RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - Il capo della Polizia Manganelli: collaboreremo nelle sedi istituzionali
Genova, 16 novembre 2008
Il capo della Polizia Manganelli: collaboreremo nelle sedi istituzionali
"Pronti a fare luce sui fatti della Diaz"
Manganelli: spiegherò cosa avvenne al G8
"Pronto a farlo nelle sedi istituzionali". Il comitato "Verità e
giustizia": ricorso a Corte Ue
WANDA VALLI
Promette chiarezza su quanto è successo a Genova, durante il G8 del
2001, il capo della Polizia Antonio Manganelli, in una lettera a
Repubblica. E´ convinto «che il Paese abbia bisogno di spiegazioni su
quello che realmente accadde a Genova», garantisce che si muoverà, «senza
alcuna riserva», pur di arrivare a questa verità. Promette di muoversi in
prima persona e «per conto dell´Istituzione che rappresento nelle sedi
istituzionali e costituzionali». La polizia italiana, aggiunge Manganelli,
non ha bisogno di alcun richiamo alla Costituzione, perché ha dalla sua
una storia di 150 anni segnata «dai nostri morti», una storia in cui la
polizia ha sempre servito la Carta Costituzionale, schierandosi a difesa
dei cittadini con un lavoro quotidiano che unisce «migliaia di uomini
sotto pagati».
Poi annuncia l´inaugurazione della prima scuola di formazione per gli
agenti incaricati di tutelare l´ordine pubblico, e sottolinea come da
subito, dall´inizio del suo mandato, si sta adoperando «per migliorare e
anche correggere le modalità di intervento "in piazza"». Dunque, il
silenzio dopo la sentenza per i pestaggi alla scuola Diaz di Genova, non
va collegato a nessuna voglia di tirarsi indietro, di non mandare messaggi
chiari. Il capo della Polizia ricorda che ai vertici dei reparti operativi
e investigativi stanno "persone pulite". Dal luglio scorso, conclude
Antonio Manganelli, «sono io il loro garante», pronto a assumermi la
responsabilità «per errori che possono commettere».
Il suo intervento è la conferma che la ferita di Genova non è stata chiusa
da processi e sentenze, mentre il richiamo alle sedi "istituzionali e
costituzionali" potrebbe far pensare anche all´ipotesi della commissione
d´inchiesta che continua a tenere banco nel mondo politico. L´ha richiesta
il sindaco di Genova Marta Vincenzi, è favorevole il centrosinistra,
Italia dei Valori compresa. Ma c´è chi, Piero Sansonetti sul "Liberazione"
e l´euro parlamentare di prc, Vittorio Agnoletto, si stupisce. Vittorio
Agnoletto, ieri a Genova, nota: «Italia dei Valori vuole la commissione di
inchiesta, peccato che quando era nel programma del governo Prodi, Di
Pietro fosse contrario. Come mai ha cambiato idea? E´ pura ipocrisia,
perché si sa bene come la pensa il governo». E´ Maurizio Gasparri,
presidente del Pdl al Senato, a riassumere il pensiero del centro destra:
«Non esiste nessuna polemica sulla commissione d´inchiesta, perché la
maggioranza non ha alcuna intenzione di permettere una speculazione in
Parlamento ai danni delle forze dell´ordine». Quei fatti, prosegue
Gasparri, sono stati chiariti da un processo, ora confida che anche chi è
stato condannato «potrà dimostrare la propria innocenza». Pensa a Vincenzo
Canterini, ex capo del Reparto Mobile di Roma, gli esprime solidarietà, e
anche Canterini si rivolge a Repubblica per chiarire che non ha mandato
nessun messaggio in codice agli uomini che un tempo guidava, che non è
alla ricerca di "improbabili rivincite", ma aspetta solo il processo di
appello. Perché lui, come Michelangelo Fournier, i quattro capi squadra e
l´ispettore condannati per i fatti della Diaz, hanno scelto di rinunciare
alla prescrizione. E se Umberto Bossi non entra nel merito della sentenza,
ha però una sua idea: «È una decisione della magistratura, quindi, visto
che la magistratura è in larga parte di sinistra, significa che ha scelto
come vuole la sinistra». Intanto a Genova, in un dibattito pubblico, le
vittime del "Comitato Verità e Giustizia" annunciano che ricorreranno in
appello e si rivolgeranno alla Corte Europea di giustizia. Loro chiedono
di riavere a disposizione la scuola Diaz il 13 dicembre per far tornare
«gli intellettuali, i registi che filmarono la storia di quei giorni».
Giuliano Pisapia, presidente degli avvocati democratici chiarisce: «Non
cerchiamo vendette, vigiliamo per non ritrovarci alla fine noi come soli
colpevoli». Si schiera con le forze dell´ordine che «difendono la
legalità» il senatore Carlo Giovanardi, dei Popolari Liberali nel Pdl, i
Giuristi democratici, invece, sono convinti che sia mancato «il coraggio
di arrivare fino in fondo».