RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - "Chi ha spaccato una vetrina paga più di chi ha rotto delle teste"
Genova, 10 ottobre 2009
"Chi ha spaccato una vetrina paga più di chi ha rotto delle teste"
L´intervista
Mirko Mazzali, avvocato: "Con il concorso morale si è attribuito a tutti
ogni reato commesso"
STEFANO ORIGONE
La domanda se la può porre chiunque: perché chi spacca vetrine è stato
condannato a 15 anni di carcere e chi ha ucciso in certi casi se l´è
cavata meglio? «Perché attraverso il concorso morale hanno attribuito ai
condannati tutto quello che è accaduto in quei giorni di luglio».
L´avvocato Mirko Mazzali, legale di due imputati, Stefano Caffanini,
assolto, e Marina Cugnaschi, condannata a 12 anni e tre mesi, spiega il
motivo per cui la corte d´Appello è arrivata a infliggere pene così
severe, tenendo conto che alcune sono state aumentate anche del cinquanta
per cento.
«Con la continuazione, hanno applicato una serie di aumenti. Così un
imputato che in primo grado aveva 10 anni, aggiungendo un anno per
resistenza, poi la resistenza a pubblico ufficiale, un anno per le
molotov, ha raggiunto tredici anche quindici anni. In questo modo si è
configurato il reato di danneggiamento e saccheggio e gli undici hanno
pagato per tutti».
Ma perché i pm non sono partiti, per esempio, dal danneggiamento e hanno
indicato subito reati così gravi?
«Proprio perché l´obiettivo era quello
di "raggrupparne" tanti altri. Devastazione e saccheggio hanno pene alte,
che vanno da un minimo di 8 anni a un massimo di 15».
C'è chi dice che la pesante condanna , dopo essere stata applicata a
manifestazioni politiche, può diventare uno strumento funzionale a logiche
autoritarie e repressive del conflitto sociale.
«Questo è il problema del concorso morale. L´attribuire a tutti i
manifestanti, il "blocco nero", tutti i reati di chi era a Genova in quei
giorni, punisce la responsabilità di presenza. In poche parole: paghi per
tutti e per tutto quello che è avvenuto. C´è un´evidente sproporzione tra
le condanne inflitte a chi ha massacrato di botte molti ragazzi e chi ha
rovesciato alcuni cassonetti o rotto una vetrina».
Si può stabilire con certezza il confine fra il semplice danneggiamento,
punito con pene ragionevoli, e il reato di "devastazione e saccheggio"?
«Non voglio entrare nel merito, ma quello che mi angoscia è che facendo il
confronto con quanto è accaduto alla Diaz e a Bolzaneto, si vede che chi
rompe le vetrine paga di più di chi rompe le teste».