RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - Diaz, assolti i vertici della polizia
Genova, 14 novembre 2008
Diaz, assolti i vertici della polizia
Appena tredici condannati su ventinove imputati. E l´aula grida: "Vergogna"
Il processo
Giudicati colpevoli i "celerini", il loro capo e quelli della falsa prova
delle molotov
MASSIMO CALANDRI
Finisce alle nove di sera con il pubblico che urla «Vergogna!»,
la corte che s´affretta a lasciare l´aula, i pubblici ministeri
impietriti, le vittime in lacrime, gli avvocati degli imputati che parlano
a bassa voce, quasi imbarazzati per un epilogo comunque sorprendente.
Finisce con la semplice condanna di un gruppo di «celerini» e del loro
capo, insieme a quella dell´agente e del funzionario che materialmente
portarono le molotov nel cortile della scuola. Tutti assolti i
super-poliziotti, compresi quelli che firmarono i verbali farciti di prove
false. Secondo i giudici, furono ingannati dagli agenti «cattivi»: i
colpevoli sono 9 capisquadra del nucleo anti-sommossa e i due loro
superiori, che fecero irruzione massacrando 93 no-global inermi; un
poliziotto ed un vice-questore, che decisero da soli di imbrogliare le
carte piazzando le bottiglie incendiarie. Ma la fantomatica aggressione al
poliziotto, le coltellate di un misterioso black bloc sbugiardate dalle
perizie? Questa ed altre bugie smascherate durante il dibattimento non
sembrano trovare spazio nella decisione presa da Gabrio Barone, presidente
della prima sezione. Dopo sette anni e mezzo di indagini e centocinquanta
udienze, il tribunale di Genova ha riscritto quella che la procura aveva
denunciato come la notte più nera nella recente storia della Polizia di
Stato. I poliziotti «buoni», tutti promossi in questi anni e oggi ai
vertici del Ministero dell´Interno, furono anche loro vittime dei
picchiatori in divisa. Le condanne sono solo tredici, quando i pm ne
avevano chieste ventotto: trentacinque anni e sette mesi di reclusione
complessivi, contro una domanda tripla. «Ero certo dell´innocenza mio
cliente. Ma le assoluzioni sono forse un po´ troppe», confessa a caldo uno
dei legali, Giuseppe Giacomini.
«Questa sera credo che sia più dignitoso il silenzio completo», taglia
corto Enrico Zucca, che insieme al collega Francesco Cardona Albini dalla
notte del 21 luglio 2001 ha cercato di fare chiarezza, rompendo il muro di
omertà e scoprendo dopo un anno che le molotov nella scuola ce le aveva
messe la polizia. La procura sosteneva che dell´irruzione, e soprattutto
delle mosse successive ? l´arresto dei presenti, i conseguenti falsi?
fossero responsabili tutti. Anche e soprattutto i funzionari che fino
all´ultimo furono presenti al blitz. Che fecero finta di non vedere Mark
Covell, il giornalista inglese ridotto in fin di vita nella strada
adiacente e fatto passare per un Black Bloc della Diaz. Tra di loro
Francesco Gratteri, attuale dirigente dell´Antiterrorismo. E Giovanni
Luperi, oggi capo dell´Aisi, l´ex Sisde. E ancora Gilberto Caldarozzi,
protagonista dell´arresto di Bernardo Provenzano, più Spartaco Mortola,
questore vicario a Torino.
E´ stato condannato a 4 anni di reclusione Vincenzo Canterini, allora capo
del disciolto VII nucleo anti-sommossa, ora questore e ufficiale di
collegamento dell´Interpol a Bucarest. Due anni per il suo vice,
Michelangelo Fournier, che parlò di «macelleria messicana». Tre anni a
otto capisquadra che beneficeranno di tre anni d´indulto come Canterini.
Un mese di reclusione ad un nono collega. E poi ci sono quelli delle
molotov: due anni e sei mesi a Michele Burgio, che dal blindato della
«Celere» portò le bottiglie nel cortile della Diaz; tre anni Pietro
Troiani, il vice-questore che le offerse ai suoi colleghi. Ingannandoli,
dice il tribunale. Ma l´uomo che le portò materialmente nella scuola resta
un mistero. E molti sono ancora i misteri che questa sentenza non
contribuisce purtroppo a risolvere. Anzi.