RASSEGNA STAMPA
IL MANIFESTO - Strasburgo assolve Placanica
Genova, 26 agosto 2009
Strasburgo assolve Placanica
di Giorgio Salvetti
La Corte Ue: Carlo Giuliani fu ucciso per legittima difesa. Ma la famiglia va risarcita La sentenza riconosce però la responsabilità delle autorità italiane
Dopo otto anni la Corte europea dei diritti dell'uomo ha reso pubblica ieri la sentenza con cui assolve l'assassino di Carlo Giuliani. Per i giudici di Strasburgo, Mario Placanca, il giovane carabiniere che gli ha sparato in faccia in piazza Alimonda durante gli scontri per il G8 di Genova, avrebbe agito per «legittima difesa». Il militare, prosegue il verdetto europeo, non sarebbe «ricorso ad un uso eccessivo della forza, ma avrebbe risposto a quello che ha percepito come un reale imminente pericolo per la sua vita e per quella dei suoi colleghi». In pratica per il tribunale dei diritti umani se un uomo tira un estintore contro una camionetta dei carabinieri, chi è all'interno ha il diritto di sparargli al volto e di ammazzarlo. Dunque, nulla da eccepire alla sentenza già emessa dalla «giustizia» italiana e sulla versione dei fatti fornita delle autorità italiane. Che per Strasburgo, non sono neppure imputabili di mancata collaborazione con la giustizia europea.
Non si tratta però, almeno per l'Italia, di un'assoluzione con formula piena. La Corte ha infatti dato ragione alla famiglia Giuliani sul fatto che si sarebbe dovuta svolgere un'inchiesta per stabilire se ci fosse stata una cattiva pianificazione e gestione delle operazioni di ordine pubblico. Per questo i giudici hanno riconosciuto ai genitori di Carlo un risarcimento di 40 mila euro. Soldi che verrano donati dai Giuliani al «Comitato Piazza Carlo Giuliani» che da anni raccoglie documentazione e organizza iniziative per chiedere che sia fatta finalmente luce su quei terribili giorni di Genova. Resta infatti del tutto in ombra il contesto in cui il delitto di Carlo si è consumato. Per esempio non è dato sapere come mai Placanica, giovane e inesperto, avesse in dotazione una pistola in quella situazione così tesa.
Non è andata come avrebbero giustamente sperato, ma Carlo e Haidi Giuliani cercano di vedere il bicchiere mezzo pieno. «La possiamo considerare una sentenza positiva - dice ottimisticamente il padre di Carlo, Giuliano Giuliani - soprattutto nella parte in cui sostiene che l'inchiesta italiana non è adeguata nella misura in cui non ha ricercato quali siano state le responsabilità personali in quella situazione. E non è cosa da poco. Questa sentenza esprime davvero quello che abbiamo sempre detto, e cioè che ci fu una volontà politica di quel disastro. Noi faremo ricorso». «E' il primo riconoscimento dopo otto anni - spiega la mamma, Haidi Giuliani - se hanno condannato lo stato italiano a darci un risarcimento (a noi ovviamente non interessano i soldi) significa che almeno in parte ci hanno dato ragione. Per lo meno su due punti: il primo, perché hanno mandato una persone che poi hanno definito incapace, armato in piazza? Il secondo: la sentenza dice che abbiamo diritto a un processo equo che finora non abbiamo avuto. Su tutto il resto è stata un sentenza controversa, i giudici spesso non hanno raggiunto l'unanimità. Ora possiamo fare ricorso alla Grande chambre e da questo mezzo riconoscimento vogliamo ripartire per chiedere che in Italia si apra un processo penale. Non abbiamo finito di rompere le scatole».
A destra si brinda alla sentenza ognuno pro domo sua. Il capogruppo del Pdl al Seato, Maurizio Gasparri, esulta così: «Mi auguro che questa sentenza possa mettere fine a ogni sorta di polemica e strumentalizzazione nel rispetto dei morti, dei vivi e della verità dei fatti». Gli fa il verso Fabrizio Cicchitto, capogruppo del Pdl alla Camera: «La Corte respinge quasi tutti gli elementi del ricorso della famiglia Giuliani, pone fine alle polemiche strumentali sollevate dalla sinistra e conferma quanto è stato affermato nel documento conclusivo del Comitato parlamentare sui fatti del G8 di Genova e sulla morte del giovane Giuliani. Le riprese tv avevano dimostrato a suo tempo che il giovane carabiniere aveva sparato in condizioni drammatiche di legittima difesa». Francesco Storace (La Destra) alza il tiro: «E' una vergona che una sala del Senato sia titolata a chi voleva ammazzare un carabiniere».
Per Giovanni Russo Spena (Prc), invece, «la sentenza ha aspetti contraddittori e ipocriti ma afferma che parlamento e governo avrebbero dovuto dar luogo a una commissione d'inchiesta». Stessa riflessione da parte di Paolo Centro (Verdi-Sinistra e libertà) «L'esultanza della destra è del tutto immotivata. Se la Corte limita la responsabilità di Placanica alla legittima difesa, nell'insieme del giudizio boccia i responsabili dell'ordine pubblico. C'è materiale per una commissione d'inchiesta, mai voluta dal centrodestra».
Quella commissione nella scorsa legislatura fu mandata a monte dai voti dell'Italia dei Valori. Il resto del centrosinistra, proprio come allora, ieri è rimasto in silenzio.