 luglio 2001 - è stato preceduto da un'intensa attività di pianificazione, svoltasi nel quadro delle disposizioni della legge n. 149 dell'8 giugno 2000. Il provvedimento normativo ha istituito, com'è noto, una struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei ministri, incaricata dell'organizzazione generale dell'evento, ed una commissione speciale per la predisposizione di interventi strutturali sul piano operativo, presieduta dal prefetto di Genova e composta, in via ordinaria, dai rappresentanti delle amministrazioni locali e dal questore, mentre i responsabili delle altre forze di polizia sono stati chiamati a parteciparvi, di volta in volta, secondo le esigenze.
A livello locale, presso la questura di Genova, è stato inoltre istituito un gruppo operativo interforze che ha fornito un contributo tecnico per la definizione della cosiddetta zona rossa


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e per il censimento degli abitanti colà residenti, al fine di adottare le necessarie predisposizioni per l'accesso. La complessità dell'evento e la sua centralità sulla scena internazionale hanno impegnato il Ministero dell'interno in un articolato sforzo organizzativo, volta a garantire lo svolgimento del vertice, l'esercizio del diritto di manifestare il dissenso, nonché la sicurezza dei cittadini residenti nel capoluogo ligure e degli stessi manifestanti.
Sin dal 16 novembre 2000, la strategia complessiva dell'intervento delle forze dell'ordine è stata oggetto di approfondite valutazioni in seno al comitato nazionale dell'ordine e della sicurezza pubblica, che ha fornito il necessario supporto consultivo al ministro dell'interno, con particolare riferimento all'individuazione delle possibili minacce e delle conseguenti misure di contrasto, alla definizione delle aree di sicurezza in cui è stata ripartita la città, alla quantificazione generale delle forze, alle problematiche relative agli alloggiamenti delle delegazioni e del personale.
Proprio al fine di delineare le possibili minacce volte a turbare il regolare svolgimento della manifestazione, il 28 novembre 2000 è stato costituito presso la segreteria generale del CESIS un gruppo di lavoro interforze. A tale gruppo è stato affidato il compito di esaminare, con cadenza mensile (8 riunioni), tutte le acquisizioni informative riguardanti la manifestazione, assicurando la più efficace collaborazione tra i servizi di intelligence e le forze di polizia, con il contributo anche degli omologhi organismi degli altri paesi.
L'analisi delle informazioni acquisite in quella sede ha consentito di ipotizzare che il vertice avrebbe costituito una favorevole occasione per l'attuazione di contromanifestazioni di elevata visibilità da parte dei gruppi che si oppongono alla cosiddetta globalizzazione. In tale quadro, è stato possibile


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suddividere le formazioni anti G8 in un fronte moderato, un fronte radicale ed una componente straniera, all'interno dei quali trovavano spazio varie posizioni tutte in grado di porre in essere articolate forme di dissenso.
In estrema sintesi, è emersa l'accentuata eterogeneità delle strategie di protesta: dalla manifestazione pacifica alla resistenza passiva, alla pianificazione di azioni violente contro obbiettivi sensibili comprendenti installazioni di sistemi di telecomunicazione e televisivi, sedi di partiti, di organi di stampa, amministrazioni pubbliche, banche, associazioni, alla violazione della nota zona rossa con conseguente impedimento delle manifestazioni ufficiali.
I giorni immediatamente precedenti al summit sono stati caratterizzati dal verificarsi di attentati dinamitardi ed incendiari e dalla diffusione di documenti e volantini di presunta matrice eversiva.
In particolare, il 16 luglio, il carabiniere Stefano Storri è stato gravemente ferito per l'esplosione di un ordigno occultato in un portafoglio recapitato tramite il servizio postale presso la stazione di Genova San Fruttuoso. Il militare, che nella circostanza ha riportato la lesione corneale dell'occhio destro, varie fratture alla mano destra con esposizione dei muscoli e ferite al viso ed al torace, è stato sottoposto ad intervento chirurgico e dimesso dall'ospedale San Martino di Genova, nella giornata di ieri, con un lungo periodo di convalescenza.
Analoghi episodi, con conseguenze minori, si sono verificati il successivo 18 luglio presso la sede del TG4 di Segrate (Milano) ed all'interno della società Benetton group di Ponzano Veneto (Treviso). Dette azioni criminali, unitamente al rinvenimento di un ordigno esplosivo avvenuto lo stesso giorno in Bologna, sono indice di una strategia di tipo insurrezionalista


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tendente a far crescere la tensione ed a ricavarne la massima visibilità, secondo uno schema ampiamente sperimentato.
Gli anarchici insurrezionalisti, infatti, al di là del dichiarato spontaneismo, agiscono con una precisa progettualità e programmazione organizzativa, che, nei citati episodi, appare riconducibile, per la puntuale individuazione degli obiettivi ed il richiamo ai militanti deceduti, ad una matrice nazionale. In tale quadro sono da considerare anche il rinvenimento di due ordigni incendiari presso la Rinascente di Milano ed il plico esplosivo inviato al prefetto di Genova, dottor Di Giovine.
La definizione del dispositivo delle forze dell'ordine è stata pertanto condizionata dalla duplice esigenza di assicurare, da un lato, il regolare svolgimento dei lavori del consesso internazionale e, dall'altro, l'ordinato e pacifico esercizio del diritto di manifestare il dissenso nonché la sicurezza della popolazione genovese.
Sulla base delle direttive del ministro dell'interno, assunto il parere del comitato provinciale per l'ordine e della sicurezza pubblica, il prefetto di Genova, con provvedimento straordinario, ha modificato le condizioni di agibilità di talune aree della città fissando due zone di rispetto: quella «rossa», riservata alle sole manifestazioni ufficiali, e la «gialla», nella quale discriminare i gruppi violenti da quelli con scopi pacifici e adottare le conseguenti misure di contenimento. Conseguentemente il questore, con proprie ordinanze, ha definito le predisposizioni tecnico-operative per garantire, oltre alla sicurezza delle delegazioni, l'osservanza delle disposizioni prefettizie. Tenuto conto della consistenza del carattere transnazionale della minaccia, su proposta del ministro dell'interno, il Presidente del Consiglio dei ministri ha disposto dal 14 al 21 luglio il ripristino dei controlli alle frontiere, come con


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sentito dall'articolo 2 della convenzione di applicazione degli accordi di Schengen. Ciò ha consentito il respingimento alla frontiera di oltre 2 mila persone indesiderate.
Il dipartimento della pubblica sicurezza, nel quadro delle esigenze definite dall'insieme dei provvedimenti emanati dall'autorità provinciale di pubblica sicurezza, ha quantificato le risorse necessarie per supportare l'attività delle forze di polizia del capoluogo ligure. Ne è scaturito uno sforzo notevole dell'Arma e delle altre forze dell'ordine per l'individuazione delle necessarie risorse umane, per il loro addestramento e per le relative predisposizioni logistiche ed organizzative, prima fra tutte l'acquisizione di specifici equipaggiamenti. Il comando generale dell'Arma ha pertanto inviato a Genova, a disposizione dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza, in rinforzo ai circa 1200 militari del locale comando provinciale, 4673 unità per l'impiego in servizi di ordine pubblico nonché ulteriori 375 carabinieri specializzati: 30 artificieri antisabotaggio, 20 tiratori scelti, 30 unità cinofile di cui 15 per la ricerca di esplosivi, 80 militari per equipaggi di radiomobile, 30 motociclisti, 25 unità per equipaggi di motovedette, 26 addetti al foto segnalamento, 12 guardie del corpo, 30 operatori del gruppo di intervento speciale, 28 unità del nucleo addestrativo e logistico, 17 subacquei, 15 conoscitori di lingua straniera, 23 unità per equipaggi di elicotteri, 6 tecnici, un ufficiale medico e due infermieri specializzati.
Il ripristino dei controlli ai valichi di frontiera ha richiesto, per l'Arma, l'impiego di ulteriori 264 unità, di cui 84 specializzate nel servizio di frontiera, nonché un'altra aliquota di circa 500 militari dislocati lungo tutto l'arco alpino, ed in Ancona e Brindisi, per garantire i servizi di ordine pubblico


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connessi con la riattivazione dei controlli al confine. In totale l'impegno dell'Arma per le attività connesse con il G8 è stato di oltre 7 mila uomini.
Con riferimento ai servizi a mare, l'Arma ha schierato nelle acque del porto di Genova 10 motovedette d'altura e 6 costiere. Tali unità navali sono state poste a disposizione del comandante del porto di Genova, designato con decreto del prefetto quale autorità coordinatrice delle attività marittime.
Per quanto attiene al servizio aereo, sono stati schierati sul capoluogo ligure complessivamente 3 AB 412 e 4 A109, due tipi di elicottero. Inoltre, di iniziativa e al fine di fronteggiare le possibili ulteriori esigenze di ordine pubblico, il comando generale ha disposto la costituzione di una riserva per complessive 550 unità (suddivise tra otto comandi di regione: Piemonte e Valle d'Aosta, Lombardia, Toscana, Emilia-Romagna, Veneto, Marche, Umbria e Puglia), poi impiegate, a richiesta ed alle dipendenze dell'autorità di pubblica sicurezza, per esigenze di ordine pubblico connesse con il G8 in ambito nazionale.
Infine, sul piano investigativo, il ROS (raggruppamento operativo speciale), che aveva già avviato indagini volte all'identificazione di personaggi gravitanti nell'area dei gruppi eversivi ed antagonisti in grado di porre in essere azioni violente, ha potenziato la sezione anticrimine di Genova con 45 unità. In nessun caso personale dell'Arma è stato infiltrato tra i gruppi antagonisti o tra i manifestanti nel corso dei cortei.
In relazione alla composizione delle forze, ritengo opportuno precisare preliminarmente che l'Arma destina normalmente all'impiego in ordine pubblico i propri battaglioni mobili, composti da carabinieri ausiliari, personale di leva in servizio volontario nell'Arma, per il 70 per cento della forza.


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Per l'occasione, solo il 27 per cento del personale dei contingenti di rinforzo presenti a Genova era rappresentato da carabinieri in servizio di leva. Peraltro, la gran parte di essi contava nove, dieci mesi di servizio e vantava significative esperienze nello specifico settore, essendo stati già impiegati in occasione di rilevanti manifestazioni sportive, nonché per eventi di particolare risonanza nazionale ed internazionale, quali il Global forum di Napoli ed il vertice dei ministri dell'ambiente dei paesi del G8 di Trieste, entrambi svoltisi nel marzo 2001. Soggiungo che i carabinieri ausiliari in servizio nell'Arma sin dal 1963 sono sempre stati destinati prevalentemente ai battaglioni mobili per l'impiego in ordine pubblico. Essi sono impiegati a massa in unità organiche, ove sono sotto la costante azione di addestramento, guida ed indirizzo dei comandanti di squadra, plotone e compagnia e possono perfezionare la preparazione individuale beneficiando dell'esperienza dei colleghi più anziani (brigadieri, appuntati e carabinieri effettivi). Solo una percentuale più contenuta viene destinata ad altre organizzazioni dell'Arma, sulla base di specifiche attitudini, particolari titoli di studio ed eventuali pregresse esperienze professionali. Ad ulteriore chiarimento sull'impiego del personale dell'Arma, desidero sottolineare che i carabinieri effettivi vengono invece normalmente destinati alle stazioni carabinieri, ove hanno modo di acquisire e perfezionare le abilità necessarie per svolgere i più complessi e difficoltosi servizi di controllo del territorio e di investigazioni giudiziarie.
L'addestramento di tutti carabinieri per la specifica occasione ha costituito una assoluta priorità. Esso è stato finalizzato a perfezionare la capacità di fronteggiare le particolari tecniche di contrapposizione che i gruppi antagonisti avevano utilizzato in analoghe manifestazioni. Sono state inoltre curate


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l'amalgama dei singoli contingenti e la realizzazione della massima osmosi operativa con i reparti mobili della Polizia di Stato. Diverse sono state le riunioni congiunte con la Polizia di Stato e con la Guardia di finanza per raggiungere tale osmosi.
Dal mese di aprile, istruttori esperti hanno svolto a favore di tutto il personale da impiegare su Genova, presso i rispettivi reparti e successivamente presso il primo reggimento allievi marescialli di Velletri, specifici periodi formativi sull'impiego in ordine pubblico e sull'uso degli equipaggiamenti in dotazione. D'intesa con il dipartimento della pubblica sicurezza, sono state organizzate esercitazioni interforze per condividere le tecniche di intervento. Sempre con il dipartimento di pubblica sicurezza sono stati svolti appositi seminari informativi, finalizzati, tra l'altro, all'esame della minaccia ed all'inquadramento topografico della città di Genova, con sopralluoghi sui posti di particolare interesse operativo. Un ulteriore seminario è stato realizzato con la partecipazione dei rappresentanti delle forze di polizia dei paesi a vario titolo interessati al G8.
Ipotizzate le azioni violente che potevano essere messe in atto, sono stati individuati gli equipaggiamenti volti a proteggere il personale e a respingere le offese. Il personale dei contingenti di ordine pubblico è stato dotato di casco protettivo, di scudi, di maschere antigas, di tute ignifughe con le relative protezioni paracolpi per le parti più esposte del corpo. Sono state distribuite, altresì, pellicole protettive a strappo per le visiere dei caschi e degli scudi, per ripristinare la visibilità in caso di accecamenti con vernici o altri liquidi coloranti, nonché salviette detergenti per la protezione degli occhi da aggressioni chimiche. In relazione alla possibilità di utilizzo da parte dei dimostranti di bottiglie incendiarie, poi puntualmente


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verificatasi, i plotoni dei carabinieri sono stati equipaggiati con estintori a polvere da 1 chilo, con coperte ignifughe e con guanti in fibra aramidica. Al riguardo, è doveroso precisare che gli estintori in dotazione sono differenti per tipologia e dimensioni, rispetto a quelli impiegati dai manifestanti durante gli scontri: sono ben più grossi.
In ordine all'armamento individuale e di reparto, i carabinieri sono stati dotati esclusivamente della pistola d'ordinanza, le cui ordinarie condizioni di porto, vale a dire di custodia, previste dalla normativa interna (cioè, arma scarica - senza colpo in canna - caricatore innestato, cane disarmato e senza sicura) sono state opportunamente modificate, prevedendo l'inserimento permanente della sicurezza quale ulteriore misura cautelativa. Sono stati, inoltre, distribuiti, a livello di plotone, mille spruzzatori contenenti sostanze chimiche lacrimogene, 500 lacrimogeni autopropulsi, nonché per il lancio degli artifizi lacrimogeni lanciagranate da 40 millimetri e i FAL, BM. 5P che hanno la stessa funzione di lancio della carica lacrimogena.
Per quanto concerne i mezzi, sono stati impiegati per servizi di ordine pubblico 100 blindati, 226 veicoli dotati di griglie di protezione, 10 veicoli trasporto truppe, cioè quelli cingolati, di cui quattro con lame anti-barricate, nonché 5 veicoli protetti con barriere mobili per rinforzare le barriere fisse poste a protezione della zona rossa. Inoltre, il comando provinciale di Genova è stato potenziato per le attività di controllo del territorio con 40 autovetture dotate di sistemi di radiolocalizzazione satellitare e con 30 motociclette. Sono state, altresì, installate presso il comando provinciale 5 stazioni per il fotosegnalamento e 2 sistemi portatili per il controllo elettronico delle impronte digitali, per realizzare una postazione temporanea connessa con la banca dati dattiloscopica


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del dipartimento di pubblica sicurezza, in parallelo con analoga struttura costituita dalla Polizia di Stato nella caserma del reparto mobile di Genova.
La gestione del complesso dispositivo di ordine pubblico dispiegato nell'area cittadina e la relativa attività di comando e controllo dei contingenti di ordine pubblico sono state ricondotte, coerentemente con la titolarità della direzione dei servizi, alla sala operativa interforze della questura di Genova, ove hanno trovato collocazione le postazioni radio delle altre forze di polizia, nonché gli ufficiali di collegamento anche dell'Arma. L'esercizio di tale attività di direzione da parte dell'autorità provinciale di pubblica sicurezza è stato, infatti, assicurato attraverso la diramazione diretta degli ordini ai funzionari della Polizia di Stato preposti all'impiego di ciascun contingente delle forze dell'ordine ed in collegamento radio permanente con la citata sala operativa.
Parallelamente, per quanto concerne gli altri servizi, non di ordine pubblico, legati alle esigenze del vertice, quali scorte a personalità, controllo del territorio e vigilanza degli obiettivi sensibili assegnati all'Arma, i carabinieri si sono avvalsi della centrale operativa del comando provinciale, comunque interconnessa con la sala operativa della questura. Entrambe sono state dotate di sistemi di radiolocalizzazione delle autovetture normalmente impiegate nella città per il servizio di controllo del territorio e, per quanto attiene all'Arma, anche di ulteriori 60 mezzi dei reparti di rinforzo. È stata inoltre realizzata una maglia radio dedicata per collegare la centrale operativa del comando provinciale con tutti i contingenti di rinforzo, al fine di garantire l'immediato supporto logistico ai reparti, per esigenze di soccorso e recupero dei feriti, nonché per l'accompagnamento di arrestati e fermati.


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Con riferimento agli avvenimenti accaduti nei giorni 19, 20 e 21 luglio, analizzerò gli episodi che hanno più direttamente riguardato il personale dell'Arma e ripercorrerò, seppur sommariamente, lo sviluppo delle manifestazioni. Il 19 luglio si è svolto, senza incidenti, il corteo internazionale dei «migranti», organizzato dal Genoa social forum e regolarmente autorizzato, al quale hanno partecipato circa 20 mila persone. Il successivo 20 luglio, la città di Genova è stata teatro di cortei non autorizzati, degenerati a partire dalle ore 10,45, in numerose violente manifestazioni di protesta da parte di migliaia di dimostranti, appartenenti a varie organizzazioni e gruppi, tra i quali si sono segnalati, per le tecniche particolarmente aggressive, gli aderenti al black bloc. I facinorosi hanno dato luogo a gravi episodi di violenza e di guerriglia urbana, tentando inizialmente di forzare in più punti il blocco precostituito in difesa della zona rossa e, successivamente, estendendo le azioni violente nell'ambito della sola zona gialla.
I quartieri di Brignole, Foce, Marassi e San Martino sono stati quelli maggiormente interessati dalle distruzioni di cose mobili ed immobili, da incendi, da saccheggi di esercizi commerciali, banche e uffici. In tale fase, i contingenti dei battaglioni carabinieri «Lombardia», «Sicilia» e «Toscana», schierati sin dal mattino a presidio della zona gialla, sono stati oggetto di reiterati attacchi da parte di gruppi organizzati di manifestanti, sferrati con estrema violenza. Emblematico, prima di ogni assalto, è stato il lancio sistematico da parte dei facinorosi di bottiglie incendiarie, biglie d'acciaio, razzi, bombe carta, cubetti di porfido, liquidi imbrattanti, urticanti e lacrimogeni. I gruppi di esagitati hanno, inoltre, utilizzato, nelle fasi del successivo attacco, tecniche accuratamente preordinate, colpendo di sorpresa e dileguandosi repentinamente per riproporsi subito dopo su altri fronti, sottoponendo ad una


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continua ed ininterrotta pressione i contingenti dell'Arma. In queste circostanze, hanno utilizzato, in modo combinato, autovetture date alle fiamme o capovolte al centro, della carreggiata, incendi, cassonetti dell'immondizia per ostacolare il movimento dei veicoli militari, nonché estintori impiegati come corpi contundenti contro il personale ed i mezzi, come agenti aggressivi e per creare vere e proprie cortine fumogene.
L'equipaggiamento dei soggetti più violenti comprendeva passamontagna per coprire il volto, caschi, scudi, protezioni per il corpo, maschere antigas, mazze, spranghe, pistole lanciarazzi, bottiglie incendiarie, biglie e dadi d'acciaio scagliati con fionde, bombe carta, liquidi imbrattanti, urticanti e lacrimogeni. Ciò a chiara dimostrazione dell'intento preordinato di attaccare con violenza le forze dell'ordine.
Tra gli accadimenti certamente gravi verificatisi nella giornata del 20, tra i quali ricordo l'attacco alle caserme del comando provinciale e della compagnia carabinieri di Genova San Martino, l'assalto ad un blindato del battaglione «Toscana» con il ferimento in modo grave dell'appuntato alla guida dello stesso e l'incendio di un altro automezzo protetto, mi soffermerò in particolare, nel prosieguo, sull'episodio del decesso di Carlo Giuliani.
Al termine della giornata, nel corso della quale i carabinieri hanno dovuto effettuare numerose cariche, sono rimasti feriti 43 militari e danneggiati 77 mezzi dell'Arma, di cui 18 con gravi danni che ne hanno impedito il rientro nella sede stanziale. Nel corso degli scontri del giorno 20, sono state arrestate 29 persone. Di queste, 7 per lancio di oggetti contundenti e danneggiamento di auto in sosta, in occasione del citato attacco alla caserma della compagnia di Genova San Martino, e le rimanenti 22 (tra cui 2 tedeschi, 2 francesi ed


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1 greco) nel corso dei vari tafferugli, per resistenza e violenza a pubblico ufficiale, per danneggiamento aggravato e per porto e detenzione di oggetti atti ad offendere.
Al riguardo, considero utile fornire alcuni elementi in ordine alla organizzazione della gestione degli arrestati e dei fermati. Questi ultimi sono stati condotti negli uffici del nucleo operativo del comando provinciale, presso la caserma Forte San Giuliano, ove era stata costituita una apposita cellula, che provvedeva alle operazioni di fotosegnalamento e forniva ausilio ai militari operanti per la redazione degli atti di polizia giudiziaria. Di seguito, gli stessi venivano consegnati al personale della polizia penitenziaria, presente nella medesima caserma in locali appositamente posti a loro disposizione. Il personale della polizia penitenziaria, avvalendosi anche di un nucleo sanitario della stessa amministrazione, procedeva alla visita medica degli arrestati ed alla registrazione a matricola, traducendoli successivamente presso le case circondariali di Pavia e Voghera. I familiari degli arrestati sono stati avvisati, ove richiesto dagli interessati, come previsto da norme di legge. Le attività descritte, svolte sotto la responsabilità di un ufficiale superiore, hanno consentito di limitare al massimo la permanenza degli arrestati presso la struttura dell'Arma.
Veniamo ora al caso di Carlo Giuliani.Gli episodi di violenza in precedenza indicati si sono protratti per tutto l'arco della giornata. In tale quadro di inusitata violenza si inserisce il tragico evento in cui ha perso la vita il giovane manifestante Carlo Giuliani, per il quale esprimo, anche in questa sede, i sentimenti di profonda pietà umana a nome di tutta l'Arma dei carabinieri.
Ferma restando la competenza dell'autorità giudiziaria alla analitica ricostruzione dell'episodio, sento di affermare che le immagini della sequenza dell'evento, riprese dalle televisioni


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nazionali da diverse angolazioni, mi inducono a riscontrare nell'evento la sussistenza della legittima difesa. Alle ore 17 circa, in via Caffa, numerosi manifestanti, gran parte dei quali con il volto coperto, aggredivano un contingente del XII battaglione «Sicilia». Durante questa fase concitata, due Land Rover Defender di supporto logistico, inviate sul posto per il prelevamento di militari rimasti intossicati, durante una manovra di rapido ripiegamento del reparto, che cercava di riorganizzarsi per fronteggiare una moltitudine di assalitori, rimanevano isolate. Mentre una di queste riusciva con grande difficoltà a sganciarsi e a raggiungere il resto del contingente, l'altra condotta dal carabiniere Filippo Cavataio rimaneva bloccata da un cassonetto dell'immondizia lanciato proditoriamente dai dimostranti. Contro il fuoristrada iniziava un attacco con corpi contundenti (estintori, spranghe, tavole di legno) e con il lancio di blocchi di granito divelti dai marciapiedi, che infrangevano i vetri dell'automezzo, ferendo i carabinieri Mario Placanica e Dario Raffone, entrambi sul sedile posteriore del veicolo, perché - come detto - in precedenza colti da malore per prolungata esposizione al fumo dei lacrimogeni.
Il carabiniere Placanica, colpito ripetutamente alla testa e sanguinante, accortosi che il mezzo era stato circondato da una quarantina di esagitati, impugnava la pistola d'ordinanza, intimando agli assalitori di allontanarsi. Nonostante ciò, l'aggressione diventava sempre più violenta ed uno dei manifestanti si avvicinava al veicolo dalla parte posteriore con la chiara intenzione di lanciare un estintore all'interno dell'autovettura, che già presentava il lunotto infranto. In questo frangente di particolare tensione, il carabiniere, per difendersi da quello che risultava ormai un vero e proprio linciaggio, esplodeva due colpi di pistola, uno dei quali raggiungeva,


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uccidendolo, il giovane, successivamente identificato per Carlo Giuliani. Il carabiniere Cavataio, alla guida del mezzo militare, riusciva a ripartire e, nelle manovre di disimpegno, investiva non avvedendosene il cadavere del manifestante.
I due carabinieri presenti nella parte posteriore del fuoristrada hanno riportato: il carabiniere Raffone alcune contusioni escoriate al naso ed allo zigomo destro, nonché contusioni alla spalla sinistra ed al piede destro; il carabiniere Placanica (quello che ha sparato), un trauma cranico e contusioni multiple all'arto inferiore destro. Quest'ultimo per consentire all'autorità giudiziaria di procedere al suo immediato interrogatorio, si dimetteva volontariamente e contro il parere dei sanitari dal luogo di cura ove gli erano stati prestati i primi soccorsi, e successivamente veniva posto in convalescenza per trenta giorni. All'interno della Land Rover danneggiata dai dimostranti sono stati repertati pietre e corpi contundenti lanciati dai facinorosi e sono state altresì riscontrate evidenti tracce di sangue dei militari feriti
Il 21 luglio è stata notificata ai carabinieri Cavataio e Placanica l'informazione di garanzia per omicidio volontario, volta a consentire l'esecuzione dell'autopsia. Gli esiti di quest'ultima hanno di fatto già scagionato il carabiniere Cavataio, come pubblicamente dichiarato dal procuratore di Genova. Segnalo, per completezza, che il carabiniere Placanica e la sua famiglia sono stati oggetto di minacce telefoniche pervenute alla compagnia dei carabinieri di Roma Cassia e che telefonate di analogo tenore minatorio sono pervenute a soggetti omonimi residenti nella provincia di Catanzaro, sebbene senza alcun vincolo di parentela con il militare.
Riferirò ora sugli eventi verificatisi il 21 luglio. Nel disimpegno di servizi di ordine pubblico particolarmente complessi e protratti nel tempo, è prassi consolidata che il coinvolgimento


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di una delle forze di polizia in eventi particolarmente gravi e con forte impatto emotivo ne determini il successivo impiego in servizi non a diretto contatto con i manifestanti, in modo da abbassare il livello di tensione ed evitare pretestuose strumentalizzazioni che possano inasprire gli animi e spiralizzare gli atti violenti.
In ragione di ciò, nella giornata del 21 luglio l'autorità provinciale di pubblica sicurezza, d'intesa con il comandante provinciale dei carabinieri e su concorde valutazione del capo della polizia e mia personale, ha disposto di impiegare i carabinieri prevalentemente a presidio della «zona rossa» e, nell'ambito della «zona gialla», a supporto dei reparti delle altre forze di polizia, a loro volta direttamente impegnati nel controllo delle manifestazioni.
Per quanto riguarda singoli comportamenti illegittimi attribuiti a personale dell'Arma, compresi quelli diffusi dai mass media e da articoli di stampa, desidero precisare che essi sono oggetto di mirati accertamenti da parte dei competenti superiori gerarchici e, di volta in volta, riferiti all'autorità giudiziaria, cui compete in ogni caso ed in modo esclusivo, l'individuazione di responsabilità soggettive penalmente rilevanti anche con il riferimento alla possibile sussistenza di fatti calunniosi e diffamatori.
Passo ora a parlare dell'attività di indagine. Nel quadro delle attività rivolte alla chiarificazione della minaccia - come ho avuto modo di rappresentare - il ROS ha svolto mirate investigazioni a carico di bene individuati gruppi antagonisti, al fine di cogliere ogni possibile indicazione sulla volontà di compiere azioni violente ed eversive contro il G8.
In tale contesto, il 20 luglio, nel corso di una perquisizione domiciliare autorizzata dall'autorità giudiziaria, personale del ROS, unitamente a quello del comando provinciale di Genova,


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ha tratto in arresto Marco Cozzi, militante del locale «centro sociale Inmensa», trovato in possesso di un ordigno esplosivo di manifattura artigianale e di sostanze chimiche che, combinate tra loro, avrebbero avuto un elevato potere dirompente. L'arrestato è tuttora ristretto presso la casa circondariale.
Utilizzando sempre le acquisizioni investigative derivanti anche da mirati servizi di osservazione specie a carico dei più violenti facinorosi appartenenti ai gruppi di ispirazione anarchica denominati black bloc, il 22 luglio è stata intercettata a Recco, in provincia di Genova, una colonna di 5 automezzi, tra cui un pullman, con a bordo 25 soggetti riconducibili alla citata area estremista, dei quali 17 austriaci, 3 statunitensi, 2 sloveni, un tedesco, un australiano e uno svedese. Nel corso della conseguente perquisizione, sono stati rinvenuti coltelli, mazze, caschi protettivi, imbottiture di gomma piuma e capi di abbigliamento di colore nero, oltre a telefoni cellulari e due ricetrasmittenti. Gli anarchici sono stati, pertanto, tutti sottoposti a fermo di polizia giudiziaria e, dopo avere svolto le procedure di fotosegnalamento presso il comando provinciale di Genova, trasferiti in istituti penitenziari ove sono tuttora detenuti, poiché colpiti da ordinanza di custodia cautelare. Nella circostanza del fermo, i giovani sono stati sottoposti ad esame medico esterno, dal quale è emerso che 8 di essi presentavano lesioni pregresse, verosimilmente riconducibili alla partecipazione ai disordini dei giorni precedenti. Quattro dei 17 austriaci sono risultati, altresì, già segnalati per il respingimento o la vigilanza sul territorio nazionale, poiché indicati dagli organi di polizia quali soggetti già evidenziatisi in precedenti analoghe manifestazioni.
La vicenda è stata peraltro ripresa dagli organi di stampa, anche in relazione alle dichiarazioni di un deputato europeo di nazionalità austriaca. L'europarlamentare ha voluto pubblicizzare


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le accuse di presunti maltrattamenti subiti in occasione del fermo, riferitegli da uno dei connazionali detenuto, a cui aveva fatto visita in carcere. La vicenda è stata comunque riferita all'autorità giudiziaria per le valutazioni di competenza.
Nella stessa giornata del 22, nel corso di un servizio di controllo nei pressi del casello autostradale di Genova-ovest, militari di un contingente di rinforzo hanno proceduto al fermo di polizia giudiziaria di tre cittadini tedeschi trovati in possesso di due coltelli di genere proibito, passamontagna e capi di vestiario di colore nero. Anche questi ultimi sono stati sottoposti a visita medica e riscontrati affetti da pregresse tumefazioni e ferite. I fermi sono stati convalidati dall'autorità giudiziaria che, successivamente, ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in devastazione e saccheggio.
Il 23 luglio, infine, personale della compagnia carabinieri di Santa Maria Ligure ha proceduto al controllo ed al successivo fermo di polizia giudiziaria nei confronti di dieci cittadini tedeschi, trovati a bordo di due camper occultati nei pressi di una cava del comune di Uscio (Genova). La perquisizione del mezzo ha consentito, infatti, di rinvenire coltelli, martelli, chiavi inglesi, catene, pietre, protezioni individuali, capi di abbigliamento di colore nero, materiale cartaceo del Genoa social forum, documenti vari riconducibili a formazioni anarchiche e materiale fotografico, comprovante la presenza degli stessi sui luoghi dei disordini. L'autorità giudiziaria ha convalidato i fermi e ha emesso ordinanza di custodia cautelare in carcere per concorso in devastazione e saccheggio.
Nell'intero periodo di svolgimento del vertice, l'Arma ha fermato o arrestato complessivamente 60 persone, per 52 delle


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quali il provvedimento è stato convalidato dall'autorità giudiziaria; 29 degli arrestati risultano tuttora ristretti in istituti carcerari.
Dall'insieme delle attività investigative svolte e dalle risultanze suindicate ha trovato conferma l'esistenza di rapporti di contiguità tra l'area antagonista italiana e gruppi organizzati stranieri, che hanno avuto parte attiva nei disordini. Pertanto, sono in corso altri accertamenti volti a verificare ulteriori contatti e l'esistenza di vincoli organizzativi fra le varie formazioni.
In conclusione, mi si voglia consentire, quale comandante, di sottolineare lo straordinario impegno di tutti gli uomini impiegati a Genova, in situazioni operative che sono state obiettivamente difficili e di eccezionale gravosità. È apparsa agli occhi di tutti la volontà di alcune migliaia di facinorosi di condurre una protesta assurdamente violenta, rivolta gratuitamente e con tecniche di vera e propria guerriglia contro autovetture private, arredi urbani, esercizi commerciali, banche ed altre strutture cittadine.
Con altrettanta evidenza si è potuto cogliere quale cieca violenza sia stata rivolta contro le forze dell'ordine sino a raggiungere follemente forme di vero e proprio linciaggio individuale. Questo inusitato livello di violenza fa quindi emergere con maggiore forza la dedizione, lo spirito di sacrificio e la salda fermezza che hanno caratterizzato i carabinieri impegnati a Genova. Pur senza indulgere in alcun modo a comprensione o giustificazione di eventuali eccessi, da perseguire anzi con rigore, ove se ne accerti la veridicità, voglio esprimere a tutti i carabinieri il mio apprezzamento e la mia gratitudine.
PRESIDENTE. La ringrazio, generale Siracusa. Le chiedo se intenda depositare la relazione che ha letto.


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SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Signor presidente, la deposito insieme ad un allegato di fotografie e ad una cassetta video. L'allegato contiene fotografie tratte da filmati televisivi, la cassetta è tratta da reperti di televisione nazionale.
PRESIDENTE. Da questo momento tale materiale è a disposizione di tutti. Do la parola ai membri del Comitato che intendono porre domande.
MARCO BOATO. Signor presidente, vorrei ringraziare vivamente il generale Siracusa per la sua relazione ed anche per aver descritto in dettaglio le varie fasi operative, gli strumenti utilizzati, il personale impiegato e così via. Mi limiterò a porre domande su alcuni punti specifici. Ovviamente ciò è stato già detto in occasione di altre audizioni, ma credo sia opportuno ripeterlo anche a lei.
Premetto che anche lei è partito dall'indicazione delle finalità dell'utilizzo dei reparti dell'Arma dei carabinieri a Genova nel quadro della strategia generale; le finalità che lei ha indicato sono: garantire l'ordinato svolgimento del vertice G8, assicurare la sicurezza dei cittadini della città di Genova, tutelare le manifestazioni pacifiche di dissenso e, contestualmente, contrastare tutti gli atti di violenza o di guerriglia urbana, come lei l'ha definita.
Premesso che tali finalità sono pienamente condivise, vi sono da parte mia alcune richieste di chiarimento; come lei sa, è stata deliberata una indagine conoscitiva in relazione ad alcuni episodi che si sono verificati in particolare nelle giornate del 20 e del 21 luglio, cui anche lei ha fatto - sia pure sinteticamente - ripetuto riferimento. Per quanto riguarda le richieste di chiarimento, ho sentito per la prima volta - ma la cosa non mi stupisce, nel senso che mi pare logico che si


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sia realizzata un'operazione di questo genere - ricordare da lei che il 28 novembre 2000 (se non ho preso male gli appunti mentre lei parlava) presso il CESIS è stato istituito un gruppo di lavoro interforze per la collaborazione tra l'intelligence e le forze di polizia italiane, anche con il contributo di analoghe strutture di altri paesi.
Posto che tutto ciò mi sembra istituzionalmente non solo del tutto corretto ma anche ovvio e siccome credo sia la prima volta che tale particolare forma di coordinamento presso il CESIS viene citata nelle nostre audizioni (non mi pare ne abbia parlato né il capo della polizia né il comandante della Guardia di finanza), la pregherei, se possibile, di chiarire meglio questo punto. Vorrei cioè sapere quali fossero i compiti di questo gruppo di lavoro e - se è in grado di dircelo oggi - anche quali risultati abbia prodotto, proprio perché mi sembra che un aspetto rilevante sia quello del coordinamento fra le forze di polizia e l'intelligence e cioè l'attività di informazione e di conoscenza sul piano interno e sul piano internazionale svolta preventivamente rispetto a ciò che si presumeva potesse avvenire in occasione del vertice G8.
Le chiederei, se possibile, allo stesso modo, di fornirci indicazioni, nei limiti in cui è in grado di farlo oggi (qualora, relativamente ad alcuni aspetti, non potesse farlo, si può riservare di fornire al presidente del Comitato eventuali appunti successivi), sull'attività dei ROS a questo riguardo, ossia dal punto di vista dell'attività preventiva che lei ha citato nella fase iniziale della sua relazione.
Ho preso molti appunti (sebbene lei parlasse anche molto velocemente) e mi sembra che, quando ha fatto il lungo elenco dei circa 7 mila uomini e dei 500 uomini di riserva impiegati, abbia parlato, se non ho sentito male, di un rafforzamento di 45 unità: vorrei chiederle di spiegarci meglio questo tipo di


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attività, perché ci consentirebbe di capire come ci si è preparati rispetto a ciò che sarebbe potuto succedere a Genova e che poi, in effetti, è successo; infatti, a fianco del G8, a fianco delle manifestazioni pacifiche preannunciate e ad una manifestazione pacifica di massa al riguardo, vi sono stati anche gruppi che hanno messo in atto azioni violente. Ciò è avvenuto sia da parte dei black bloc sia - come lei ha ricordato - da parte di settori sia italiani sia internazionali.
Il riferimento che ho fatto al gruppo di lavoro presso il CESIS rimanda ad una questione più generale. Lei ha parlato della sala operativa interforze presso la questura di Genova (lo ripeto, se faccio qualche errore nel riferire quello che lei ha detto, mi scusi, ho preso in fretta gli appunti); ebbene, le chiederei di approfondire - e di riferire al Comitato - l'aspetto riguardante il coordinamento tra l'Arma dei carabinieri, che lei comanda, la Polizia di Stato e la Guardia di finanza, essendo a tutti chiaro che l'autorità di pubblica sicurezza è rappresentata dal prefetto e dal questore. Sia a livello nazionale sia a livello genovese - a livello nazionale ci sono stati molti incontri di cui anche lei ha parlato, tra i tanti ricordo quello del comitato nazionale - vorrei sapere come si sia svolta e che caratteristiche ha presentato - e se lei a posteriori ritenga sufficiente il modo in cui si è sviluppata - l'attività di coordinamento tra le diverse forze di polizia.
Per quanto riguarda l'uccisione di Carlo Giuliani - episodio tragico da lei descritto in modo dettagliato - non ho nulla da obiettare relativamente al contesto che lei ha ricostruito. Si è trattato di un episodio di aggressione violenta messa in atto, non dai black bloc, ma da gruppi di manifestanti di altro tipo: tutto ciò risulta chiarissimo. Non c'è dubbio che si è verificata una pesante e violenta aggressione, un tentativo di linciaggio, una situazione di emergenza. L'aspetto della legittima difesa


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che lei, comprensibilmente, ha richiamato rappresenta una esimente che verrà analizzata dall'autorità giudiziaria competente. Anch'io sono convinto che se nessuno restituirà più la vita a Carlo Giuliani, sicuramente anche la vita del carabiniere che ha sparato non sarà più la stessa. Se in una situazione di quel genere non si fosse trovato un carabiniere molto giovane - se non sbaglio di 21 anni -, il quale ha comprensibilmente utilizzato un'arma per difendersi, ma si fosse trovato un carabiniere con un grado più avanzato di professionalità e di esperienza ...
FABRIZIO CICCHITTO. Un suicida!
MARCO BOATO. Cerca di evitare polemiche e battute banali nei confronti di quanto sto dicendo con senso di responsabilità.
PRESIDENTE. Mi scusi, onorevole Cicchitto...
MARCO BOATO. Battute banali e polemiche che non sto facendo io...
PRESIDENTE. Colleghi, non interrompiamoci a vicenda.
GABRIELE BOSCETTO. Presidente, non comprendiamo come l'onorevole Boato debba essere sempre il primo ad intervenire.
PRESIDENTE. L'onorevole Boato può dire quello che vuole.
GABRIELE BOSCETTO. L'onorevole Boato è sempre il primo a parlare, a fare un comizio. È sempre il primo che si iscrive a parlare, ci precede tutti, parla mezz'ora e non fa una domanda ripetendo argomenti vieti.


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PRESIDENTE. Senatore Boscetto...
MARCO BOATO. Ho fatto una serie di domande dettagliate che il presidente ed il generale hanno raccolto. Mi sono iscritto a parlare.
GABRIELE BOSCETTO. Chiedo scusa, presidente.
PRESIDENTE. Onorevole Boato, se parliamo in tre non riusciamo neppure a capirci.
MARCO BOATO. Ma stavo parlando io!
PRESIDENTE. Appunto! Lei è stato interrotto, me ne scuso. Vi sarei grato se le interruzioni non si verificassero più. Il motivo per il quale l'onorevole Boato parla per primo è questo: egli questa mattina, non appena l'ospite si è seduto, ha alzato la mano. Di conseguenza ho iscritto come primo oratore l'onorevole Boato. Se fate altrettanto cercherò di accontentare tutti, segnando nell'ordine...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, chiedo di parlare sull'ordine dei lavori!
MARCO BOATO. Ma se sta parlando un collega! Sull'ordine dei lavori parlerà quando avrò finito il mio intervento.
PRESIDENTE. Mi scusi, senatrice Ioannucci, ma ritengo che può aspettare!
MARCO BOATO. Gli interventi sull'ordine dei lavori si fanno al termine della seduta, almeno così mi risulta.
PRESIDENTE. Senatrice Ioannucci, parlerà sull'ordine dei lavori non appena l'onorevole Boato avrà terminato il suo intervento.


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MARCO BOATO. Presidente, ho fatto solo domande, evidentemente i colleghi erano distratti. Siccome ho mantenuto un'assoluta serenità sia adesso sia in altre circostanze, non riesco a capire; evidentemente c'è qualcuno che non è altrettanto sereno.
Condividendo tutta la ricostruzione che il generale ha fatto relativamente all'episodio più tragico, mi chiedo se l'utilizzo di carabinieri in possesso di un maggior grado di esperienza e professionalità avrebbe potuto portare ad un diverso uso delle armi. Si può sparare in aria, alle gambe, cercando di evitare - se non come extrema ratio - l'uccisione della persona che ti sta aggredendo. Non c'è dubbio che era in atto una grave aggressione.
Ancora due domande. In riferimento agli episodi da lei citati, nel cui contesto si sono verificati dei supposti comportamenti legittimi sui quali sono in corso accertamenti, vorrei chiederle se, riguardo a ciò, sia in grado di fornirci ulteriori informazioni, limitatamente a quella che risulta essere la sua conoscenza dei fatti. Vorrei sapere quali siano gli episodi in cui si sono verificate ipotesi di comportamento illegittimo e sui quali sono in corso - uso la sua espressione - mirati accertamenti. Tali accertamenti riguardano anche episodi - da lei citati - avvenuti presso la caserma del Forte San Giuliano? Sui giornali di oggi ho letto che c'è stato un episodio di incriminazione per calunnia: l'ho letto, io sono attentissimo a tutte queste notizie. Le chiedo semplicemente, quali siano gli accertamenti che l'Arma dei carabinieri sta svolgendo? Questi accertamenti di carattere disciplinare ed amministrativo dipendono funzionalmente dal comando dell'Arma dei carabinieri? Hanno un qualche rapporto con il Ministero della difesa e con il Ministero dell'interno? Dal punto di vista istituzionale, quali sono le strutture chiamate in causa?


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Infine, le chiedo se sia normale dal punto di vista istituzionale che, nel corso della gravissima emergenza di ordine pubblico avvenuta a Genova in quei giorni - che lei ha puntualmente descritto -, quattro deputati abbiano potuto permanere per varie ore all'interno della sala operativa del comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Genova. Una visita la potrei fare anch'io, ma è da considerarsi istituzionalmente normale la permanenza prolungata per alcune ore all'interno della sala operativa del comando provinciale dell'Arma dei carabinieri?
PRESIDENTE. Senatrice Ioannucci, può intervenire sull'ordine dei lavori.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Presidente, intervengo per avere un'informazione. Possiamo fare solo domande o possiamo anche esprimere opinioni personali - comunque legittime - e magari contrarie ai fatti e non suffragate dalla realtà? Vorrei saperlo per potermi regolare di conseguenza nei miei futuri interventi (Commenti del deputato Boato).
PRESIDENTE. Onorevole Boato, la senatrice Ioannucci ha fatto una domanda e credo le sia dovuta una risposta. Fino a questo momento abbiamo proceduto in totale libertà, consentendo a tutti lo svolgimento di interventi ritenuti opportuni ed idonei, al fine di accertare i fatti che sono oggetto dell'attività del Comitato. Mi rendo conto - lo lascio alla sensibilità di ognuno di voi - che l'unica cosa che forse verrà discussa nel prossimo ufficio di presidenza è decidere se sarà il caso di contingentare i tempi al fine di attribuire un tempo di intervento maggiore ai rappresentanti di gruppo, lasciando agli interventi a titolo personale un tempo più limitato. È una proposta che faccio in questo momento e che per oggi non


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costituisce la regola. Fino ad ora abbiamo cercato di «sopportarci» anche quando qualcuno ha un po' scantonato. Mi auguro che, avendo rispetto per gli altri e per i nostri ospiti, ognuno di noi possa contenere il suo intervento, non tanto nei tempi, quanto in riferimento agli argomenti trattati, facendo in modo che questi ultimi possono servire alla finalità del Comitato.
MARCO BOATO. Presidente, credo di aver fatto otto domande, che il generale si è appuntato.
PRESIDENTE. Perfetto!
GRAZIELLA MASCIA. Devo fare diverse domande ma sarò veloce. Lei ha giustamente ribadito l'esperienza fatta dall'Arma dei carabinieri e dai battaglioni che sono intervenuti, riguardo all'addestramento cui sono stati sottoposti assieme alle altre forze di polizia.
Rivolgo anche a lei la domanda che ho rivolto al capo della polizia. È vero quello che è stato pubblicato da un quotidiano, e cioè che a questi addestramenti avrebbero partecipato come istruttori degli statunitensi?
Per quanto riguarda il nuovo equipaggiamento, le chiedo se l'Arma dei carabinieri ha utilizzato il manganello a gomito - mi pare si chiami così -, un manganello che lascia ferite che alcuni manifestanti hanno riportato.
Prima il generale della Guardia di finanza ha parlato di manganello a gomito, un manganello che lascia un taglio. Le ferite hanno tutte queste caratteristiche.
Lei ha parlato giustamente del coordinamento con il Cesis che funzionava già dall'anno scorso. Volevo chiedere se questo coordinamento ha continuato a funzionare e se lei ha partecipato all'elaborazione delle direttive e alla gestione dell'ordine pubblico nelle giornate del 20 e 21 luglio.


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Vorrei conoscere i criteri con cui si sono determinati i respingimenti, in base alla sospensione del trattato di Schengen. Mi riferisco ai respingimenti alle frontiere; vorrei sapere se c'era un criterio oggettivo, se c'erano segnalazioni nominative oppure se ognuno valutava a seconda del momento. Quanto alla valutazione sulla capacità preventiva, ne abbiamo parlato anche stamattina.
Vorrei chiederle, in particolare, rispetto all'utilizzo dei suoi battaglioni, come questi siano stati impiegati nella giornata del 20 e chi li dirigesse. Quale tipo di coordinamento vi era nella sala operativa unificata e chi era il rappresentante dell'Arma dei carabinieri in quella sala operativa? Vorrei chiederle ancora, meglio, quale tipo di rapporto lei abbia intrattenuto con la sala operativa in quei giorni (19, 20 e 21). Forse dico anche delle cose per inesperienza, ma vorrei comprendere meglio come vengano decisi gli interventi. E mi spiego rivolgendole una domanda specifica, per comprendere con quale criterio e con quale direzione dalla sala unificata oppure con quale autonomia sui singoli luoghi siano stati decisi gli interventi. Parliamo del 20, in via Tolemaide. Io ero in testa a quel corteo; mi pare di aver visto circa 80 o 100 carabinieri quando è partita la prima carica. Poco distante da lì, in piazza Verdi, c'era almeno un migliaio di poliziotti. Le rivolgo questa domanda proprio per capire. Mi sono chiesta per quale ragione si sia scelto di intervenire immediatamente e se ci sia un criterio di ordine pubblico che lo ha consigliato, perché il risultato successivo di quell'intervento immediato, a quell'altezza e soltanto con 80 uomini, è stato che poi avete utilizzato i blindati, davanti. Quindi, vorrei capire meglio tale scelta.
Vorrei chiedere anche se l'ultima carica in quella zona, cioè nel pomeriggio, o forse anche la prima, avesse coinvolto come responsabilità il battaglione Tuscania. Vorrei chiederle, se lei


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ne è a conoscenza e se è possibile saperlo, chi fosse il responsabile in quel momento del battaglione Tuscania e se sul posto si trovasse, non so con quali funzioni e con quale ruolo, il maresciallo di San Fruttuoso.
Circa la presenza dei parlamentari è già stato chiesto. Infine, vorrei chiederle se lei sia stato coinvolto nella decisione delle perquisizione della scuola Pertini e con quali funzioni abbia partecipato, anche se questo è presente nelle relazioni che ci sono state fornite, in parte. Se ho compreso bene e come risulta anche - mi pare - dagli atti, lei ci ha detto che l'Arma dei carabinieri, nella gestione delle persone arrestate, faceva riferimento a Forte San Giuliano. È in quella sede che sono stati portati gli ultimi arrestati, quelli del giorno 22, quelli del furgone cui lei si è riferito in questa sede? Per quale ragione sono stati trattenuti per così tante ore? Io ho parlato con loro: sostengono di essere rimasti dalla domenica pomeriggio al lunedì. Ora, siccome mi pare che fossimo fuori dall'emergenza e dal concitamento dei giorni precedenti, non capisco perché siano rimasti tutte quelle ore in quella sede. Grazie.
GIANCLAUDIO BRESSA. Anch'io vorrei ringraziare il generale per la relazione che ha reso al Comitato. Come egli stesso ha ricordato, le condizioni operative erano estremamente difficili; a lungo ci ha intrattenuto, oggi, sulla particolare complessità di tutto quanto è avvenuto a Genova in quei giorni il prefetto De Gennaro. Io vorrei fare alcune domande con l'intento di acquisire informazioni che ci consentano, quanto più dettagliatamente ed in prima battuta, di avere elementi di giudizio.
Innanzitutto farò anch'io una domanda che è già stata avanzata da alcuni colleghi, relativamente al coordinamento che è stato effettuato a Genova. Non mi prenda per un ingenuo, generale, ho fatto la stessa domanda anche ai suoi


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colleghi, chiaramente per avere da tutti e tre i comandanti - Polizia di Stato, Guardia di finanza ed Arma dei carabinieri - la propria personale valutazione. Quanto alla seconda domanda, le vorrei chiedere se siano in corso accertamenti - lei li ha chiamati accertamenti mirati -, che tipo di accertamenti siano e relativamente a quali fatti. Le chiedo, inoltre, se sia possibile acquisire gli atti di queste indagini interne al comando dei carabinieri. La terza domanda è se ci siano state azioni, in qualche modo, preventive di infiltrazione da parte dei carabinieri e se sì quali siano stati i risultati. Vorrei avere una precisa puntualizzazione su questo (Commenti del deputato Ascierto). Ed io glielo chiedo ancora, Ascierto, in modo tale che non ci siano dubbi su questo. L'altra domanda che volevo fare riguarda l'impiego del ROS: non ho capito, generale, se sia stata utilizzata la struttura centrale oppure se sia stata data un'azione di supporto alla struttura interprovinciale di Genova. Un'altra domanda, sempre puntuale: non ho capito bene, lei ha fatto riferimento prima all'utilizzo del battaglione Toscana o del battaglione Tuscania?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Battaglione Toscana. Il Tuscania non c'entra nulla.
GIANCLAUDIO BRESSA. Il Tuscania non è stato utilizzato a Genova?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Risponderò, risponderò.
GIANCLAUDIO BRESSA. Le chiederei di dirci, eventualmente, perché non sia stato utilizzato il battaglione Tuscania, nel caso non sia stato utilizzato.
La ringrazio. Le ultime domande, invece, non fanno riferimento né alla relazione che lei ha fatto né agli altri atti che


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abbiamo acquisito in questi giorni, ma a notizie giornalistiche. Credo, però, sia importante avere da lei risposte puntuali. La prima riguarda alcune notizie dei giornali che sottolineavano come fossero intervenuti disguidi operativi, come, cioè, ci fossero stati dei ritardi nell'impiego delle forze dei carabinieri. Le chiedo se questo corrisponda al vero e perché, nel caso fosse effettivamente vero. L'altra domanda è stata in parte anticipata dal collega Boato. Noi abbiamo letto, in parecchi articoli sui giornali, di alcuni nostri colleghi che hanno ripetutamente dichiarato di essere stati per molte ore nella sala operativa del comando provinciale dei carabinieri. Allora io vorrei chiedere a lei quali siano le norme che regolamentano l'accesso alle caserme ed alla sala operativa (Commenti del deputato Ascierto). Io l'ho chiesto al generale Siracusa. Quando voglio fare una domanda a te, Ascierto, mi rivolgo a te.
PRESIDENTE. Non ci interrompiamo, perché altrimenti non agevoliamo il lavoro.
GIANCLAUDIO BRESSA. Nel caso in cui queste norme prevedano la non presenza da parte di deputati o di estranei, come mai c'era la presenza di questi colleghi deputati in quella sede? L'ultima domanda, sempre acquisita non da informazioni rese in questo Comitato ma dalla stampa, è se risponda a verità il fatto che il Vicepresidente Fini sia stato ospitato, durante tutte le attività di quei giorni, presso la vostra caserma e presso il centro operativo. La ringrazio, generale.
LUIGI BOBBIO. Innanzitutto, vorrei rivolgere un ringraziamento al generale che è stato come sempre assolutamente preciso, come è nel costume dell'Arma dei carabinieri. Io vorrei solo fare qualche domanda per dettagliare meglio alcuni


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passaggi. In primo luogo, vorrei sapere se, in occasione della fase preparatoria del vertice, fosse stato previsto un servizio di pattugliamento rinforzato a mezzo di radio mobili per l'Arma dei carabinieri e di volanti per la Polizia di Stato nell'intera città - quindi, con esclusione, ovviamente, di zona rossa e zona gialla -, per segnalare ed eventualmente intervenire subito contro quei nuclei di saccheggiatori e, comunque, di violenti che pare si siano mossi per il resto della città di Genova, ripeto con esclusione di zona rossa e zona gialla. Le chiedo se fosse stato previsto prima.
Poi vorrei sapere se le risulti che esponenti e membri appartenenti al GSF, già da vari mesi prima del vertice, avessero pubblicamente proclamato di voler a tutti i costi violare la zona rossa: questo come programma di lavoro, chiamiamolo così, prospettato da questi soggetti già da diversi mesi prima che si tenesse il vertice. Vorrei rivolgerle una domanda che mi rendo conto può sembrare particolare; ma credo essa sia imposta da alcune domande precedenti di altri colleghi. Le risulta se sia vera la circostanza che all'addestramento abbiano partecipato anche istruttori stranieri nell'uso di questi nuovi mezzi di contrapposizione ai manifestanti, che pure sarebbero stati, peraltro, legittimamente adottati, presi in dotazione dallo Stato italiano? Le risulta se gli istruttori USA siano pregiudicati o delinquenti? Eventualmente, ce lo potrebbe dire? Le chiedo poi se le risultino rapporti stabili di cooperazione operativa fra le polizie italiane e quella federale degli Stati Uniti d'America.
Ultime domande. Ci può dire se gli attacchi sono stati condotti, in particolare contro i carabinieri, solo da soggetti individuati e indicati come appartenenti alle tute nere o se questi attacchi sono stati condotti anche da gruppi diversi, pur sempre riconducibili al GSF? Ancora, voi carabinieri, come


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forze di polizia in questo caso, avevate ricevuto dall'autorità di pubblica sicurezza preposta alla gestione generale - come pare sia emerso da queste audizioni - dell'ordine pubblico, secondo i compiti propri della pubblica sicurezza, indicazioni circa eventuali atteggiamenti differenziati da tenere nei confronti dei vari gruppi di manifestanti? Oppure vi siete regolati, nel controllo e nella repressione degli attacchi violenti contro di voi, in maniera assolutamente eguale nei confronti di tutti i manifestanti violenti? Infine vorrei sapere se voi, come Arma dei carabinieri, avevate ricevuto, sempre dall'autorità di pubblica sicurezza, indicazioni operative circa come e quando intervenire.
Ad esempio, vorrei sapere se abbiate ricevuto indicazioni di intervenire, sempre nel controllo dell'ordine pubblico per strada, quando iniziavano gesti violenti contro cose, beni o persone da parte dei manifestanti, oppure vorrei sapere se abbiate avuto indicazioni di intervenire solo in caso di aggressioni dirette contro di voi o se, viceversa, questo genere di indicazioni non vi erano state fornite, invitandovi a regolarvi secondo le normali prassi della tutela del servizio d'ordine pubblico. Grazie.
LUCIANO VIOLANTE. Generale, volevo chiederle tre cose semplici. La prima è questa: le frequenze che usava l'Arma erano le stesse che usava la Polizia di Stato a Genova o erano diverse? Se erano diverse, discuteste mai della possibilità di unificarle per semplificare il lavoro? Secondo: chi era il titolare dell'ordine pubblico a Genova? Chi era l'autorità di pubblica sicurezza a Genova? Terzo: vorrei sapere se ci siano state inchieste interne o se lei pensi di avviarne in relazione a notizie e denunce che riguarderebbero presunte violenze effettuate dai carabinieri su persone detenute, arrestate o fermate. Ci sono notizie che riguardano in particolare il Forte


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San Giuliano (non so se siano corredate da denunce o meno, perché ne parlano i giornali).
Un'ultima cosa. Se, per cortesia, domani potesse farci pervenire le disposizioni di legge regolamentari o interne in ordine alle sale operative. Durante le emergenze, chi può entrare nelle sale operative? A che titolo? Che tipo di comportamento devono tenere queste persone, nel caso in cui venissero ammesse? Un cittadino qualsiasi può presentarsi durante l'emergenza in sala operativa chiedendo di partecipare o di assistere alle operazioni? Può accadere questo? Grazie.
ALOIS KOFLER. Signor generale, mi riferisco agli episodi a cui ha accennato anche lei, cioè all'arresto di un gruppo di austriaci avvenuto la domenica sera, il 22. Le autorità austriache hanno chiesto spiegazioni sui fatti avvenuti nella prima notte passata nella caserma dei carabinieri. Adesso la richiesta pare sia stata inoltrata al Ministero dell'interno, che sicuramente l'avrà già girata a lei. Secondo me, sarebbe utile acquisire queste spiegazioni - se lei le fornirà - anche qui per i lavori del nostro Comitato; se lei fosse in grado oggi, seduta stante, di fornire ulteriori dettagli su quello che realmente è successo, se le risultassero fatti anomali di eventuali violenze, sarebbe naturalmente interessante poterne acquisire direttamente qui gli elementi.
Secondo episodio: l'intervento nella scuola Pertini. Dal rapporto Micalizio noi abbiamo appreso che sarebbero stati circa 60 carabinieri. Lei può confermare questa cifra o le risultano altre cifre circa le unità di carabinieri impiegate? Seconda domanda: a tale riguardo, in quale tenuta, in quale divisa sono intervenuti questi carabinieri in questa azione? Terza ed ultima domanda: lei esclude che oltre a questi 60 (se


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erano 60) vi fossero altri carabinieri o altre unità, legate in qualche modo anche ai carabinieri, che avrebbero potuto intervenire prima dell'intervento della polizia? Grazie.
FILIPPO ASCIERTO. Signor generale, la voglio ringraziare per la chiara e puntuale esposizione perché, insieme all'esposizione del capo della polizia e alle risposte che ha fornito alle domande prima di lei, possiamo dire che questa sera le forze dell'ordine escono a testa alta. Escono a testa alta nonostante una certa stampa e nonostante alcune azioni politiche che, in questi ultimi tempi, hanno tentato di delegittimare le stesse forze dell'ordine. Le faccio alcune domande; poi sarò a completa disposizione quando i colleghi vorranno rivolgermi direttamente delle domande, considerato che sono stato uno dei parlamentari nella centrale operativa.
Le voglio chiedere, prima di tutto, quanti feriti complessivamente l'Arma dei carabinieri ha avuto in quei giorni a Genova; se corrisponda al vero che i due blindati assaltati, dove è rimasto ferito un carabiniere (ricordiamolo: ha avuto la parte orbitale fratturata) sono stati abbandonati, anzi, uno è stato abbandonato (poi è stato incendiato), per evitare che il contingente potesse avere uno scontro prolungato con conseguenze diverse rispetto a quelle di un semplice blindato bruciato e di un solo ferito, ovvero il carabiniere. Quindi, vorrei sapere se c'è stato da parte dell'Arma questo tipo di atteggiamento, di responsabilità. Quante caserme dell'Arma dei carabinieri sono state assaltate? Per quanto tempo? Prima di tutto vorrei sapere se il Forte San Giuliano è stato assaltato. Quando è stato assaltato? Per quanto tempo il Forte San Giuliano è rimasto isolato (non solo per l'assalto, ma anche perché i manifestanti avevano circondato la zona)? Gli arrestati in flagranza di reato sono tutti stranieri o ci sono anche italiani (elementi diversi rispetto alle frange estreme)? Vorrei


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che ce lo dicesse, a meno che non ci sia l'autorità giudiziaria in questo momento che sta svolgendo ulteriori accertamenti.
Quanto all'azione preventiva fatta dai ROS, ci sono state delle intercettazioni ambientali su ordine dell'autorità giudiziaria (preventive, durante e anche dopo)?
Le voglio, inoltre, chiedere se l'Arma prenda iniziative autonome ai fini dell'ordine pubblico, cioè se l'Arma possa prendere queste iniziative autonome nel corso dei disordini e - collego - se la centrale operativa possa dare ordini autonomi rispetto alla sala operativa della questura; se ci sono registrazioni, cioè se le centrali operative registrano le comunicazioni; se la centrale operativa ha un'unica stanza o ha più locali, compresa una sala tipo «ascolto ed aspetto», collegata all'ufficio del comandante provinciale.
ANTONIO SODA. Stava là dentro.
FILIPPO ASCIERTO. Poi, presidente, chiederò anche l'audizione del comandante provinciale dei carabinieri di Genova.
PRESIDENTE. La presidenza si riserva di valutarne l'ammissibilità.
FILIPPO ASCIERTO. L'episodio...
ANTONIO SODA. Sa tutto!
FILIPPO ASCIERTO. So tutto, sono anche un carabiniere. Grazie.
L'episodio relativo a Carlo Giuliani si è verificato in via Tolemaide. Sa per caso quanto dista questa strada dalla scuola Diaz? Sembrerebbe circa 500 metri. Considerato l'orario in cui si sono verificati quegli incidenti, vorrei chiederle se conosce qual era in quel momento la situazione dell'ordine pubblico;


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cioè, vorrei sapere se si trattava di manifestanti che stavano rientrando verso la scuola Diaz finite le manifestazioni.
Un'altra cosa. Lei ha fatto riferito - se ce lo può confermare - che il furgone, che è stato trovato nella cava in prossimità di Genova, aveva del materiale anche del Genoa social forum. Le chiedo se questo furgone sia stato filmato nei giorni precedenti o se sia stato visto all'interno o nelle vicinanze di alcuni siti del Genoa social forum.
Le chiedo pure di chiarire - se le è possibile - le disposizioni date al personale in borghese del Forte San Giuliano, vale a dire se questo personale poteva uscire dalla caserma oppure se era a disposizione interna, con divieto di uscire dalla caserma.
FRANCO BASSANINI. Vorrei rivolgere quattro domande al generale Siracusa. La prima riguarda la tragica vicenda di Carlo Giuliani, premesso - per evitare equivoci - che anch'io propendo per un caso di legittima difesa, per quello che ho visto. Non pensa, generale Siracusa, che si ponga il problema di dotare di strumenti di difesa diversi - si è parlato, ad esempio, di proiettili di gomma - da quelli che sono attualmente impiegati e che questa vicenda abbia sottolineato questo problema come particolarmente rilevante e urgente, anche se tutti speriamo che non si debbano ripetere situazioni di questo genere? È, infatti, evidente che, disponendo di strumenti diversi, la legittima difesa poteva avere - come dire - conseguenze meno tragiche.
La seconda domanda si riferisce al fatto che lei ha parlato - come, peraltro, già affermato dal capo della polizia - di alcune migliaia di facinorosi, che sono intervenuti a Genova non per manifestare pacificamente le loro opinioni dissenzienti rispetto al G8, ma intenzionati ad esprimersi con atti di violenza. Se ho capito bene, dicendo alcune migliaia, lei - e


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credo sia corretto - intende che vi erano centinaia di migliaia di manifestanti, la grande maggioranza dei quali apparteneva a organizzazioni pacifiche, che intendevano manifestare pacificamente; poi ve ne erano alcune migliaia - probabilmente non identificabili in una sola organizzazione - che, invece, non manifestavano pacificamente. Se è così - le ripeto la domanda che prima non ha avuto un'adeguata risposta -, non è una regola generale che, in questi casi, si debba fare di tutto per isolare i facinorosi ed i violenti, per evitare che si confondano con i manifestanti pacifici, tenerli separati e per poterli così controllare al fine di prevenire e reprimere più facilmente le violenze senza che ci vadano di mezzo quelli che pacificamente e, quindi, democraticamente, esprimono le loro opinioni? Che cosa avete fatto per raggiungere questo obiettivo? Non ritiene che, comunque, qualche cosa non abbia funzionato? Fatto sta che questo obiettivo - a quello che è evidente e che già comincia ad emergere - non è stato soddisfacentemente raggiunto. Io ho visto, come ricordavo questa mattina, ad esempio, manifestazioni per il 25 aprile, a Milano, nelle quali l'obiettivo di tenere separati i potenziali violenti è stato raggiunto perfettamente; i violenti venivano circondati e tenuti in fondo al corteo e questo era programmato dalle forze dell'ordine.
La terza domanda, che rivolgo anche a lei: sulla base di quanto è a sua conoscenza, esistevano infiltrati nelle organizzazioni che manifestavano e, in particolare, in quelle più a rischio? Si è riusciti ad avere - come in molti casi si fa - personale sotto copertura infiltrato o no? Interessa sia che la risposta sia sì sia che sia no, naturalmente, in caso affermativo, vorrei avere una spiegazione di come si è proceduto a tale riguardo.


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Infine, l'ultima domanda, che sostanzialmente le ha già rivolto prima il senatore Kofler: lei non ci ha parlato della cosiddetta perquisizione alla scuola Pertini e anche dell'intervento all'interno della scuola Diaz, però, questa mattina ci è stato consegnato un rapporto nel quale si afferma che c'erano 60 unità del corpo dei carabinieri; che cosa le è stato riferito a questo riguardo? Poiché sembra che non tutto sia andato secondo le regole in quell'occasione e vi è anche, evidentemente, un palleggio di responsabilità, lei ha avviato un'indagine al riguardo, ha ricevuto dei rapporti? Insomma, cosa può dirci in merito?
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Comandante, la ringrazio innanzitutto per la sua relazione, così precisa e dettagliata che mi sembrava di non dover assolutamente intervenire, in quanto lei aveva esaurientemente ed esaustivamente parlato di tutto quanto è avvenuto a Genova.
Senonché, mi ha colpita un aspetto particolare, vale a dire che in due episodi, uno nel quale è stato colpito duramente un carabiniere, l'altro nel quale purtroppo è morto il povero giovane Carlo Giuliani, un elemento importante è stato quello dei cassonetti. Leggendo le poche carte che ci ha portato il comune - dico poche, in quanto io ne avevo richieste molte di più, ma purtroppo sono stati inviati solo quattro fogli -, ho rinvenuto una disposizione del questore, del 19 luglio 2001, inviata sia alla direzione dell'AMIU sia al sindaco, nella quale si legge espressamente che è opportuno disporre la rimozione, fino a cessate esigenze, dei contenitori dei rifiuti solidi urbani...
FRANCO BASSANINI. Quale è la data della disposizione?
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Il 19 luglio, senatore Bassanini.


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FRANCO BASSANINI. Un po' tardiva!
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Credo, comunque, che gli episodi cui si riferiva il comandante, le morti ed i ferimenti, siano successivi a tale data.
Quindi, ripeto - se lei mi permette -, che la disposizione stabilisce che vengano rimossi, fino a cessate esigenze, i contenitori dei rifiuti solidi urbani e le campane per le raccolte differenziate di vetro, carta, plastica, eccetera, ubicate nelle aree di transito e svolgimento delle iniziative di cui sopra e sono elencate tutte quante le zone (e, appunto, anche le zone nelle quali, purtroppo, si sono verificati i fatti).
Io mi chiedevo: in primo luogo, se lei era a conoscenza di questa disposizione emessa dalla questura; in secondo luogo, visto che in realtà in questi due gravi incidenti sono stati utilizzati proprio dei cassonetti - anzi, sono stati uno degli elementi preponderanti che poi hanno portato alla morte o comunque al ferimento - se lei sa se siano state presentate denunce, per omissione di atti d'ufficio, nei confronti del direttore dell'AMIU o del sindaco o, comunque, delle denunce, per responsabilità oggettiva, per i fatti avvenuti. Inoltre, mi chiedo, nel caso in cui lei non fosse a conoscenza di questa disposizione, se intenda, vista la responsabilità per omissione di atti d'ufficio che vi è stata, proporre eventuali denunce.
ANTONIO IOVENE. Signor presidente, signor generale, ho quattro domande brevissime da porre. La prima è stata già rivolta, questa mattina, al capo della polizia, prefetto De Gennaro. Il 26 luglio i giornali hanno riportato, in più occasioni, la notizia dell'esistenza di un rapporto riservato, redatto dieci giorni prima del vertice, con il quale si informava di possibili infiltrazioni di organizzazioni neofasciste - Forza nuova, Fronte nazionale, eccetera - nelle manifestazioni per


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il G8 e si specificava testualmente che, nel caso in cui si fossero verificati incidenti, si volevano colpire i rappresentanti delle forze dell'ordine allo scopo di screditare, contestualmente, l'area antagonista di sinistra. Nel rapporto, che sarebbe di 36 pagine, si faceva riferimento addirittura a numeri precisi di appartenenti ai black bloc italiani - che sarebbero arrivati 3 da Vercelli, 10 da Biella, eccetera - e quindi a numeri che farebbero pensare ad una loro identificazione anche abbastanza facile.
Vorrei sapere se lei fosse a conoscenza di tale rapporto, se esso esista veramente e che utilizzo ne sia stato fatto. Nella sua relazione, lei ha escluso espressamente la presenza di esponenti dell'Arma come infiltrati all'interno dei manifestanti. A tale riguardo, vorrei sapere se sia a conoscenza del fatto che in uno dei tanti siti che si occupano di Genova in questi giorni è stata pubblicata una foto che sarebbe stata scattata il 21 luglio, alle ore 16, davanti alla caserma di San Giuliano e che - così si dice esplicitamente - ritrae carabinieri travestiti da black bloc mentre ne escono. Vorrei sapere, quindi, se sia a conoscenza dell'esistenza di questa fotografia.
Nei giornali di oggi - e vengo ad un'altra domanda - viene riportata, a più riprese, la lettera che il Presidente austriaco ha inviato al Presidente della Repubblica italiana con riferimento all'arresto di alcuni cittadini austriaci: la polizia esclude che siano stati tratti in arresto dalla polizia e vorrei sapere, pertanto, se le risulti che cittadini austriaci siano stati arrestati dall'Arma dei carabinieri e, in caso affermativo, se si tratti proprio di quelli di cui parla la lettera del Presidente della Repubblica austriaca.
Infine, vorrei sapere se le risulti che lunedì mattina - quindi, ben dopo lo svolgimento dei fatti relativi alle manifestazioni del Genoa social forum - siano stati effettuati, in


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piazzale Kennedy, dei caroselli da parte di appartenenti alle forze dell'ordine e, in particolare, all'Arma dei carabinieri.
MICHELE SAPONARA. Anch'io ringrazio il generale Siracusa per la relazione chiara e puntuale, anzi puntigliosa, con cui ha descritto l'apporto fornito dall'Arma dei carabinieri al mantenimento dell'ordine pubblico durante il vertice del G8. In particolare, vorrei fare pochissime domande.
Chi aveva il comando dell'Arma in quel contesto? Quali rapporti ed accordi intercorrevano con le altre forze addette alla tutela dell'ordine pubblico? Cosa sapeva lei della situazione? La seguiva? Veniva aggiornato? Da chi veniva aggiornato? Più specificamente, quando venne informato della perquisizione da effettuare nella scuola di via Diaz e quali motivazioni le furono comunicate?
Lei ha parlato soprattutto della giornata di venerdì, mentre, in genere, abbiamo finora saputo di sabato. La giornata di venerdì, secondo quanto ci ha detto, è stata caratterizzata da una forte aggressività, da molte aggressioni dei manifestanti contro le forze dell'ordine: fu in questo contesto che trovò la morte il giovane Giuliani. Orbene, avete individuato quante persone, e di quali gruppi, avevano partecipato all'aggressione che portò all'incidente in cui trovò la morte Giuliani?
Infine, avete disposto delle indagini interne circa eventuali omissioni ed insufficienze, così come hanno fatto le altre armi?
IDA DENTAMARO. Presidente, ho tre domande brevissime da porre al generale. Anzitutto, con riferimento alla sala operativa interforze, vorrei sapere se sia possibile individuare un responsabile di essa e della conduzione delle operazioni, o anche più d'uno - ad esempio, uno per ogni corpo - e, comunque, da chi questo o questi furono indicati; se fossero


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o meno genovesi, ovviamente non di nascita, ma nel senso che fossero o meno in servizio a Genova da un periodo di tempo congruo e sufficiente a conoscere la topografia della città ed a rendersi conto, così, con immediatezza, in tempo reale, dei percorsi e dei luoghi dove era più opportuno effettuare gli interventi. Inoltre, desidererei sapere se le risulti che in quella sala gli apparati tecnologici siano più volte andati fuori uso durante le operazioni e, comunque, se questa circostanza è verificabile, in modo che il Comitato possa esserne messo a conoscenza (in caso sia affermativo sia negativo); quindi, le sto chiedendo notizie sul funzionamento di tali apparati.
Da ultimo, mi associo alle richieste di quei colleghi che hanno manifestato l'esigenza di un approfondimento di tutto quanto accaduto alla caserma Forte San Giuliano, ivi compresa la presenza di un esponente del Governo.
LUCIANO FALCIER. Come hanno già fatto altri colleghi, anch'io rivolgo un ringraziamento al generale per la relazione e per le dettagliate notizie che con essa ha voluto fornirci. Vorrei aggiungere che ho molto apprezzato l'assunzione - almeno, così io la interpreto - della responsabilità almeno morale per quanto riguarda la preparazione, la professionalità ed il comportamento degli uomini dell'Arma, naturalmente, in questo contesto, nel rispetto delle responsabilità organizzative delle autorità di pubblica sicurezza. Credo che quest'assunzione di responsabilità almeno morale faccia onore a lei ed all'Arma che comanda.
Per quanto riguarda la nostra indagine, farò una premessa e due brevissime domande. Credo che la sua relazione ci aiuti a ripristinare, un po' alla volta, la verità: la verità su chi ha aggredito e chi è stato aggredito, la verità su chi ha organizzato


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le violenze e chi le ha subite. Credo che la sua relazione sia molto illuminante e che i dettagli che ha voluto fornirci ci aiutino nella ricerca della verità.
Le due domande sono molto brevi: sulla base di quanto è successo, dei disordini avvenuti e, se ho capito bene, dell'aggressività e quantità dei facinorosi, vorrei sapere se tutto questo era stato previsto e se, in tutto o in parte, fosse almeno prevedibile.
Inoltre, sulla base della esperienza comunque maturata con quanto accaduto al G8 e facendo tesoro di quanto è successo, quali eventuali, diversi accorgimenti o direttive avrebbe dato, se ne fosse stato compiutamente a conoscenza? O meglio, per il futuro, in casi analoghi, ritiene di dare diverse, eventuali direttive (o contribuire a darle) per la tutela dell'ordine pubblico e la salvaguardia di tutte le esigenze connesse al G8?
MASSIMO VILLONE. Ci rendiamo tutti conto della difficilissima condizione in cui si è svolta l'azione per la tutela dell'ordine pubblico, quindi sarà bene ribadire, ancora una volta, che nessuno, qui, mette in stato di accusa l'Arma dei carabinieri o le forze dell'ordine in generale.
Sul caso tragico della morte del giovane manifestante, anch'io ritengo che l'ipotesi più probabile sia quella della legittima difesa o, più precisamente, forse, l'eccesso colposo di legittima difesa, che, tecnicamente, mi sembra la fattispecie più idonea, naturalmente per quanto si sa allo stato attuale.
A me pare, però, che vi siano fatti che hanno colpito la pubblica opinione italiana e internazionale al pari o forse, paradossalmente, ancora di più della tragica morte di Giuliani. Episodi, eventi che la pubblica opinione ha ritenuto che non dovessero aver luogo, sia pure in un contesto di grande difficoltà; fatti di cui è stata data ampia documentazione e nei quali hanno avuto parte anche i carabinieri (come si diceva


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poc'anzi, anche alla scuola ex Diaz pare ci fosse, per quanto si viene a sapere, un contingente di carabinieri).
A me pare che le future potenzialità dannose di questi episodi siano assolutamente elevate. È proprio con riferimento a questi episodi che un giornale come Le Monde scrive che l'Italia deve dimostrare di non essere un rischio per l'Europa democratica. È un giudizio pesantissimo che non viene dato qui ma fuori dei confini di questo paese, da parte di persone che non partecipano alle nostre «battaglie navali» tra maggioranza ed opposizione. In questo, nutro preoccupazioni per il futuro.
Generale Siracusa, sa cosa mi preoccupa? Mi preoccupa, innanzitutto, certamente, che fatti di questo genere possano accadere, ma, ancor di più, che nessuno li impedisca e che non vi sia stato nessuno in condizione di fare qualcosa affinché non accadessero.
Vorrei farle una domanda partendo da una ipotesi. Assumiamo che questi fatti siano accaduti, per ipotesi - poi si vedrà - ma poniamo come ipotesi che siano accaduti: chi avrebbe dovuto sapere? Chi avrebbe dovuto essere informato? Chi avrebbe dovuto impedirli? C'è stato mai qualcuno, dalla sala operativa ai comandi dei responsabili politici, che ha avuto l'informazione e che avrebbe potuto impedirli o no? Perché vede, per il futuro, questo è il punto: cosa dovremo fare, cosa dovremmo fare, per evitare che simili episodi si ripetano? Questa credo sia la vera domanda alla quale, oggi, dobbiamo rispondere.
NITTO FRANCESCO PALMA. Signor presidente, prima di intervenire vorrei chiederle una informazione circa i documenti che ci sono stati trasmessi e che hanno la qualifica «riservato».


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PRESIDENTE. A quali documenti fa riferimento, onorevole Palma?
NITTO FRANCESCO PALMA. Ai documenti che mi sono arrivati.
PRESIDENTE. Per quanto riguarda i documenti di oggi, salvo quelli del Ministero dell'interno, che ci ha inviato il ministro Scajola, quelli inviati dal DAP, due dei quali sono riservati, e la copia riservata, quella del dottor De Gennaro, con cui abbiamo occupato parte della giornata, il resto non è riservato ed è a vostra disposizione.
NITTO FRANCESCO PALMA. La ringrazio, signor presidente, volevo solo essere prudente.
Generale Siracusa, lei ha affermato che le attività preparatorie per la gestione della sicurezza del G8 iniziarono all'incirca verso il 18 novembre 2000 e che, due giorni dopo, come già ricordava l'onorevole Boato, si costituì, presso il CESIS, un organismo finalizzato all'intelligence di tipo informativo.
La mia domanda è molto semplice, generale Siracusa, ed è la seguente: dopo i fatti di Napoli, che risalgono al marzo 2001, e durante i quali vi furono scontri di piazza con manifestanti di area simile o identica a quella che probabilmente sarebbe stata presente a Genova in occasione del G8, vi arrivò l'input di natura politica (parliamo del marzo 2001) di intensificare la vostra attività di informazione o di prevenzione? Glielo chiedo anche alla luce del fatto che - da quello che leggo - emergeva che il cosiddetto «blocco giallo», cui facevano capo anche le tute bianche, era solito utilizzare sistemi di attacco contro le forze dell'ordine; che a Napoli si era mosso il cosiddetto «blocco blu», che anzi intendeva potenziare e


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amplificare gli scontri che già a Napoli erano avvenuti con le forze dell'ordine, utilizzando il G8 di Genova; che erano sostanzialmente note, anche in ragione delle precedenti occasioni, le modalità di attacco da parte del cosiddetto black bloc. Vorrei sapere se vi arrivò nel marzo, aprile, maggio un input di natura politica in ordine alla necessità di intensificare la vostra azione.
Vorrei sapere, inoltre, se il vostro personale era stato portato a conoscenza del fatto che fonti informative avevano sostanzialmente affermato che i manifestanti, o talune frange di essi, avevano intenzione di prendere in ostaggio alcuni agenti delle forze di polizia o delle forze dell'ordine individuati tra quelle più isolate.
GRAZIA LABATE. Innanzitutto la ringrazio, generale Siracusa, per la esaustiva relazione che ci ha fornito e che ovviamente leggeremo attentamente, perché ci servirà per una riflessione ponderata.
Vorrei tornare ai tragici eventi che hanno visto coinvolta la Land Rover dei carabinieri e che hanno portato poi alla morte di Carlo Giuliani. Ho un grande dubbio, generale Siracusa, e spero che lei possa, in qualche modo, fugarlo, visto che mi tormenta da quel giorno.
Le immagini televisive che furono trasmesse, di primo acchito, dalle emittenti locali mostrarono la sequenza degli avvenimenti. Abbiamo visto che una Land Rover dei carabinieri riuscì, diciamo, a sfuggire al momento dell'aggressione, dei tafferugli, e l'altra rimase, invece, bloccata di fronte al muro, in piazza Alimonda. Tuttavia, le stesse immagini, ci mostrano che, a poca distanza, circa 20 metri, c'era un cordone della polizia. Ora lei, giustamente, ha detto che c'era un coordinamento delle forze, immagino, preparato in base a piani giornalieri, che tenevano conto anche delle iniziative e


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delle manifestazioni. Allora il dubbio atroce che io ho è il seguente: come mai quel cordone della polizia non intervenne quando fu chiaro che la Land Rover dei carabinieri era bloccata lì? Ho avuto la sensazione, e così gliela rimando, augurandomi che ella possa soddisfare questa mia domanda, che quel cordone fosse paralizzato, che assistesse ai fatti che abbiamo visto e che condivido con lei, in cui erano stati sfasciati i vetri laterali e il vetro posteriore della Land Rover; si sono viste spranghe di legno che assaltavano la Land Rover e, lì intorno, però, non c'era un nucleo forte di manifestanti aggressivi. Se lei è meglio informato, ci può dare delle risposte perché da lì deriva la domanda: come era organizzato questo coordinamento, se in quel momento terribile una Land Rover scappa, una rimane bloccata e quella parte di polizia che abbiamo visto, a 20 metri, non interviene?
PRESIDENTE. Sono così conclusi gli interventi (e quindi le domande) dei colleghi. Ora comandante, possiamo procedere alla fase delle risposte. Se dovesse ritenere, per qualche domanda, di inviare successivamente al Comitato una relazione - anche se in tempi abbastanza brevi - può farlo.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. La ringrazio, signor presidente. Per la gran parte delle domande sono in grado di fornire delle risposte. Seguirò il suo consiglio per quei casi ove non avessi un'immediata possibilità di rispondere compiutamente. È chiaro che molte risposte copriranno domande poste da diversi membri del Comitato che hanno avuto la cortesia di porgermele.
Innanzitutto, è stato chiesto se l'Arma abbia costituito una commissione di indagine, una commissione di inchiesta. L'Arma dei carabinieri vive la sua struttura di comando e controllo su una perpetua, continua commissione di indagine


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e d'inchiesta, nel senso che gli accertamenti, i controlli sono fatti dalla struttura gerarchica con carattere di continuità. Quindi, sono in grado di rispondere agli eventi, naturalmente, con gli accertamenti che i differenti casi richiedono e, quindi, con il tempo che i diversi casi richiedono. Quindi, non ho costituito una commissione di indagine apposita, ma, per ogni episodio, ho avuto risposte dalla catena gerarchica.
Per ciò che riguarda il gruppo di lavoro del CESIS, è abbastanza normale che quando vi sono eventi di carattere particolare, si costituiscano gruppi di lavoro - molti signori qui presenti lo sanno - per consolidare le esperienze, le possibilità, le capacità delle diverse istituzioni. Per ciò che riguarda l'attività del ROS, confermo: per l'attività preventiva, noi abbiamo rinforzato la sezione anticrimine di Genova con 45 unità prese dalle altre sezioni, con riferimento alla procura di Genova e non (mi è stata rivolta questa domanda) alla procura di Roma.
Vorrei affrontare qui l'argomento del coordinamento, che è stato posto in diverse sedi. Vorrei chiarire subito che, in quest'evenienza - il convegno di Genova - o in tutte le altre occasioni di ordine pubblico, non si pone un problema di coordinamento. Io non ho un problema di coordinamento su Genova, perché il responsabile dell'ordine pubblico è il questore. Io fornisco al questore tutti i contributi, i sostegni, i rinforzi che vengono concertati; naturalmente, chiedono anche contributi di tipo concettuale, consigli. Tutto ciò viene dato, ma la responsabilità sul campo è del questore, come previsto dalla legge n. 121: quindi, non possiamo parlare di coordinamento. La parola coordinamento è quella che si pone, a livello centrale, con il comitato nazionale di ordine e sicurezza pubblica e, a livello provinciale, con il comitato provinciale di ordine e sicurezza pubblica, specialmente per ciò che riguarda


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problemi di sicurezza preventiva e repressiva. Per ciò che riguarda l'ordine pubblico, le ordinanze sono emesse dal questore e l'Arma dei carabinieri, la Polizia di Stato, la Guardia di finanza - o chiunque altro rientri o possa rientrare in questo sistema - prende ordini dal questore attraverso le ordinanze che esso emana. Sul terreno, vi sono i funzionari della pubblica sicurezza. I funzionari hanno la responsabilità dell'impiego delle forze della Polizia di Stato, dell'Arma dei carabinieri e della Guardia di finanza. La presenza, che è stata sottolineata, del comandante della stazione di San Fruttuoso o di altri personaggi dell'Arma - dei comandanti di compagnia, di plotone e dei battaglioni mobili - è a supporto e questa collaborazione è favorita perché il comandante della stazione San Fruttuoso conosce il territorio a menadito; il comandante della compagnia territoriale di Portoria o di Genova centro conosce benissimo il territorio. Tutti possono immaginare quanto sia importante la conoscenza del territorio specialmente a Genova.
Ecco, vorrei che questo fosse veramente un punto fermo: parlare di coordinamento effettivamente non è corretto. Il coordinamento si fa quando vi sono forze da mettere insieme, conoscenze da suddividere ma, poi, in questo caso - vale a dire in caso di ordine pubblico - la responsabilità va dal questore ai funzionari che da esso dipendono.
FILIPPO MANCUSO. Il carabiniere più alto in grado a Genova chi è?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. A Genova vi è il comandante della regione Liguria. Ma la competenza territoriale, è del comandante provinciale, un colonnello.
FILIPPO MANCUSO. Per la circostanza?


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SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Per la circostanza, il colonnello Tesser o i suoi rappresentanti sono stati presenti nella sala operativa interforze, quella da cui il questore dirigeva le operazioni. Ufficiali dei carabinieri sono stati sempre presenti in quella sala, come sono stati presenti ufficiali della Guardia di finanza, dei vigili del fuoco e di altre istituzioni dello Stato in grado di poter collaborare con il questore. Quindi, parlare di linee di comando dei carabinieri a Genova per l'evento G8 non è corretto, in quanto non hanno una funzione operativa sul territorio.
Il comando provinciale dei carabinieri ha, invece, avuto - ed io ho il piacere ripeterlo - responsabilità dirette per tutto ciò che stata l'attività di supporto. Ad esempio, a Genova la nostra responsabilità è stata quella di scorta di personalità di alto livello. Adesso non ricordo esattamente chi scortavamo, ma sicuramente due o tre Capi di Stato li avevamo noi. Scorte connesse all'arrivo di visitatori illustri; vigilanza di particolari punti sensibili; il controllo del territorio vale a dire la normale attività che ogni giorno deve essere portata avanti, di presenza sul territorio; sostegno logistico alle forze schierate: tutto questo faceva capo, naturalmente, all'Arma che doveva portare avanti queste problematiche e sostenere le forze. La sala operativa del comando provinciale non ha interferito minimamente, non poteva farlo, con le attività operative sul territorio. Questo è un altro punto importante. La sala operativa unica era quella realizzata interforze presso la questura che conduceva le operazioni. La sala operativa del comando provinciale di Genova svolgeva attività di sostegno, di controllo del territorio, di scorte, di sostituzione di personale, esigenze sanitarie, ed aveva una sua rete. E qui posso agganciare la domanda che mi ha rivolto il presidente Violante,


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quella sulle comunicazioni radio. La rete radio va dalla questura ai funzionari sul territorio. Non interferisce con la rete radio di comunicazione radio dell'Arma dei carabinieri. Potremo studiare in futuro, presidente, la possibilità di consolidare frequenze e vedere; però la rete radio dell'Arma aveva altre funzioni di cui ho parlato in precedenza. Il terminale sul territorio, collegato via radio, era il funzionario di pubblica sicurezza. È chiaro che accanto aveva il comandante della compagnia o il comandante del plotone, nel caso ci fossero carabinieri. Ho voluto subito puntualizzare questa serie di problematiche, perché servono ad inquadrare meglio il problema.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, generale, chi si trovava nella macchina, nel blindato, eccetera, parlava direttamente con la sala operativa dove si trovava il funzionario di pubblica sicurezza?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. No, il collegamento, in quel caso, discende dal responsabile del nostro...
LUCIANO VIOLANTE. Quindi, non parlava direttamente, parlava con il suo superiore dei carabinieri e dopo...
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ogni singolo comandante di squadra non parlava direttamente con la sala operativa interforze.
Un'altra domanda che mi è stata posta è cosa sarebbe accaduto se vi fosse stato, al posto del carabiniere Placanica, che ha sparato in quelle condizioni così estreme, un carabiniere più esperto. Penso che la domanda sia improponibile, perché non si tratta di addestramento del personale. Non si


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può dire che, se vi fosse stato un carabiniere con 30 o 20 anni di servizio, maggiori responsabilità, capacità od esperienza, questo avrebbe agito in modo diverso. Siamo in presenza della reazione di un carabiniere sottratto all'attività di ordine pubblico, insieme al resto del suo reparto. L'impiego delle armi è fuori discussione, quando vi è un reparto schierato. In questo caso non si tratta dell'impiego di un reparto, ma dell'utilizzo di un'arma per salvare la propria vita - nell'immagine che si è fatta il carabiniere Placanica, che io condivido, come ho già detto -, sottratta a questo contesto. Non penso che un carabiniere con 15 anni di servizio avrebbe agito diversamente. Quando si tratta di casi di legittima difesa, in condizioni così estreme, non mi pare corretto fare queste distinzioni. Penso che la reazione sia stata legittima, perché il carabiniere si è visto in pericolo di vita.
Per quanto riguarda episodi illegittimi, sui quali mi sono soffermato, risponderò dettagliatamente su diversi di essi, però l'unico episodio che ho registrato di comportamenti illegittimi, probabilmente (perché la parola definitiva è sempre difficile dirla) è quello riguardante l'intervento di un gruppetto di carabinieri, che dà delle manganellate a un dimostrante, che si trovava per terra. Questo è l'unico episodio che ho visto in televisione, per il quale ho dichiarato che desidero venire a conoscenza di tutte le circostanze, per poter capire di cosa si tratta. Fino a questo momento, non vi sono state denunce da parte dell'interessato all'autorità giudiziaria. Bisogna capire - ripeto - di cosa si tratta ed analizzare se il comportamento risponda veramente a quanto visto in televisione. Dalle immagini si ricava un'impressione, ma le immagini hanno sempre un margine di incertezza. Se è così, prenderemo provvedimenti


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di carattere disciplinare e, se necessario, di carattere penale. L'episodio è stato portato immediatamente all'attenzione dell'autorità giudiziaria, lo stesso giorno 23 luglio.
Per quanto riguarda il Forte San Giuliano, sede del comando provinciale, questo, insieme alla caserma Bolzaneto, ha costituito i terminali di raccolta dei fermati. Sono state scelte queste due sedi, in quanto sufficientemente distanti tra loro: una faceva riferimento all'attività svolta dalla Polizia di Stato, mentre l'altra dai carabinieri di San Giuliano. Tutti i manifestanti arrestati o fermati nel corso degli scontri di piazza sono stati condotti negli uffici del nucleo operativo del comando provinciale, ove era stata costituita un'apposita cellula per la redazione degli atti di polizia giudiziaria da parte del personale operante e per l'esecuzione delle operazioni di fotosegnalamento. Personale della polizia penitenziaria, presente nella medesima caserma, in locali appositamente posti a loro disposizione, ha provveduto alle operazioni di matricola ed alla traduzione degli arrestati presso le carceri circondariali di Pavia e Voghera. All'atto della consegna agli agenti penitenziari, tutti i soggetti ristretti sono stati sottoposti a visita medica, da parte di personale sanitario di quell'amministrazione. Le attività sono state svolte sotto la responsabilità di un ufficiale superiore dell'Arma e, dalle ore 19 del 20 luglio alle ore 2 del 21 luglio, in concomitanza con la presenza, negli stessi uffici, di tre magistrati, dottor Canciani, dottor Canepa e dottor Pinto, incaricati di svolgere i primi accertamenti sulla morte del dimostrante. I familiari degli arrestati sono stati debitamente avvisati, ove richiesto dagli interessati.
Desidero anche dire, per quanto riguarda le notizie di stampa che, ieri, è «piombata» una notizia d'agenzia che sosteneva che gli avvocati avessero affermato l'esistenza di denunce di otto o dieci persone, a carico dei carabinieri


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presenti a San Giuliano. Dopo tre ore è arrivata la smentita da parte dell'avvocato, il quale ha detto di essersi sbagliato, volendosi riferire a Bolzaneto. Dico ciò, perché ho sempre avuto cautela. A me non risultano attività illegittime a carico dei militari e non posso, certo, affidarmi a notizie di stampa, peraltro, smentite dopo pochissimo. Si tratta di due agenzie uscite ieri sera.
Inoltre, un cittadino austriaco, identificato (non dico il nome per esigenze di privacy)...
MARCO BOATO. È stato incriminato per calunnia.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Esatto, è stato incriminato per calunnia. Aveva sostenuto di aver ricevuto trattamenti inenarrabili dall'Arma dei carabinieri. Il magistrato non gli ha creduto e lo ha incriminato per calunnia.
Ciò vale anche per altre accuse, di cui l'Arma dei carabinieri è stata fatta oggetto: mi riferisco al quesito relativo alla fotografia (credo che me l'abbia posto lei, senatore Iovene). Rispondo subito: l'immagine, portata surrettiziamente in televisione da qualche rappresentante dei manifestanti convenuti a Genova, ha lasciato intendere che un gruppo di carabinieri in borghese, sulle scalinate del Forte San Giuliano, fossero in realtà gli infiltrati nel corteo: escludo categoricamente ciò! Si trattava di personale, di cui conosciamo l'identità, che opera in borghese perché appartenente al reparto operativo (gli uomini del reparto operativo stanno sempre in borghese), lì convenuto e richiamato, per difendere il Forte San Giuliano, quando è stato attaccato - come ho detto nella mia relazione - durante lo svolgimento del corteo. Assolutamente non corrisponde al vero l'insinuazione fatta; tra l'altro, abbiamo inoltrato all'autorità giudiziaria questo complesso di accuse ed


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insinuazioni, perché, assolutamente, non corrisponde al vero.
Per quanto riguarda la presenza di deputati nella sala operativa, nella mattinata del 20 luglio, come preannunciato nei giorni antecedenti il vertice, gli onorevoli Bornacin, Ascierto e Bricolo, si sono recati in visita presso il comando provinciale. I parlamentari si sono trattenuti nella sala stampa, dove hanno dovuto permanere oltre il tempo inizialmente preventivato, a causa degli incidenti che interessavano anche la zona circostante. Il saluto al personale dell'Arma seguiva, peraltro, analogo incontro tenutosi la sera precedente presso la locale questura e le strutture alloggiative dell'Ente fiera. Analogamente, il vicepresidente del Consiglio dei ministri, onorevole Fini, nella tarda mattinata del 21 luglio, dopo le visite alla questura e all'Ente fiera, si è recato presso il comando provinciale di Genova. Anche in questa circostanza, l'autorità è stata costretta a prolungare la propria presenza a causa dei disordini di piazza e l'onorevole si è fermato a colazione.
In risposta alla richiesta del presidente Violante sulla normativa esatta, la farò pervenire; comunque, la regola è che i parlamentari possano accedere a tutte le strutture dell'Arma, previa informazione, subito riportata al ministro della difesa. In questa circostanza, ci siamo comportati allo stesso modo, ma, poiché vorrei essere completo, le farò pervenire la normativa richiesta. Noi ci comportiamo sempre in questo modo: veniamo avvertiti dall'interessato e avvertiamo il ministro della difesa. Nelle strutture dell'Arma, le visite sono sempre state consentite.
GIANCLAUDIO BRESSA. Generale, esclude che fosse nella sala operativa? Solo nella sala stampa...


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PRESIDENTE. La relazione dei primi tre è relativa alla sala stampa. Per quanto riguarda la visita dell'onorevole Fini, non mi sembra che si parli del posto.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Tengo a ribadire quanto già detto: la sala operativa di Genova non ha diretto alcuna operazione. Prendeva le informazioni ed eseguiva tutte le attività di sostegno, di cui ho già parlato. Io stesso, da Roma, ero collegato con la sala operativa dell'Arma e non con la sala operativa interforze.
L'onorevole Mascia mi parlava di istruttori stranieri: noi non abbiamo avuto istruttori stranieri, abbiamo istruito i nostri carabinieri, ci siamo consultati ed abbiamo tenuto dei seminari e impartito istruzioni insieme alla Polizia di Stato ma, ripeto, non abbiamo avuto istruttori stranieri.
Per quello che riguarda l'armamento - manganelli appuntiti che possono far male - il nostro è costituito da scudi e da una attrezzo che si chiama «tonfa», un tubo di materiale di alluminio con un manico al centro; quest'ultimo è uno strumento, anzitutto difensivo perché serve proprio a proteggersi e poi naturalmente può essere usato anche come strumento offensivo. L'Arma dei carabinieri in preparazione di questo evento e, sulla scorta delle notizie che avevamo di quanto era successo a Seattle e a Napoli, ha compiuto un salto di qualità considerevole nella preparazione, nell'addestramento e nell'approvvigionamento degli equipaggiamenti: ricorderete tutti i carabinieri che si vedevano negli anni scorsi allo stadio armati di carabina a mò di clava; ciò è stato bandito: anche l'Arma dei carabinieri è dotata di un equipaggiamento adeguato alle circostanze, almeno per adesso.
In tema di coordinamento ho già risposto. Per quanto concerne i criteri di respingimento alla frontiera sono quelli che prevedono il controllo di tutti i veicoli e, quindi, si verifica


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se all'interno del veicolo vi è del materiale che non può essere ammesso o se il personale a bordo del mezzo fa parte di elenchi di segnalazione.
Per quanto concerne l'impiego dei battaglioni, il giorno 20, ripeto ancora una volta, l'impiego delle unità dell'Arma dei carabinieri è avvenuto sotto la responsabilità del funzionario; quindi il comandante del battaglione non c'era, perché non ci sono battaglioni schierati per intero, ma si tratta di unità più piccole per poter manovrare meglio; queste unità, ripeto, sono sotto la responsabilità del funzionario.
Per quanto riguarda il Tuscania, si tratta di un reparto di carabinieri paracadutisti inviati a Genova in un forte contingente, ma io poc'anzi mi riferivo, quando ho citato i battaglioni, ai battaglioni Lombardia, Sicilia e Toscana. L'impiego dei paracadutisti, in concreto, non vi è stato; erano presenti a Genova, ma di riserva.
Veniamo ad un altro argomento che è stato sottolineato da molti: mi riferisco al coinvolgimento dell'Arma dei carabinieri nella perquisizione notturna alla scuola Pertini-Diaz. Tre contingenti di carabinieri, in un primo tempo, per complessive 123 unità sono stati impiegati su specifica disposizione del questore di Genova nel corso della perquisizione eseguita dalla Polizia di Stato all'interno dell'istituto scolastico Diaz; il loro compito è stato quello di garantire all'esterno le necessarie condizioni di sicurezza per consentire il deflusso degli agenti di polizia che avevano operato all'interno. In buona sostanza, i carabinieri non sono entrati. Non voglio fare nessun commento: espongo i fatti. I carabinieri sono stati impiegati all'esterno della scuola per evitare che persone che si trovassero di passaggio oppure altri manifestanti potessero interferire nell'uscita dalla scuola. Un quarto contingente è stato inoltre tenuto a disposizione, di riserva, in una via laterale, senza


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essere impiegato. I militari dell'Arma non sono stati impegnati all'interno della scuola e, comunque, non sono stati coinvolti in tafferugli né hanno registrato incidenti di tipo alcuno all'esterno della struttura: ciò ad onta di tanti interventi o di accuse da parte della stampa. Questo è quello che risulta a me. Nella circostanza alcuni giornalisti ivi giunti hanno richiesto di accedere all'istituto, ma tale possibilità è stata loro negata dal funzionario dirigente del servizio. Sulla base di quanto sinora acquisito, non risulta che si siano verificati fatti censurabili alla presenza dei militari dell'Arma. Sull'episodio, naturalmente, sono in corso le indagini della magistratura.
In tema di coordinamento, onorevole Bressa, abbiamo già parlato. Confermo che non vi sono stati infiltrati - come ho già detto - non solo nei cortei, ma neanche nelle altre circostanze che hanno interessato la città di Genova.
MICHELE SAPONARA. Signor generale, a che ora ha saputo della perquisizione?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ho saputo della perquisizione alle ore 9 di domenica mattina.
In tema di rapporti stabili con gli Stati Uniti, abbiamo rapporti consueti con tutte le forze dell'ordine dei paesi europei, ed anche degli Stati Uniti.
Non abbiamo avuto nessun atteggiamento differenziato contro i vari gruppi di manifestanti in seguito ad interventi o direttive politiche. Abbiamo risposto alle violenze che sono state al di là di una soglia mai vista negli ultimi 25 anni.
Per quanto riguarda le frequenze ho già risposto.
PRESIDENTE. Mi perdoni, generale, ma proprio su tale punto, il presidente Violante, non avendo ricevuto una risposta


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esaustiva, le rappresentava la necessità di rispondere a questa domanda: se le autovetture dei carabinieri comunicano direttamente con la sala operativa dei carabinieri.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Abbiamo un sistema di collegamento organizzato in questo modo: il comandante di compagnia ha una sua radio che è collegata alla nostra centrale operativa e sul territorio - per i plotoni e le squadre - vi è un collegamento a scendere, fino ad arrivare al comandante della squadra che sta sul mezzo; è una rete - chiamiamola arma - in base alla quale l'ordine per una carica, per ritirarsi o per spostarsi da una parte all'altra arriva sulla frequenza e sul canale di comando...
LUCIANO VIOLANTE. Permette generale? Quella macchina, che si è trovata nelle disgraziate condizioni in cui poi il carabiniere dovette sparare a Giuliani, dovendo comunicare con qualcuno, comunicava con la sala operativa dell'Arma o con quella della sala comune?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Su tale aspetto sarò più preciso. Ritengo che a bordo della macchina non vi fosse la radio in quanto...
LUCIANO VIOLANTE. E se ci fosse stata?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Se ci fosse stata avrebbe comunicato con la parte logistica, in quanto si trattava di una macchina che andava a recuperare personale: i due che erano a bordo, che erano stati sottoposti a inalazione di fumo e quindi non erano in perfette condizioni. Per la parte logistica alla sala operativa dei carabinieri, per il resto avrebbe fatto capo al canale che arrivava al funzionario: per tutto ciò che riguarda l'ordine


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pubblico, è chiaro che avrebbe fatto capo al funzionario di pubblica sicurezza. Quella macchina, però, è rimasta isolata, e non era una macchina inserita in un dispositivo...
LUCIANO VIOLANTE. Aveva funzioni di supporto.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Infatti si tratta di una Land Rover, non è un furgone blindato né un cingolato: era una macchina di sostegno logistico che andava a recuperare due carabinieri che si erano sentiti male.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, quindi se una macchina con la radio - glielo chiedo affinché io possa capire - si trovava di fronte a manifestanti particolarmente pericolosi comunicava...
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Al proprio comandante che aveva accanto il funzionario.
LUCIANO VIOLANTE. E la sala operativa dei carabinieri non ne sapeva nulla?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. La sala operativa dei carabinieri, anche se avesse saputo, non avrebbe interferito...
LUCIANO VIOLANTE. Generale, ma lo sapeva oppure no?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. In questo caso posso solo dirle ciò che è successo, non quello che sarebbe successo.


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Il collega giustamente mi rappresenta che nella sala operativa interforze i carabinieri presenti, che rappresentavano l'Arma in tale sala operativa unica, avevano anche la nostra radio interna.
LUCIANO VIOLANTE. Quindi la sala operativa dei carabinieri sapeva e non era all'oscuro di quanto succedeva. Non dava ordini, ma non era all'oscuro.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Soltanto per quello che riguarda scorte, sostegno logistico, controllo del territorio e vigilanza degli obiettivi assegnati all'Arma.
LUCIANO VIOLANTE. Va bene, grazie.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Naturalmente la presenza di ufficiali, o del comandante provinciale o dei suoi rappresentanti, nella sala operativa interforze, pone al corrente automaticamente e logicamente la sala operativa dei carabinieri come quella della Guardia di finanza, dei vigili del fuoco, eccetera.
LUCIANO VIOLANTE. Perché, avevano anche loro le notizie? Perché, anche la sala operativa dei carabinieri aveva le notizie?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Attraverso tale collegamento...
LUCIANO VIOLANTE. Attraverso tale collegamento?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Sì, certamente.


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LUIGI BOBBIO. Mi scusi, presidente, mi pare che qui si ingeneri un po' di confusione in quanto comprendo bene dove si vuole andare a parare.
PRESIDENTE. No, non vi è confusione. Abbiamo chiarito un aspetto importante della vicenda.
LUIGI BOBBIO. Il generale ha detto due cose contraddittorie.
PRESIDENTE. Questo non lo so.
LUIGI BOBBIO. Forse perché indotto in errore dall'onorevole Violante.
PRESIDENTE. Comunque vi è il resoconto di quello che ha detto il generale.
MARCO BOATO. Non è stato indotto a niente! È stata solo una richiesta di chiarimento.
LUIGI BOBBIO. La situazione è oggi molto confusa, più di prima. Si tratta di stabilire, se me lo consente...
PRESIDENTE. Senatore Bobbio, se lei vuole tornare sull'argomento, lo faremo in un secondo momento. Adesso diamo la possibilità al generale di continuare.
LUIGI BOBBIO. Va bene.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Non so se ho dato risposte contraddittorie, mi scuso...
LUCIANO VIOLANTE. No, è chiarissimo.


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MARCO BOATO. Comunque, generale, può inviare una nota.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Invierò allora una nota con il grafico dei collegamenti radio.
PRESIDENTE. Mi scusi, generale, su tale argomento, fermo restando quello che è rimasto a verbale, se lei lo ritiene opportuno può inviarci una nota. Vedo che lei sta andando avanti, per quanto riguarda le domande che ha fatto la collega Mascia. Se vuole può anche ritenere di non rispondere, ma ho paura, vedendo l'appunto che lei ha preso, che forse le è sfuggito. La collega le chiedeva se era a conoscenza del luogo nel quale sono stati portati gli austriaci il 22 luglio e perché sono rimasti lì tante ore prima di essere portati in carcere. Questa era una domanda, non so se lei vuole rispondere attraverso una relazione, ma si trattava di capire se l'aveva bypassata o se si riservava di rispondere nella relazione.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Mi pare di averlo detto nel testo, laddove ho trattato esattamente tale argomento. Ho detto che il 22 luglio è stata intercettata in Recco una colonna di 5 automezzi, con a bordo 25 soggetti riconducibili alla citata area estremista, dei quali 17 austriaci, 3 statunitensi, 2 sloveni e un tedesco. Devo presumere che sono questi gli attori: sono stati portati a forte San Giuliano, dove sono arrivati alle ore 20,20 della domenica e sono rimasti sino alle ore 5 del mattino successivo. Forte San Giuliano - come ho detto prima - era il luogo di smistamento dei fermati e degli arrestati. Non ci risultano tutte le accuse apparse sulla stampa, accreditate ieri da parte di una agenzia, ma subito dopo smentite dall'avvocato difensore.


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PRESIDENTE. Grazie, signor generale, le saremmo grati se volesse andare avanti.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Preciso poi che il personale dell'Arma dei carabinieri è sempre in uniforme, tranne quel piccolo gruppo che si trovava - come ho detto - al forte San Giuliano, che era lì a difesa, e che è stato gabellato, o che si è tentato di gabellare, come infiltrati: ciò non corrisponde affatto al vero.
Sono in grado di dare il numero complessivo dei feriti, che mi ha chiesto l'onorevole Ascierto: sono quaranta...
MARCO BOATO. Aveva detto 47.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Sono 43.
MARCO BOATO. Settantasette mezzi danneggiati di cui 18 gravemente.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Per quanto riguarda la domanda se nel mezzo assaltato vi fosse pericolo per i carabinieri a bordo, la risposta è certamente positiva. Vi è stato un pericolo concreto: sono riusciti ad uscire poco tempo prima che fosse incendiato, come tutti abbiamo visto in televisione. Le caserme assaltate sono state due: il forte San Giuliano e la compagnia dei carabinieri San Martino.
Per quanto riguarda gli arresti in flagranza, la maggior parte hanno riguardato stranieri.
GIANNICOLA SINISI. Ci può dire quando vi è stato l'assalto alle due caserme?


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SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. È stato il giorno 20 che si è verificato l'attacco alle caserme del comando provinciale e della compagnia dei carabinieri di San Martino. L'orario, in questo momento, non lo ricordo.
Per ciò che riguarda l'attività preventiva svolta dal ROS e le intercettazioni, io non ho elementi di risposta. Tali intercettazioni vi saranno anche state, ma fanno capo all'autorità giudiziaria: non posso dare risposte di tale genere in quanto non le conosco.
Per quello che riguarda iniziative autonome da parte dell'Arma, esse non esistono: nell'ambito dell'ordine pubblico - come abbiamo più volte detto - non ve ne sono.
Non sono in grado di dire se i manifestanti di via Tolemaide sono andati alla scuola Diaz: non ho elementi per rispondere, nemmeno potrei fornirli. Sarebbe necessaria una ripresa televisiva di cui non dispongo.
Per quanto riguarda i militari in borghese di San Giuliano, ho già risposto.
Per ciò che concerne strumenti di difesa diversi, si tratta di un problema che ha posto il senatore Bassanini e che deve essere sicuramente approfondito. Vi sono delle normative e delle disposizioni che dovranno, attraverso una norma, autorizzare l'impiego di armi offensive non letali. Si tratta di un problema che sicuramente dovremo affrontare in futuro.
Per quello che riguarda le esperienze fatte e ciò che dovremo fare in futuro, assicuro che studieremo a fondo, come abbiamo già cominciato a fare, al fine di avere il maggior numero di quelle che vengono chiamate lessons learn, le lezioni che si apprendono da un evento di tale genere. Dovremo sicuramente rivedere tanti aspetti, soprattutto per


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quello che riguarda l'isolamento dei facinorosi da coloro che, invece, sono pacifici. Speriamo che tutti quanti possano contribuire a tale isolamento.
FRANCO BASSANINI. Non può essere solo compito delle forze dell'ordine: vi deve essere una corrispondenza.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ho già risposto per ciò che concerne la scuola Diaz e la questione degli infiltrati.
Non sono al corrente dell'ordinanza del questore sui cassonetti, ma è un problema di sua stretta competenza.
MARCO BOATO. La collega voleva che lei denunciasse il sindaco.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Su questo mi riservo di vedere.
Senatore Iovene, ho detto che non ci sono infiltrati, mentre per quelli in borghese ho già risposto. Circa la lettera del Presidente austriaco, spero vivamente che per tale episodio si possa fare la massima chiarezza; ma non può che essere la magistratura a dare una risposta e a verificare tutto quello che è successo e se sia ancora il caso di procedere nella detenzione cautelare.
Apprendo ora il fatto dei caroselli dei carabinieri.
FILIPPO ASCIERTO. Non è un fatto vero!
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Non dico che non ci siano stati ma, essendo molto cauto, dico che non ne sono a conoscenza. Se ci fossero stati, probabilmente ne sarei stato informato (Commenti).


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PRESIDENTE. Per favore, facciamo terminare le risposte al comandante.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Ho seguito i rapporti tra la Polizia di Stato e il comando generale e sono stato sempre in contatto frequente e personale, recandomi al Ministero dell'interno per seguire da vicino la situazione.
Senatrice Dentamaro, il responsabile della sala operativa interforze è solo il questore e sul territorio ci sono i funzionari. Francamente, non posso risponderle ora per informarla sugli apparati tecnologici fuori uso nella sala operativa.
IDA DENTAMARO. Potrà farci pervenire questa informazione?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Non so se posso essere la persona più indicata per dettarla. Sulle défaillance tecnologiche della sala operativa interforze rischierei di darle una risposta incompleta.
Senatore Falcier, la questione concernente la prevedibilità e le diverse misure per contenere le aggressività e le loro dimensioni rappresenta un terreno di grandi riflessioni. Per quanto riguarda la dimensione, sicuramente non penso che, malgrado tutte le informazioni avute dalla intelligence, potessimo prevedere una così ampia presenza di facinorosi e di violenti. Per le future altre predisposizioni, faremo delle grosse riflessioni.
Senatore Villone, concordo con la sua preoccupazione circa l'impossibilità di impedire le violenze, ma non ho ulteriori elementi ed ho già configurato la partecipazione dell'Arma dei carabinieri in quella situazione. Spero vivamente anch'io che tali eccessi non si verifichino in futuro.


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Onorevole Palma, l'attività preparatoria è certamente cominciata formalmente il 18 novembre, essendosi allora svolto il primo dei comitati nazionali.
Abbiamo discusso e mostrato anche delle riprese sui fatti di Napoli, approfondendo nuove tecniche, ma ricordando anche che la scala di Napoli è totalmente diversa da quella degli eventi violenti verificatisi a Genova.
È comprensibile il fatto che i facinorosi volessero prendere un ostaggio e vi è una sequenza che mostra un carabiniere afferrato, portato via e liberato poi solamente grazie ad una contromossa dei suoi colleghi. Non si può escludere che potesse essere una delle mosse predeterminate. Chi potrebbe dirlo?
NITTO FRANCESCO PALMA. Mi scusi, generale, volevo chiederle una precisazione sull'episodio a cui lei fa riferimento, che servirebbe semmai a conferma di una voce. In un provvedimento della questura di Genova, ho letto testualmente che le fonti informative indicavano nel sequestro di ostaggi una delle azioni programmate da parte dei manifestanti. La mia domanda era se ciò fosse a conoscenza del personale.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Sì, tutti quanti ne eravamo a conoscenza e consapevoli.
Per quanto riguarda il coordinamento, ho già risposto.
Onorevole Labate, lei mi chiedeva, con una certa partecipazione, che ho percepito, di queste immagini televisive viste in tempi successivi. In un primo tempo sembrava che gli aggressori fossero solo 3, poi sono diventati 10 e ancora dopo, con una telecamera più in profondità, ne sono stati stimati circa 40 e in una ripresa si vedono più in là altri rappresentanti delle forze dell'ordine. Come mai non sono intervenuti?


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È una domanda che mi pongo anch'io, ma d'altra parte l'azione era stata fulminea. Ci sono pochi fotogrammi che comprendono tutto lo svolgimento dell'aggressione, con Giuliani che raccoglie l'estintore e lo lancia, ed essendo tutto avvenuto in pochi secondi, penso che l'alleggerimento dei colleghi sia stato impedito dall'impossibilità o dall'incapacità di intervenire. Credo che si possa accettare una spiegazione di questo tipo.
PRESIDENTE. Ho l'obbligo di farle una domanda che è stata posta dall'onorevole Mancuso. Normalmente, non facciamo ulteriori domande durante la replica ma lei, essendo stato interrotto da un collega ha dato una risposta in cui affermava di avere sentito soltanto alle 9 di mattina il dottor De Gennaro. Ripeto, non faceva parte di un pacchetto di domande precedenti. Questa mattina però il dottor De Gennaro, che era qui al suo posto, ci ha detto di aver concordato con lei alcune cose nella giornata di sabato alle 11 di sera. Dai suoi comunque avrebbe avuto notizie circa alle 11 di sera. Lei in questa sede, con riferimento a quanto avvenuto nella scuola Diaz-Pertini, afferma di averne avuto contezza la mattina alle 9?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Certamente, signor presidente, ci riferiamo però ad argomenti diversi. Ho concordato con il prefetto De Gennaro l'avvicendamento, che è una normale procedura che si applica in caso di eventi di una gravità eccezionale. Ricordo che, quando a Napoli quel poliziotto ha sparato alle spalle di un ragazzo in motocicletta, immediatamente i carabinieri hanno sostituito tutto l'apparato della Polizia di Stato per impedire che una tensione, legittimamente carica, potesse sfociare in ulteriori incidenti.


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Quindi l'Arma dei carabinieri non è stata tolta di mezzo, ma ha avuto il compito di presidiare la zona rossa ed è stata tenuta in seconda schiera nella zona gialla, tanto è vero che ha partecipato, su ordine del questore, anche agli eventi notturni, tenuta fuori però a presidiare l'ingresso della scuola senza entrare dentro. Il prefetto De Gennaro non mi ha anticipatamente informato, e non credo che abbia affermato il contrario in questa sede, di ...
MARCO BOATO. Non lo ha fatto.
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. ...di quella che era una attività di perquisizione notturna, come non mi ha informato per tutte le altre perquisizioni.
MARCO BOATO. Presidente, permetta, su questo solo una precisazione. Ho gli appunti sull'intervento del prefetto De Gennaro. Egli dice che venerdì sera ha concordato con il comandante dei carabinieri l'inversione del servizio tra polizia e carabinieri. Mentre il sabato sera ha parlato con il questore, perché il questore chiedeva di essere autorizzato a richiedere un supplemento di carabinieri per quell'operazione, ma il colloquio tra De Gennaro ed il comandante si è svolto esclusivamente venerdì sera e riguarda l'inversione del servizio.
FILIPPO ASCIERTO. Precisazione per precisazione, vedo che l'onorevole Boato ha chiarito come prima, con l'abilità dell'onorevole Violante, il comandante generale si sia in po' confuso, forse non comprendendo la domanda specifica dell'onorevole Violante. Generale, l'onorevole Violante è una persona di prestigio, in quanto ex presidente della Camera, ma non si intimorisca.


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Può chiarire se la centrale operativa dei carabinieri riceve tutte le comunicazioni che riceve la sala operativa della questura o se è la sala operativa della questura che riceve le comunicazioni e poi - attraverso videoconferenza o contatto diretto - comunica alla centrale operativa dei carabinieri ciò che ritiene utile?
SERGIO SIRACUSA, Comandante generale dell'Arma dei carabinieri. Bisogna configurare le sale operative nel seguente modo. La sala operativa interforze presso la questura era il cervello dell'operazione a cui facevano capo oltre ovviamente alla Polizia di Stato, rappresentanti dell'Arma, della Guardia di finanza, dei vigili del fuoco e anche delle Forze armate, perché non bisogna dimenticare che vi erano anche le Forze armate a proteggere il porto, l'aeroporto eccetera. La questura aveva poi la sua normale sala operativa, quindi tutti questi rappresentanti non si trovavano in questa sala operativa ma in un'altra. Vi era poi la sala operativa dei carabinieri a Forte San Giuliano, che naturalmente era al corrente delle attività che le venivano trasmesse dal rappresentante dei carabinieri, che era o il comandante provinciale o un suo uomo in permanenza dentro la sala.
ANTONIO SODA. Ma questo lo aveva già detto!
FILIPPO ASCIERTO. Non così!
LUCIANO VIOLANTE. Proporremo l'onorevole Ascierto come funzionario delle sale operative!
LUIGI BOBBIO. Non c'è bisogno di fare gli spiritosi in questo modo, ci sono anche altri che capiscono!
PRESIDENTE. Vi prego, cerchiamo di evitare polemiche fra di noi, abbiamo ripetuto la domanda e mi pare che il generale ci abbia confortato su quelle che erano le sue argomentazioni.


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Generale, se lei dovesse ritenere che su qualche punto può darci ancora ulteriori elementi conoscitivi, potrà fornirceli, altrimenti lavoreremo con gli elementi che lei oggi ci ha fornito e per i quali la ringraziamo.
Sull'ordine dei lavori.
PRESIDENTE. In riferimento al precedente intervento dell'onorevole Nitto Francesco Palma, ricordo che tra la documentazione consegnata nella seduta odierna in copia vi è il materiale conoscitivo inviato al Comitato dal prefetto di Genova, dottor Di Giovine, e che all'interno di quest'ultimo vi sono documenti che recano la dizione «riservato»; tali documenti, così come confermato dagli uffici della prefettura di Genova nella stessa giornata odierna, non presentano più, ad oggi, gli originari profili di riservatezza e sono quindi da considerare declassificati. È stata quindi possibile la consegna in copia ai singoli componenti il Comitato di tali documenti al pari dell'altra documentazione ieri distribuita.
La seduta termina alle 20,15.