RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - La mozione divide il Consiglio e trova intoppi anche nella maggioranza
Genova, 14 novembre 2007
La mozione divide il Consiglio e trova intoppi anche nella maggioranza
Genova capitale della pace a Tursi un parto difficile
Ferita che divide Una pattuglia di neo Pd, di matrice Margherita, dissente
sulla Commissione d´inchiesta
DONATELLA ALFONSO
LA FERITA, quella "amara e indelebile" del G8 divide ancora le forze
politiche e non si ricuce ancora, nemmeno con la voglia e l´impegno del
Comune che vuole riprendere il discorso da dove era stato tragicamente
interrotto il 20 luglio 2001: Genova capitale di un forum internazionale
di cultura della pace, della globalizzazione, dei cambiamenti sociali. La
mozione passa, anche se trova intoppi anche dentro la maggioranza, che per
trovare l´accordo arriva a dividerla in due pezzi. E una pattuglia di
neo-Pd (tutti di matrice Margherita) decide di non votare (Stefano
Anzalone), uscire dall´aula (Vincenzo Vacalebre e Umberto lo Grasso)
oppure astenersi (Gianni Vassallo, Marylin Fusco) quando si vota la
mozione firmata dagli ulivisti Farello e Borzani e sottoscritta
convintamente da Prc, Pdci, Verdi e Italia dei valori: che, come
sottolinea Manuela Cappello, a Genova ragiona diversamente che a Roma,
visto che alla richiesta di una commissione d´indagine sui fatti del G8
dice di sì, diversamente dalle scelte di Antonio Di Pietro. Ma proprio la
commissione d´inchiesta è quella che divide anche la maggioranza: «c´è già
chi indaga, ed è la magistratura» sottolinea Vassallo, così come Anzalone,
agente di polizia, che rincara non partecipando al voto nemmeno delle tre
mozioni presentate da An, bocciate dalla maggioranza: «parlare ancora di
queste cose, che senso ha?». Firmate da Bernabò Brea, (che definisce "irresponsabili" sindaco e prefetto, e accusa la Vincenzi di aver sempre
protetto i no global), chiedevano soldiarietà agli agenti, il divieto alla
manifestazione e speciali misure di sicurezza e, infine, una cauzione per
eventuali danni. Paolo Striano, che parla a nome della giunta, le respinge
senza esitare, in nome del diritto a manifestare e alla necessità di
tornare al dialogo.
Per cercare di ricompattare la maggioranza gli ex ds, in particolare Luca
Borzani, l´uomo-ombra della sindaco (a Roma per la Gronda) Stefano
Francesca e il consigliere di La Nuova Stagione Alessandro Arvigo, le
avevano provate tutte: anche di votare la mozione in due parti, una parte
con la richiesta della commissione, l´altra solo con l´appello alla città.
Il voto è positivo, ma le defezioni ci sono: 24 sì, 18 no e due astenuti
per la parte che riguarda l´espressione di rifiuto della violenza da parte
dei partecipanti alla manifestazione; 26 sì, 17 no per la parte
riguardante la creazione di un forum sui diritti, la globalizzazione e la
non violenza che coinvolga anche le associazioni e la società civile. Tre
ore di discussione, ma tra le posizioni duramente contrarie di An e di una
parte di Forza Italia, ci sono molti inviti al dialogo: ma com´è
possibile, si chiede il forzista Remo Viazzi, se questo paese non riesce
ancora a discutere della Resistenza, dopo sessant´anni? Nicolò Scialfa
(Prc) ribadisce che al corteo ci sarà, che non c´è alcuna obiezione da
fare alla magistratura, ma che la verità è necessaria per tutti, e così
prova ad invitare anche l´opposizione a sostenere almeno la parte di
mozione che chiede il forum sulla pace; Enrico Musso lascia aperti
spiragli di dialogo, ma vota contro, come tutto il centrodestra. Anche se
si sentono accenti nuovi; Gagliardi che cita Pasolini e la sua storica
difesa dei poliziotti-contadini buttati contro gli studenti borghesi. Si
discute e non si urla, finalmente, ma la ferita resta lì, con i suoi
margini ancora aperti. «Genova, per quello che ha vissuto - incalza
Borzani - è legittimata a rimettere in moto il confronto e il processo di
pensiero che hanno segnato il dibattito pacifico in preparazione al G8. Si
potrebbe dar vita a un forum che riprenda quei temi, creando una sorta di
carta di Genova». Tutti concordano che la manifestazione sarà pacifica, e
condannano - lo fanno gli assessori Francesco Scidone e Bruno Pastorino -
le dichiarazioni di Casarini e ogni rischio di "avvelenamento" con frange
ultrà. Siamo contro un corteo che obietta sul lavoro difficile dei
magistrati, avverte Farello, ma diciamo sì e sempre alla ricerca della
verità. Lui in corteo non ci sarà, ma altri del neo-Pd sì, a titolo
personale: gli assessori Morettini e Tiezzi, insieme a Pastorino (Prc) e
Carlo Senesi (Pdci), insieme a numerosi consiglieri. Spiega Tiezzi, già
nmargherita: «Lo faccio perchè ci sono motivazioni attualissime, spesso
sottovalutate, come il disagio legato alla globalizzazione e il rispetto
del diritto di chiunque a manifestare. Sarò lì anche per ricordare che le
forze dell´ordine non possono mai essere identificate come il nemico dei
cittadini. E mi sarebbe piaciuto che partecipasse anche il sindaco».