RASSEGNA STAMPA
IL MANIFESTO - I non violenti picchiati al G8 perché «ostacolavano le operazioni di polizia»
Genova, 8 ottobre 2009
IL CASO
I non violenti picchiati al G8 perché «ostacolavano le operazioni di polizia»
Ecco le sconcertanti motivazioni dell'assoluzione di quattro agenti imputati per i pestaggi dei pacifisti della Rete Lilliput a piazza Manin
di Alessandra Fava
I pacifisti con le mani dipinte di bianco alzate a piazza Manin, che tanti hanno visto in foto e filmati, «ostacolavano le operazioni di polizia»: sta scritto nero su bianco nelle motivazioni dell'assoluzione di quattro poliziotti della mobile bolognese accusati di falso e calunnia per aver arrestato durante il G8 a piazza Manin due spagnoli che secondo loro lanciavano molotov e reagivano a sprangate. I poliziotti del contingente erano già stati assolti nell'ultima udienza di primo grado ai primi di luglio scorso, ma ieri dalle motivazioni depositate dalla corte presieduta da Marco Devoto con Clara Guerello e Roberto Cascini è emersa l'accusa gratuita al blocco più pacifista delle manifestazioni contro il G8 genovese. «Andai io stesso a spiegare all'allora capo della Digos Spartaco Mortola chi avrebbe preso parte al sit-in a piazza Manin: le femministe, il commercio equosolidale, rete Lilliput, Wwf e gli aderenti all'associazione Papa Giovanni XXIII - racconta Alberto Zoratti, allora rappresentante ligure della Rete Lilliput e oggi impegnato nel commercio equosolidale con Fair - poi si è aggiunta una parte del corteo pink che da via Assarotti era risalito a piazza Manin. Abbiamo visto arrivare i black block e li abbiamo convinti a non scendere in via Assarotti. Quando ormai erano spariti, abbiamo visto arrivare i lacrimogeni e poi i poliziotti ed è partita una gragnuola di manganellate: di 500 persone almeno 100 sono state ferite in maniera più o meno grave».
Invece nelle motivazioni si legge: «Come visibile in alcuni fotogrammi dei reperti audiovisivi acquisiti agli atti, molti partecipanti alle manifestazioni autorizzate quel giorno in questa piazza Manin di fatto ostacolavano le operazioni di Pg, schierandosi a più riprese davanti alle Forze dell'ordine con le mani alzate dipinte di bianco (atteggiamento questo invero stigmatizzato anche nella relazione di servizio a firma del vice questore Cinti Luca)». Cinti, capo del reparto mobile di Bologna, sentito come testimone nell'udienza del 17 giugno scorso, ha detto che «il gruppo dei black block era ancora lì e c'era della gente vestita di nero mescolata a gente vestita di altri colori» e ha dichiarato che avevano preso due baschi (i due non lo sono), uno «mi riferirono era quello che aveva lanciato la molotov» e il secondo «ho visto un collega che strappava di mano la spranga di ferro a uno dei due». Peccato che dei due baschi non si sappia più nulla. Invece come si vede anche in alcuni fotogrammi di Luna Rossa depositati dai legali, dei due spagnoli, la cui posizione è stata archiviata solo tre anni dopo il G8, il primo veniva arrestato e il secondo si avvicinava per dare delle spiegazioni e veniva preso anche lui, e come si vede chiaramente non erano in possesso di molotov o spranghe, né aggredivano nessuno. Il Tribunale invece rileva «la carenza di adeguato materiale probatorio proprio nei momenti precedenti l'arresto» e pur ammettendo che in effetti «è pur vero che i relativi filmati evidenziano obiettivamente la mancanza di qualsivoglia oggetto impugnato da L.C. nel momento in cui viene fatto sedere al centro della piazza accanto a S. né nelle immediate vicinanze sono visibili oggetti simili alla spranga tubolare descritta nel relativo verbale di sequestro», arriva a scrivere che «manca del tutto l'accertamento delle effettive circostanze di fatto che hanno portato gli imputati ad operare l'arresto in questione».
Emanuele Tambuscio, che difende gli spagnoli insieme all'avvocato Laura Tartarini, annuncia ricorso in appello. Ed è bene ricordare che Marina Spaccini e Simona Coda sono state risarcite in sede civile proprio per essere state pestate in quella piazza in mezzo a quelle mani bianche alzate.