RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - Diaz, bufera sui giudici Anm e Csm: basta insulti
Genova, 15 novembre 2008
Diaz, bufera sui giudici Anm e Csm: basta insulti
Scontro sulla commissione d´inchiesta. Il Pdl: mai
La procura ricorre in appello contro le assoluzioni. Aumenta il rischio
prescrizione
MASSIMO CALANDRI
La sentenza del processo Diaz infiamma il dibattito politico ed
accende gli animi anche all´interno della magistratura, mentre il Csm
pensa ad avviare una pratica di «tutela» nei confronti del collegio
giudicante genovese. Il giorno dopo le assoluzioni per i vertici della
polizia coinvolti nel blitz di sette anni fa, alle pesantissime critiche
di buona parte della sinistra si contrappone il plauso del governo, che
parla di «buon senso» dei giudici del capoluogo ligure. In mezzo finisce
Antonio Di Pietro, dopo che in mattinata il suo partito aveva rilanciato
la proposta di istituire una commissione d´inchiesta parlamentare sui
fatti del G8: giusto lo scorso anno proprio l´Italia dei Valori aveva
votato insieme a Forza Italia, An e Lega, bocciando il progetto.
Era stato il segretario del Prc, Paolo Ferrero, ad aprire ieri le
polemiche: «Ancora una volta ci troviamo di fronte ad una giustizia forte
con i deboli e debole con i forti». Di «vergogna» ed «ingiustizia» aveva
parlato anche l´Arci, mentre Amnesty accusava le autorità italiane «di non
aver mai voluto contribuire in questi sette anni alla ricerca della verità
e della giustizia». Fabrizio Cicchitto, portavoce della Pdl alla Camera,
replicava che «la responsabilità penale è personale: la decisione di
Genova è equilibrata». Anche per il ministro della Giustizia, Angelino
Alfano, l´altra sera era stata pronunciata «una sentenza che ha dato un
responso chiaro». Poi all´improvviso ha fatto capolino Giuseppe Giulietti
(Idv) con una dichiarazione a sorpresa: «Ci sono ancora troppe ombre su
quella notte. Chiediamo che si provveda all´istituzione di una commissione
parlamentare d´inchiesta sul G8, sperando che questo strumento possa
contribuire alla verità e alla giustizia». Le risposte non sono tardate.
Scontata e secca quella del presidente della Pdl al Senato, Maurizio
Gasparri: «A quanti chiedono una commissione d´inchiesta diciamo fin d´ora
che non ci sarà, perché non avrà mai i voti della maggioranza». Ma il
tornado della polemica s´è levato da sinistra. Per l´eurodeputato Vittorio
Agnoletto, «quelli come Di Pietro sono dei sepolcri imbiancati».
«Scandalosi, patetici», ha rincarato la dose Gigi Malabarba, ex senatore e
a suo tempo primo firmatario del ddl per l´istituzione della commissione
d´inchiesta: «A promuovere il regista della repressione di Genova, Gianni
De Gennaro, sottraendolo al giudizio dei magistrati, sono stati proprio
loro con totale consenso del centrodestra».
Intanto a Genova il presidente della prima sezione del tribunale, Gabrio
Barone, ha risposto a chi sottolineava fischi e proteste del pubblico
presente in aula l´altra sera: «Il nostro codice prevede che si possa
condannare solo quando la responsabilità è accertata oltre ogni
ragionevole dubbio. Capisco il risentimento di chi è stato picchiato, ma
le persone dovrebbero prima leggere gli atti. E vedere le prove che ci
sono. Noi possiamo condannare solo in base a quelle. Questa sentenza
colpisce le persone sulle quali abbiamo ritenuto ci fossero prove certe di
responsabilità». Un consigliere del Csm, Fabio Roia, ha preannunciato che
presso l´organo supremo della magistratura sarà chiesta l´apertura di una
pratica a tutela dei giudici genovesi a seguito dei «pesanti attacchi che
rischiano di diventare denigratori e strumentali». La sentenza ha però
creato obiettivo stupore tra molti magistrati del capoluogo ligure. Alcuni
di loro, coinvolti in prima persona nei giudizi preliminari della stessa
inchiesta, hanno confessato ai colleghi di essere «preoccupati». Enrico
Zucca e Francesco Cardona Albini, i pm che sostenevano l´accusa contro la
polizia, attendono le motivazioni della sentenza ma la richiesta d´appello
pare inevitabile. Sulla vicenda s´allunga l´ombra nera della prescrizione,
alla quale però alcuni imputati - l´ultimo è Michelangelo Fournier,
condannato a due anni di reclusione - hanno preannunciato di voler
rinunciare.