RASSEGNA STAMPA

IL SECOLO XIX - G8, pene più dure ma solo per dieci

Genova, 10 ottobre 2009

G8, pene più dure ma solo per dieci
Quas iun secolo di carcere per le devastazioni durante gli scontri nel luglio del 2001

Un ex postino di Roma di 41 anni, Alberto Funaro. Un insegnante calabrese di 57, Carlo Cuccumarino. E poi anarchici incalliti o alle prime armi, animalisti militanti, intellettuali finiti a lanciar sampietrini per caso o violenti per vocazione, incattiviti con il mondo e decisi, alla prima occasione, a vendicarsi fabbricando, scagliando bottiglie incendiarie. Come Francesco Puglisi, catanese di 35anni soprannominato dalla polizia come “molotov”; Carlo Arculeo e Antonino Valguarnera, messinesi di 31 e 39 anni, il secondo decorato nel 2003 dall’allora presidente della Repubblica Carlo Azeglio Ciampi per aver prestato servizio come volontario dell’esercito in Bosnia. E ancora Marina Cugnaschi, 43 anni, e l’amico Vincenzo Vecchi, 36, lombardi; Dario Ursino e Ines Morasca, coppia di messinesi; Luca Finotti, pavese, di 31, 39 e 30 anni. Dieci nomi. Dieci storie. Dieci condanne pesantissime, comprese tra un minimo di 6 anni e mezzo e un massimo di 15.
È ciò che resta di quei giorni di guerriglia urbana, nient’altro. I dieci nomi dei no global che la seconda sezione della corte d’Appello di Genova ieri mattina alle 11, ha condannato a quas iun secolo di carcere per le devastazioni e i saccheggi scattati durante gli scontri del G8 di Genova, nel luglio del 2001. Per la precisione, 98 anni e nove mesi, con pene inasprite, rispetto a quelle stabilite dal giudice di primo grado, anche del 50 per cento.
Secondo l’accusa sono le persone che facevano parte del“ blocconero”: quei manifestanti scesi in piazza per contestare il summit del G8 ma, soprattutto, per attaccare banche, supermercati, dare l’assalto al carcere di Marassi, e nel mentre incendiare auto, cassonetti bersagliare le forze di polizia. Erano centinaia, ripresi dalle telecamere mentre agivano, in qualche caso sorvegliati a distanza, mentre facevano fuoco e fiamme, dagli agenti in assetto antisommossa. Sono finiti nella rete in dieci.
Quindici sono invece gli imputati usciti dal processo senza macchia, perché parte del “blocco bianco”: tre di loro perché assolti (Nadia Sanna, già in primo grado, Mauro Degli Innocenti, perché il fatto non sussiste, e Antonio Fiandra, per non aver commesso il fatto, vecchia conoscenza della Genova degli anni delle bische, finito sotto inchiesta solo perché il suo viso era uno tra i più noti agli occhi degli inquirenti), i restanti per la prescrizione dei reati contestati, i danneggiamenti e la resistenza a pubblico ufficiale. Tra questi uno dei personaggi simbolo degli scontri, il genovese Massimiliano Monai, l’”uomo della trave”, fotografato mentre dava l’assalto al defender di Mario Placanica da cui partirono i colpi di pistola che uccisero Carlo Giuliani. E poi Paolo Putzolu, il camallo riconosciuto per via della maglia della Culmv indossata mentre in piazza roteava il guinzaglio del cane.
Il numero dei condannati si è ridotto a meno della metà, rispetto al primo grado di giudizio, ma le pene medie sono raddoppiate: da 4 anni e mezzo a oltre 9 anni. Sta tutto qui il senso del pugno di ferro che la giustizia di appello genovese ha voluto usare sulle persone ritenute responsabili di almeno una parte delle devastazioni e dei saccheggi andati in scena nei giorni del G8. Reato punito in modo severissimo.
In attesa delle motivazioni della sentenza, che saranno depositate entro i prossimi novanta giorni, c’è di più tra le righe di un dispositivo con qualche falla involontaria, corretta in corsa dai giudici nel corso del pomeriggio.
E c’è il riconoscimento della discriminante, come viene definito in gergo tecnico quell’elemento capace di far cambiare natura a un comportamento di per sé proibito dalla legge. Si tratta della discriminante della reazione legittima alla carica, dichiarata dal giudice di primo grado illegittima, delle forze dell’ordine in via Tolemaide. Bersagliate ingiustamente di manganellate e lacrimogeni da battaglioni di agenti che in parte avevano sbagliato strada, le “tute bianche” reagirono all’assalto con pari aggressività. E qui scaturirono quegli episodi finiti al centro del processo.
«Hanno trovato i veri responsabili dei fatti di Genova», è stato il commento ironico e amaro di uno dei legali simbolo dei no global, l’avvocato Laura Tartarini, «scandalizzato» per le condanne più severe e con la mente ancora all’assoluzione dell’ex capo della polizia Antonio De Gennaro di mercoledì scorso.

GRAZIANOCETARA