RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - La sfida dei nervi tra due pm e 50 avvocati
Genova, 13 novembre 2008
La sfida dei nervi tra due pm e 50 avvocati
in aula
Dopo quattro anni e duecento battaglie saranno ancora loro, sempre loro. I pubblici ministeri Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, da una parte, e i legali dei poliziotti dall'altra. In mezzo, il presidente del tribunale Gabrio Barone, arbitro d'una contesa tesissima. Più indietro, i legali delle parti civili (potrebbero essere oltre 50) e gli stessi ragazzi che quella notte erano nella scuola: una trentina è a Genova da qualche giorno e tra loro Lena Zuhlke, la giovane tedesca ritratta nella grande foto di questa pagina, la stessa che riempie la copertina del fascicolo d'inchiesta.
Ancora, fuori e all'ingresso del palazzo di giustizia saranno disposte misure speciali: almeno 100 uomini a presidiare (senza dar troppo nell'occhio) le vicinanze del tribunale - dove verranno affisse le sagome d'un poliziotto che impugna un manganello al G8, riproduzione d'un manifesto comparso spesso in città - con l'ingresso "filtrato" fra pubblico e giornalisti, tanto che nei giorni scorsi il salone è stato suddiviso in tre parti.
Guardando dal fondo l'aula-bunker, come da sempre è chiamata, Zucca e Cardona siederanno davanti, sulla sinistra, lo sguardo quasi sempre fermo in avanti, verso il giudice. All'opposto gli avvocati della polizia (retribuiti dal Viminale con qualche milione di euro), compreso l'ex presidente della camera Alfredo Biondi.
Il processo Diaz ha rappresentato un'anomalia (anche) per il rapporto fra i contendenti. Non più«pubblico ministero» era chi ha sostenuto l'indagine, ma «dottor Zucca», come se la distanza istituzionale fra le varie funzioni si fosse improvvisamente, per scelta degli avvocati, accorciata. Silvio Romanelli, uno dei legali che più s'è infiammato durante il dibattimento, ci sarà insieme ai colleghi che rappresentano una fetta assai pesante della pubblica sicurezza italiana: Marco Corini, il difensore del superfunzionario Francesco Gratteri, elegantissimo, Piergiovanni Iunca (che assiste l'ex capo della Digos genovese Spartaco Mortola), con il solito aplomb, che prenderà posto probabilmente più indietro. Gabrio Barone se li troverà di fronte, per l'ultima volta: non ha mai lesinato severità nei confronti dei magistrati in queste udienze. Ma la sentenza è un'altra storia.