COMMISSIONE D'INDAGINE
Seduta 01 - 07 Agosto 2001
Audizione del presidente della provincia di Genova, Marta Vincenzi.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del presidente della provincia di Genova, dottoressa Marta Vincenzi.
Prima di dare inizio all'audizione in titolo ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Non essendovi obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
Ringrazio la presidente Vincenzi per la sua cortesia e puntualità e ci scusiamo per questo brevissimo ritardo. La preghiamo di riferire sui fatti a sua conoscenza in relazione a quanto accaduto in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova.
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Signor presidente, ho portato del materiale che può documentare quali sono gli aspetti in ordine ai quali, in particolare, in qualità di presidente della provincia di Genova, posso segnalare un coinvolgimento e, quindi, la possibilità di testimoniare direttamente sui fatti.
Faccio brevemente riferimento ad essi, rimandando al materiale che poi le lascerò in consegna. Credo che forse sia utile spendere qualche parola per definire quale sia stato l'atteggiamento degli enti locali non tanto rispetto alla questione del G8 inteso come vertice - nei confronti del quale naturalmente gli stessi ebbero, fin da subito, un atteggiamento estremamente positivo, perché Genova era stata scelta come sede di un grande avvenimento internazionale -, ma anche nei confronti di tutti quei movimenti che subito - anche se in forme inizialmente assai più pacate e meno organizzate di quanto poi siano diventate negli ultimi mesi - hanno espresso l'esigenza che a Genova si svolgesse non solo il vertice ma anche un momento di incontri, manifestazioni e testimonianze di un grande movimento che andava definendosi come il movimento del cosiddetto popolo di Seattle e che, peraltro, si stava svolgendo proprio in quei giorni.
La scelta di Genova avvenne qualche tempo prima rispetto ai fatti di Seattle e ciò fece sì che le preoccupazioni legate ai disordini e all'ordine pubblico non fossero poste al centro dell'attenzione fin dall'inizio, ma solo successivamente; mentre, fin da subito, fu avvertita l'esigenza di creare strutture e di organizzarsi affinché il vertice dell'anno italiano del G8 vedesse davvero la presenza di un possibile dialogo.
La linea che scegliemmo e condividemmo (parlo al plurale, ma faccio riferimento alla posizione che io, la mia giunta ed il consiglio provinciale assumemmo e che assunsero anche il
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consiglio comunale ed il sindaco di Genova, a nome del quale naturalmente non posso parlare) era quella di lavorare perché si potesse realizzare un vertice di tutti (così lo definimmo) e non certamente un controvertice. Ci sembrava, infatti, sbagliato che le istituzioni potessero appoggiare in qualche modo manifestazioni o iniziative che si collocassero contro un evento internazionale che le stesse sostenevano ed avevano voluto.
Si doveva, quindi, tenere non un controvertice ma un vertice di tutti, durante il quale sarebbe stato possibile agli otto grandi ragionare sulle grandi questioni internazionali ed in cui anche agli altri - ai popoli e a coloro che, a vario titolo, ritenevano di avere un punto di vista critico, aggiuntivo o diversificato rispetto al livello di compromesso e di negoziazione cui i grandi sarebbero arrivati - fosse permesso esprimersi.
Questo significava scegliere, con molta attenzione, all'interno dei movimenti, contenuti condivisibili e scinderli da altri non condivisibili, ponendo un problema di democrazia e di tutela dell'ordine pubblico.
Si voleva permettere la partecipazione di tutti al vertice, favorire quei movimenti che non si ponevano in contrasto con esso e valutare con gli organi preposti in quali termini - soprattutto di sicurezza - sarebbe stato possibile consentire - e fino a che punto - lo svolgimento di manifestazioni che, espressamente, si dichiaravano contro l'iniziativa, e di conseguenza non sostenibili politicamente dal punto di vista delle istituzioni e degli enti locali.
Questo fu l'atteggiamento. Per quello che mi riguarda segnalo che presentai, ricevendo anche il patrocinio da parte del Ministero dei beni e delle attività culturali, un'ipotesi di manifestazioni, di incontri, di dibattiti tesi ad utilizzare i mesi precedenti al vertice al fine di aiutare il formarsi di opinioni
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sui diversi contenuti di un movimento che, come sappiamo, risulta essere magmatico e poco leggibile a livello politico ed istituzionale. Bisognava fare in modo che il territorio della Liguria - in particolare della provincia di Genova, essendo stata io ad avanzare la proposta - fosse costellato, nel periodo compreso tra il mese di maggio ed il 18 di luglio, di una serie di eventi che sostituissero attraverso la multimedialità - quindi la virtualità - l'esigenza della presenza fisica, contestuale allo svolgimento del vertice.
L'ipotesi era quella di una serie di manifestazioni che coinvolgessero anche testimonial di un certo interesse, portatori soprattutto di messaggi coerenti. Sto parlando, ad esempio, di Bono e di quanti, come lui, hanno a che fare con la riduzione del debito e non appartengono ad organizzazioni non governative. Tale ipotesi mirava a predisporre una rete di iniziative che, attraverso maxischermi e l'attivazione di un canale satellitare, potessero consentire la visibilità degli avvenimenti almeno a livello europeo. Nello stesso tempo si doveva negoziare con il movimento la disponibilità del medesimo ad essere meno presente nei tre giorni del vertice, essendogli stata concessa come contropartita una presenza comprensiva di ricadute massmediatiche che, come sappiamo, risultano essere di grande importanza. Questa ipotesi ebbe il patrocinio del Ministero dei beni e delle attività culturali e divenne un progetto in accordo tra comune e provincia. Non vi furono particolari rifiuti da parte di nessuno, ma non se ne fece nulla poiché non venne concessa alcun tipo di autorizzazione. Sino a febbraio sembrava che questa fosse la linea da seguire e che attraverso di essa dovesse passare tutta l'organizzazione riguardante la questione della sicurezza legata alla presenza dei movimenti durante il vertice. Gli enti locali dovevano offrire una sponda ai movimenti in sintonia con gli obiettivi istituzionali,
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mentre i vertici della sicurezza dovevano negoziare disponibilità di piazza o di altro con quella parte del movimento che non si riconosceva in quelli che erano gli aspetti fondanti del vertice.
L'ultima riunione di cui ho memoria e nella quale furono trattati gli aspetti di cui sopra si svolse l'8 febbraio. Il verbale di quella riunione - a cui parteciparono comune, provincia, regione, questore e prefetto - conteneva l'ipotesi di lavoro che individuava il 15 luglio - io avevo ipotizzato il 18 luglio - come ultimo giorno utile per questa serie di manifestazioni, che avrebbero visto aprirsi la possibilità di interloquire con quel tavolo che allora chiamavamo « Patto per il lavoro» e non ancora Genoa social forum.
Dal 10 febbraio non ci fu più nulla. So che questo verbale fu consegnato personalmente nelle mani del dottor Vinci Giacchi - responsabile della struttura di missione - da parte dell'architetto Paolini, il quale era presente all'incontro durante il quale, a livello locale, furono definiti gli aspetti fondanti del progetto.
Occorreva fermezza, non bisognava accondiscendere a tutte le necessità che ci venivano presentate. La richiesta fondamentale era rappresentata dalla non violenza, ci si doveva aprire rispetto ad un'ipotesi che, il più possibile, vedesse un confronto tra la flessibilità delle istituzioni e le esigenze che i movimenti portavano. Devo dire che da febbraio ci fu un gran silenzio, non ricevemmo ulteriori risposte da parte di nessuno. Credo che questo abbia in qualche modo reso più difficili i rapporti tra istituzioni - a livello sia governativo sia locale - e movimenti.
Credo sia facile per tutti voi poter recuperare le rassegne stampa relative al periodo febbraio-maggio e verificare come da allora vi fu un'escalation di contrapposizioni tra la posizione
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del Genoa social forum e la richiesta di risposte proveniente dalle istituzioni. Vi è stata un'assenza di risposte tant'è che l'ipotesi - credo abbastanza generosa - che avevano fatto a livello locale, a maggio, dovette essere abbandonata. Le manifestazioni costano e si devono organizzare con un certo anticipo, nessuno può con le finanze locali permettersi di mandare a monte iniziative del valore di centinaia di milioni senza aver avuto assicurazioni da parte di qualcuno, nemmeno a livello statale.
Questa decisione non ci fu, anzi dagli incontri locali io ricavai, a seguito delle parole del prefetto, del questore di Genova e dei rappresentanti della Digos, l'inquieta prospettiva che al vertice potessero partecipare persone non meglio conosciute e non animate dalla buona intenzione del dibattere sui grandi temi, ma piuttosto di insediarsi nel territorio ligure per essere già lì pronti a male operare durante le giornate del vertice.
Questa sensazione fece sì che, per quello che mi riguarda, allontanai da me qualsiasi tentazione di proposte aggiuntive.
Per quello che so io, a parte l'incontro locale che si svolse il 2 giugno presso la prefettura, in cui esaminammo il testo dell'ordinanza del prefetto, il silenzio durò sino al 19 giugno, quando vi fu la convocazione presso il ministro Scajola degli enti locali. Il ministro Scajola ci ricevette con moltissima gentilezza e, con grande coraggio, disse che la scelta del dialogo era quella che intendeva intraprendere; che, quindi, il rapporto con il Genoa social forum - che il GSF da tempo chiedeva - ci sarebbe stato, che lui stesso avrebbe incontrato il GSF. Lo fecero poi, sia lui che il capo della polizia. Ci venne illustrata la dimensione della zona rossa. Era ancora da definirsi, in quella riunione, la dimensione della zona cosiddetta gialla. Ci fu detto, pregandoci di non dirlo - ma
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naturalmente il giorno dopo era sui giornali -, che il percorso delle manifestazioni che sarebbero state autorizzate e la zona nella quale sarebbero state autorizzate le permanenze e le accoglienze doveva intendersi come quella del levante della città. Per la verità la scelta ci parve felice, perché davvero la zona del levante è quella che, essendo vicina al mare, si presta anche a sfoghi, soprattutto a luglio, un po' meno difficoltosi di quelli che, invece, la zona di ponente poteva prestare, presumibilmente.
Fummo molto rassicurati, come enti locali, tant'è che credo che le dichiarazioni che tutti potemmo fare all'uscita da quell'incontro furono di grande soddisfazione; ma, altrettanto, fummo mallevati. Rassicurati e mallevati, perché da quel momento, per gli enti locali, almeno per quello che mi riguarda - non so valutare se poi il sindaco, anzi spero che nella sua qualità di sindaco, abbia potuto avere anche incontri separati o riservati -, per quello che riguarda il tavolo istituzionale, quel tavolo che il prefetto aveva fatto vivere, interpretando il comitato provinciale della sicurezza, integrato con la presenza della regione, come il luogo opportuno dove continuare a dibattere, a confrontarci sulle questioni, quel tipo di incontri da quel punto non ci fu più.
Gli enti locali non hanno più avuto alcuna conoscenza delle cose che si stavano programmando, tranne l'assicurazione sull'apertura e sulla grande efficienza che si sarebbe messa in campo. Ricordo che l'incontro del 19 giugno avvenne dopo i fatti di Göteborg e che a quei fatti si fece riferimento anche nella riunione con il ministro. Il ministro disse e fu consapevole che lì la polizia, a Göteborg, si era certamente trovata impreparata e che così non sarebbe accaduto in Italia e a Genova.
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Da lì a poco abbiamo la legge sul finanziamento per l'accoglienza: una legge che individuava gli enti locali come i soggetti che dovevano mettere a disposizione le strutture dell'accoglienza e che io valuto come uno snodo ed anche un punto di grande debolezza, perché con questa legge gli enti locali dovevano e devono dare l'accoglienza, ma non esiste nessuna struttura di supporto che organizzi e metta in rete quest'accoglienza, sulla base di scelte note di sicurezza e di organizzazione delle forze dell'ordine. Questo mi parve un punto di caduta e forse lo è stato davvero. Peraltro, ed è anche una cosa questa che adesso mi infastidisce un po', non ci sono verbali di nessuno di questi incontri, non fu fatta nessuna ordinanza per l'utilizzazione degli spazi. Il prefetto non fece ordinanze. Quindi, tutto era lasciato agli enti locali ma - diciamo - tutto demandato, così, un po' abbandonato. Quindi la rassicurazione e l'essere mallevati ed abbandonati, da giugno in avanti, sono un po' andati insieme.
Le scelte delle sedi furono poi, comunque, visionate dal questore. Agli atti lascio la documentazione che indica quali erano state, per quello che riguarda la provincia di Genova, le scelte degli edifici; chi lo voglia potrà verificare come, perlomeno per l'istituto Pertini, noi ne sconsigliammo l'uso, perché c'erano i cantieri; ancora è un edificio con cantieri ...
MARCO BOATO. L'istituto Pertini sarebbe quello che tutti chiamano Diaz?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, perché Pertini e Diaz sono un unico complesso; siccome la parola Diaz è molto più «grande» della parola Pertini, tutti i giornalisti l'hanno chiamato Diaz; in realtà i pestaggi - diciamo - sono avvenuti al Pertini, mentre...
MARCO BOATO. E c'è il cantiere lì?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. E lì c'era il cantiere, naturalmente fu separato il cantiere rispetto alla scuola, però noi vedevamo questo come un pericolo, pensando alla sicurezza dei ragazzi però, più che altro. Voglio dire, pensavamo al decreto legislativo 19 settembre 1994, n. 626, ed alla sicurezza degli ambienti, piuttosto che ad altri aspetti. Ma certo la presenza di un cantiere avrebbe sconsigliato un certo impiego.
Nella relazione che noi fornimmo questi elementi ci sono; tuttavia, prevalse poi l'analisi fatta dalla questura. La provincia di Genova, quindi, pur avendo messo a disposizione, a quel punto, su richiesta del Governo e del prefetto, anche una quantità più ampia di edifici, si ritrova coinvolta per due edifici. Uno è la sede staccata di Quarto, via Maggio 3, per una parte: chi conosce Genova lo sa, sono edifici degli anni settanta molto ampi e con un grande giardino, un parco, che è in parte anche ad uso pubblico. È l'ex ONPI; quindi, ci sono un asilo nido, una palestra, un istituto superiore, sono tutti gli uffici operativi della provincia. Voglio precisare, perché è uscita una notizia falsa su un giornale, che non c'è l'armeria della provincia. La stampa, non so attraverso le parole di chi, ha riportato che questa sarebbe stata una sede pericolosa, in quanto c'era l'armeria della provincia. L'armeria della provincia è in un edificio da un'altra parte, fuori dai cosiddetti Se.Di. di Quarto e, comunque, non è stata per fortuna nemmeno sfiorata. Questa sede fu messa a disposizione, avendo come interlocutore unico il Genoa social forum perché questo ci fu richiesto, l'unico interlocutore doveva essere il Genoa social forum; si fece quello che fece il comune, quindi, si fermarono dei verbali ed una persona fisica fu garante della cosa.
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Le questioni che riguardano questi due edifici meritano di essere un poco analizzate. Per quello che riguarda Quarto, è noto - perché ne abbiamo già parlato e, comunque, anche questo lo consegno agli atti - che nella sera tra il 19 e il 20 cominciammo ad avvertire che la situazione non era normale, poiché la custode, il portiere ci telefonarono. La struttura era stata consegnata per poter contenere un numero di persone variabile tra ottocento e mille. Fino alle 20,30 del 19 sera questa era la situazione, avendo fatto i funzionari della provincia sopralluoghi e controlli. Intorno alle 23,30 la situazione cambiò, ma devo dire che ci spaventammo poco all'inizio perché a Genova, in quelle ore, ci fu un temporale di forte intensità; era anche abbastanza normale che coloro che avevano trovato rifugio nelle tende all'aperto - perché era una tendopoli quella nei giardini -, essendo rimasti allagati, tentassero di ripararsi. Chiamammo, intercorsero telefonate e consentimmo l'utilizzazione anche di uno spazio interno.
Però, era già abbastanza evidente che il numero delle persone non era più fra le 800 e le 1.000, ma era assai aumentato, e che, di queste persone, molte non sembravano in sintonia con il resto del gruppo. Avremmo poi potuto ampiamente verificare il giorno dopo che si trattava di un numero folto di punk, di greci, che non erano stati segnalati, e di un gruppo numeroso di tedeschi, le cui macchine stazionarono per tutti i giorni del vertice, nonostante le nostre segnalazioni, di fronte ai Se.Di. di Quarto insieme con un furgone bianco, che abbiamo poi visto nelle riprese televisive essere utilizzato a supporto per trasporto di materiali ai violenti (l'abbiamo visto fotografato dall'elicottero e, senza ombra di dubbio, era quello). C'era, inoltre, un gruppo di skinhead di Catania - che non erano stati segnalati - e un gruppo abbastanza numeroso di persone, che abbiamo poi chiamato black bloc, che erano
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molto bene riconoscibili anche attraverso le immagini televisive, perché vestite non con quelle cose che si vedono nelle fotografie dei giornali, cioè con le magliette nere ed i pantaloni neri, ma con le tute grigio scuro, con ginocchiere e ripari, con un copricapo molto particolare ed il viso coperto. Quindi, facilissimamente riconoscibili. Li abbiamo poi riconosciuti; li abbiamo visti vestirsi dentro e li abbiamo riconosciuti in giro per le manifestazioni. Ben identificabili, quindi. Li abbiamo visti - ripeto - il venerdì pomeriggio, dopo i primi filmati che rimandavano i disastri, e abbiamo visto, nelle manifestazioni, i caschi degli operai della provincia. Li avete visti anche voi: i caschetti gialli che si vedevano nei filmati erano i caschi che erano stati nel frattempo rubati lì dentro.
Quindi, tra il venerdì ed il sabato mattina è accaduto che tali soggetti siano entrati nei luoghi dove non sarebbero dovuti entrare e siano armati; sono entrati nelle cucine - sapete che negli asili nido ci sono le cucine - dove sono stati presi coltelli, si sono rotte e prese sbarre, insomma, armi improprie; si sono armati lì dentro ed intorno alle 11, 30 del sabato sono usciti. Ecco, questo è quello che noi, i nostri funzionari, gli operai della provincia, alcuni cittadini, che abitano e che credo abbiano anche l'intenzione di testimoniare, videro. Questo avvenne il sabato e questo continuò ad avvenire il sabato sera; nel frattempo, le persone dentro la struttura dei Se.Di. erano diventate non meno di tremila. Di queste noi riteniamo che non meno...
LUCIANO VIOLANTE. Scusi, presidente, questo armamento - diciamo così - avvenne tra venerdì e sabato o tra giovedì e venerdì?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. No, fra venerdì e sabato. Quello che vedemmo noi. Il giovedì
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noi avevamo appena consegnato la struttura e fino al venerdì, alle 20,30, non notammo nulla di diverso e di anomalo rispetto a quanto era stato concordato con il GSF. Devo dire che noi avevamo dato anche al GSF tutto il materiale informatico per poter prendere nota di tutte le persone presenti, e poter davvero avere il controllo della situazione. Fu chiaro il venerdì notte, ma certamente, a voler dire in ritardo, il sabato mattina, che non c'era più nulla sotto controllo, più nulla da parte di nessuno. La situazione non era sotto controllo da parte dei Cobas, a cui il GSF aveva affidato la sede dei Se.Di. di Quarto (e molti di costoro non c'erano nemmeno più dentro la struttura). Era chiaro che non c'era nessuna possibilità di fermarli, perché, dal venerdì notte, per tutto il sabato e anche la domenica, l'assessore al patrimonio Eugenio Massolo, il funzionario della provincia, il direttore dell'area patrimonio, dirigenti, persone che in quel momento erano in servizio ed io, tempestammo di richieste e di telefonate tanto la questura quanto la prefettura per chiedere un intervento, dicendo che lì si stavano armando. Il nostro problema non era tanto che stavano distruggendo una sede, perché con quello...
MARCO BOATO. Lei ha parlato del 19 e del 20, adesso parla di venerdì e sabato. Può precisare?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Ha ragione lei. Continuo a parlare di 19 e 20. Ha ragione. Ho perso la memoria dei giorni.
MARCO BOATO. Giovedì e venerdì o venerdì e sabato?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Il 19 era venerdì o sabato?
MARCO BOATO. Giovedì!
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Allora è tra giovedì e venerdì, 19 e 20. Abbiate pazienza!
NITTO FRANCESCO PALMA. Scusi, presidente, per essere chiari. Poiché c'è stata una precisazione, vorrei capire: l'armamento, il furto dei coltelli nelle cucine, avviene tra giovedì e venerdì o tra venerdì e sabato?
PRESIDENTE. Mi pare che abbia detto tra il 19 ed il 20 e che poi abbia confuso il giorno della settimana.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Tra il 19 ed il 20 si stavano armando. Questo lo comunicammo ripetutamente. Le risposte furono prima «non siamo in grado», «non ce la facciamo», poi non ci furono altre risposte. Non vorrei dire una data piuttosto che un'altra. Nella mattina del 20, alle 8,15, i funzionari, che erano presenti, videro passare dal cavalcavia (la scuola, infatti, è vicina al cavalcavia) una lunga fila di mezzi della polizia, pensando che venissero a Quarto e che si fermassero. Invece, questi mezzi non si fermarono a Quarto, ma proseguirono per via dei Ciclamini. Via dei Ciclamini era un altro luogo, sempre nel quartiere di Quarto, ma fuori dai Se.Di., dove c'era un raggruppamento di giovani; un campeggio, insomma. Quindi, non è esatto dire che la polizia venne a Quarto. Non venne mai a Quarto; passarono nella mattina del 20 di fronte a Quarto e proseguirono. Soltanto alle 10,30 della stessa mattina - queste sono le testimonianze dei funzionari presenti, naturalmente; io ero nella sede centrale in provincia, che era nella zona rossa, ma ci tenevamo in contatto telefonicamente - arrivò un'auto dei carabinieri che, con tre carabinieri a bordo, si fermò per una decina di minuti e poi se ne andò. Quindi, non ci fu mai nessun intervento. A Quarto nessun intervento; l'intervento,
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invece, ci fu nella scuola Pertini. La domanda naturalmente è: perché la scelta militare piuttosto che la scelta di tutela dell'ordine pubblico? La scelta, su segnalazione di chi e per cosa? Infatti che a Quarto ci fossero i black bloc lo segnalava una istituzione, ma lì non si intervenne (Commenti).
PRESIDENTE. Mi scusi, presidente la invito a concludere la relazione. La ringraziamo. Onorevoli colleghi, vi prego di prepararvi le domande; eventualmente poi il presidente della provincia risponderà.
MARTA VINCENZI, Presidente della Provincia di Genova. Non so quanto posso proseguire, ma certamente questa differenza va spiegata. Io non ho nessuna tesi preconcetta, però credo che sia fondamentale per le istituzioni, non genovesi ma italiane, spiegare il perché di questa differenza.
C'è anche un altro elemento che vorrei segnalare, perché, ad esempio, noi ci rendemmo conto che era stato fatto il cosiddetto Blitz all'istituto Pertini e che non si trattava della scuola Diaz soltanto il 22 luglio, intorno alle 15,30, quando lo vedemmo passare nelle immagini televisive e, in quell'occasione, riconoscemmo l'istituto Pertini. Infatti, era stato detto che la scuola era stata la Diaz, quindi noi pensavamo all'altra scuola. Ce ne accorgemmo - ed è la scuola sita in via Cesare Battisti n. 5, che è di proprietà dell'amministrazione provinciale - e l'ingegner Cogorno (dirigente della provincia) si recò immediatamente nei locali dove, oltre a verificare la presenza di danni serissimi, noi vedemmo le cose che qui sono filmate (mi sono permessa di portarvi questo filmato, che è stato fatto dall'ufficio audiovisivi della provincia di Genova e non da un giornalista), vale a dire la presenza di tracce di sangue che ci sembrò necessario mettere a disposizione dell'autorità giudiziaria per gli accertamenti del caso. In questo senso prendemmo
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contatto con la questura di Genova, richiedendo l'effettuazione di un sopralluogo; fu interpellato il dottor Perisi della questura, il quale ci comunicò che l'autorità di pubblica sicurezza non avrebbe provveduto ad alcuna verifica in loco dopo di che - prendendone atto e mettendomi in contatto con l'assessore Massolo e la struttura - predisponemmo noi le misure di sicurezza esterna dell'edificio scolastico. Infatti, l'edificio era rimasto del tutto aperto: dunque, io non posso sapere se quello che abbiamo filmato fosse tutto quello che c'era o se nella notte precedente non fosse stato sottratto, modificato o asportato chissà che cosa. Per tutta la notte l'edificio rimase aperto con la possibilità di ingresso da parte di chiunque. Penso che molti elementi probatori dovessero essere immediatamente riscontrati. Così, assunsi la responsabilità di mettere la polizia provinciale a guardia dell'edificio fino al giorno dopo.
Anche questi sono aspetti che vanno indagati, così come - se posso dire ancora una cosa - il fatto che lunedì e martedì la Digos andò a Quarto per perquisire i locali, che erano stati così vandalicamente distrutti, e non ritrovò una gran che, ma questo potrà dirlo la Digos; mi pare che portarono via alcuni volantini.
Tuttavia, il giorno dopo, gli operai della provincia, dietro un cespuglio, nel giardino dell'edificio dei Se.di., ritrovarono le armi (molotov e armi improprie di cui vi ho allegato documentazione). Dunque, anche in questo caso, come mai solo tre giorni dopo e come mai soltanto gli operai della provincia?
Devo aggiungere che feci la denuncia di tale vicenda il giorno 21; dico anche che, però, la giunta provinciale ha deciso di dare mandato al servizio legale per l'eventuale avvio di azioni legali ritenute più opportune nei confronti dei soggetti responsabili delle strutture, quindi, da una parte, del Genoa
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social forum e, dall'altra, dei Cobas a cui il Genoa social forum aveva ceduto la cosa. Parlo di Quarto, non dell'istituto Pertini, nel quale non abbiamo trovato traccia di vandalismo da parte degli studenti e dove le tracce sono quelle di porte aperte dall'esterno verso l'interno e di ragazzi rincorsi per tutto l'edificio; più si va verso i piani superiori, minori sono le tracce di presenze di ragazzi che potevano aver dormito e sempre più sono le tracce di ragazzi rincorsi e presi, lo si vede proprio. Io così interpreto quanto ho visto con i miei occhi. Comunque, ho detto ciò, per dire che le responsabilità dei soggetti a cui sono stati affidati i locali riguardano i Se.di. di Quarto più che il Pertini, in quanto lì, certamente, i responsabili avrebbero dovuto avere il coraggio di denunciare subito, a noi se non alla polizia, ma io credo anche e soprattutto alla polizia, di non essere in grado di controllare la situazione e di ritrovarsi con 3 mila persone invece che mille in una situazione di difficoltà interna. Questa è una responsabilità grave che non può essere nascosta.
Questa è la situazione; quindi, la mia posizione è quella di chi, credendo nella necessità di aprire una disponibilità delle istituzioni a presenze di vario tipo - perché così è la democrazia - si ritrova con una situazione che va capita per rendersi conto, non solo per sé ma anche per tutti gli altri e per i fatti che potranno avvenire nei prossimi mesi nel nostro paese, di quali siano state le questioni operative o le scelte politiche che hanno determinato una vicenda che, certamente, è andata nella direzione opposta rispetto a quella che si era inteso promuovere.
PRESIDENTE. A questo punto propongo di procedere come abbiamo fatto questa mattina, nel senso che ognuno che
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intenda intervenire può farlo. Sospendo la seduta per dieci minuti, in modo da concordare il criterio da adottare per il prosieguo dei nostri lavori.
La seduta, sospesa alle 15,55, è ripresa alle 16,10.
PRESIDENTE. Riprendiamo i nostri lavori. Do la parola ai componenti il Comitato che intendano porre domande al presidente della provincia di Genova.
GIAN FRANCO ANEDDA. Signor presidente, la provincia ha concesso in uso molte strutture; dai miei appunti risulta sono state quattro, che credo siano le più importanti. La prima domanda è questa: concesse le strutture ai rappresentanti del Forum - e ci dirà a chi -, la provincia se ne disinteressò completamente o si assicurò, quanto ai controlli, la sorveglianza dei locali e quant'altro?
La seconda domanda è la seguente: lei ha detto di avere più volte parlato con la questura ed ha indicato, della questura, un solo nome, con riferimento al momento successivo in cui i locali di Quarto erano stati ormai rilasciati; in precedenza con chi parlò? Di persona, intendo.
La terza domanda è questa: in tutto il periodo precedente il mese di luglio - lei ha fatto riferimento al mese di febbraio, ma anche prima - la provincia, e lei personalmente, foste d'accordo perché si tenesse un atteggiamento di dialogo con il Genoa social forum, tanto che mi è parso di capire che lei desiderasse che ci fossero manifestazioni prima del vertice, parallelamente ad esso, per fare in modo che non fossero tenute più manifestazioni, invece, nei giorni del vertice? Quindi, in sostanza, mi è parso che foste per tenere un dialogo continuamente aperto con quelli del forum. Fu quella la vostra linea?
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MARCO BOATO. Ho cercato di prendere appunti su tutto quello che ha detto la presidente della provincia, ma, come ha visto - e domando scusa per quella breve interruzione - c'è stata una sovrapposizione di date; chiederei quindi un chiarimento anche su questo, in modo che poi la risposta sia riportata esattamente cosa resti nel resoconto stenografico. Prima, però, le chiedo di confermare - se ho capito bene - che, dopo la riunione qui a Roma con il ministro dell'interno Scajola - dalla quale, se non ho frainteso, usciste anche molto soddisfatti -, da quel momento in poi - così mi pare lei abbia detto, e siamo alla data del 19 giugno 2001 - non c'è stato più alcun rapporto con gli enti locali. Non voglio dilungarmi: le chiedo di chiarire questo punto, di esplicitarlo meglio.
Le chiedo un ulteriore chiarimento, che serve ai nostri lavori ed anche all'opinione pubblica, visto che siamo in contatto con la stampa. Lei - e questo lo avevo letto già in qualche giornale - ci ha precisato che l'episodio avvenuto nella notte fra sabato 21 e domenica 22, dopo la mezzanotte (quindi, teoricamente, il 22), cioè la cosiddetta perquisizione - dico cosiddetta perché le tracce di sangue lasciano qualche sospetto sul suo carattere giudiziario - si è svolto presso l'istituto Pertini, che si trova in via Cesare Battisti ed è adiacente alla scuola Diaz che non è la scuola Diaz di cui tutti parlano - compresi noi, debbo dire - fino a questo momento. Guardando la facciata, se ho capito bene, l'istituto Pertini è sulla destra e la scuola Diaz sulla sinistra: le chiedo se può confermarlo, visto che sono istituti di proprietà della provincia, perché d'ora in avanti la collocazione mi pare decisiva anche per il prosieguo degli accertamenti.
Un'ultima serie di domande, tra loro collegate, riguarda i fatti di Quarto, che lei ci ha riferito. Mi pare di aver capito, salvo una sovrapposizione di date che c'è stata dopo - ma è
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bene che nel resoconto stenografico risulti la sua versione ufficiale -, che la sua segnalazione sia avvenuta la sera del 19, quando ancora non era accaduto nulla a Genova; abbiamo sentito oggi dal sindaco Pericu - lo sapevamo, del resto, ma ce lo ha confermato - che la giornata del 19 è stata totalmente priva di incidenti, mentre gli incidenti - a voler definire così i fatti di grave violenza, opera, in particolare, delle tute nere, ma, forse, anche di altri - hanno cominciato a verificarsi il giorno 20 (ed è un nostro problema quello di capire perché essi siano potuti avvenire e perché non ci sia stato un adeguato contrasto). I fatti di Quarto sono avvenuti nella notte tra giovedì 19 e il 20 e lei ci ha riferito di una denuncia formale fatta, e forse anche depositata, il giorno 21. Mi pare d'aver capito che lei abbia fatto tale denuncia formale il 21 perché - ad un certo punto ha detto: ho tempestato di segnalazioni -, ripetute segnalazioni erano risultate improduttive.
Ci può dire - mi pare che anche il collega Anedda l'abbia chiesto - se lo ricorda e nei limiti in cui lo ricorda, perché, ovviamente, non si tratta di dichiarazioni verbalizzate - chi ha chiamato, lei o altri per lei: polizia, carabinieri, prefettura, questura, eccetera; con chi, per quello che può ricordare, ha parlato e se conferma che la mattina successiva, il 20, e ancora la mattina del venerdì - quando soltanto nella tarda mattinata cominciarono gli scontri violenti o le aggressioni violente - nessun intervento vi sarebbe stato, né ad opera della polizia né ad opera dei carabinieri, salvo quel breve sopralluogo, di cui lei ha parlato, di una volante dei carabinieri nella mattina del 20. Però, vorrei che tutte queste informazioni lei le mettesse in ordine: segnalazione della sera del 19, a chi è stata fatta, con chi ha parlato, se è vero che non c'è stato nessun
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intervento il 20 e se risponde al vero, infine, che ha fatto denuncia il 21, presentandola, immagino, alla procura della Repubblica presso il tribunale di Genova.
GRAZIELLA MASCIA. Anch'io chiederei un'ulteriore conferma con riferimento ai rapporti della provincia e del presidente della provincia con i comitati o, comunque, con le persone che dovevano garantire la sicurezza in quei giorni; chiederei, inoltre, anche di confermare se, nelle diverse situazioni di quei giorni, non ci sia più stato alcun contratto, oltre a quello che era avvenuto, a partire dal 20 in poi.
La seconda domanda riguarda, anche nel mio caso, la scuola di Quarto: le chiederei se, magari con l'ausilio dei suoi funzionari, sia possibile ricostruire, ancor meglio di quanto abbiate fatto negli esposti e nelle sue dichiarazioni oggi, gli orari e le persone con cui c'è stato questo rapporto, le persone delle forze dell'ordine e della questura.
Infine, la scuola Diaz. La perquisizione, come è stato riferito anche a noi che eravamo sul posto, era un'operazione di polizia giudiziaria, ma per una perquisizione dovrebbe essere prevista un'informativa, quanto meno, ai proprietari dello stabile del luogo in cui si questa si svolge. Visto che non è stato consentito né ai parlamentari presenti né ai legali del Genoa social forum, chiedo se la provincia non ritenga che sarebbe dovuta essere informata, in quanto proprietaria dei locali, dell'operazione in corso. In questo senso, lei ha detto oggi: abbiamo riconosciuto la scuola il pomeriggio di domenica.
Non avete ritenuto di dover sollevare un interrogativo rispetto al fatto che in una struttura, anzi, vorrei precisare, e lei lo può confermare, in due strutture di vostra proprietà, la Pertini e la Diaz - io ero sul posto ed ho visto che c'erano forze dell'ordine anche nella Diaz, mentre si svolgeva la
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perquisizione nella Pertini, con tutto quello che poi si è potuto vedere anche attraverso i video -, non avete ritenuto di dover chiedere alle forze dell'ordine - o a chi altro, non so - se non doveste essere avvisati delle operazioni di polizia in quanto proprietari di questi stabili?
NITTO FRANCESCO PALMA. Signor presidente, provo a riassumere per avere poi, se del caso, una conferma.
A me pare di aver compreso che lei abbia dichiarato che dall'8 febbraio al 19 giugno vi sarebbe stato un grande silenzio istituzionale e che questo silenzio avrebbe comportato un inasprimento nelle posizioni e che, addirittura, dei funzionari di polizia avrebbero lamentato con lei una assenza di strategia nei rapporti coi movimenti; non so se ho compreso bene il suo pensiero. Vorrei semplicemente avere una conferma.
Poi vorrei sapere a chi abbiate espresso parere contrario circa l'utilizzo della scuola Pertini per la presenza di cantieri e, se possibile, chi decise, invece, l'utilizzo di detta scuola nonostante il vostro parere contrario. Vorrei sapere a chi, materialmente, venne consegnata sia la scuola di Quarto sia la scuola Pertini; chi doveva, sostanzialmente, gestirla e rispondere, se questo era previsto, in ordine alla congruità delle presenze all'interno della scuola.
Ancora vorrei - mi sembra che il tema sia già stato trattato dagli onorevoli Anedda e Boato -, se è possibile, presidente, poiché vi è stato quel problema concernente le date ed i giorni, che si ricostruisse la dinamica della consegna della scuola di Quarto; la verifica di un numero di presenze assolutamente maggiore rispetto al consentito; la presenza di «punk greci, skinhead canadesi .... catanesi, e black bloc» (lei mi pare abbia usato queste parole); chi riscontrò questa presenza; se in ordine a tali presenze estranee vi furono segnalazioni da parte del Genoa social forum ovvero degli organismi che gestivano
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la scuola di Quarto o, eventualmente, la scuola Pertini; chi, e a chi, fece, nella notte tra giovedì e venerdì, le segnalazioni circa queste presenze e l'armamento dei soggetti che si erano introdotti nelle suddette scuole; in che data venne filmata la scuola Pertini; mi pare si tratti di un video di cui lei è in possesso e che intende produrre.
PRESIDENTE. Già lo ha prodotto.
NITTO FRANCESCO PALMA. Quindi in che data venne effettuato il filmato.
Lei mi pare abbia affermato che ritenne la scelta di Levante, per l'allocazione dei manifestanti, come una scelta sicura. Se non ricordo male, nella mattinata, il sindaco Pericu avrebbe espresso una valutazione diversa in ragione della ubicazione degli ospedali, in particolare per l'allocazione dell'ospedale pediatrico e di un altro ospedale. Vorrei sapere se, per caso, era a conoscenza di questa diversa valutazione del sindaco Pericu.
Infine, se può riferire il tipo di danni sono stati riscontrati all'interno delle scuole.
LUCIANO FALCIER. Molto brevemente vorrei porre tre domande.
La prima. La presidente della provincia ha detto, illustrato e motivato, che i locali della provincia messi a disposizione dei manifestanti e di quanti presenti sono stati consegnati al Genoa social forum con verbali e a persone fisiche individuate e individuabili. Ai fini del riscontro: vi è stata una riconsegna di quei locali, di quegli edifici e, in caso positivo, sono stati riscontrati eventuali danni e responsabilità visto che erano stati consegnati a persone facilmente riscontrabili ed individuabili?
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La seconda (ma il collega Palma, almeno in parte, le ha già posto questa domanda): risulterebbe, lei diceva, che dal sabato mattina la situazione sia sfuggita di mano e sia venuto sostanzialmente meno il controllo di quanto stava avvenendo in un determinato edificio in una determinata località, e qui sta il punto; si tratta di una constatazione o di una intuizione e molto probabilmente i suoi funzionari, la polizia provinciale, hanno suffragato questa constatazione, e anche legittimato la mia domanda: da parte del Genoa social forum o dei COBAS, o chi per essi, era stato segnalato che questo autocontrollo, al quale loro stessi probabilmente erano stati affidati, era venuto meno o stava per venir meno?
La terza domanda: l'apertura di dialogo che lei ha affermato essere avvenuta dopo il 19 giugno, con coraggio da parte del Governo, ha trovato, almeno in quella riunione, o in successivi momenti, la condivisione, la partecipazione, degli enti locali o avete avuto soltanto la possibilità di essere informati, come dire, non esprimendo o anche esprimendo la vostra valutazione e condivisione nella ripresa del dialogo?
ALOIS KOFLER. Sinora abbiamo fatto un po' di confusione, mi sembra, circa il nominativo esatto delle scuole. È vero allora che tutto quello che abbiamo riferito al cosiddetto intervento Blitz alla scuola Diaz, deve invece riferirsi alla Pertini. Sono due edifici contigui, adiacenti.
Lei, personalmente, come e da chi ha appreso, ed in quale momento, di questo intervento alla scuola Pertini? Cosa ha appreso? Ricorda esattamente il tipo di corpo che avrebbe eseguito l'intervento, quante persone sarebbero intervenute (se ha appreso qualcosa circa l'entità), inoltre le è stato riferito l'orario dell'intervento?
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GIANNICOLA SINISI. Ringrazio il presidente per la sua relazione che abbiamo ascoltato con grande interesse. Su questa vorrei porre alcune questioni che sono soprattutto richieste di approfondimento.
In primo luogo, lei ha parlato di progetti che sarebbero stati elaborati dagli enti locali e che avrebbero dovuto aver luogo tra maggio e luglio e che non vennero autorizzati. Se non sbaglio, ha detto che, in quel periodo, si volevano far circolare le idee piuttosto che le persone. La domanda è: chi non autorizzò quei progetti? E le risulta che, nello stesso periodo, vi furono altre iniziative che pure non vennero autorizzate oppure le uniche che non vennero autorizzate sono quelle di cui lei ha parlato?
La seconda questione, che lei è stata decisamente determinata nel denunciare, riguarda una condizione di abbandono nella quale l'ente locale che lei rappresenta si è venuto a trovare. Ci può specificare con esattezza da quando è cominciata questa condizione di abbandono e fino a quando è durata?
Abbiamo poi sentito - su questo mi associo alle domande degli altri colleghi - di questo esposto che lei ha fatto il 21 luglio. Intanto è nostro desiderio, signor presidente, poterne avere copia; se lei ha presentato tale esposto, una denuncia per iscritto, mi permetto di avanzare la richiesta, anche al presidente del nostra Commissione, perché si possano avere, comunque, copie di tutte le denunce formulate per iscritto. Ma la domanda di approfondimento è su tutte quelle denunce che lei, i suoi collaboratori o gli assessori della sua giunta, hanno segnalato in maniera diretta, anche telefonica; le chiedo se può darci delle delucidazioni in ordine alle modalità, ai contenuti ed ai destinatari di queste denunce e segnalazioni.
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Le chiedo inoltre - in relazione alla sua denuncia, alla sua segnalazione dell'inopportunità dell'utilizzazione della scuola Pertini per la presenza contigua di un cantiere - se le risulta; poi, che questo cantiere sia stato impropriamente utilizzato o se abbia, in concreto, favorito la situazione di pericolo in cui ci si è trovati.
Le chiedo ancora, e chiedo scusa per la quantità di domande, ma le rappresento anche a nome degli altri colleghi: lei ha precisato che segnalò la situazione di pericolo che si era venuta a creare nella scuola di Quarto, proprio per queste presenze che erano state constatate in maniera anche molto visibile, molto chiaramente identificabile. Ha detto poi che ci fu, la mattina dopo, un passaggio di una colonna della polizia. Intanto mi permetta di chiederle - io so che molto spesso si dice polizia per dire, in genere, rappresentanti delle forze dell'ordine - se fu esattamente la Polizia di Stato o furono i carabinieri o la Guardia di finanza, che pure agivano coordinatamente; non è un'offesa che intendo rivolgerle ma so che solitamente ci si esprime così in maniera impropria e noi abbiamo un dovere molto specifico di approfondimento. Poi, le chiedo se ebbe modo di segnalare, nuovamente, la questione, facendo presente che la sua denuncia era stata non soltanto non evasa, ma che quella colonna era passata davanti a Quarto. Quindi, le chiedo se ci fu una segnalazione ulteriore.
Le chiedo ancora di dirci a quanti comitati provinciali per l'ordine e la sicurezza pubblica ha partecipato - lei fa parte di diritto del comitato provinciale dell'ordine e della sicurezza pubblica - aventi ad oggetto il G8, la sicurezza per il G8, e quando si sono tenuti.
Le faccio un'ultima domanda: abbiamo saputo di una manifestazione che venne organizzata a Ponente. Un'organizzazione che sorprese, posto che gli indirizzi che erano stati
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dati erano quelli di organizzare le manifestazioni concentrandole a Levante. Lei seppe di questa manifestazione che era stata organizzata a Ponente? Venne informata? E, quando lo seppe, ebbe modo di segnalare a qualcuno che ci fu una manifestazione, se non vado errato - ma non voglio suggerirle le risposte - dei Cobas e dei Cub che venne organizzata a Ponente? L'abbiamo appreso questa mattina. Fu una manifestazione organizzata in deroga e in contrasto con quelle linee d'indirizzo che lei stessa ha rappresentato, ovverosia di concentrare l'iniziativa a Levante. Le chiedo se seppe di tale iniziativa e della deroga a questo indirizzo di carattere generale di svolgere sul Levante le manifestazioni di iniziativa. Ho posto questa domanda a nome dei colleghi dell'Ulivo, quindi anche in ossequio ad un'intesa che avevamo raggiunto questa mattina in ordine alla procedura con il presidente.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Signor presidente della provincia, vorrei fare alcune domande di puro approfondimento. Lei mi dice che dopo il 19 giugno 2001 - ossia dopo l'incontro con Scajola di cui foste molto contenti - non si ebbero più rapporti con gli enti locali. Volevo sapere se questa era un'anomalia, oppure se, anche precedentemente, i governi locali erano stati coinvolti o meno e in che maniera.
Quando furono consegnati i locali al Genoa social forum, probabilmente vi fu un verbale di consegna in cui, presumibilmente, vi erano anche scritti i modi di utilizzo del bene e mi sembra di aver capito che il GSF dovesse prendere le presenze dei soggetti in loco. Vorrei sapere se questo fu fatto, come fu fatto e se furono inviati, poi, i documenti alla provincia.
Inoltre, dalle indicazioni che lei ci ha dato sulla scuola, volevo sapere se per caso il GSF avesse indicato questi movimenti all'interno della scuola, a dir poco sospetti, vale a
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dire se GSF indicò alla provincia che vi erano anche le cosiddette tute nere.
Vorrei sapere come mai la provincia - pur sapendo di questa situazione, che si era creata, certamente particolare e preoccupante - avesse lasciato coltelli ed armi improprie all'interno della scuola.
Infine, vorrei sapere se la sera del 19 e del 20, quando lei chiamò - perlomeno a suo dire, poi, vedremo i documenti da cui risulterà sicuramente la denuncia che lei ha fatto - la questura e la prefettura, abbia chiamato, nello stesso tempo, anche il GSF per sapere come mai loro, che erano responsabili della tenuta dei beni pubblici, avessero, invece, permesso una tale disfunzione veramente riprovevole.
SAURO TURRONI. Signor presidente, ho visto che c'è una certa confusione, in ciascuno di noi, sulla localizzazione dei vari edifici: la scuola Diaz, la scuola Pertini e il cantiere. Volevo chiedere se sia possibile che ci venga messa a disposizione una planimetria sulla quale siano indicati ed individuati ciascuno di questi tre luoghi.
Seconda questione: chi è il titolare del cantiere? Sarebbe interessante saperlo e sapere se in quei giorni il cantiere operava oppure se i lavori erano sospesi e se dal cantiere siano scomparsi attrezzi utilizzabili anche per altre cose, ossia se sia un cantiere sotto la supervisione della provincia per quanto riguarda i suoi immobili, oppure no.
Ultima cosa: quali sono i danni cui lei ha fatto riferimento, alla fine del suo intervento? Di cosa si tratta? Porte sfondate o altre cose di questo tipo?
ERMINIA MAZZONI. Volevo ringraziare il presidente della provincia, ed esprimere il mio apprezzamento soprattutto per l'attenta analisi che ha fatto su tutta la fase preparatoria di
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questo vertice importante con una lente d'ingrandimento puntata, in particolare, sulla gestione dei rapporti con i manifestanti. E questo per me è un dato fondamentale. Anche se però dopo - come mi è capitato di rilevare dalle dichiarazioni di questa mattina del sindaco - ha dichiarato che c'è stato un tentativo di organizzazione dei rapporti - è lì che si appunta tutta la problematica relativa agli eventi del G8 -, c'è stata tutta una fase di preparazione ma mi sembra di avere intuito solo ad iniziativa della provincia; una fase di preparazione che ha avuto delle risposte, credo, verbali, unicamente perché, lei diceva, ci sono stati degli assensi che si sono, però, risolti in un nulla di fatto. Rispetto a questa fase preparatoria mi sono soffermata, in particolare, sulla data del 19 giugno dalla quale lei fa partire un'interruzione di rapporti istituzionali, soprattutto con il centro, quindi con il Governo. Però ho un dubbio, forse ho perso qualche passaggio - è questa la domanda - e le chiedo un chiarimento, visto che la fase precedente non è stata contraddistinta da rapporti perché non ne segnala, anzi, segnala l'assenza totale di rapporti dal gennaio 2000 a questa data; poi ci sono episodi interruttivi, perlomeno un 2 giugno nel quale c'è un'elaborazione di un piano di sicurezza, e un 19 giugno nel quale si dà l'indicazione, da parte da parte del prefetto, di tutta la strategia da adottare. Successivamente lei parla dell'assegnazione delle strutture, quindi anche del provvedimento della provincia che indicava le strutture da utilizzare. Vorrei capire se questo sia successivo soltanto nella sua ricostruzione cronologica o se le strutture siano state individuare realmente dopo il 19 giugno, da chi, con quali provvedimenti e sulla base di quali indicazioni; se erano indicazioni che venivano chieste ufficialmente agli enti locali e poi il provvedimento di indicazione veniva adottato da qualcun altro - e quindi, mi chiedo, da chi? - oppure se ci
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sia stata un'indicazione, anche in questo caso, con un impulso autonomo da parte della provincia in maniera collaborativa.
Chiedo, ancora, qualche chiarimento in merito alle evidenze delle anomalie - come lei le ha definite - rispetto a ciò che avveniva all'interno dell'istituto scolastico nella notte tra il 19 e il 20 luglio. Non riesco bene a comprendere da quale dato oggettivo la provincia faccia scaturire queste anomalie. Lei individua come anomalie soggetti ritenuti estranei, la presenza numerica registrata ed altre invasioni di settori dell'istituto: vorrei capire - e da ciò discende la successiva domanda di acquisizione degli eventuali documenti ufficiali esistenti - se sia esistito un documento che assegnava a soggetti specificati una parte dei locali, dettagliatamente individuata, ed un numero di persone limitato, contingentato, che potesse occupare quei locali.
Vi è un ultimo dato su cui chiedere un chiarimento (perché ho osservato una contraddizione, rispetto all'analisi molto equilibrata relativamente alle prove, agli indizi, agli elementi probatori rilevati nell'istituto in cui è stato fatto l'intervento delle forze l'ordine): lei sottolinea che non si ha la certezza dell'elemento verificato il giorno dopo, visto che l'istituto è rimasto senza controllo per una notte intera. Riscontro una contraddizione con l'ultima affermazione da lei fatta, rispetto ai rilievi che il personale della provincia ha effettuato, rilievi addirittura filmati. Da questi ultimi - che sono, quindi, successivi - lei fa scaturire una ricostruzione dettagliata, eccessivamente precisa, dei fatti che hanno portato a quella ricostruzione filmata. Non so se si tratti di una contraddizione dovuta alla mia scarsa comprensione: desidererei un chiarimento.
PIERLUIGI PETRINI. Una sola domanda a completamento di quanto esposto dall'onorevole Sinisi: lei è molto dettagliata
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nel descrivere ciò che accadde la sera del 19 luglio nel centro di Quarto. Lei parla di punk, di greci, di tedeschi, che avrebbero posseduto automobili e furgoni, di skinhead catanesi, di black bloc, di cui ci descrive l'abbigliamento: vorrei sapere chi le ha fornito notizie così dettagliate. Questo canale di informazione era esclusivo o tali informazioni avrebbero dovuto essere reperite anche da altri, ad esempio dai tutori dell'ordine?
PRESIDENTE. Do la parola al presidente della provincia di Genova, dottoressa Vincenzi.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Cercherò di rispondere raccordando le domande effettuate. In primo luogo risponderò alle domande relative al modo in cui sono state concesse le strutture. Il prefetto, dopo la legge che ho citato nell'introduzione, si è fatto promotore di un gruppo tecnico - così chiamato - riunito per la prima volta il 2 luglio alle ore 15. Ho detto nell'introduzione che non vi sono verbali: quanto riferisco è il frutto di una verbalizzazione da me richiesta ad alcuni dipendenti della provincia, che hanno partecipato a tali incontri e, quindi, hanno questo limite, ma anche questo aspetto istituzionale, di parte.
LUCIANO VIOLANTE. Mi scusi, ho perso un passaggio: il gruppo tecnico era presso la prefettura?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, il gruppo tecnico era presso la prefettura e comprendeva rappresentanti del comune di Genova, funzionari della provincia, un rappresentante dell'ERSU della regione Liguria, un rappresentante della regione per la protezione civile, la polizia ed il questore di Genova; la riunione era presieduta dal prefetto. Tale gruppo tecnico ha svolto un incontro il giorno 2 luglio ed uno il giorno seguente.
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Il prefetto ha dato notizia dei punti salienti, concordati con il Governo e tra l'esecutivo ed il Genoa social forum, oltre agli accordi presi tra il Governo e gli enti locali (a far data da quella riunione così tanto citata del 19 luglio, riguardante il sostegno dell'accoglienza con ulteriori finanziamenti). In quella riunione, è stato messo in evidenzia che il Genoa social forum doveva essere considerato l'unico soggetto referente per tutte le associazioni che sarebbero convenute a Genova durante il G8 e che il numero stimato delle persone da accogliere, complessivamente, in quei giorni, secondo quanto negoziato tra il Genoa social forum ed il Governo era di circa 40 mila, delle quali tre o quattro mila al massimo, avrebbero dovuto essere presenti a partire dal 15 luglio, perché variamente impegnate nell'organizzazione (nelle cosiddette piazze tematiche, nelle sedi stampa e per l'organizzazione dei dibattiti previsti).
La richiesta, fatta in quella sede dal prefetto agli enti locali, fu di garantire un'accoglienza parziale a partire dal 15 luglio ed intensificata a partire dal 18 luglio. I siti proposti, in quella sede, erano il risultato delle richieste avanzate dal Genoa social forum e delle proposte fatte in quella riunione dagli enti locali, avendo essi portato elementi conoscitivi riguardanti il proprio patrimonio disponibile. In quell'occasione, per quanto riguarda la provincia, sono state date al prefetto le schede di tutti gli edifici richiesti dal Genoa social forum (schede allegate al materiale da me portato oggi), finalizzate a preventivare i costi dell'accoglienza - doveva essere valutato anche questo aspetto pratico - ed a sottolineare le criticità.
In quella occasione - come si evidenzia dalla scheda che consegnerò al presidente -, per quanto riguarda l'istituto Pertini, sito in via Cesare Battisti 5, ad Albaro, si indicava testualmente: l'immobile è in fase di ristrutturazione ed al
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momento completamente ponteggiato e soggetto a ristrutturazione anche interna; si evidenzia l'assenza di una scala esterna, di compartimentazione contro il fuoco, di quella interna; da ogni piano si può accedere con facilità al ponteggio esterno; poiché risulta oggettivamente difficile garantire una sufficiente sicurezza, appare più perseguibile l'eventuale consegna del solo piano terra, cioè della palestra. Gli elementi con le criticità furono, quindi, consegnati in quella data.
Durante quella riunione e nella successiva, il Genoa social forum respinse l'offerta di altre scuole, messe a disposizione dalla provincia e, a seguito del sopralluogo del questore, furono scelte le due strutture di cui ho parlato.
FRANCO BASSANINI. Il questore?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Il sopralluogo fu effettuato dal questore.
FRANCO BASSANINI. La decisione fu presa dal questore?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Su parere del questore, la prefettura comunicò che i siti, da mettere a disposizione da parte della provincia, erano i Se.Di. di Quarto e l'istituto Pertini. Gli stessi furono consegnati, come richiesto dal prefetto, al Genoa social forum con verbale di consegna, di cui ho portato copia. Il giorno 16 luglio è stato consegnato l'immobile Pertini, poiché tale richiesta era stata riconfermata ad una persona fisica di nome Evelina Pizzo, di cui si hanno gli estremi.
Il verbale di consegna che riguarda invece i Se.Di. di via Maggio...
MARCO BOATO. Che cosa significa Se.Di.?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sta per sedi distaccate.
Il giorno 18 luglio fu consegnato al signor Kovac Stefano per quel che riguarda il Genoa social forum. Nel verbale di consegna ci sono naturalmente le precisazioni di quanto è possibile fare all'interno, di cosa non si può fare, di come debba essere riconsegnato e della quantità di persone che possano essere inserite. Non ricordo chi mi ha chiesto se dopo abbiamo preteso un verbale di riconsegna; devo dire che questo non l'abbiamo proprio fatto, anche perché quello che è stato consegnato è assai diverso da quello che si poteva ipotizzare.
Vi sono domande che si riferiscono alla necessità di essere più precisi rispetto alla denuncia dell'atteggiamento dei responsabili dell'ordine pubblico; la denuncia che io feci in data 21 è rivolta al ministro dell'interno, al capo della polizia, al prefetto e al questore. In maniera molto succinta, si sostiene quanto ho detto prima, vale a dire che fra il 19 e il 20, essendosi allagata la tendopoli collocata sull'area, è stato concesso l'uso del teatrino e della palestra piccola; ma, nella notte, la custode dei Se.Di. si accorse - da ciò ci si è resi conto che la situazione cominciava a non essere più sotto controllo - che una porta era stata rotta e che gli occupanti stavano invadendo l'asilo nido (l'asilo non era stato messo a disposizione degli occupanti e nella cucina dello stesso vi erano i coltelli da cucina) e chiamò immediatamente il 113; ho dimenticato di dire che quattro pattuglie effettuarono un sopralluogo e decisero di non intervenire per evitare di fomentare gli animi.
MARCO BOATO. A che ora avvenne questo?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Avvenne verso le 23,30 del 19 luglio. Alla mattina l'asilo nido è stato ritrovato dai funzionari della provincia distrutto, assieme agli arredi della palestra utilizzati per confezionare armi improprie; fu verificato anche che i coltelli della cucina e barattoli di vario tipo erano stati sottratti. Qui sono cominciate le segnalazioni. Mi è stato chiesto a chi siano state rivolte le segnalazioni: io non ho fatto direttamente e personalmente tutte le segnalazioni, ma su questo sono stati già sentiti come testimoni sia l'assessore al patrimonio Massolo, che era delegato non specifico ad accudire questi luoghi e quindi in continuazione presente, sia i responsabili del patrimonio della provincia quali l'architetto Razzini, il dottor Paglia e il dottor Sciaccaluga, i quali tutti hanno già testimoniato e, quindi, sono reperibili le loro testimonianze. Nella notte tra il 20 e il 21 si è ripetuto quanto era accaduto nella notte precedente in una situazione ancora peggiorata; la custode ha individuato le luci accese in tutti gli edifici, ed è stata avvisata la prefettura e il 112; il 112 ha risposto che non si poteva intervenire perché tutti erano impegnati; durante la notte è stato invaso il primo e il secondo piano dell'edificio. Tutto quello che era presente negli uffici è stato distrutto: ho qui l'elenco di tutti i materiali e della distruzione avvenuta; si tratta di scrivanie, armadi, computer e tutte le suppellettili oltre alle finestre e alle porte. Il questore è stato chiamato più volte dall'assessore Massolo; io stessa ho chiamato la dottoressa Frediani della prefettura, in quanto il prefetto non era disponibile, in quanto era impegnato. Come era avvenuto tra il 19 e il 20, tra il 20 e il 21 non è accaduto nulla.
Qualcuno mi ha chiesto se i COBAS che avevano occupato l'area di Quarto nel frattempo avessero denunciato la cosa; mi pare di aver detto nella relazione che i COBAS non denunciarono
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nulla e che questo atteggiamento lo ritengo molto grave. Ho anche fornito alcune informazioni sul tipo di ospiti che non coincidevano con quelli che erano previsti; queste informazioni provenivano dagli stessi operai della provincia, i quali hanno trascorso la mattina del 20 nel cercare di mettere a posto quello che era possibile e, anche scontrandosi un po' con i presenti, di riprendersi un po' del materiale che veniva rubato; con parte di loro e con parte dei funzionari e dei dirigenti abbiamo rivisto e messo insieme i tasselli di quelle che ci sono sembrate le presenze più significative e meno previste. Penso che tutto questo avrebbe potuto molto meglio essere visto, analizzato ed evidenziato, da chi queste cose non le conosceva - come noi - soltanto in quel momento. Le anomalie sono queste oltre ad una presenza molto più grande di quello che era stata ipotizzata; l'edificio infatti era stato consegnato per una utilizzazione che andasse tra le 800 e le 1000 persone, invece non meno di 3 mila sono state valutate le persone che erano lì presenti. Che la situazione fosse ormai senza controllo, era anche numericamente abbastanza chiaro.
Non ho notizia di una manifestazione che sia avvenuta a Ponente; io non me la ricordo e non credo di essere stata informata di questa manifestazione, a meno che non si intenda il concerto, che si è svolto a Ponente qualche giorno prima, del cantante Manu Chao; ma di questo concerto eravamo assolutamente a conoscenza.
Il passaggio della polizia al mattino alle 8-8,30 circa mi è stato segnalato, in quanto passaggio della polizia, dal dottor Paglia, che è responsabile del patrimonio della provincia; da questo avrete capito che i nostri funzionari sono stati lì tutti i giorni. Quindi, a chi mi domandava se noi ce ne fossimo disinteressati, rispondo che abbiamo messo anche a repentaglio, se non altro per qualche schiaffone, persone che avrebbero
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potuto mettersi in ferie, ma non l'hanno fatto e soprattutto anche i NORE - in quanto non coincideva con il loro servizio - che, avendo visto come stavano le cose, stavano lì a presidiare in continuo contatto telefonico con la giunta, con me e con l'assessore Massolo; anzi, su segnalazione del dottor Paglia, si trattava di mezzi camionette - lui mi ha detto - della polizia; mentre era un'auto dei carabinieri quella che ha invece sostato qualche ora dopo, e poi se n'è andata.
MARCO BOATO. Questo il venerdì o il sabato?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Questo il 20 luglio. Non si ha idea, ma l'attenzione di quei giorni rende anche difficile collocare il calendario. Da quando è cominciata la situazione di abbandono? Essa è coincisa, per ciò che mi riguarda, proprio con questi tre giorni: si è trattato di un abbandono totale in quanto trovo ancora abbastanza strano, e un po' offensivo, il fatto che non mi si sia voluto rispondere al telefono, nonostante che io, l'assessore e la mia segreteria continuassimo a telefonare al prefetto e al questore praticamente ogni ora, e che, a parte la dottoressa Frediani, che è prefetto vicario, io abbia potuto parlare solo con il capo gabinetto e con qualche funzionario che era all'occorrenza. La sensazione di abbandono, quindi, vi è stata in quei giorni. Credo che anche il racconto di quello a cui stavamo assistendo al responsabile, al più alto in grado, a chi davvero è titolare anche del potere di operare delle scelte (oltre che di adeguarsi a scelte decise da altri), e non soltanto la comunicazione lasciata a un funzionario, forse avrebbe aggiunto quel tanto di pathos necessario per poi decidere in fretta in determinati momenti, non soltanto sulla base di uno schema che quando salta non vi è modo di ricostruire, mentre occorre essere capaci di formularne un altro. Vi è stata l'idea di essere nelle
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mani di una organizzazione burocratica, senza anima né capacità di capire che, se chiama il presidente di una istituzione, non si tratta di una donnetta che sta telefonando perché ha visto qualcuno che pensa possa essere un black bloc: forse prima si è informato, o comunque appartiene ad una dimensione istituzionale. Considero ciò un fatto offensivo, che mi ha dato un grande senso di abbandono.
Se con tale domanda - proprio perché è stata proposta da altri - si voleva sapere quando è mancata una relazione tra le decisioni a livello locale e una sintonia, o comunque una decisione a livello governativo, io l'ho detto: da dopo il 19 luglio. Non posso dire che prima vi siano stati incontri ripetuti con esponenti del Governo, tuttavia il prefetto, con gli incontri locali cui egli partecipò, aveva dato tale senso. A livello politico, in ogni caso, le azioni che nel frattempo il Governo Amato stava intraprendendo confortavano in una determinata direzione, in quanto il Governo aveva incontrato i rappresentanti a livello nazionale delle organizzazioni non governative; a Firenze, si era svolto un vertice importante con le organizzazioni e, quindi, il recupero dei contenuti di un possibile rapporto, che poi certamente si sarebbe dovuto intensificare negli ultimi mesi in termini di ordine pubblico, di tattica o comunque di strategia logistica...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ci può fornire, per favore, le date degli incontri?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Credo che voi dovreste indicare a me le date.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Lei sta dicendo che la provincia e le istituzioni locali hanno avuto, prima del 19 luglio, incontri, anche abbastanza frequenti, con lo Stato centrale. Le
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chiedevo se fosse così gentile da poter fornire le date di tali incontri...
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Non le ho portate con me.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Ma i relativi atti e verbali, dato che normalmente...
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Gli atti e verbali...
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Se lei mi permette, vorrei finire la domanda.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Prego.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Normalmente, ogni volta che si svolgono incontri, vi sono i relativi verbali e atti. Se lei è così gentile, ne chiedo l'acquisizione...
ANTONIO SODA. Se ci sono! Che vuol dire «normalmente»? Lasci stare!
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Mi scusi, collega, mi pare che stiamo accertando la verità per tutti. Mi sembra che l'acquisizione di atti, in questo caso, sia importante. Se vi sono stati gli incontri, sicuramente vi saranno i relativi atti e quindi chiedo se sia possibile acquisirli con le relative date.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Credo di aver detto - non so se si potrà rileggere la relazione per non sbagliare - che mi dispiace che nessuno abbia svolto formale verbalizzazione delle riunioni precedenti. Non spettava,
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peraltro, a me farlo in quanto non era la provincia l'istituzione che organizzava gli incontri. Può darsi che esistano: credo che la domanda debba essere rivolta al prefetto, che presiede il comitato provinciale per l'ordine e la sicurezza pubblica, che - come si sa - funziona indipendentemente dal G8, ma che, per quel che riguarda Genova, era diventato il luogo e la sede dove le istituzioni locali si confrontavano su questi temi con il prefetto. Non voglio dire che gli incontri che svolgemmo furono tantissimi: penso che sapendo cosa è accaduto dopo, probabilmente avrebbero dovuto essere intensificati. Non ho detto solo questo: ho detto che essi cessarono da un determinato momento in poi. Ho affermato che comunque, anche nella fase precedente, ciò che confortava era sapere che il Governo, soprattutto nella figura del Presidente Amato, stava portando avanti un dialogo con le organizzazioni non governative a livello nazionale per individuare dei contenuti. Su tali contenuti avremmo inteso costruire l'ipotesi di manifestazioni e di incontri, che non poteva rappresentare solo ciò che il presidente della provincia pensava della fame mondo, ma doveva essere, invece, il risultato di un insieme di elementi messi a punto tra Governo, istituzioni, paese, Parlamento, organizzazioni non governative e associazioni, che in parte - ma non ci sono solo loro - aderiscono al Genoa social forum. Uno dei problemi di quest'ultima organizzazione è che la quantità delle associazioni che vi partecipano è enorme, e cresce continuamente. Non tutte le associazioni aderiscono al tipo di impostazione che il Governo aveva dato, ma scindere, diversificare, dire con chi e non con chi altro, rappresenta l'elemento al quale non siamo arrivati in quanto ad un certo punto non è più successo niente...
GRAZIELLA MASCIA. Mi scusi, presidente, se andiamo su tale terreno: gli incontri del Governo Amato non sono mai stati
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svolti con le associazioni che poi sono confluite nel Genoa social forum, altrimenti non si capisce più niente. Stiamo esponendo argomenti non pertinenti. Lei ha la sua opinione.
ANTONIO SODA. Parlate delle organizzazioni non governative.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Ho parlato delle organizzazioni non governative, infatti. La mia valutazione è naturalmente personale. Dal punto di vista di un ente locale, di un'istituzione, in base a quanto posso testimoniare, il passaggio da incontri con le organizzazioni non governative a incontri col Genoa social forum fu segnato dal cambio di Governo. Mentre nella fase precedente il Governo Amato incontrò solo le organizzazioni non governative, cioè i rappresentanti del cosiddetto patto del lavoro, che non era identificabile completamente con il Genoa social forum, gli incontri con quest'ultima organizzazione furono svolti parzialmente a livello locale, ma soltanto con Scajola: credo che diciamo la stessa cosa.
Voglio dire che tale passaggio non vide l'assunzione, la consapevolezza che il passaggio stesso significasse avere interlocutori diversi e, quindi, definire anche una strategia diversa; né il passaggio fu effettuato con il coinvolgimento degli enti locali in quanto, da quel momento, il dialogo diretto tra Governo e Genoa social forum tagliò fuori il rapporto con gli enti locali. Ciò è quanto credevo di aver detto prima e mi pare di aver ripetuto ancora adesso.
Per quanto riguarda i progetti culturali non autorizzati a cui facevo riferimento, intendevo dire che non vi fu nessuna formale autorizzazione pur essendoci, da parte - ripeto - del prefetto e delle istituzioni locali, una buona coincidenza degli indirizzi; tanto ciò è vero che, partendo dal progetto iniziale
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della provincia, quello finale, al quale poi rinunciammo a maggio, era già il risultato dell'apporto di provincia e comune e, quindi, era già qualcosa di più ampio.
L'intervento alla Pertini - come ho detto - è stato da me appreso dalla televisione alle 15,30 del 20.
MARCO BOATO. Domenica 22.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, domenica 22.
MARCO BOATO. Sono l'addetto alle date...
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Prima, quindi, non potevamo esserci andati e non credo ci siano contraddizioni tra il ritardo e quanto è stato filmato. Abbiamo filmato subito dopo essere entrati. Naturalmente...
MARCO BOATO. Ci sono decine di televisioni che hanno filmato.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Non è certamente l'unico filmato a cui si possa fare riferimento. Ciò che è stato filmato, è stato fatto più con l'intenzione di mettere a fuoco che cosa era successo alla struttura, e non per fare accertamenti. Abbiamo anche notato che nella scuola, essendo rimasta incustodita durante la notte, alcune cose potevano essere state sottratte, ma certamente le tracce di sangue c'erano. Confermo che non si tratta della Diaz, ma della Pertini, che è l'edificio a fianco.
PRESIDENTE. Provvederà poi ad inviarci una piantina.
MARCO BOATO. La Diaz come era utilizzata?
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. La Diaz era utilizzata ed era il centro stampa, tant'è che furono distrutti tutti i computer e le attrezzature.
MARCO BOATO. Ci fu l'intervento anche nella Diaz?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, anche alla Diaz.
PRESIDENTE. Lo approfondiremo con le altre autorità.
GRAZIELLA MASCIA. Questa cosa non l'ha fatta presente alle autorità?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. No, non l'ho fatta presente all'autorità competente. Grazie del suggerimento.
GABRIELE BOSCETTO. Per quanto riguarda il cantiere?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Non ricordo il nome della ditta proprietaria del cantiere, però posso farvelo avere. Nella sede della Pertini ciò che abbiamo visto essere stato ritrovato comprende anche alcune mazze che risultano essere state prese dal cantiere.
MARCO BOATO. Al cantiere della Pertini.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, perché a Quarto non c'era alcun cantiere.
PRESIDENTE. Mi scusi, il senatore voleva sapere se il cantiere si trovava su un immobile di proprietà della provincia - e mi pare che così fosse...
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MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì, è così.
PRESIDENTE. ...e se sa di qualche mancanza o di danni, lamentati dalla ditta che effettuava i lavori di ristrutturazione o di riparazione, ed esattamente quale fosse l'immobile a cui si fa riferimento, attesa questa confusione tra Diaz e Pertini.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Si fa riferimento alla Pertini. So che la ditta ha verbalizzato qualche mancanza, ma non ne so di più e non vorrei dire cose scorrette.
MARCO BOATO. Cerchiamo di completare il quadro logistico. Di fronte a queste due scuole, c'era un altro edificio del comune adibito, anche questo, ad accoglienza?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Sì.
MARCO BOATO. Sempre nella stessa via, di fronte alla Diaz e alla Pertini? Questo per avere un quadro logistico.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Le scuole erano tre e mi sembra che la terza si chiamasse Pascoli.
GABRIELE BOSCETTO. Per quanto riguarda il piano documentale, la presidente Vincenzi si riferiva alla denuncia del 21 luglio. Se ce, la ha qui fisicamente, potrebbe lasciarcela? Inoltre, se c'è anche il verbale dell'8 febbraio, potrebbe fare la stessa cosa?
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Alla prima richiesta rispondo di sì. Per la seconda, ho già detto che non ci sono verbali. L'8 febbraio vi fu una riunione a cui fece seguito una lettera, un verbale che ci fu letto dal prefetto
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e che inviò al ministro Vinci Giacchi, responsabile della struttura di missione. Era la fase in cui non erano ancora state bene determinate le responsabilità e tutto sembrava far capo a tale struttura, anche per gli aspetti dell'accoglienza.
GABRIELE BOSCETTO. Chiederemo allora l'acquisizione al prefetto Vinci Giacchi o alla prefettura.
PRESIDENTE. Non è detto che non lo ascolteremo, ma comunque tutto ciò sarà valutato dall'ufficio di presidenza.
GABRIELE BOSCETTO. Possiamo segnarcelo, presidente?
PRESIDENTE. Certamente, è già segnato.
MARTA VINCENZI, Presidente della provincia di Genova. Era chiara la scelta degli enti locali, ed intendo proprio tutti (comune, provincia, regione), trovandoci d'accordo nel consentire una serie di manifestazioni, entro una certa data, e nel rimandare poi alla negoziazione ciò che davvero sarebbe stato consentito, ma nel senso che ritenevamo difficile poter contenere una manifestazione di circa 200.000 persone.
GABRIELE BOSCETTO. Di questi incontri, tra i quali quello dell'8 febbraio mi pare sia stato l'ultimo, c'è una verbalizzazione o qualche altra traccia documentale?
PRESIDENTE. Ha già risposto che non lo sa. Si tratta di una domanda che eventualmente faremo al prefetto, che è stato convocato per giovedì, atteso che fosse lui ad organizzare queste riunioni.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. Volevo sapere se era possibile avere il verbale di consegna degli immobili al GSF.
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PRESIDENTE. Sì, è già agli atti.
MARIA CLAUDIA IOANNUCCI. E anche le delibere della provincia relative al G8 - quelle della giunta o del consiglio - le eventuali corrispondenze con lo Stato centrale e con il comune e con altri enti interessati, nonché quelle con il GSF, ma nonché i verbali relativi agli incontri avvenuti presso la provincia.
PRESIDENTE. Ringraziamo la presidente Vincenzi, che ci ha fornito i documenti necessari. Ha sicuramente preso nota delle richieste di ulteriore documentazione e le saremmo grati se vi provvedesse celermente, in quanto il Comitato ha tempi abbastanza ridotti.