RASSEGNA STAMPA
IL MANIFESTO - La polizia: processo per i depistaggi lontano da Genova
Genova, 26 novembre 2008
La polizia: processo per i depistaggi lontano da Genova
Alessandra Fava
Il processo non solo non s'ha da fare in generale, ma men che meno a Genova dove c'è un fumus ambientale. È questa la posizione presa ieri all'udienza preliminare dal legale dell'ex questore genovese Francesco Colucci accusato di falso per una deposizione fatta nel maggio 2007 al processo Diaz. Maurizio Mascia, depositando in cancelleria la richiesta di remissione del processo, di fatto s'appella alla legge Cirami sostenendo che siccome a Genova si è svolto il processo Diaz e si è gridato «Vergogna» ai giudici, i magistrati non possono decidere serenamente sulla falsità o meno delle dichiarazioni di Colucci in aula, «istigato» all'inquinamento del processo, dice la procura, dall'allora capo della polizia Gianni De Gennaro con la collaborazione dell'ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola accusato di aver convinto Colucci a dire che gli uomini delle mobili entrarono alla scuola Pascoli per sbaglio.
Quella di ieri doveva essere un'udienza di passaggio, la decisione su se rinviare o meno a processo doveva arrivare entro un paio di mesi. Ma con il fumus ambientale ieri è durata il tempo della costituzione delle parti civili: il Comitato verità e giustizia, l'Associazione dei giuristi democratici più tre parti offese già costituitesi al processo Diaz. La loro ammissibilità verrà decisa dal gup Silvia Carpanini il 18 dicembre. Poi tutto si sospenderà fino al pronunciamento della Cassazione. Sulla mossa di Mascia non sono d'accordo neppure i legali degli altri indagati. Dice Alessandro Gazzolo, che con Pier Giovanni Iunca difende Mortola: «Noi avremmo continuato il processo davanti al giudice naturale». Nessun commento arriva dai difensori di De Gennaro, Franco Coppi e Alfredo Biondi.
Quello che la procura considera un collegato al processo Diaz tocca il cuore della catena di comando, colpendo De Gennaro, restato immune dal processo dell'assalto alla scuola. L'accusa di falso, istigazione e concorso al falso si basa su una sfilza di intercettazioni in cui si sente l'ex questore genovese Francesco Colucci che dice che «il capo» gli ha chiesto di «fare un po' marcia indietro sulla stampa», vale a dire su chi decise di mandare il responsabile delle relazioni esterne del Viminale Roberto Sgalla alla scuola. Arrivato all'udienza del processo Diaz nel maggio dello scorso anno Colucci ritratta e nelle ore successive riceve complimenti da diversi personaggi, compreso Gratteri e un magistrato. Insomma, secondo i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, la deposizione di Colucci prova che De Gennaro riuscì a inquinare il processo.
Quanto a Mortola viene accusato di concorso in quanto avrebbe convinto Colucci a far passare la linea che alla scuola Pascoli, sede del media center, «è andato dentro tutto il gruppo delle squadre mobili» perché «hanno sbagliato obiettivo». «Ci costituiamo parte civile per ricordare che alla scuola Pascoli, quasi totalmente dimenticata dalla sentenza di primo grado del processo Diaz, qualcosa avvenne», dice il legale dell'Associazione giuristi democratici Emilio Robotti. Qualcosa tipo il sequestro di tutti gli hard disk con le denunce presentate ai legali dai manifestanti contro le forze di polizia. Si attendono le motivazioni della sentenza Diaz per capire come anche questo non costituisca reato.