RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - La sentenza sulla Diaz e la fiducia nella polizia
Genova, 25 novembre 2008
La sentenza sulla Diaz e la fiducia nella polizia
GLI EFFETTI
Ha provocato un senso di fallimento che non crea stima per la
nostra democrazia
LA SENTENZA del processo per i fatti della Diaz lascia tracce dolorose e
delude molti, quasi che lo Stato abbia assolto se stesso. Le persone
condannate sono soprattutto agenti. Sono stati infatti assolti gli alti
dirigenti, allora responsabili che sono pervenuti al vertice della
Polizia, nonostante il processo in corso, quasi un apparente braccio di
ferro tra magistratura e ministero degli Interni. I tempi della
prescrizione sono ormai prossimi, con buona pace di un futuro
accertamento di responsabilità. I cittadini hanno bisogno della Polizia e
adesso serve la loro stima. “Rimanere uniti” è sembrato giusto. Il G8, che
ho vissuto in servizio, è stato innanzitutto un grande caos in cui la
mancanza di coordinamento e la differente organizzazione delle forze di
polizia hanno giocato un ruolo determinante. Quanto avvenuto alla Diaz
però sembra appartenere esclusivamente alla Polizia di Stato, non alla
politica. Poco si può qui attribuire al caso ed alla confusione. Esiste un
linguaggio dei fatti e in tal senso la Diaz è apparsa quasi un
avvertimento eloquente per il futuro. Il malessere che deriva dal G8 non è
attenuato dalla condanna di alcuni agenti “intemperanti” e del loro capo
che personalmente ricordo come persona capace di dirigere al meglio i suoi
uomini, inquadrati. Inutile soffermarsi sui diversi momenti del processo;
le responsabilità sono personali e si condanna solo se esistono prove
reali. Da tutto ciò che è accaduto, oltre al dolore fisico e morale di chi
ha subito, deriva un profondo senso di fallimento che non crea stima per
la nostra democrazia da parte di altri paesi e lascia sgomento ed
incertezza in noi. Genova ha vissuto due avvenimenti simili, tra loro
lontani, quello degli anni Sessanta e quello del 2001 che hanno creato rapporti difficili tra polizia e cittadini. Dal primo si è usciti grazie
alla costante applicazione in ordine pubblico di principi democratici che
hanno determinato una riforma della Polizia fortemente voluta da tutto il
personale. La legge 121 del maggio 1981, tuttora in vigore, ha auspicato una
Polizia al servizio dei cittadini e per affermare tale principio,
lavoratori e poliziotti avevano lottato lungamente durante gli anni del
terrorismo. Il G8 non può avere cancellato speranze e convinzioni. I
poliziotti non amano la violenza. Occorre ripartire dalla legge di riforma
e pretendere dai Governi che tutte le Forze di Polizia vengano impiegate
secondo il codice etico europeo che, non a caso, è stato redatto nel
settembre del 2001.
ANGELA BURLANDO è vicesegretario del Partito Socialista