COMMISSIONE D'INDAGINE
Seduta 05 - 29 Agosto 2001
Audizione del dottor Pasquale Zazzaro, responsabile sala radio della Questura di Genova.
PRESIDENTE. L'ordine del giorno reca, nell'ambito dell'indagine conoscitiva sui fatti accaduti in occasione del vertice G8 tenutosi a Genova, l'audizione del dottor Pasquale Zazzaro, responsabile sala radio della questura di Genova.
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Prima di dare inizio all'audizione in titolo, ricordo che l'indagine ha natura meramente conoscitiva e non inquisitoria.
La pubblicità delle sedute del Comitato è realizzata secondo le forme consuete previste dagli articoli 65 e 144 del regolamento della Camera, che prevedono la resocontazione stenografica della seduta.
La pubblicità dei lavori è garantita, salvo obiezioni da parte di componenti il Comitato, anche mediante l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso, che consente alla stampa di seguire lo svolgimento dei lavori in separati locali.
Se non vi sono obiezioni, dispongo l'attivazione dell'impianto audiovisivo a circuito chiuso.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Signor presidente, sono Pasquale Zazzaro, primo dirigente della Polizia di Stato; presto servizio alla questura di Genova dove, da alcuni anni, dirigo l'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico, nel cui ambito è inserita la centrale operativa delle telecomunicazioni. In occasione del vertice G8 sono stato incaricato della gestione della centrale operativa della questura di Genova, come indicato nella ordinanza di servizio del 12 luglio 2001. Come dirigente dell'ufficio prevenzione generale e, quindi, come responsabile della centrale operativa, ho potuto seguire l'intensa attività preparatoria al vertice nel settore delle telecomunicazioni.
Sin dalle prime fasi della preparazione del piano di sicurezza per il vertice, il dipartimento della pubblica sicurezza ha prestato la massima attenzione al settore tecnico-logistico e, in particolare, alle telecomunicazioni, realizzando una serie di interventi mirati al potenziamento delle reti di telecomunicazioni e ad incrementare le dotazioni radio-telefoniche per consentire alla sala operativa una gestione ottimale delle esigenze di sicurezza e ordine pubblico connesse al
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vertice. Presso la questura è stata allestita una nuova centrale operativa, dotata di un sistema informatizzato di controllo del territorio che assicura un più elevato ed efficace profilo di operatività, mediante la radiolocalizzazione delle risorse sul territorio - sia le pattuglie della Polizia di Stato, sia le gazzelle dei carabinieri - e prevede poi la interconnessione con la centrale operativa del comando provinciale dell'Arma dei carabinieri di Genova. Inoltre, sono state realizzate due nuove reti radio principali, per la comunicazione in chiaro ed in cripto, nell'area urbana e in quella provinciale, una rete radio per servizi dati e radiolocalizzazione, una rete di videosorveglianza dell'area urbana, attraverso telecamere installate in punti strategici del centro cittadino. Sono state potenziate le reti radio esistenti, si è provveduto all'installazione di ulteriori ripetitori per ottimizzare la distribuzione del traffico delle telecomunicazioni, sono state assegnate per i servizi di controllo del territorio, circa 60 autovetture radiolocalizzate, dotate di terminale di bordo. Infine, sono stati assegnati 450 apparati radio, veicolari e portatili, dotati di cripto. Inoltre, il dipartimento della pubblica sicurezza ha costituito un'apposita struttura per la prevenzione di azioni di disturbo ai sistemi di comunicazione telefonica, telematica e televisiva, poiché dall'analisi delle iniziative messe in atto dai movimenti antiglobalizzazione in occasione di altri vertici internazionali è stato registrato un particolare interesse nel settore delle telecomunicazioni, come tentativi di interruzione delle linee telefoniche e di interferenze nelle radiofrequenze delle forze dell'ordine. Sono stati attivati i servizi per la prevenzione delle interferenze ai ripetitori televisivi, di presidio alle comunicazioni telefoniche, di prevenzione e contrasto alle interferenze e ai disturbi alle comunicazioni, con la collaborazione del personale specializzato del Ministero delle comunicazioni.
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In occasione del vertice G8 la questura di Genova, cui spettava la direzione tecnica dei servizi di ordine e sicurezza pubblica, per assicurare il coordinamento operativo di tutti i servizi pianificati con il complesso dispositivo di sicurezza interforze - la famosa ordinanza di servizio del 12 luglio -, ha costituito, presso la propria sede, una sala operativa in cui è stata assicurata, ininterrottamente dalle ore 7 del 16 luglio, la presenza dei rappresentanti di tutte le forze di polizia, delle specialità della Polizia di Stato e della polizia municipale.
La sala operativa, indicata nell'ordinanza di servizio del 12 luglio, è stata articolata in più settori: una sala gestione G8, una sala Forze di polizia, una sala situazione, una sala forze armate. Inoltre, sempre a proposito di coordinamento, è stata costituita una sala situazione internazionale, coordinata dalla direzione centrale della polizia di prevenzione, nonché una sala interdisciplinare presso la capitaneria di porto.
Le strutture di coordinamento garantivano le seguenti attività. Nella sala gestione G8 avveniva la gestione di tutti i servizi di ordine e sicurezza pubblica connessi, in collegamento radio, con i funzionari preposti ai diversi servizi, come l'ordine pubblico per le manifestazioni, il presidio della zona rossa, la vigilanza agli alloggi delle delegazioni e ai luoghi di svolgimento del vertice, il controllo del territorio, nonché il servizio di centralino 113, e la videosorveglianza dell'area urbana. Nella sala gestione è stato realizzato un collegamento in videoconferenza con la sala operativa del comando provinciale dei Carabinieri, a disposizione dell'ufficiale di collegamento presente nella sala. Di converso, presso la centrale operativa di quel comando sono stati installati due apparati ricetrasmittenti sintonizzati sui canali utilizzati dalla polizia per i servizi di ordine pubblico. Infine, il collegamento tra le due sale operative era assicurato anche mediante linee telefoniche
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dedicate e telefoni punto a punto. Nella centrale operativa della questura era possibile seguire alcune fasi delle manifestazioni attraverso le immagini riprese da un sistema di videosorveglianza costituito da telecamere posizionate in 25 punti strategici del centro cittadino, guidate direttamente dalla sala gestione G8, nonché attraverso le immagini riprese da telecamere posizionate a bordo degli elicotteri della Polizia di Stato.
Tutte le immagini, inoltre, erano proiettate contemporaneamente su un maxischermo installato nella sala forze di polizia e nella sala situazione internazionale. Le comunicazioni radio della Polizia di Stato sono state assicurate attraverso 13 canali radio, destinando ad ognuno di essi un diverso tipo di servizio o di attività. Le comunicazioni radio relative ai servizi di ordine pubblico sono state effettuate in modalità cripto per garantire la riservatezza delle comunicazioni e per scongiurare il temuto pericolo di intercettazioni ed interferenze da parte dei movimenti di antiglobalizzazione. Nella sala forze di polizia erano riuniti i rappresentanti, funzionari ed ufficiali, di tutte le forze di polizia (quindi: Polizia di Stato, Arma dei carabinieri, Guardia di finanza, Corpo forestale dello Stato e Polizia penitenziaria ) unitamente poi alle specialità della Polizia di Stato, alla Polizia municipale e ai vigili del fuoco: ciò per tutte le esigenze di coordinamento.
Tutti i funzionari ed ufficiali delle forze di polizia erano collegati con le rispettive centrali operative per mezzo di propri apparati radio e telefonicamente per il tramite di linee dedicate.
Nella sala situazione erano presenti i referenti degli enti erogatori dei servizi pubblici essenziali per la necessità di coordinare i servizi disposti dalle diverse amministrazioni coinvolte nell'organizzazione dell'evento ed interfacciarle con
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la gestione dei servizi di ordine e sicurezza pubblica. Tutti i rappresentanti degli enti erogatori dei servizi pubblici essenziali erano collegati per mezzo di apparati radio e telefonicamente per il tramite di linee dedicate con i rispettivi centri di direzione tecnica ed erano coordinati da un funzionario della Polizia di Stato a sua volta collegato con la sala operativa.
La sala forze armate era gestita dal comandante del comando operativo interforze; essa assicurava il coordinamento delle attività eseguite dai loro contingenti posti a disposizione delle autorità di pubblica sicurezza.
La sala interdisciplinare, costituita presso la capitaneria di porto, era preposta al coordinamento dei servizi a mare, per interfacciare tale attività con la gestione complessiva dell'ordine pubblico attraverso un funzionario della Polizia di Stato presente ininterrottamente sul posto.
I funzionari della Polizia di Stato erano presenti in tutte le sale e garantivano tutte le esigenze di coordinamento con la sala gestione G8. Sicuramente, nei giorni del vertice, il sistema di comunicazioni radio è stato messo a dura prova per l'elevato traffico che ha dovuto gestire. La necessità di fronteggiare i movimenti di antiglobalizzazione, che avevano preannunciato ripetutamente la violazione della zona rossa per impedire lo svolgimento del vertice, aveva comportato l'impiego, nei soli servizi di ordine pubblico, di alcune migliaia di uomini. Un numero così elevato di personale e di contingenti durante i servizi di ordine pubblico è stato collegato ed ha dovuto comunicare con la centrale operativa sullo stesso canale radio (e, quindi, sulla stessa frequenza) in una situazione certamente critica per tutta la durata dei servizi.
Il continuo mutare degli scenari in piazza ed il susseguirsi di situazioni operative estremamente animate di crisi e di
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emergenza hanno sviluppato, quindi, una mole eccezionale di comunicazioni, talvolta non facilitate dall'elevata concitazione dei momenti e, in qualche caso, dalla poca dimestichezza di alcuni con gli apparati radio durante le trasmissioni in cripto.
Per tutta la durata delle manifestazioni le comunicazioni - come detto - hanno impegnato in modo pressoché continuo i canali radio, tanto che spesso si è fatto ricorso anche all'uso di telefoni cellulari, sia di servizio sia privati, per raggiungere i funzionari dirigenti dei servizi di ordine pubblico.
In alcuni momenti gli apparati della centrale operativa hanno evidenziato difficoltà nelle comunicazioni. In pratica, tali inconvenienti non hanno oscurato il canale radio né hanno impedito che i reparti sul territorio potessero dialogare tra di loro o con i loro dirigenti, ma hanno interessato soltanto la centrale operativa, impedendole di trasmettere e ricevere sia pure per un tempo brevissimo, quello necessario per ricorrere ad apparati radio di riserva già disponibili sul posto. Credo che sulla strada nessuno abbia avvertito le difficoltà della centrale.
Il personale tecnico ha riferito che le reti radio hanno funzionato regolarmente e non sono state oggetto di alcun guasto. Il sistema di gestione delle comunicazioni radio - il cosiddetto Com center - ha vissuto, invece, qualche momento di crisi per gli inconvenienti generati proprio dall'elevato traffico. Gli inconvenienti sono stati superati con l'immediata assistenza dei tecnici presenti ininterrottamente sul posto, i quali hanno consentito il funzionamento del sistema in modalità normale ed in modalità di riserva.
L'ispettorato territoriale per la Liguria del Ministero delle comunicazioni, che nei giorni del vertice ha assicurato un servizio di sorveglianza dello spettro radioelettrico per il rilievo di interferenze, ha riferito che nel periodo in argomento non sono state rilevate interferenze intenzionali, mirate cioè
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ad interrompere i servizi di telecomunicazione, ma sono state rilevate, invece, interferenze accidentali causate proprio dall'impiego improprio degli apparati radio, comprensibili per la quantità di apparati radio impiegati.
I principali interventi segnalati si riferivano - come verificato dallo stesso personale - agli apparati radio della Polizia di Stato rimasti accidentalmente in trasmissione, uno il giorno 20 intorno alle ore 19,00 e gli altri due, invece, il giorno 21, uno alle ore 8,00 e l'altro alle ore 17,30, ma di fatto non hanno arrecato alcun disservizio.
Durante lo svolgimento dei servizi di ordine e sicurezza pubblica, in occasione delle manifestazioni di piazza, in centrale operativa erano presenti il dirigente dell'ufficio prevenzione generale responsabile della centrale operativa, un funzionario del ruolo dirigenziale indicato nell'ordinanza di servizio del 12 luglio come collaboratore diretto del questore, lo stesso questore e, nei giorni 19 e 20 luglio, il vicecapo vicario della Polizia. Il compito della centrale operativa era di coordinare l'attività dei contingenti dei reparti, disporre i movimenti e l'impiego del personale in relazione alle necessità e garantire un'attività di supporto.
L'impiego dei reparti sul territorio è stato condizionato da più fattori, tutti previsti ma ineliminabili.
MARCO BOATO. Qual è il primo dirigente che ha indicato?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Sono io: il dirigente dell'ufficio prevenzione generale e soccorso pubblico.
A Genova in quei giorni si è verificata una situazione di ordine pubblico molto complessa, senza precedenti nel nostro paese, in un contesto in cui bisognava garantire la sicurezza di un vertice internazionale in cui erano presenti otto Capi di
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Stato e di Governo, consentire a tutti di manifestare pacificamente e nel rispetto della legge e garantire la sicurezza della cittadinanza.
Un elevato numero di manifestanti è arrivato a Genova per esprimere il proprio dissenso. Molte componenti del movimento dell'antiglobalizzazione avevano già dichiarato apertamente la loro intenzione di impedire lo svolgimento del vertice e di penetrare nella zona rossa. Decine e decine di migliaia di persone hanno invaso le vie della città per convergere sulla zona gialla e, poi, verso la zona rossa: alcuni con intenti pacifici, altri fermamente decisi a mettere in atto una non meglio definita disobbedienza civile ed altri ancora con il solo obiettivo di distruggere e saccheggiare. La componente più violenta del movimento (si trattava di diverse migliaia di persone) si è equipaggiata con passamontagna, caschi, scudi, protezioni per il corpo, maschere antigas, mazze e spranghe; si è rifornita di armi improprie di qualunque genere e di bottiglie incendiarie, a dimostrazione della volontà di condurre una protesta assurdamente violenta con tecniche da guerriglia e con l'intento preordinato di attaccare le forze dell'ordine.
Le frange più violente si sono distribuite sul territorio; non hanno operato in un solo settore: hanno incendiato autovetture, cassonetti, distributori di benzina e danneggiato auto private, arredi urbani, esercizi commerciali e banche. Non si sono fermate nemmeno davanti alle caserme della Polizia stradale, alla caserma Ilardi della Polizia di Stato, al comando provinciale dei Carabinieri, alla compagnia Carabinieri di San Martino, al comando regionale della Guardia di finanza e al carcere di Marassi. È stata prodotta una violenza inaudita, mai vista precedentemente, messa in atto contemporaneamente in zone e in quartieri diversi della città da migliaia di manifestanti con autentiche azioni di guerriglia prolungate nel tempo
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e di elevata violenza, che hanno impegnato notevolmente i nostri reparti in lunghi ed estenuanti contrasti ed in azioni di contenimento.
Altre componenti violente spesso si sono mescolate con i gruppi meno oltranzisti nella massa dei pacifisti. Entravano ed uscivano da queste masse o dai cortei per rendere più difficile e più rischioso l'intervento delle forze dell'ordine, colpivano di sorpresa, si davano alla fuga repentinamente e rientravano; non sempre le frange violente sono state isolate dagli altri manifestanti.
Esisteva una oggettiva difficoltà ad individuare preventivamente questi soggetti, certamente non identificabili solo attraverso il colore della maglia, che si spostavano in forma anonima, semmai con le mani alzate alla vista delle forze dell'ordine e poi, improvvisamente, comparivano in occasione degli scontri e delle violenze. Decine di migliaia di manifestanti diretti verso il centro della città hanno costituito un lungo fronte unico nel quartiere della Foce, dalla Fiera del mare fino a corso Sardegna. Un muro quasi invalicabile oltre il quale non era facile andare: era difficilmente aggredibile lateralmente, non poteva essere attraversato perché, come insegnano le prime regole di gestione dell'ordine pubblico, addentrarsi in questo muro di violenza avrebbe comportato gravissimi rischi per l'incolumità fisica del personale e degli stessi manifestanti.
Contemporaneamente, anche intorno alle piazze tematiche è stata esercitata una forma di violenza, forse meno virulenta, ma ugualmente pericolosa perché i manifestanti tentavano di forzare in più punti il blocco precostituito in difesa della zona rossa. I reparti sono stati impegnati lungamente per ore in azioni di contrasto e di contenimento di questa violenza. Grossi contingenti di personale sono stati impiegati negli scontri più accesi mentre altri, più agili per composizione
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numerica di mezzi e di personale, si spostavano frequentemente e velocemente per affrontare situazioni meno complesse.
In alcune occasioni, sotto la pressione di quest'enorme massa di manifestanti, i nostri reparti sono stati costretti ad indietreggiare, ma si sono riorganizzati, hanno avanzato, contrastato e contenuto i violenti. Eppure, spesso, hanno operato in condizioni sfavorevoli di impiego: in salita, controvento, in spazi ristretti, sotto il lancio di bottiglie incendiarie ed oggetti di ogni genere.
I movimenti dei contingenti certamente non sono stati facilitati dalla particolare topografia della città di Genova che si estende lungo il mare, a ridosso dei monti, con salite, discese, strade strette che non offrono spazi di manovra e con la viabilità principale, costituita da due o tre arterie che collegano il Ponente con il Levante passando per il centro storico, di fatto, poi, occupata dai manifestanti. In alcuni casi abbiamo dovuto usare anche l'autostrada per effettuare degli spostamenti di contingenti. Le difficoltà dei reparti negli spostamenti erano dovute essenzialmente alla consistenza numerica dei mezzi per il trasporto di personale che, ovviamente, doveva essere adeguato a fronteggiare queste continue violenze ed aggressioni.
Spesso, durante gli spostamenti verso l'obiettivo, i reparti si imbattevano in altri gruppi di manifestanti che, pronti ad ingaggiare con loro degli scontri, li ostacolavano con degli sbarramenti sulla strada fatti di cassonetti o di autovetture incendiate o che, al loro passaggio, li bersagliavano con un fitto lancio di oggetti di ogni genere per cui ritardavano l'arrivo nel luogo di destinazione o, addirittura, non lo raggiungevano e si doveva provvedere all'impiego di altro personale.
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Certamente, in alcune occasioni, gli interventi dei reparti non sono stati così immediati e tempestivi come qualcuno poteva aspettarsi, semmai valutando la situazione dal luogo stesso degli incidenti. Ma, come detto, esistevano delle difficoltà oggettive dovute al fatto che in quel contesto di violenza ed in mezzo a quel muro di manifestanti si doveva spostare sul territorio non la classica unità operativa agile e veloce (la volante o la gazzella), ma una colonna di mezzi, indispensabili per il trasporto di personale e materiali, che ha dovuto fare i conti con i problemi già accennati.
In questo contesto hanno dovuto operare i reparti. Nella centrale operativa ho avuto una visione generale di questi eventi, ho seguito l'attività dei reparti, le difficoltà da loro incontrate e posso affermare che queste sono state superate grazie al coraggio, allo spirito di sacrificio ed al senso di responsabilità che ha animato tutto il personale.
MARCO BOATO. Dottor Zazzaro, la ringrazio per questa relazione anche perché, a differenza del collega che l'ha preceduta, lei ha opportunamente collegato le questioni di carattere tecnico, sotto il profilo del settore delle telecomunicazioni di cui lei è competente responsabile, con altre questioni che riguardano la finalizzazione di tali strutture di telecomunicazione alla gestione concreta dell'ordine pubblico nella città di Genova nella situazione di emergenza verificatasi nei giorni 19, 20 e 21 luglio. Le farò brevemente qualche domanda sia di chiarificazione sul piano tecnico, sia per quanto riguarda la seconda parte della sua relazione.
In riferimento all'aspetto tecnico, devo darle atto della completezza della sua relazione. Tuttavia, abbiamo appena ascoltato una relazione, soltanto per alcuni aspetti omologa, da parte del comandante del reparto operativo dei Carabinieri di Genova, il quale ci ha parlato di un centro radio presso la
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questura (che aveva chiamato sala operativa) consistente in tre sale: una per la gestione del G8, una per le forze di Polizia e una per le Forze armate. Se ho preso bene appunti mentre lei stava parlando, ho contato - non è una contestazione, ma solo una ricognizione di quello che lei ha detto - che nella sala operativa presso la questura c'erano cinque sale, più una distaccata presso la capitaneria di porto: la sala gestione G8; la sala forze di Polizia; la sala situazione (di cui sentiamo parlare adesso per la prima volta); la sala Forze armate; la sala situazione internazionale (di cui abbiamo già sentito parlare dai dirigenti della Polizia, ma non dal responsabile dei Carabinieri); la sala interdisciplinare presso la capitaneria di porto. Quello che le chiedo, dal punto di vista tecnico, è se tutto questo sia stato in aggiunta, anche per la particolare situazione di emergenza, alla sala operativa specifica della questura (quella che riguarda la Polizia di Stato) o se abbia sostituito la sala operativa - uso un termine tecnico e le chiedo scusa - ordinaria. Sappiamo, infatti, che vi è una sala operativa presso il comando provinciale dei Carabinieri, una sala operativa presso il comando provinciale della Guardia di finanza ed una sala operativa della stessa questura. Questa serie di sale, che si connettono dentro l'unica centrale operativa presso la questura, sostituiva in tal caso, la sala operativa della questura o essa continuava ad avere una sua autonomia, nel senso che si sarebbe connessa con la gestione G8 e le altre sale che riguardano tutte le varie forze? Mi riferisco a Carabinieri, questura e - le chiedo conferma - Guardia di finanza. L'ho chiesto ripetutamente al suo omologo dell'Arma dei carabinieri, ma non ha saputo dirmi assolutamente nulla, neanche dell'esistenza di un eventuale collegamento con la Guardia di finanza, e mi è sembrato un po' strano. Mi pare, invece, che lei - me lo confermi o me lo
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specifichi - abbia parlato di una rappresentanza all'interno di questa sala operativa della Polizia di Stato, dell'Arma dei Carabinieri, della Guardia di finanza, del Corpo forestale dello Stato, dei Vigili del fuoco, della Polizia municipale e dei vari settori della stessa Polizia di Stato.
Quindi, è una situazione un po' più complessa di quanto non sia stato rappresentato dall'Arma dei carabinieri, il cui esponente pure aveva riferito della centrale operativa presso la questura. Le chiederei, pertanto, di chiarire se è vero che la possibilità tecnica di videoconferenza, realizzata all'interno della sala di gestione del G8 (la prima delle sale elencate) sia stata una specie di interfaccia solamente dell'Arma dei carabinieri o se, invece, lo sia stata anche della Guardia di finanza. Invero, non riesco a capire se la Guardia di finanza, in tutta questa vicenda, abbia giocato un ruolo simbolico e marginale all'interno della rappresentanza delle forze di polizia, costituita dai vari ufficiali di collegamento. Ho rivolto tale domanda al comandante del reparto operativo dell'Arma dei carabinieri, ma non ha saputo rispondermi; posso dire che mi pare che lei abbia un quadro più completo, se non altro perché è primo dirigente - se non ho compreso male - all'interno della questura.
Per quanto attiene alle considerazioni tecniche, le rivolgo ancora un'altra domanda, eventualmente solo per smentire una «leggenda metropolitana». Personalmente, non sono stato in quei giorni a Genova e quindi ho soltanto ascoltato radio e televisione e letto i giornali le chiedo allora se la struttura appositamente predisposta per la prevenzione di azioni di disturbo delle telecomunicazioni abbia avuto essa stessa, a sua volta, un qualche ruolo di disturbo attivo delle comunicazioni tra i manifestanti nelle situazioni di emergenza. Ovviamente, mi riferisco a comunicazioni non tra i Corpi di polizia; infatti,
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lei ci ha detto che, per quanto riguarda l'ordine pubblico, dette comunicazioni seguivano tutte, per ragioni facilmente comprensibili, la modalità cripto. Le chiedo quindi se tale tesi, che ogni tanto ho visto riportata dai giornali, abbia un fondamento o se, invece, sia semplicemente una «leggenda metropolitana». Ho una curiosità tecnica al riguardo.
Lei ha parlato, ad un certo punto, di difficoltà di comunicazione dovute anche al sovraccarico delle comunicazioni radio, all'intervento di apparati radio riserva e così via; si è riferito alla mole, eccezionale ad un certo momento, di comunicazioni, il cui smaltimento non è stato facilitato dalla concitazione degli eventi. Ciò è comprensibile, visto che il 20 ed il 21 luglio sono state due giornate di grande emergenza. Anche se suppongo non fosse sua la responsabilità, lei ha dato questo quadro nella seconda parte della sua relazione. Le chiedo, dal punto di vista conoscitivo - quindi, non dal punto di vista del giudizio politico o sotto un altro profilo: infatti, dobbiamo semplicemente conoscere i fatti - se siano emersi, tra i vari soggetti da lei indicati, problemi afferenti alla fase decisionale, di coordinamento tra i Corpi di polizia o concernenti le decisioni di volta in volta da assumersi rispetto alle situazioni che si sviluppavano. Anzitutto, intendo riferirmi a lei stesso; quindi, al responsabile della centrale operativa, al collaboratore diretto del questore, al questore stesso, al vicecapo vicario (quest'ultimo, nei giorni in cui era a Genova).
Visto che lei è stato, momento per momento, protagonista delle varie fasi decisionali e considerato altresì che le decisioni, in forza della legge del 1981, vengono assunte dall'autorità di pubblica sicurezza, dalla Polizia di Stato e quindi o dal questore o dai funzionari, le chiedo se vi siano stati problemi nelle varie fasi decisionali riguardanti gli interventi da porre in essere nei vari momenti.
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Concludendo, lei, dottor Zazzaro, ci ha rappresentato il quadro in parte già noto - sa, infatti, che abbiamo ascoltato molti rappresentanti della Polizia e degli altri Corpi - delle difficoltà incontrate in quei giorni, a proposito del quale, anche avendo la possibilità di conoscenza dei movimenti in tempo reale, attraverso i mezzi tecnici, non mi pare lei abbia fatto mai riferimento a situazioni di esorbitanza che si sono verificate (ormai è pacifico) sulle quali solo il giudizio può essere diverso. Del resto, lo stesso prefetto Andreassi vi ha fatto riferimento innumerevoli volte, nel corso della lunga mattinata trascorsa con noi. Si è trattato di situazioni di esorbitanza, rispetto ai compiti di contrasto nei confronti dei protagonisti di azioni violente o di guerriglia e nei confronti dei partecipanti pacifici alle manifestazioni. Le chiedo allora, se, nonostante gli apparati di visione in tempo reale di quanto stava succedendo, non vi siete accorti, all'interno della sala operativa, di qualche disguido o di qualche disfunzione che si stava verificando. Glielo chiedo anche perché lei, ad un certo punto, ha parlato di decine di migliaia di manifestanti, riferendosi, perciò, non ai violenti; ha anche parlato di un lungo fronte unico, usando poi l'espressione «un muro di violenza». Ecco, questo è stato l'unico punto della relazione nel quale a me è sembrato improprio il suo modo di esprimersi perché parlare di un muro di violenza rispetto a decine di migliaia di manifestanti a me pare improprio.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Quanto alla sala operativa, la sua articolazione è definita nella stessa ordinanza del 12 luglio. I locali erano i soliti del centro operativo della questura (sia pure, ovviamente, rinnovati). Il cuore decisionale della centrale operativa era costituito dalla sala gestione G8, dalla sala Forze di Polizia e dalla sala situazione - che si trovavano sullo stesso
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piano (ma non negli stessi ambienti) - e dalla sala Forze armate che, invece, aveva in una posizione più isolata.
La sala interdisciplinare, invece, costituita presso la capitaneria di porto, rispondeva alla necessità di coordinare tutti i servizi di vigilanza a mare con i servizi di ordine pubblico, considerato che, tra l'altro, tra le varie ipotesi vi era quella di dover predisporre le scorte alle delegazioni per mare; quindi, si era previsto anche ciò.
Poi, vi era la sala situazione internazionale, posizionata al piano terra della questura e coordinata dalla direzione centrale della Polizia di prevenzione; questa serviva a coordinare le diverse polizie straniere appunto con la direzione centrale di Polizia di prevenzione. Dunque, ad esse pervenivano, ovviamente, le comunicazioni radio nonché, le immagini sullo schermo.
Quanto alla Guardia di finanza, questa era presente nella centrale operativa; con essa non è mai stato realizzato alcun collegamento di interconnessione e di videoconferenza; ciò è stato fatto, come dicevo prima, soltanto con il comando provinciale dell'Arma dei carabinieri, e soltanto in occasione del vertice. Ovviamente, però, la Guardia di finanza era presente nella sala operativa, insieme, come dicevo dianzi, con tutte le altre forze di polizia e l'ufficiale era collegato con la sua centrale operativa anche attraverso la propria radio che poteva portare nella nostra centrale operativa. Quindi, aveva comunque modo di seguire le attività della Guardia di finanza attraverso la radio.
Nella fase decisionale non vi è stato nessun problema, gli avvenimenti si sono susseguiti velocemente per cui vi è stata un'attività molto frenetica, ma sempre con una piena condivisione, tramite consultazioni e confronti, delle scelte dei comandi.
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MARCO BOATO. Si è mai avuta la sensazione che qualcosa non stesse funzionando ?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. In riferimento all'azione di contrasto sì, perché nel momento in cui abbiamo visto reparti che erano costretti ad arretrare, forse qualcosa non stava funzionando; è probabile che la violenza dei manifestanti non fosse sufficientemente contrastata, ma non in altri sensi.
Per ciò che concerne il muro di violenza, si tratta di un termine molto ampio ed ho usato questa espressione per intendere che non era uno solo il punto in cui avvenivano scontri o venivano messe in atto delle violenze: mi riferisco a via Tolemaide, a corso Torino, angolo Buenos Aires, a piazza Savonarola, a piazza Rossetti, a piazzale Kennedy, a via Rimasta.
Effettivamente, per chi si spostava ed andava dall'altro lato della città era come trovarsi di fronte ad un muro: in questo senso ho inteso usare questa espressione.
MARCO BOATO. Avevo chiesto al dottore se nella fase di visione di ciò che stava avvenendo nelle varie parti della città - in particolare nella giornata della grande manifestazione, quella in cui poi si sono verificati una serie di episodi - non abbiate percepito nulla all'interno della sala operativa, non soltanto per quanto riguarda casi di mancato contrasto della violenza - come lei poco fa ha ricordato - ma anche di eccesso di repressione rispetto a manifestanti pacifici.
Vorrei chiederle se tutto ciò non è mai comparso sui vostri video.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Probabilmente lei si riferisce al corteo
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internazionale del 21; è vero, lei ha ragione, nel pomeriggio abbiamo avuto un'impressione di questo genere, ma, attraverso i video.
Nel momento in cui i reparti stavano contrastando i manifestanti nella zona di Puntavagno, alla fine di corso Italia, c'è stata una situazione poco chiara, tanto che lo stesso questore ad un certo punto ha lasciato la sala operativa per andare sul posto a verificare quello che stava accadendo.
GRAZIELLA MASCIA. Vorrei chiederle due questioni specifiche, dottor Zazzaro. Lei ci ha riferito - ed io ne sono convinta, perché abbiamo avuto la possibilità di verificarlo nel corso di quelle due giornate - che avevate la situazione sotto controllo, con le telecamere, il maxischermo e diversi strumenti e modalità di registrazione o comunque di ripresa.
È possibile che nel corso di due giorni - in particolare del giorno 20, quando le situazioni erano molto articolate, le piazze erano diverse - voi non siate riusciti mai ad individuare una volta, un gruppo di violenti che sfasciavano cose, isolati rispetto, invece, ai manifestanti pacifici ? Vorrei capire se i vostri punti di controllo stazionavano solo dove erano previste le manifestazioni organizzate dal Genoa social forum oppure comprendevano altre parti della città. Infatti, dato che sicuramente vi sono state azioni lontane da questi luoghi e non è successo mai nulla, non c'è stato un intervento o un arresto di una persona colta in flagrante mentre commetteva un'azione violenta di quel genere, vorrei capire se il vostro maxicontrollo era limitato a determinate zone; diversamente, come è possibile che non siate riusciti ad individuare una sola situazione che non avesse una vicinanza con i manifestanti?
Per quanto riguarda la scuola Diaz, vorrei chiederle se voi avevate in funzione una telecamera quando è avvenuta l'operazione di polizia giudiziaria ed eventualmente anche quando
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avete avuto la prima segnalazione rispetto alla necessità di intervenire sul luogo. Inoltre, le chiedo se avete anche riprese precedenti all'operazione stessa, perché ci è stato riferito che quest'ultima si è svolta in seguito al passaggio di una camionetta: in definitiva, su tutto ciò avete vostre registrazioni?
Infine, vorrei chiederle che cosa sono i radiotelefoni portatili Puma perché ho visto nella documentazione fornita dal capo della Polizia che costano, oltre alla cripto, 2 miliardi 178 milioni: allora per curiosità, sono tantissimi o sono delle macchine infernali ?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Vorrei iniziare con una precisazione: le telecamere che avevamo sul territorio erano soltanto in 25 posti, quindi non avevamo il controllo di tutta la città, sarebbe stato assurdo. Credo che gli elicotteri in volo fossero al massimo soltanto due e, ovviamente, non potevano sorvolare la stessa zona; quindi, su ogni punto non poteva operare più di uno.
Conseguentemente, dalla centrale operativa non abbiamo avuto sempre ogni angolo di Genova sotto controllo, ma soltanto 25 siti: sarebbe stato assurdo pensare di fare una cosa del genere.
Inoltre, non è vero che non siamo intervenuti in tutte le situazioni: quando abbiamo avuto la possibilità di misurarci con una massa non esagerata, abbiamo fermato gruppi isolati che operavano, abbiamo anche compiuto degli arresti e portato via delle persone.
GRAZIELLA MASCIA. Mi riferisco ai gruppi che andavano a sfasciare cose.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Come dicevo prima, noi avevamo dei grandi
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contingenti che servivano per contrastare le grandi masse, laddove sapevamo che sarebbe passato quel gruppo, come si diceva ieri con il questore: le tute bianche da una parte, i network dall'altra e il gruppo che partiva dalla Cittadella. Inoltre, avevamo anche dei gruppi più agili, contingenti formati da meno squadre, che si spostavano, lavorando molto ed anche inseguendo questi personaggi quando si spostavano, ad esempio, dalle zone di via Orsini, di San Martino, del Carlini e via dicendo.
Quindi, in quelle circostanze abbiamo anche operato degli arresti, abbiamo portato via delle persone e non so dire se poi le stesse siano state arrestate.
Per quanto riguarda la scuola Diaz, noi non avevamo telecamere sulla stessa che ci potessero far vedere cosa stava accadendo, se non l'elicottero, che, per quanto è a mia conoscenza, quando è successo l'episodio sorvolava il luogo. Tra l'altro, quella sera io non ero presente in centrale operativa e non sapevo del servizio, però mi risulta che non sono state trasmesse immagini dall'elicottero, ma quest'ultimo ha compiuto soltanto un'osservazione per controllare che cosa accadesse ed, infatti, ha segnalato gli spostamenti, da piazzale Kennedy e dal Carlini, di persone che stavano convergendo verso la scuola Diaz.
Per quanto riguarda i Puma, si tratta di radio portatili, che comunemente sono in dotazione anche alle volanti e che servono, appunto, per le comunicazioni radio. Il costo probabilmente è lievitato per l'inserimento della scheda cripto.
MICHELE SAPONARA. Vorrei sapere se nella sala operativa avete avuto segnalazioni riguardo al fatto che vi era un camion da cui venivano distribuite armi e, se l'avete notato, quali siano le ragioni per le quali non siete intervenuti.
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PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Lei si riferisce sicuramente al giorno 21 luglio, quando si è svolto il corteo internazionale. Abbiamo avuto modo di vedere, proprio grazie ai nostri elicotteri, un furgone che distribuiva armi, bastoni e oggetti del genere. Abbiamo dovuto faticare un po' per bloccare questo camion, per il motivo di cui parlavo prima: tanta e tale era la massa di manifestanti già in campo che occupava la strada che, di fatto, non abbiamo potuto eseguire un intervento mirato su quel furgone. Non potevamo arrivare sul furgone con i nostri contingenti, ma dovevamo aspettare, piuttosto, che il furgone passasse davanti ai nostri uomini. Non si è creata questa condizione, allora abbiamo dovuto aspettare che il furgone tornasse indietro e, quindi, l'abbiamo «beccato» successivamente.
LUCIANO VIOLANTE. Quale era la priorità principale che avevate nei confronti delle manifestazioni?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. In che senso? Erano tutte situazioni emergenti...
LUCIANO VIOLANTE. In primo luogo, avevate la zona rossa in cui si svolgeva il vertice. Inoltre, vi erano le manifestazioni, con una parte del corteo che cercava di forzare - con il contatto fisico, ma senza usare bastoni né armi - le forze dell'ordine nella zona rossa. Vi erano poi altri gruppi che cercavano di sfasciare, altri pezzi del corteo che aggredivano, invece, con bastoni e con mazze e la grande maggioranza che sfilava pacificamente. Di fronte al verificarsi di queste varie contingenze, poiché penso che non dovevate rincorrere tutto quello che succedeva e credo che vi fosse una gerarchia di priorità, la priorità di fondo qual era?
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PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Le priorità in sostanza erano state già definite precedentemente con l'ordinanza di servizio, nel momento in cui erano state definite le strategie, articolati i servizi e, quindi, è stato deciso come fronteggiare le varie situazioni. Così è stato fatto, ad esempio, per il famoso corteo che era stato vietato, ma che sarebbe poi dovuto scendere da corso Gastaldi (era stato destinato un contingente abbastanza sostanzioso) o per la zona in corrispondenza di piazza Savonarola (luogo di concentramento dei network). Con questo voglio dire che per ogni settore era stata calibrata una certa azione di contrasto. Le priorità poi sono state determinate dall'emergenza del momento, se è questo che voleva intendere.
LUCIANO VIOLANTE. Ma prima che avesse luogo quello che poi è successo, avrete avuto uno schema di priorità. Qual era?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Non riesco a capire.
LUCIANO VIOLANTE. Si sapeva che c'era il vertice; si sapeva dell'esistenza di gruppi che avrebbero tentato di sfasciare determinate cose (era accaduto a Seattle, a Göteborg, a Nizza, era chiaro che sarebbe avvenuto anche a Genova); si sapeva che avrebbero tentato di sfondare la zona rossa. Queste cose si sapevano: c'era un vertice da tutelare, bisognava evitare che sfondassero la zona rossa e si sapeva che avrebbero avuto luogo operazioni contro i beni, contro le proprietà. Rispetto a queste tre cose, le indicazioni che avete ricevuto vi indicavano una priorità sulle altre o alcune priorità rispetto alle altre?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Credo che ad ogni settore sia stata dedicata la giusta attenzione...
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LUCIANO VIOLANTE. La città era dunque divisa in scacchiere ed ogni scacchiera aveva la sua priorità?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Certamente alla zona rossa era stato destinato un certo numero di unità per contrastare eventuali azioni dall'esterno; per quanto riguarda le piazze tematiche, erano stati stabiliti determinati contingenti; per i cortei ne erano stati stabiliti altri ed altri ancora erano stati tenuti di riserva per fronteggiare eventuali situazioni di emergenza.
LUCIANO VIOLANTE. Giustamente dipendeva da quello che stava succedendo.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Sì, dipendeva dal momento.
LUCIANO VIOLANTE. Abbiamo saputo, ma non so se risponda al vero, che il reparto Tuscania dei carabinieri non è riuscito ad arrivare perché ha perso la strada o che altri non conoscevano la città. Questo, naturalmente, credo che generasse un'emergenza.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Tutti i funzionari che sono stati destinati alla questura di Genova e che non conoscevano la città sono stati affiancati da colleghi funzionari genovesi o che prestavano servizio presso la questura di Genova, da scout, da ispettori o comunque da personale che lavora a Genova. Il problema, quindi, era stato risolto in questo modo.
LUCIANO VIOLANTE. Quindi non si è presentato un problema di non conoscenza della città?
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PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Probabilmente sì, ma si è trattato eventualmente di qualche episodio. Per quanto riguarda il Tuscania, mi risulta invece che abbia operato nella zona di piazzale Kennedy.
LUCIANO GUERZONI. Se non ho capito male, lei ha detto che controllavate 25 punti del territorio. Rispetto ai punti di crisi e di difficoltà che si sono manifestati durante quei giorni, lei è in grado di dire se i 25 punti sotto controllo prescelti sono, alla fine, risultati effettivamente prioritari?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Sì, certamente. Come dicevo prima, non potevamo controllare tutta la città, è ovvio. Tuttavia, i 25 punti erano stati scelti tenendo in considerazione sia la zona rossa che la zona gialla. Sono stati, quindi, molto utili per seguire, ad esempio, piazza Dante, piazza Corvetto, piazza Marsala; abbiamo seguito piazza Manin attraverso le telecamere, Portello, la Fiera. I posti sono stati scelti certamente in modo giusto, ma non potevamo certamente controllare tutta la città.
LUCIANO GUERZONI. Tra questi 25 punti, vi erano anche luoghi di accoglienza, tipo caserma o scuola Diaz?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Per quanto riguarda la scuola Diaz, ne ho già parlato prima.
LUCIANO GUERZONI. No, io detto «tipo» scuola Diaz.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. L'unica telecamera che avevamo era posta a
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tutela della Fiera, l'area riservata alla cittadella delle forze dell'ordine che, ovviamente, poteva guardare anche sul piazzale.
LUCIANO GUERZONI. Si può ritenere, allora, che questi punti non erano stati considerati prioritari da controllare?
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Con la telecamera posta in piazzale Kennedy abbiamo potuto seguire la parte finale di Corso Italia, Puntavagno, piazza Rossetti e, al tempo stesso, tutta Brigata Partigiani; quindi è stata utile per seguire la manifestazione.
GIANNICOLA SINISI. Abbiamo saputo che il 12 luglio fu emanata l'ordinanza di servizio del questore e, inoltre, ci hanno detto che il 13 luglio ci fu un briefing operativo nel corso del quale ne venne illustrato il contenuto. Volevo sapere, a tale riguardo, se lei partecipò al briefing operativo, chi altri partecipò, oltre a lei, e quali indicazioni vennero fornite
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Quella del 13 luglio fu una riunione che si tenne alla Fiera del Mare, alla quale parteciparono tutti i colleghi aggregati a Genova per servizi di ordine pubblico ed anche i rappresentanti delle altre forze di polizia. Il questore - e c'era, se ricordo bene, anche il vicecapo vicario; anzi, se non sbaglio, proprio quel giorno intervenne anche il capo della Polizia - illustrò l'ordinanza nel dettaglio a tutti i colleghi che poi avrebbero dovuto prestare servizio in occasione del vertice.
GIANNICOLA SINISI. Le chiederei di essere più preciso: ha detto che hanno partecipato tutti i suoi colleghi impegnati nei servizi d'ordine pubblico, ma poi ha aggiunto i rappresentanti delle altre forze di polizia; allora, le chiederei di specificare se
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parteciparono, delle altre forze di polizia, soltanto i vertici o alcuni esponenti o tutti coloro che sarebbero stati impegnati nei servizi e, inoltre, quali indicazioni vennero fornite.
PRESIDENTE. Dottor Zazzaro, l'onorevole Sinisi ha integrato una domanda già posta in precedenza dal presidente Mancuso intesa a stabilire se, insieme a coloro che lei ricorda essere stati presenti a quella riunione, fosse presente anche qualche rappresentante del DAP.
PASQUALE ZAZZARO, Responsabile sala radio della questura di Genova. Non ricordo se fossero presenti rappresentanti della polizia penitenziaria, ma ritengo di sì, pur non potendo essere più preciso al riguardo. Per quanto riguarda, invece, i rappresentanti delle altre forze di polizia, sicuramente erano presenti tutti i funzionari della Polizia di Stato che poi hanno prestato servizio in quei giorni; erano presenti, inoltre, i colleghi dei reparti mobili impiegati nonché, ufficiali dei carabinieri, ufficiali della Guardia di finanza che pure ritengo abbiano prestato servizio anche se, non posso essere più preciso su questo punto. Per quanto concerne le indicazioni fornite, fu illustrata l'ordinanza, fu spiegata, appunto, l'articolazione complessiva dei servizi e furono date indicazioni sui servizi e sulle modalità di espletamento dei medesimi.
PRESIDENTE. Presidente Mancuso, con quella domanda aveva esaurito il suo intervento?
FILIPPO MANCUSO. Sì, presidente.
PRESIDENTE. Allora, ringrazio il dottor Zazzaro, al quale chiedo se voglia cortesemente depositare una copia della relazione da lui predisposta. La ringraziamo molto, dottor Zazzaro, e le auguriamo buon lavoro.