RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Irruzione alla scuola Diaz
Genova, 16 Novembre 2007
Irruzione alla scuola Diaz
Il processo si prende una pausa
si slitta al 29 novembre
Un dirigente della polizia: «La presenza davanti alla scuola del prefetto
La Barbera scompaginò la catena di comando»
Quindici giorni di pausa nel processo per l'irruzione alla Diaz
nei giorni del G8 genovese. Il 29 novembre la parola passerà ai testi
della difesa, ma ieri, nell'ultima giornata dedicata ai testimoni di parte
civile, si sono registrati due dati importanti. Il primo riguarda le
molotov che secondo la polizia sarebbero state trovate all'interno della
scuola, la seconda la non gestione delle forze in campo. Ma andiamo con
ordine: la questione molotov. Ne parla, o meglio preferirebbe non
parlarne, Fulvio Filocamo, all'epoca vice dirigente della squadra mobile
della questura di Padova. A Genova, il dottor Filocamo era alle dipendenze
di Francesco Gratteri, capo dello Sco. Entrò alla Diaz a irruzione
conclusa, aveva il compito di repertare gli oggetti che si trovavano nella
scuola, quindi avrebbe dovuto segnare sulla sua lista anche le molotov.
Fulvio Filocamo però ieri mattina ha ripetuto di "non ricordare" di aver
visto le bottiglie. Incalzato dalle domande dei legali e dello stesso
presidente del Tribunale non ha cambiato versione. «Non ricordava perché
non voleva dire di non averle viste - ha commentato Riccardo Passeggi,
legale di parte civile - perché le bottiglie non c'erano». A testimoniare
è stato chiamato quindi Giovanni Calesini, dirigente dell'Ucigos,
all'epoca del G8 vicario del questore Francesco Colucci. «La presenza alla
Diaz del prefetto Arnaldo La Barbera con tanto di casco in testa - ha
spiegato - scompaginò la catena di comando. Il fatto che un prefetto si
fosse recato sul posto ha creato imbarazzi anche ai più alti dirigenti. La
Barbera indubbiamente era il più alto in grado e nessuno poteva dirgli di
no. Questo creò non pochi problemi che non si risolsero quando a
mezzanotte e quarante il prefetto se ne andò». Arnaldo La Barbera, a sua
volta indagato per l'irruzione alla Diaz è morto nel corso delle indagini.
Calesini ha poi ricordato che mancando un "comandante di piazza" a valere
erano i gradi: «Contavano le linee gerarchiche pure e semplici», ha
specificato e a quel punto il più alto in grado era Francesco Gratteri.
I. Vi.