RASSEGNA STAMPA
La Repubblica - "Diaz, 110 anni a quei poliziotti più pericolosi di chi tirò molotov"
Genova, 18 luglio 2008
"Diaz, 110 anni a quei poliziotti più pericolosi di chi tirò molotov"
G8, le richieste dei pm: "In campo generali col manganello"
MASSIMO CALANDRI
GENOVA - «Un poliziotto che non è fedele alle leggi dello Stato è una
minaccia alla democrazia ben più grave di chi lancia le molotov per
strada». Le parole del pm Enrico Zucca risuonano forte in aula e
introducono la richiesta di pena per i funzionari e gli agenti coinvolti
nel sanguinario blitz della scuola Diaz: 28 condanne per complessivi 109
anni e 9 mesi, più la assoluzione di un commissario sulla cui presenza
all´interno dell´istituto esistono «legittimi dubbi». La procura di Genova
punta l´indice contro alcuni tra i più noti investigatori italiani.
Quattro anni e sei mesi di reclusione per Francesco Gratteri e Giovanni
Luperi, oggi ai vertici di antiterrorismo e servizi segreti. Allora erano
il capo dello Sco e il numero 2 dell´Ucigos. Sono accusati di aver
truccato le prove, falsificato i verbali, contribuito a costruire una
«colossale menzogna» per giustificare il massacro dei 93 no-global e il
loro arresto illegale. Analoga richiesta di condanna per Gilberto
Caldarozzi, direttore del Servizio Centrale Operativo e protagonista
dell´arresto di Bernardo Provenzano. Per Vincenzo Canterini, che guidò
l´assalto della «Celere» romana e oggi sverna a Bucarest come dirigente
dell´Interpol. Per Filippo Ferri, figlio di Enrico - il ministro dei 110
all´ora nel governo De Mita - , attuale capo della squadra mobile di
Firenze. E per Spartaco Mortola, Nando Dominici: il primo è questore
vicario a Torino, il secondo a Brescia. I magistrati sostengono che la
notte del 20 luglio quegli uomini «violarono sistematicamente e
consapevolmente le regole: perché quelle regole erano un impaccio alla
loro operazione di polizia». C´era da salvare la faccia, da recuperare la
credibilità davanti al mondo dopo il fallimento nella gestione dell´ordine
pubblico. La guerriglia urbana, la morte di Carlo Giuliani, una città
diventata teatro di una guerra assurda: «E allora i generali scesero in
campo, con i caschi e i manganelli, a fianco delle loro truppe. Servivano
arresti, servivano risultati». Serviva un´azione di forza. Il blitz nella
scuola Diaz alla ricerca di fantomatici Black Bloc, il pestaggio
indiscriminato. La consapevolezza di un altro fallimento. «I generali
erano presenti, i poliziotti al solo pronunciare il loro nome battevano i
tacchi». Era tempo di «aggiustare» le cose. Ecco allora la messinscena del tentato omicidio di un agente. Poi una perquisizione ridicola e fasulla. E
le molotov, la regina delle prove false. Gli altri imputati sono i
capi-squadra del disciolto VII Reparto Mobile. Con il vice di Canterini,
Michelangelo Fournier, che parlò di «macelleria messicana». Con i
poliziotti e i funzionari che portarono le bottiglie incendiarie nella
scuola, che firmarono i verbali di perquisizione ed arresto. Il
dibattimento è stato rinviato al 17 settembre, parleranno le difese. La
sentenza è attesa a novembre.