RASSEGNA STAMPA

LA REPUBBLICA - "A Bolzaneto barbarie di matrice politica"

Genova, 11 gennaio 2009

"A Bolzaneto barbarie di matrice politica"

La procura presenta appello a un mese dalla prescrizione: "Siamo coerenti"
In primo grado assolti 30 dei 45 imputati: fra poco responsabilità cancellate

MASSIMO CALANDRI

Una questione di "coerenza", come sottolineano più volte i pm genovesi. Perché la partita può anche essere chiusa, d´accordo. Ma resta comunque l´ansia di giustizia, di democrazia, di libertà. Anni di indagini, udienze, confessioni e perizie. Di menzogne smascherate, di accuse provate. E allora, nonostante la prescrizione alle porte, la procura ieri a mezzogiorno ha presentato appello. I magistrati chiedono un nuovo processo per i soprusi e le violenze commesse sui 252 no-global detenuti, durante il G8, nel carcere-lager di Bolzaneto. Nonostante la sentenza di primo grado del luglio passato, che pur riconoscendo i casi di tortura ha assolto 30 dei 45 imputati. Ma soprattutto nonostante lo spettro della prescrizione sia ormai realtà: il mese prossimo, trascorsi sette anni e mezzo dai fatti, il tempo cancellerà le responsabilità penali e le (poche) condanne inflitte a funzionari di polizia, agenti, guardie carcerarie e medici. In 53 pagine, i pm Patrizia Petruzziello e Vittorio Ranieri Miniati hanno ribadito quanto denunciato nel corso del processo, anzi: rafforzano l´accusa, sottolineano che la barbarie di Bolzaneto fu
dolosa, ispirata da �futili motivi´ ed evidentemente di matrice �politica´. Scrivono di una "intensa volontà diretta a vessare i prigionieri, a lederli nei loro diritti fondamentali proprio per quello che rappresentavano". Si era creata una evidente �contrapposizione´, spiegano. Da una parte poliziotti, carabinieri, agenti di custodia.
Dall´altra, gli "appartenenti all´area no-global, partecipanti alle manifestazioni e ai cortei contro il G8". Le �azioni illegali´ delle forze dell´ordine erano "dirette al disprezzo, all´umiliazione e alla vessazione di queste persone proprio per la loro appartenenza ideologica e per le loro caratteristiche particolari di abbigliamento e di capigliatura". Ragazzi costretti a mettersi carponi ed abbaiare come cani.
Altri spogliati, derisi, il capo spinto dentro una turca, i colpi sui genitali, le minacce di violenza sessuale, il taglio delle ciocche dei capelli, lo strappo di una mano. Sei mesi fa Renato Delucchi, presidente della terza sezione del tribunale, riconoscendo l´esistenza di un "campo", aveva riconosciuto la sconfitta della giustizia italiana. Ma il tribunale era stato costretto ad applicare le leggi italiane a disposizione - che non disciplinano il reato di tortura - e aveva escluso il dolo e l´aggravante dei �futili motivi´: condanne per 23 anni e 9 mesi, più due milioni di euro di risarcimento. Meno di un terzo di quanto chiesto dalla pubblica accusa. Si è appellato anche lo Stato italiano attraverso l´Avvocatura: non intende risarcire le vittime perché ritiene che in quei giorni del G8 era cessato il "nesso organico" tra le forze dell´ordine e il ministero di appartenenza. Carabinieri, poliziotti, agenti di custodia non si erano cioè comportati come "servitori dello Stato". Lo Stato non pagherà per loro.