RASSEGNA STAMPA
LIBERAZIONE - Presidente Fini, non resti muto...
Roma, 18 luglio 2008
Presidente Fini, non resti muto...
Piero Sansonetti
Gentile Presidente Gianfranco Fini, Lei sa che pochi giorni fa un tribunale della Repubblica ha accertato che nel luglio del 2001, in una caserma vicino a Genova (Bolzaneto), un gran numero di agenti di polizia ha seviziato, picchiato, insultato, umiliato centinaia di ragazze e di ragazzi, ha esercitato feroci soprusi su di loro, ha commesso atti di vera e propria tortura, coprendo di vergogna il corpo della polizia e anche il nostro paese. La vicenda di Bolzaneto, e poi la sentenza (molto dolce nelle pene, molto chiara nell’accertamento dei fatti) sono state al centro dell’interesse dei giornali e delle Tv di tutto il mondo. Il mondo è stato messo di fronte al fatto che in quei giorni, a Bolzaneto, lo Stato italiano si è comportato come una dittatura sudamericana degli anni ’70.
Lei sa anche, Presidente, che ieri un pubblico ministero ha chiesto condanne pesanti per una trentina di agenti e ufficiali e dirigenti della polizia, che in quegli stessi giorni, e sempre a Genova, misero sotto assedio una scuola, la Diaz, penetrarono al suo interno, pestarono a sangue centinaia di ragazzi inermi e completamente innocenti, ne ferirono in modo gravissime molte decine, sfiorarono l’omicidio. Lei sa che il pubblico ministero ha definito l’assalto alla scuola Diaz un atto più grave, e più lesivo della legalità, persino del lancio di molotov e degli attacchi violenti dei Black Block, che in quegli stessi giorni, non contrastati dalla polizia né dai carabinieri, devastarono alcune vie del centro di Genova.
Lei sa che il pubblico ministero ha accusato la polizia di avere tradito lo Stato, fabbricando prove false a carico dei ragazzi pestati e feriti, e sa che per questo, il giudice, ha chiesto tra l'altro la condanna e l'imprigionamento dell'attuale capo dell'antiterrorismo e di un alto dirigente dei nostri servizi segreti.
Non credo, Presidente, che neppure lei, ormai, abbia molti dubbi su cosa successe a Genova nel luglio del 2001, nei giorni del G8. Non sono più alcuni giornali di sinistra a dirlo (ma in quella occasione i fatti furono raccontati e denunciati da quasi tutti i grandi giornali italiani, in modo semplice e documentato): ora sono i tribunali a ricostruire l'andamento dei fatti. E a scrivere a chiare lettere che la responsabilità per l'inferno di Genova 2001 fu essenzialmente delle forze dell'ordine, e che poi per molte decine di ore in Italia furono sospesi - ad opera di polizia e carabinieri - la legalità, la democrazia e lo Stato di diritto.
Lei sa, Presidente, che una cosa così forte, così grave, sconvolgente, non era mai successa nell'Europa democratica, dai tempi della guerra e della caduta del fascismo. E' quasi impossibile trovare un precedente. Per due o tre giorni avvennero una serie concatenata di fatti - dunque non un singolo episodio di perdita di controllo - in gran parte coordinati, e poi coperti, dai massimi responsabili dell'ordine pubblico.
Lei, signor Presidente, in quei giorni era a Genova. Sappiamo che passò diverse ore nel Forte San Giuliano. Dicono anche che in una di quelle giornate andò a salutarealla Fiera i reparti della polizia impegnati nell'azione in piazza e che fu accolto molto bene, applaudito. Non mi viene neanche in mente di pensare che lei sapesse cosa stava succedendo, come stava maturando questo fenomeno eversivo e illegale che ha gettato molto discredito sulla nostra polizia. E come in questa degnerazione fossero coinvolti alti dirigenti della polizia. Ma proprio per questo, onorevole Fini, mi stupisco per il suo silenzio. L'hanno coinvolta, oggettivamente e a sua insaputa, in una orrenda pagina della storia della polizia e dello Stato e dell'arma dei carabinieri. Le hanno dimostrato che la politica non è in grado di controllare alcuni apparati. Quelli che sono gli apparati più vicini alle persone, quelli in grado di influire sulla vita di tutti noi, di ridurre la nostra libertà, i nostri diritti. Perché non si ribella? Perché non chiede conto? Lei oggi è Presidente della Camera, e dunque rappresenta il popolo italiano, non solo una sua parte. In passato, tante volte, ha espresso solidarietà alla polizia. Ora però si rende conto di come sono andate le cose. Non crede di dover esprimere solidarietà ai ragazzi, agli aggrediti? Non crede che sarebbe giusto alzare la voce, protestare per quelle ignominie, pretendere almeno che siano rimossi i dirigenti accusati di reati così gravi, chiedere soddisfazione - anche personale - per le bugie che le sono state raccontate?
Sono sicuro che ci penserà. E spero davvero che prenderà una iniziativa. La "macelleria" Genovese è un episodio terribile della storia recente d'Italia, che tra l'altro è costata la vita a un ragazzo di vent'anni. La politica non può chiamarsi fuori, non deve restare tremante di fronte ai poteri che non riesce a controllare, non deve accettare la subordinazione. Altrimenti muore la democrazia.