RASSEGNA STAMPA

La Repubblica - Vincenzi: "La ferita non è chiusa ma adesso si può voltare pagina"

Genova, 15 luglio 2008

Il sindaco commenta a caldo il verdetto e invita a superare quegli eventi, senza dimenticarli
Vincenzi: "La ferita non è chiusa ma adesso si può voltare pagina"
"Riceverò a Tursi le vittime delle violenze, l´incontro avrà un valore simbolico altissimo"
"Un monito per non dimenticare che violenze del genere possono accadere anche a Genova"
DONATELLA ALFONSO

«NO, non penso che la ferita della città sarà rimarginata del tutto, dopo questa sentenza. Ma ora ci sono le condizioni perché si possa voltare pagina e scrivere una nuova storia. La ferita non si chiude, ma bisogna superare quegli eventi, tenendoli a mente come monito: che violenze del genere possono accadere anche nella nostra democratica Genova e nel nostro democratico paese». Così Marta Vincenzi, sindaco di Genova, commenta a caldo la sentenza su Bolzaneto, non appena appreso che le condanne sono 15, che altri trenta imputati sono stati assolti e nessuno farà un giorno di carcere. Lei, sette anni fa, era presidente della Provincia, convinta nel promuovere le iniziative di dialogo intorno al G8, sgomenta nel vedere la devastazione della città e dei diritti e decisa nel difenderli, insieme al sindaco Beppe Perìcu.
Sindaco Vincenzi, è arrivata una condanna mite, nonostante richieste molto dure...
«Non credo che serva un commento della politica alle sentenze dei giudici. Ma è già importante che si sia arrivati alla fine di un processo; perché in Italia tante occasioni del genere si sono mancate, ricordiamolo».
Questa sentenza non rischia di lasciare aperta la ferita?
«Ora bisogna vedere di cambiare, di voltare pagina: è necessario. Non per dimenticare, sia chiaro, ma per considerare che quello che è accaduto in quei giorni può accadere, che cose di questo genere possono accadere anche nella nostra democratica città, nelle nostre istituzioni. Un monito per il futuro».
Però è innegabile che le condanne contro i manifestanti accusati di atti violenti sono state molto più pesante di quelle inflitte agli uomini delle forze dell´ordine. Lei riceverà nei prossimi giorni a palazzo Tursi proprio le persone che sono state vittime delle violenze e si sono costituite parte civile: cosa dirà loro?
«E´ la prima volta che queste persone vengono ricevute in Comune, e il valore simbolico è alto: siamo al loro fianco, riconosciamo la violenza che hanno subito. Sono persone che, precisiamolo, non sono state accusate di nulla, perché siamo stati molto attenti a non contrapporre manifestanti e poliziotti. Ma persone che hanno subito un trauma di cui alcuni ancora non si rendono conto. Riceverli in Comune, anche simbolicamente, vuole essere il segnale che la città è un´altra cosa rispetto a quella che è stata teatro del loro incubo, non è solo il luogo dove sono stati colpiti e che chi doveva prendersi cura di loro si è invece comportato in ben altro modo».
Una di queste persone, il giornalista inglese Mark Covell, le ha scritto per chiedere che la scuola Diaz sia aperta il 21 luglio, per potervi tornare e chiudere così quell´esperienza drammatica con una visita "pacificatrice". Cosa farà?
«Ne abbiamo già discusso con l´assessore Veardo; giustamente queste persone non sanno che le scuole hanno la loro autonomia, che sono i dirigenti scolastici a decidere. Ne parleremo con loro, valuteremo cos´è meglio fare. In ogni caso sono numerosi i momenti organizzati, da noi come Comune e anche da altri soggetti, per riflettere su quanto è avvenuto in quei giorni, in luoghi diversi».
Sindaco, il reato di tortura non è stato riconosciuto. Nonostante le denunce circostanziate, sono stati presi in considerazione solo i singoli atti...
«Niente tortura? Non so che dire... «.
Non solo chi ha vissuto le esperienze tremende della Diaz e di Bolzaneto, ma tutta Genova vive da sette anni nell´attesa che si chiuda questa pagina nera. Questa sentenza non rischia di lasciare ancora aperta la ferita?
«Io credo che la ferita non sarà rimarginata del tutto, è vero, ma ora ci sono le condizioni perché si possa scrivere una nuova, diversa pagina: perché, ripeto, si è riusciti a giungere in fondo ad un processo. Anche se la ferita non si chiude, bisogna superare quella notte, quegli abusi; ricordando però sempre ciò che è accaduto, lavorando tutti perché non accada più».