RASSEGNA STAMPA

LA REPUBBLICA - In aula Ghezzi, il creatore di Blog "I veri devastatori restano impuniti"

Genova, 15 novembre 2007

Il regista testimone al processo per le violenze in strada: "Partecipare sabato è inevitabile"
In aula Ghezzi, il creatore di Blog "I veri devastatori restano impuniti"
Lo strano caso del reporter inglese massacrato: nessun agente identificato
"Conosco molti degli imputati, le richieste dell´accusa sono impressionanti"

Per essere uno tendenzialmente Fuori Orario, ieri pomeriggio Enrico Ghezzi ha parlato al momento giusto. In aula, testimone delle parti civili nel processo per l´assalto della polizia alla scuola Diaz, ha ricordato che quella disgraziata notte - accelerando il passo da piazza Merani verso l´istituto di via Cesare Battisti - vide sull´asfalto «un ragazzo messo proprio male. C´era molto sangue. E nessuno si occupava di lui». Il critico cinematografico, che nel luglio 2001 era a Genova, ha involontariamente riaperto un capitolo tra i più drammatici e vergognosi del G8. L´ennesima pagina buia per la polizia italiana: il tentato omicidio di Mark Covell, giornalista inglese cui gli agenti sfondarono i polmoni a calci. Ridotto in fin di vita e abbandonato sull´asfalto. C´è un fascicolo giudiziario per questo episodio, ma sei anni e mezzo dopo è ancora «contro ignoti». Perché, nonostante il Ministero dell´Interno abbia sempre garantito la massima collaborazione nelle indagini, la Procura non è mai stata in grado di identificare gli autori del massacro. E nessuno poliziotto si è naturalmente fatto avanti ammettendo le proprie responsabilità. Ieri, al termine dell´interrogatorio, Ghezzi ha potuto incontrare e stringere le mani a Covell, che era presente all´udienza e ancora porta i segni - sul corpo e nell´anima - di quel vile pestaggio.
«Sabato volevo tornare a Genova e prendere parte alla manifestazione. Ma avevo già fissato un appuntamento precedente all´estero, non so ancora se ce la farò. E però partecipare - anche idealmente - è inevitabile. Le richieste di condanna nei confronti di alcuni dei ragazzi accusati di devastazione e saccheggio sono impressionanti. Anche perché tutti sanno bene che le cose sono state fatte sulla spinta emotiva, al culmine di una
giornata in cui tutti avevano perso il controllo. Conosco molti dei ragazzi imputati, ripeto: quelle richieste sono impressionanti.
Preoccupanti. Mentre i "veri" devastatori sono rimasti coperti, impuniti». Quando gli dicono che alle proteste non si assocerà buona parte della cosiddetta sinistra, non nasconde un sorriso amaro. «Sinistra? Quale sinistra? Quella che ha appena deciso di radere al suolo l´accampamento rom di Tor di Quinto? Forse sarebbe il caso di rivedere i termini. O di smetterla di stupirsi per certe scelte politiche». Parla della mancata inchiesta parlamentare sul G8. «Un altro episodio inquietante. Quello che è successo a luglio è diventato merce di scambio».
Con la testimonianza di Enrico Ghezzi si è chiusa un´udienza aperta da uno straordinario contributo tecnico portato dalle parti civili. La ricostruzione in due ore e mezzo di filmati e nastri - comprese le telefonate dei cittadini a 113 e 118, registrazioni di Radio Gap e Radio
Popolare - di quell´interminabile mezz´ora del 21 luglio. Fra le 23.30 e le 0.04, quando la polizia fece irruzione nella scuola e ai parlamentari fu impedito di entrare, quando i feriti venivano portati fuori in barella e i super-poliziotti si riunivano nel cortile della scuola. Più tardi qualcuno avrebbe introdotto nella Diaz le bottiglie molotov, avrebbe fabbricato a tavolino i falsi verbali, avrebbe ammanettato e portato alla caserma di Bolzaneto i 93 no-global. Tra le tante conversazioni un paio sono suonate drammaticamente paradossali: alcuni genovesi osservano dalla finestra il massacro in corso, e telefonano chiedendo aiuto perché «venite, stanno ammazzando quei poveri ragazzi, è un macello!». Ma chi c´è dall´altra parte del filo? La polizia. E poi c´è l´angosciante trasmissione di Radio Gap - «Stanno arrivando, sfondano la porta, non stiamo facendo niente di male, alziamo le mani.. « - interrotta dagli agenti che di lì a qualche secondo avrebbero cominciato ad usare i manganelli.
A margine del processo per quella che l´avvocato Silvio Romanelli, difensore di alcuni poliziotti imputati, ha definito «l´iniziativa della Diaz», vale la pena di segnalare la rinuncia ad ascoltare 150 testimoni avanzata dal questore Giovanni Luperi attraverso il suo legale, Carlo Di Bugno.

(massimo calandri)