RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - Gabrio Barone, il giorno dopo
Genova, 15 novembre 2008
Gabrio Barone, il giorno dopo
Il giudice si difende "Nel nostro codice si condanna soltanto in assenza
di dubbi"
In campo l´Associazione Magistrati: "Sempre legittime le critiche, ma la
denigrazione rimane inaccettabile"
Sapeva che la sentenza che avrebbe letto sarebbe stata seguita da forti
polemiche e probabilmente è per questo che l´altra sera, all´esplodere
delle contestazioni, invece di chiedere silenzio in aula, Gabrio Barone,
presidente del Tribunale, si è allontanato rapidamente assieme alle
colleghe Annaleila Dello Preite e Fulvia Maggio.
Ieri, però, il giudice Barone ha accettato di commentare la sentenza. «Il
nostro codice - ha detto - prevede che si possa condannare solo quando la
responsabilità è accertata oltre ogni ragionevole dubbio. Capisco il
risentimento di chi è stato picchiato, ma le persone dovrebbero prima
leggere gli atti. Il nostro codice prevede che si può condannare quando la
responsabilità è accertata ogni oltre ragionevole dubbio. Questa sentenza
colpisce le persone sulle quali abbiamo ritenuto ci fossero prove certe di
responsabilità».
Barone chiude così, tra gli applausi e i fischi, quattro anni di un
processo sicuramente difficile, ma anche molto dimenticato. Dalla politica
e dai mass media, a parte poche eccezioni.
Quattro anni di un rapporto difficile in particolare con i pm Enrico Zucca
e Francesco Albini Cardona. Le schermaglie con i pm hanno a volte
raggiunto livelli di tensione tali da portare alla sospensione delle
udienze. E, quasi sempre, il motivo del contendere era l´atteggiamento di
una parte del collegio dei difensori.
Il 6 di novembre durante la sua arringa uno degli avvocati dei poliziotti
aveva così pesantemente attaccato i pm che Francesco Cardona Albini aveva
chiesto al presidente di far cessare le minacce. Senza successo.
In difesa dell´operato dei giudici Barone, Dello Preite e Maggio si
schiera invece oggi l´Associazione Nazionale Magistrati con un comunicato
che dice: «E´ sempre legittima la critica, anche aspra, ai provvedimenti
giudiziari ma l´insulto e la denigrazione nei confronti dei singoli
magistrati e dell´istituzione giudiziaria sono inaccettabili e non
contribuiscono alla costruzione di un confronto civile su temi
particolarmente delicati».
I vertici dell´Anm, il presidente Luca Palamara e il segretario Giuseppe
Cascini sottolineano che ci sono avvenimenti nella storia di un Paese «che
turbano profondamente le coscienze e che accendono forti discussioni e
divisioni creando di riflesso inevitabili tensioni anche sul versante
giudiziario». L´Anm chiede quindi rispetto per il «difficile compito
affidato alla magistratura requirente e giudicante».