RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Centinaia di persone in piazza, mentre l'altoparlante diffonde la voce di Carlo
Genova, 21 luglio 2008
Centinaia di persone in piazza, mentre l'altoparlante diffonde la voce di
Carlo
il corteo
In una registrazione del 1995, il ragazzo ucciso nei giorni del G8 legge
alcune lettere di condannati
a morte della Resistenza
Genova. Riemerge, da una registrazione del 1995, la voce di Carlo
Giuliani, allora un ragazzino di 17 anni, che legge le lettere di alcuni
condannati a morte della Resistenza. Torna a parlare, a pochi metri dal
punto in cui cadde ucciso dalla pallottola del carabiniere Placanica, la
vittima-simbolo di quello sciagurato G8 genovese. Parla di libertà,
democrazia, patria, coraggio, con queste parole si congedarono dalla vita
i partigiani Walter Fillak, Valerio Bavassano, Sergio Piombelli. Alcuni di
loro avevano la stessa età di Carlo quando morì: 23 anni. Don Andrea Gallo
sta accanto a Giuliano e Haidi Giuliani, i genitori di Carlo, il "toscano"
fumigante sotto il Borsalino nero come l'ala del corvo. Agguanta il
microfono e dice: «Carlo ha parteggiato dalla parte giusta. Nelle lettere
che ha letto c'è il grido di libertà e di giustizia che io, a 17 anni,
ascoltai quando rinacque la democrazia in Italia che e oggi riascolto. La
democrazia va riconquistata. C'è una nuova primavera e anche questo è un
dono di Carlo». La piazza applaude, don Gallo cita «la grande trappola»
preparata per il G8 del 2001, evoca «il desiderio di verità», andato
deluso. Il carabiniere Placanica, che esplose il colpo mortale, se l'è
cavata: usò legittimamente la sua pistola.«Il potere non è forte, è
fortissimo, ma Carlo, se fosse qui, griderebbe: "Su la testa! Tutti!". Il
grande male dell'Italia è l'indifferenza». Un migliaio di persone hanno
camminato fino a piazza Alimonda, attraversando la città distratta e
semideserta, nell'uggioso pomeriggio soffocato dallo scirocco. È un
happening appena velato di tristezza, si mangia panini e si beve il vino
del circolo Terra e Libertà/Critical Wine.
Haidi Giuliani come il marito indossa la maglietta nera con la scritta "clandestino". Invita la folla a compilare la scheda preparata
dall'Associazione Piazza Carlo Giuliani Onlus, apponendovi l'impronta del
dito pollice sinistro. «Prendetevi le nostre impronte e non toccate i
bambini e le bambine rom e sinti", ci sta scritto sopra. Saranno quasi
trecento le schede riempite, le consegneranno al prefetto. Non a caso
l'orchestrina che strimpella è composta da musicisti rom. «La sinistra? -
sospira la signora - Dipende da che cosa si intende. Io continuo ad
incontrare gente come me, gente di sinistra». Il comico Andrea Rivera
imperversa. «Don Gallo, don Puglisi, padre Zanottelli. Questa è la mia
Chiesa, non la Chiesa della Cei». Applausi. Mischiati alla folla ci sono
Nando Dalla Chiesa, Russo Spena e l'ex ministro Ferrero.
"Carlo vive. I morti siete voi" sta scritto sullo striscione che apre il
corteo. Lo depongono nel punto esatto dell'asfalto dove Carlo venne
abbattuto. Vittorio Agnoletto nel 2001 era portavoce del Genoa Social
Forum, ora è parlamentare europeo. Dice che una verità giudiziaria è stata
raggiunta, sebbene la sentenza sulla Diaz sia «insoddisfacente». «Tramite
il Secolo XIX rivolgo un appello al presidente Napolitano. Lo Stato deve
scusarsi con i cittadini per ciò che i suoi rappresentanti in divisa hanno
compiuto al G8 di Genova. Tocca a lui farlo, come rappresentante di tutti
gli italiani». Agnoletto ha letto le rivelazioni sugli agenti americani
con licenza di sparare al G8 genovese. «Berlusconi dica se intende
rinunciare alla sovranità nazionale, durante il G8 del 2009, in Italia».
Renzo Parodi