RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - Un milione di euro per il processo della "Diaz"

Genova, 15 novembre 2008

Un milione di euro per il processo della "Diaz"
Centinaia di persone ascoltate, 200 udienze
l'affaire giudiziario

È il costo complessivo dell'accertamento dei fatti relativi al raid della polizia, cui si aggiungeranno le parcelle degli avvocati

Un milione di euro, come minimo. È il costo complessivo del processo per il raid della polizia alla scuola Diaz di Genova Bolzaneto, cui si aggiungerano nelle prossime settimane le parcelle di molti avvocati difensori, pagate direttamente dal Viminale. E cinquecentomila euro a legale - nelle assoluzioni - è la stima attendibile fornita ieri da uno dei componenti del nutrito collegio difensivo.
A fare qualche conto si capisce come l'affaire Diaz sia stato gigantesco su tutti i fronti, compreso quello economico. Perché i tre anni di indagine preliminare, e i quattro di dibattimento, hanno rappresentato un tormentone giudiziario come a Genova non se ne registravano da anni (duecento udienze, centinaia di persone ascoltate fra parti lese e testimoni, mentre gli imputati - ad eccezione di Vincenzo Canterini - hanno fornito soltanto "dichiarazioni spontanee", ndr). Non solo. La prima sezione del tribunale penale del capoluogo ligure (il presidente Gabrio Barone e i giudici Anna Leila Dellopreite e Fulvia Maggio) è stata per anni quasi esclusivamente dedicata all'irruzione, mentre è improbabile a questo punto che i pubblici ministeri decidano di fare appello, dato anche l'approssimarsi della prescrizione.
Il caso Diaz rappresenta l'ultimo, grande processo dei tre imbastiti per i fatti del 2001: in precedenza erano arrivati a sentenza quello sulle devastazioni dei dimostranti - condanne in media severe - e per gli abusi nella caserma di Bolzaneto, con un netto ridimensionamento dei giudici rispetto alle richieste dell'accusa. L'inchiesta sulla morte di Carlo Giuliani era invece terminata in istruttoria, con l'archiviazione degli addebiti per il carabiniere Mario Placanica.
Gli strascichi di G8 (a parte le indagini nate sulle udienze Diaz, false testimonianze e sparizioni di prove che rappresentano una storia diversa e più recente) sono tre: un altro processo a carico di Vincenzo Canterini, allora comandante del Reparto mobile di Roma, accusato di lesioni personali aggravate e di violenza privata per aver spruzzato gas urticante contro alcune persone radunate in corso Buenos Aires; il procedimento a carico di Alessandro Perugini, l'ex numero due della Digos finito sott'accusa per il calcio in faccia sferrato a un ragazzo di Ostia, una delle immagini simbolo di quei giorni. E infine quello a quattro poliziotti di Bologna per le cariche avvenute in piazza Manin.

G. CET - M. IND.