RASSEGNA STAMPA
La Repubblica - Pericu e il G8: "La storia dirà la verità"
Genova, 16 luglio 2008
Pericu e il G8: "La storia dirà la verità"
Il sindaco del 2001 riflette sulla sentenza e invita a guardare avanti
"Mi complimento con la magistratura, ha lavorato moltissimo"
"Questa vicenda trascende i singoli episodi, ma ha un significato politico
più complesso"
DONATELLA ALFONSO
«NON E´ che una sentenza risolva i problemi, al di là degli eventi
specifici esaminati da quel giudice. Per quanto riguarda i fatti del G8,
io penso che il passare del tempo faccia sì che questi siano elementi
ormai della storia e non più della cronaca». Sarà la storia, insomma, a
stabilire le responsabilità dei giorni del luglio 2001 a Genova, ragiona
Beppe Perìcu, che in quei giorni, da sindaco raccolse in sé l´anima intera
di una città che si sentiva prigioniera nella Zona Rossa, e poi offesa
dalle violenze, dalla morte di Carlo Giuliani e dalle notti nere della
Diaz e di Bolzaneto. Da giurista qual è, Perìcu, in viaggio lungo le coste
baltiche, non vuole entrare nel dettaglio del dispositivo giudiziario che
non conosce di prima mano. Ma prende atto di una realtà, così come già ha
dichiarato la sindaco attuale, Marta Vincenzi: ad una sentenza si è
arrivati. E si può andare oltre.
«Mi complimento con la magistratura ha lavorato moltissimo sia a livello
istruttorio che decisorio - dice Perìcu, parlando dall´università di
Tartu, seconda città dell´Estonia - Non sono in grado di valutare nel
merito la sentenza, ma vedo l´attenzione che si è usata di questo fatto.
D´altro canto, la vicenda del G8 trascende le singole vicende penali: ha
un significato politico complesso che si può valutare solo
retrospettivamente». Ma l´ex sindaco sta bene attento a non legare il
ricordo del G8 a Genova solo ai risvolti negativi di quell´evento, e
rivendica l´esistenza anche di un´eredità positiva, quella della città
trasformata in un palcoscenico planetario, che da quell´occasione ha
avuto, oltre che l´eco degli eventi negativi, anche risorse e progetti che
ne hanno trasformato luoghi e possibilità. Uno dei suoi elementi di vanto
nel rivendicare l´azione amministrativa compiuta.
«Io non voglio parlare di ferite più o meno rimarginate - precisa infatti
Perìcu - Quella del G8 è stata una grande esperienza di vita che, come
tutte quante, ha avuto esperienze positive e altre negative. La città era
stata ferita, certo, ma prima ancora era stata premiata nell´essere stata
scelta per ospitare un evento mondiale di questo genere. Per questo sono
convinto che non basti una sentenza a risolvere problemi complessi come
quello di capire cos´è veramente accaduto, a tutti i livelli. penso che
questo sia un compito possibile solo con il passare del tempo, quando di
questi fatti si occuperà la storia e non, ripeto, la cronaca».
Al di là di condanne che, anche dove ci sono, non verranno scontate, la
lettura delle responsabilità può quindi solo essere politica. Peraltro
Perìcu ha sempre sostenuto - e ancora lo fa nel libro "Genova nuova"
scritto con Alberto Leiss - che solo una commissione parlamentare
d´inchiesta, più volte, inutilmente richiesta dalle forze del
centrosinistra, può accertare realmente le responsabilità politiche di
quanto accadde alla Diaz, a Bolzaneto e anche nelle strade di Genova:
«Sono garantista e convinto che i processi giudiziari possano solo
stabilire le responsabilità penali individuali. Una verità complessiva
poteva e potrebbe scaturire da un´inchiesta parlamentare; i rischi di
interferenza con le indagini e io procedimenti giudiziari ancora in corso
non mi sembrano una difficoltà insormontabile». E sulle motivazioni di
quelle violenze ingiustificate, gli scontri nelle strade e la repressione
da parte delle forze dell´ordine, ha una posizione altrettanto netta: «Al
di là dei sospetti su una precisa volontà politica di provocare lo scontro
e la repressione anche da parte di forze del governo in carica, propendo
per un´interpretazione basata su una certa italica tendenza a non saper
bene organizzare le cose, degenerata anche per una serie di circostanze
casuali - scrive Perìcu - Tra i manifestanti, dopo la manifestazione
pacifica del primo giorno, erano prevalse spinte "anti sistema" sia negli
slogan che nella gestione della piazza. E tra le forze dell´ordine erano
emerse reazioni vendicative, come si è visto anche da inquietanti
intercettazioni. L´atteggiamento era quello di «voler dare una lezione»,
culminato nelle violenze della caserma di Bolzaneto e nella scuola Diaz.
Resto convinto che se la preparazione fosse stata più adeguata, molte
conseguenze negative avrebbero potuto essere evitate».