RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Mostra, convegno e corteo per ricordare Carlo Giuliani
Genova, 13 luglio 2008
Mostra, convegno e corteo per ricordare Carlo Giuliani
l'iniziativa
I genitori: «Ciò che conta adesso è la sua morte. Chiediamo di sapere
perché è morto, come
è morto, chi lo ha ucciso»
RICORDARE i giorni del G8 e quella follia collettiva che ebbe il suo
momento più tragico nella morte di Carlo Giuliani. E mentre il Comune
promuove dieci giorni di iniziative ("Genova capitale dei diritti"), il
comitato "Piazza Carlo Giuliani" ha varato un calendario parallelo, mai
sovrapposto agli eventi pubblici, centrato su una mostra (dal 15 al 22
luglio) e su un convegno a palazzo Ducale che avrà per argomento la
tortura, seguito da un corteo da piazza De Ferrari a piazza Alimonda,
teatro della tragedia.
«In piazza Alimonda - dice la madre di Carlo Giuliani, Haidi, presentando
le iniziative - ci sarà dolore ma anche levità. Sarà presente Andrea
Rivera, l'attore noto per le sue provocazioni al citofono, mentre la parte
musicale sarà affidata a un'orchestra di artisti Rom».
È una presenza non casuale, quella degli artisti gitani, visto che le
giornate saranno connotate anche da un banchetto dell'Arci dove verranno
raccolte le impronte digitali per la campagna nazionale contro la
discriminazione dei Rom. Sorprendente l'idea della mostra che accompagnerà
le giornate del ricordo ("Al lavoro, Genova chiama") centrata sul tema
delle morti bianche. Una mostra sulle tragedie del lavoro per ricordare un
giovane che è morto in tutt'altre circostanze. Perché? «Non vogliamo
parlare solo di Carlo - ha proseguito Haidi Giuliani - alla mostra nella
Sala del munizioniere si parlerà della Thyssen, delle morti bianche nei
cantieri edili e di quelle legate all'amianto. Una sezione sarà dedicata
anche al porto». Giuliano Giuliani, padre del giovane, aggiunge qualche
ricordo. «Mio figlio non ha mai avuto un impiego fisso, studiava Storia -
dice - come tanti giovani si arrangiava con lavoretti saltuari, impieghi
trovati attraverso una cooperativa di servizi, quello che fanno i ragazzi
della sua generazione: perché se fosse vivo, oggi Carlo avrebbe
trent'anni». Voglia di ricordare e voglia di sapere. «La vita di Carlo per
la gente non è e non deve essere importante, anche se lo è certamente per
noi - incalza Haidi Giuliani - Ma quello che conta adesso è la sua morte.
Chiediamo di sapere perché Carlo è morto, come è morto, chi lo ha ucciso».
E nel pieghevole stampato dal Comitato per celebrare l'anniversario del 20
luglio, rispuntano le immagini di quel giorno e vengono rilanciate accuse.
Una sequenza di foto, già comparse nelle aule del tribunale, mostra quella
che è presentata come «l'unica vera pietra di piazza Alimonda»,
ironicamente contrapposta alla ricostruzione secondo la quale un sasso
avrebbe deviato la pallottola esplosa da Mario Placanica facendola finire
accidentalmente proprio contro Carlo Giuliani. Uccidendolo per caso. La "vera pietra", secondo i familiari del ragazzo, è un sasso che nelle foto
si vede prima distante e poi vicinissimo alla testa di Carlo Giuliani.
«L'autopsia ha rilevato una lesione sulla fronte di nostro figlio -
riprendono - Vogliamo sapere se qualcuno, come gesto di spregio o per
finirlo, lo ha colpito mentre era già a terra.
Bruno Viani