RASSEGNA STAMPA
LIBERAZIONE - Verità e giustizia non si prescrivono
Roma, 9 novembre 2007
Vittorio Agnoletto Sabato 17 novembre torneremo a Genova, 2675 giorni dopo l'uccisione di Carlo, le botte, le torture, le menzogne. Torneremo a Genova in tanti e tante, uniti, ritrovati perché Genova siamo noi e la storia di quei giorni non possiamo permettere che venga ancora una volta storpiata, negata, falsificata. Dobbiamo impedire ad altri di riscrivere la storia, dobbiamo dire ancora una volta, in modo forte e chiaro, che quelle speranze calpestate dalla "più grave sospensione dei diritti democratici" dell'Italia repubblicana, non possono essere processate nelle aule dei tribunali. Quella storia siamo noi, i trecentomila che sfilarono sabato 21 luglio nel dolore, gli 80mila che lo fecero due giorni nella gioia, le migliaia di persone che parteciparono ai seminari, ai workshop, alle piazze tematiche. Un mondo di domande plurali, trasversali a culture, idee e percorsi che mettevano in campo l'altra globalizzazione quelle dei diritti, della ragionevolezza nella radicalità, dell'alleanza tra i Nord e i Sud del mondo. Dopo Genova il movimento è fiorito in mille luoghi e per anni ha scandito l'agenda delle politiche di cittadinanza. Questa è stata Genova, queste sono le ragioni che, ieri come oggi, cercano di calpestare e impedire. In tanti in questi anni abbiamo chiesto verità e giustizia per Carlo, per le torture a Bolzaneto, per la brutale repressione dei cortei, delle piazze, per il selvaggio agguato nella scuola Diaz. Abbiamo chiesto che si facesse chiarezza sui mandanti politici di quei delitti e sulla catena di comando delle forze dell'ordine che quei reati autorizzarono quando addirittura non li pianificarono. Oggi, di fronte alle richieste di due secoli di carcere e di indennizzi milionari per i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio - un reato in disuso dai tempi di guerra, rispolverato in maniera strumentale - di fronte al rischio che richieste simili riecheggino tra pochi giorni nelle aule di Cosenza, di fronte alla bocciatura, con i voti di Mastella e Di Pietro e grazie alle assenze dei socialisti, di una commissione d'inchiesta parlamentare sui fatti del G8, di fronte alla certezza della prescrizione anche in caso di condanna per gli uomini in divisa responsabili delle violenze di Bolzaneto e della Diaz, la nostra indignazione, la nostra voglia di verità deve tornare a manifestarsi forte e unita per le strade di Genova. Ma c'è di più. Proprio nel momento in cui la politica istituzionale sembra scordarsi delle parole spese - almeno nel centrosinistra - sulle "notti cilene" di Genova 2001, tornano drammaticamente attuali le ragioni che animarono la manifestazione in solidarietà dei migranti di quel lontano 19 luglio 2001. Strumentalizzando la spinta emotiva, conseguente a un grave fatto di cronaca, vengono assunti provvedimenti che alimentano la crescita di comportamenti razzisti e xenofobi. Avevamo ragione. Il precipizio in cui la politica di "un pensiero unico" rischia di far cadere la nostra società è quello non solo dell'esclusione, ma dell'esclusione armata, barricata, rancorosa e razzista. La domanda che ora tutti noi abbiamo di fronte è una sola: riusciremo a ritrovare lo spirito di Genova senza far finta di non sapere che il tempo è passato, che le storie e le diversità sono maturate? La sfida è questa. Non solo coinvolgere tutte e tutti singoli, associazioni e collettivi venuti a Genova nel 2001, ma anche coloro che a Genova non c'erano e che con onestà hanno poi riconosciuto la gravità della ferita inferta in quei giorni alla storia democratica del Paese. Per questo abbiamo lavorato nei giorni scorsi per un appello comune, ampio e unitario nato al tavolo aperto e solidale della Comunità di San Benedetto di Don Gallo. A quel tavolo c'era anche una delegazione della Cgil di Genova. Ieri, però la Cgil nazionale ha definito alcuni contenuti "non condivisibili" e per questo ha annunciato che il 17 novembre non ci sarà. Ci permettiamo di dire che sbagliano oggi come sbagliarono sei anni fa (c'erano allora e oggi la Fiom e Lavoro & Società). Nel 2001 i vertici della Cgil non compresero la necessità di unità nelle diversità di fronte alle devastazioni della globalizzazione liberiste, non compresero che un grande movimento stava nascendo in tutto il mondo; oggi non comprendono come la richiesta unitaria di verità e giustizia su Genova abbia bisogno di essere sostenuta e partecipata come condizione imprescindibile per rimarginare una ferita ancora viva tra una generazione e le nostre istituzioni. Sappiamo la difficoltà di ritornare a suonare insieme, come un orchestra, ciascuno con il suo strumento, con la sua esperienza; la difficoltà di tornare ad essere un movimento plurale, consapevole delle proprie diversità, ma anche dei propri obiettivi comuni. Non ci nascondiamo nemmeno che l'esperienza di governo, con le delusioni e le aspettative mancate, ha prodotto una diversificazione di atteggiamenti, disponibilità e diffidenze nella società civile e nei movimenti. Ma vorremmo ricordare a tutti che le ragioni di Genova non solo restano intatte, ma sono diventate ancora più drammatiche e non permetteremo a nessuno di scrivere sentenze sommarie, di individuare dei capri espiatori, di riscrivere la storia a uso e consumo di chi allora anziché tutelare i diritti costituzionali massacrò cittadini inermi. Per questo ancora una volta invitiamo tutte e tutti, a ritrovare lo spirito di Genova nel rispetto della storia di ciascuno, per una giornata di riflessione, di relazione, di impegno e di lotta. Crediamo in una risposta che sia capace di coinvolgere non solo i settori più militanti e attivi del movimento; ci rivolgiamo a chi, ancora oggi, non ha spento la propria indignazione, a tutti coloro che sei anni fa diedero un contributo straordinario per fare e raccontare la nostra storia. Registi, attori, personalità del mondo della cultura, tanti giornalisti con in testa la Fnsi, forze sindacali, Rsu provenienti da centinaia di luoghi di lavoro, giuristi, missionari, mondo associativo cattolico, scout... La storia di Genova siamo tutti noi, lo saremo ancora. E allora proviamo in questi pochi giorni ad allargare lo sguardo e riportare a Genova quell'intuizione giusta praticata da centinaia di migliaia di persone e che scientificamente, ma fino ad ora inutilmente, hanno cercato di distruggere. Abbiamo ancora molta strada da fare a partire dal 17 novembre.