RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - G8, un anno al vicequestore Perugini
Genova, 11 novembre 2009
G8, un anno al vicequestore Perugini
L´uomo del pestaggio smentito dalle telecamere e condannato per falso
L´ex numero due della Digos arrestò otto no-global accusandoli di avere
lanciato pietre Ma non era vero
MASSIMO CALANDRI
UN ANNO di reclusione in appello per Alessandro Perugini, il funzionario
della polizia genovese protagonista di uno degli episodi più
impressionanti del G8. Ricorderete quell´uomo alto e magro, vestito di
jeans e con una polo di colore giallo, le scarpe scamosciate, quello che
tira un calcio al volto di un adolescente - «L´ho solo sfiorato», giurerà
in aula - , un ragazzino di quindici anni poi ripreso dalle televisioni di
tutto il mondo con un occhio orribilmente tumefatto. Quell´uomo era
Alessandro Perugini, allora numero 2 della Digos e responsabile
dell´antiterrorismo per il capoluogo ligure. Ieri è stato giudicato dalla
terza sezione del tribunale non per quell´aggressione, dal momento che il
quindicenne ha ricevuto trentamila euro di risarcimento e non si è più
costituito in giudizio, ma per quanto accaduto immediatamente dopo
l´episodio. Il ragazzino era stato infatti arrestato insieme ad altri
sette no-global, tutti accompagnati nel carcere di Bolzaneto perché
accusati di aver lanciato pietre e bottiglie contro gli agenti davanti
alla questura. La giustificazione di quelle manette era una bugia, così
come nella stragrande maggioranza degli arresti del luglio 2001. Perugini
e i suoi uomini erano stati sbugiardati da una serie di video - non quello
della telecamera fissa della questura, che andò misteriosamente perduto -
, che mostravano chiaramente come gli otto no-global fossero protagonisti
di un pacifico sit-in, altro che pietre e bottiglie. Erano seduti a gambe
incrociate, le mani in alto in segno di pace e resa, quando i poliziotti
li avevano portati via. Uno degli agenti, durante il trasporto in auto
verso Bolzaneto, ne aveva addirittura minacciati due con una pistola: «Vi
ammazziamo, bombaroli di merda». Anche il cantante Lorenzo Jovanotti aveva confermato che pochi istanti prima dell´arresto due dei fantomatici Black
Bloc si erano fatti fotografare insieme a lui in un clima del tutto
tranquillo.
Accusati di falso, calunnia, percosse, ingiurie e minacce, i poliziotti
erano stati condannati in primo grado. Ieri la terza sezione della corte
d´appello ha confermato la sentenza, limandone l´importo per via della
prescrizione. Resta solo il falso, che costa a Perugini e ad Antonio del
Giacco un anno di reclusione, otto mesi ad Enzo Raschellà, Luca Mantovani
e Sebastiano Pinzone. Tutti beneficeranno dell´indulto.