RASSEGNA STAMPA
IL MANIFESTO - «In Europa mai vista una polizia del genere»
Genova, 14 novembre 2008
INTERVISTA L'avvocato Gilberto Pagani
«In Europa mai vista una polizia del genere»
Alessandra Fava
«Da oggi si stabilisce che si possono falsificare i verbali. Questi li hanno giàpromossi, adesso gli daranno anche le medaglie». È a dir poco deluso al termine della lettura della sentenza, l'avvocato Gilberto Pagani, che al processo Diaz difende un neozelandese, alcuni inglesi, alcuni italiani e anche le mamme di due manifestanti italiani. Pagani fa parte del Legal team Europa, un organismo internazionale fatto di avvocati che hanno seguito, dal G8 genovese in poi, tutte le manifestazioni in occasione dei controvertici (da quello successivo di Evian a Rostock, per intenderci).
Che lettura dà di quello che successe a Genova nel 2001?
È stata, come del resto l'ha definita Amnesty international, la più grave violazione dei diritti umani dopo la seconda guerra mondiale. E' chiaro che si è trattato di un pesante attacco al movimento che si è concretizzato con una serie di violenze su persone assolutamente inermi culminate nella mattanza della Diaz.
Abbiamo osservato in questi anni che mentre la stampa internazionale ha fortemente criticato l'atteggiamento delle forze dell'ordine italiane, da parte della politica ufficiale italiana, forse anche di una parte del mass media, c'è sempre stata una certa distanza dai fatti. Come mai?
È vero, perché negli altri paesi l'opinione pubblica civile è molto più presente. Mentre da noi c'è stata una voluta manovra di oscuramento della verità, che si è concretizzata nell'ignorare sia i reati sia i comportamenti assolutamente devianti e illegali che erano stati portati avanti dai vertici delle forze dell'ordine.
Lei capì solo al carcere di Pavia che cosa era successo quella notte alla Diaz.
La notte della Diaz sono riuscito ad andar via da Genova verso le 11 di sera. Poi ho visto le persone arrestate qualche giorno dopo nel carcere di Pavia ed era uno spettacolo veramente tragico. Tantissimi erano feriti, ingessati, avevano indumenti sporchi di sangue, erano spaventatissimi, addirittura terrorizzati. Noi avvocati eravamo molto preoccupati perché pensavamo che questo castello di accuse - di cui ovviamente al momento non conoscevamo con esattezza l'ampiezza - temevamo che potesse rimanere in piede. Al contrario, fortunatamente, è stato immediatamente smontato. La serie di falsi portati avanti dalle forze dell'ordine in quella sede erano così clamorosi che sono stati immediatamente verificati come tali dai giudici immediatamente al primo colloquio con gli imputati.
Situazioni di tensione ci sono state a Evian, a Ginevra nel 2003, a Rostock e così anche nel vertice scozzese di Gleneagles. Come si sono comportati in quei casi le forze dell'ordine di quei paesi?
Non c'è stato quasi nulla che sia uguale o equivalente a quel che è successo a Genova. Noi monitoriamo e osserviamo tutte queste grandi manifestazioni internazionali e abbiamo visto che in realtà dopo Genova il comportamento delle forze dell'ordine nei vari paesi europei è stato improntato non tanto ad essere più buoni, quanto ad evitare gravi problemi. L'unica eccezione è stata a Salonicco, ma in Grecia c'è una situazione particolare che andrebbe commentata a parte.
Intanto ieri mattina all'apertura dell'udienza due avvocati hanno ancora ribadito l'innocenza dei loro assistiti. Davanti a decine di telecamere e alle tv internazionali l'avvocato Alfredo Biondi, che difende Pietro Troiani, ha ribadito che il suo assistito «è innocente e ha raccontato sempre come è andata». In serata è stato poi fra i primi a esultare per la sentenza: «È stato sconfitto il teorema della procura». Dopo di lui è intervenuto l'avvocato Massimo Lauro, che difende Massimiliano Di Bernardini, che ha respinto ogni accusa di falso giudicando «non ipotizzabile». Molti rimarcano come le verità giudiziarie non possano avere una certa rassomiglianza con la realtà, a volte distaccarsi totalmente dai fatti reali: è stato anche il commento di un pm della procura genovese dopo la sentenza su Bolzaneto. Ieri pomeriggio l'aula del tribunale si è riempita nuovamente. Tra la folla c'era anche il sindaco di Genova, Marta Vincenzi, che ha detto «non ci siamo costituiti parte civile ma è una scelta legittima che non condivido e quindi ho pensato oggi di venire qui». All'apertura del processo tre anni e mezzo fa il sindaco era infatti Giuseppe Pericu, che tentò di costituirsi col comune parte civile al processo dei 25 senza riuscirci e si tenne ben lontano dal processo Bolzaneto e Diaz. Vincenzi è anche il sindaco che lo scorso luglio non accolse i manifestanti stranieri che avevano deciso di presentarsi a Palazzo Tursi per un incontro ufficiale con delle magliette dal carattere polemico con la scritta 25 ricordando il processo contro i 25 manifestanti accusati di devastazione e saccheggio, 24 dei quali condannati a 108 anni in totale.