RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - G8, per De Gennaro l'ora della verità
Genova, 24 novembre 2008
G8, per De Gennaro l´ora della verità
Genova, domani si decide se processarlo per la Diaz. L´accusa: istigò il
questore a mentire
Chi lo conosce scommette che non ha intenzione di scusarsi con i no-global
MASSIMO CALANDRI
Quelli che lo conoscono bene scommettono non abbia alcuna
intenzione di chiedere scusa ai 93 no-global massacrati nella scuola Diaz.
Anzi. Gianni De Gennaro attende l´appuntamento giudiziario di domattina a
Genova con l´impazienza di chi pretende un definitivo chiarimento, con
l´intransigenza di chi vuole mettere per sempre a tacere chiacchiere e
maldicenze. Perché da sette anni il prefetto De Gennaro giura che con lo
sciagurato blitz del G8 non c´entra nulla. Nonostante allora fosse il capo
della polizia. Nonostante la recente sentenza che ha assolto un po´ tutti
i protagonisti dell´irruzione, in particolare i super-poliziotti. Nei
giorni del vertice rimase a Roma e scelse di affidarsi ciecamente ai suoi
fedelissimi, Arnaldo La Barbera in testa, limitandosi a qualche telefonata
formale. Allora perché chiedere scusa? E però la procura non gli crede.
Sostiene che De Gennaro abbia istigato Francesco Colucci, questore del
capoluogo ligure nel 2001, a mentire in aula nel corso del processo ai 29
protagonisti dell´irruzione. Secondo i magistrati, chiese a "Ciccio" di
cambiare la versione più volte fornita in precedenza, per evitare
contraddizioni con quello che diceva lui. Gli ordinò di arrampicarsi sugli
specchi pur di salvare faccia e reputazione, spiegando che il capo in
pratica non sapeva nulla dell´intervento nell´istituto scolastico. E
l´altro obbedì, vantandosi poi della raffica di ringraziamenti e
complimenti ricevuti dal prefetto e del suo vice, Antonio Manganelli, che
ne avrebbe preso il posto. I pm supportano la loro tesi con una serie di
intercettazioni telefoniche due volte imbarazzanti, perché coinvolgono i
vertici del ministero dell´Interno ed offrono una interpretazione
durissima e quasi "sovversiva" del rapporto tra polizia e magistratura.
Sarà il gup Silvia Carpanini a decidere se rinviare a giudizio il
prefetto, oggi direttore del Dipartimento delle Informazioni per la
Sicurezza, insieme a Francesco "Ciccio" Colucci e Spartaco Mortola, che ai
tempi del G8 era il dirigente della Digos genovese. Anche quest´ultimo è
accusato di aver determinato Colucci a raccontare delle bugie, tra l´altro
dimenticando che in qualità di imputato per il blitz - poi assolto - non
poteva informare sul tema un testimone come l´ex questore. Nella primavera
dell´anno passato il telefono di Mortola era sotto controllo per via di
un´altra inchiesta, quella relativa alla regina delle prove fasulle - le
bottiglie molotov - "accidentalmente" distrutta in questura. Ascoltando i
dialoghi tra il capo della Digos e Colucci alla vigilia
dell´interrogatorio in aula di quest´ultimo, gli inquirenti scoprirono che
il questore aveva parlato con De Gennaro. «Mi ha chiesto di fare marcia
indietro», diceva Colucci. «Devo rivedere le mie dichiarazioni».
Puntualmente, il questore cambiò versione: spiegando tra le altre cose che
era stato lui - e non il prefetto - a dire a Roberto Sgalla di andare alla
Diaz. Sgalla si occupava delle pubbliche relazioni di De Gennaro e della
polizia. E´ l´uomo che parlò di «ferite pregresse» dei no-global della
scuola e che adesso è stato promosso al vertice della Stradale. Colucci
confermò durante il processo che De Gennaro non sapeva nulla, di quel
maledetto blitz. «Ho dato due legnate ai pm», raccontò nei giorni
successivi al telefono. «E il capo mi ha chiamato, era tutto contento: li
hai maltrattati, li hai sbranati, li hai sbaragliati, mi ha detto».