RASSEGNA STAMPA
IL GIORNALE - Marta e la ferita ai genovesi
Genova, 3 novembre 2007
MARTA E LA FERITA AI GENOVESI
di Massimiliano Lussana
Fortunatamente, i lettori del Giornale mi perdonano molto. Sanno che fra
noi c’è un rapporto fiduciario e che tutto quello che scrivo è in assoluta
buona fede. Poi, può essere giusto o sbagliato. Ma sempre e comunque in
buona fede. Mai per interessi diversi da quelli del Giornale e della sua
famiglia. É una specie di assicurazione sulla vita di cui sono orgoglioso.
In questo c’è tutto il mio (e il nostro) essere giornalisti.
Ecco, stando così la questione, fra le cose che ci avete messo di più a
perdonarmi, ci sono alcuni giudizi positivi sulle prime mosse di Marta
Vincenzi, dal no alla moschea, alla rinnovata attenzione alla sicurezza,
dal gran successo della Notte Bianca fino alla scelta di partecipare al
dibattito promosso dal capogruppo di An in Regione Gianni Plinio sul libro
Camicette nere. Tutte occasioni in cui Marta è stata davvero Supermarta,
la (il) «sindaco di tutti», capace di sparigliare gli schemi e di far
crollare la terribile barriera destra-sinistra applicata a qualsiasi atto
dello scibile umano. Lo raccontò benissimo Giorgio Gaber in quel
capolavoro di ironia che è Destra-sinistra, ma non tutti hanno ancora
capito o digerito la superiorità delle idee e del valore delle persone
sulla loro appartenenza. Atteggiamento di stampo comunista, comunista vero
intendo, anche quando viene da ultrà della Casa delle libertà. Cosa c’è di
più liberale dell’attenzione per il singolo? Cosa c’è di più sinceramente
moderato del giudicare il singolo e non la massa? Cosa c’è di più liberale
e più sacro dell’onestà intellettuale? Per me, nulla.
Tutto questo pistolotto, per dire che rivendico con forza quegli elogi
alla Vincenzi e che non me ne sono affatto pentito. Se lei facesse un
decimo di quello che ha annunciato, sarebbe già un ottimo sindaco. Se ne
facesse un centesimo, il suo sarebbe già un mandato migliore di quello
della giunta che l’ha preceduta.
Ma, proprio perchè l’abbiamo appoggiata quando era giusto appoggiarla,
oggi è arrivato il momento di criticarla. E pesantemente. Magari con più
credibilità di quella che avremmo se avessimo seguito il consiglio di chi
diceva di strillare sempre e comunque, perchè bartalianamente «l’è tutto
sbagliato, tutto da rifare». É l’abc della politica, ma non tutti - anche
nell’opposizione - lo capiscono.
Per criticare, e pesantemente, il (la) sindaco non servono nemmeno
commenti. La rabbia dei cittadini è ben raccontata qui sopra da Diego
Pistacchi. Dal canto mio, mi limito a riportare testualmente la
«Dichiarazione di Marta Vincenzi» arrivata martedì sera tardi in
redazione: «La città di Genova rivendica una commissione d’inchiesta sui
fatti del G8. Chi ha votato contro la sua costituzione, ha voluto sommare
ai giochi di potere del G8 i giochi di “palazzo“ nella sua versione
attuale, quella più deteriore. Genova è una città ferita dal G8. Una
ferita che qualche deputato ha deciso di mantenere votando contro
l’istituzione della commissione d’inchiesta. Questo non è un trabocchetto
al governo Prodi, ma è un’offesa ai cittadini genovesi e alla ricerca
trasparente della verità».
Offesa. Testuale. Sic.