RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - G8, carabinieri indagati sei anni dopo
Genova, 8 novembre 2007
L´inchiesta del pm Ranieri Miniati parallela a quella sulle violenze dei
no global, evita il rischio prescrizione
G8, carabinieri indagati sei anni dopo
In sette sotto accusa per gli arresti illegali in via San Martino
MASSIMO CALANDRI
Sei anni e mezzo dopo la guerriglia urbana del G8, la procura di Genova
iscrive sei carabinieri e un maresciallo nel registro degli indagati. I
militari devono rispondere di falso e calunnia. Avrebbero mentito sulle
circostanze dell´arresto di quattro no-global - tra di loro un minorenne -
che facevano parte del corteo della Tute Bianche partito dallo stadio
Carlini in quel tragico pomeriggio del 20 luglio 2001. I sette sotto
accusa sono stati interrogati nei giorni scorsi dal pm Vittorio Ranieri
Miniati, sono difesi dagli avvocati Giovanni Ricco e Giovanni Scopesi.
Appartenevano al Battaglione Campania. In via San Martino - nei pressi
della caserma della locale Compagnia - furono protagonisti di una carica
contro un gruppo di giovani che si era staccato dal grande serpentone
guidato da Luca Casarini. Secondo una prima ricostruzione ci fu uno
scambio di colpi da entrambe le parti, al termine del quale quattro
persone furono trascinate fino alla struttura dell´Arma e più tardi
tradotte a Forte San Giuliano. I militari nel loro verbale scrissero di
resistenze e violenze da parte degli antagonisti, stilarono un preciso
verbale attribuendo con gran precisione una serie di «oggetti contundenti»
a ciascuno dei fermati. Negli anni successivi dei quattro si sono occupati
i pm Andrea Canciani ed Anna Canepa. Uno dei fermati - il minorenne - è
stato assolto, gli altri vanno a giudizio il prossimo 27 novembre.
E però, i quattro fin dalla cattura avevano raccontato una verità diversa
rispetto a quella dei carabinieri. Sostenevano di non aver aggredito
nessuno, giuravano di essere stati picchiati di brutto al momento di
essere trascinati nella caserma di San Martino. E poi altre botte dopo,
sul furgone che li accompagnava a San Giuliano. Anche in questo caso era
stato aperto un fascicolo. A rigor di logica avrebbe potuto essere
trattato direttamente dagli stessi pm, Canepa e Canciani, che meglio di
tutti - soprattutto, più rapidamente - potevano verificare ed incrociare e
verificare le testimonianze. Ma la macchina della giustizia si muove
spesso con meccanismi incomprensibili alla gente comune. Il fascicolo era
stato affidato ad un altro pm del Gruppo G8. Vittorio Ranieri Miniati,
appunto. Che tra l´altro è titolare, insieme alla collega Patrizia
Petruzziello, della maxi-inchiesta sui soprusi e le violenze nella caserma
di Bolzaneto. Obiettivamente, uno dei magistrati più oberati della
procura. Recentemente il pubblico ministero si è reso conto che l´ipotesi
di reato nei confronti dei sette militari stava per essere prescritta. Ha
riflettuto su di un altro fatto: nel processo del 27 novembre, la
testimonianza degli uni (i no-global) avrebbe avuto un peso specifico
inferiore rispetto a quella degli altri (i carabinieri). E allora ha
iscritto nel registro degli indagati i sette. Ascoltati al nono piano, i
militari avrebbero sostanzialmente confermato le accuse. Ma non sarebbero
stati in grado di ricordare chi aveva fatto cosa. Avrebbero inoltre
parlato di bombolette di spray urticante in dotazione ai sottufficiali,
particolare denunciato dagli arrestati e che il maresciallo aveva in un
primo tempo negato.
L´iscrizione nel registro degli indagati dei carabinieri riapre un
capitolo che per qualche motivo è finito in secondo piano, nella
valutazione complessiva dei fatti del 2001. La maggior parte degli arresti
compiuti da agenti e militari fu illegale. Le forze dell´ordine misero le
manette a centinaia di manifestanti dichiarando nei loro verbali fatti poi
smentiti dai filmati e dalle fotografie.