RASSEGNA STAMPA
La Repubblica - "Mamma, scusa", in piazza la voce di Carlo
Genova, 21 luglio 2008
I genitori ripropongono un nastro in cui il ragazzo ucciso nel G8 legge le
lettere dei condannati a morte della Resistenza
"Mamma, scusa", in piazza la voce di Carlo
In testa al corteo un´orchestrina rom e uno striscione: "Prendete le
impronte digitali anche a noi"
MARCO PREVE
L´ascolto delle registrazioni (le potete sentire sul sito genova.
repubblica.it) è stato sicuramente il momento più toccante della giornata
di rievocazione.
Il corteo era partito da piazza De Ferrari attorno alle 15.30. In testa
Heidi e Giuliano Giuliani, e subito dietro un grande striscione con al
scritta "Prendete le impronte digitali anche a noi". Gli organizzatori
hanno infatti voluto legare il ricordo di Carlo ad una battaglia per i
diritti civili come è quella contro la norma che prevede di prendere le
impronte digitali anche ai bambini nomadi. A rafforzare questo segnale in
mezzo al corteo ha suonato durante tutto il percorso un´orchestra di rom.
Arrivati in piazza Alimonda alcuni giovani stranieri, tra questi anche dei "reduci" della scuola Diaz e di Bolzaneto, hanno appeso ai cancelli della
chiesa una dozzina di acquerelli - esposti in questi gironi a palazzo
Ducale - che, come in una sorta di via crucis, riproducono i capitoli più
dolorosi del G8. L´assalto alla scuola Diaz, le botte, il trasferimento a
Bolzaneto e qui occhi e volti dilatati e colori scuri, rievocano le
umiliazioni e gli abusi subiti da parte dei carcerieri.
Il primo a parlare dal microfono è stato un vecchio amico di Carlo
Giuliani che ha ricordato sogni e speranze andate in frantumi nel luglio
di sette anni prima. Poi Heidi Giuliani ha inviato tutti i partecipanti ad
affiggere nella piazza volantini con le impronte digitali, per protestare
contro le nuove leggi. Quindi è toccato al comico Andrea Rivera, che ha
cantato alla piazza un blues divertente ma amaro sull´Italia di oggi.
In piazza, tra i pochi politici presenti c´erano Nando Dalla Chiesa,
Giovanni Russo Spena, già parlamentare di Rifondazione Comunista, Vittorio
Agnoletto ex portavoce del Genoa Social Forum e l´ex ministro di
Rifondazione Paolo Ferrero che, spiega come vada «tenuta viva la memoria
di quel che è successo tanto più che la sentenza emessa qualche giorno fa
sui fatti di Bolzaneto non riconosce la verità storica di quel che è
accaduto.». «Insieme a questo - ha prosegue - sono qui per stare vicino a
Heidi e Giuliano Giuliani che in questa piazza hanno perso il loro figlio.
Molti dei responsabili di quei fatti ora si ricoprono incarichi di vertice
nell´organizzazione delle Forze dell´Ordine e secondo me, in uno Stato
democratico bisognerebbe poter condannare quello che è successo e fare
pulizia e cioè mettere fuori dalle forze dell´ordine chi ha determinato
quello, proprio per ridare loro una credibilità che altrimenti non hanno
perché se si nasconde sotto il tappeto ciò che è successo in quei giorni a
Genova non si può costruire una memoria condivisa, non si può superare
quel che è accaduto se non lo si riconosce».
Don Gallo, ricordi e speranze "Combattiamo l´indifferenza"
«Carlo è stato un partigiano della pace». Lo ha detto don Andrea Gallo,
parlando alla folla di piazza Alimonda. «Carlo - ha spiegato - può essere
considerato un partigiano dei nostri giorni. Gramsci lo scriveva nel 1917
nell´articolo ‘Democrazia e´ partecipazione, dove lui diceva di odiare
l´indifferenza, "vivo perche´ sono partigiano". Gramsci non immaginava mai
più quale significato avrebbe assunto questo termine per la Resistenza.
Carlo è partigiano perché ha scelto da che parte stare. E quindi questo
significa essere partigiano. L´unica gravità dell´Italia in questo momento
sono gli indifferenti. In merito all´appello alla verità, il prete ha
ribadito che «nel mio piccolo diario dopo il funerale di Carlo, alla fine
io, piccolo piccolo come sono, ho chiesto la Commissione Parlamentare
d´Inchiesta a pieni poteri: il Governo Berlusconi ha negato, il Governo
Prodi ha negato. Allora io dico: stavolta siamo proprio bipartisan,
trasversali e allora il messaggio va a tutti».