RASSEGNA STAMPA
LA REPUBBLICA - Prostitute stuprate in guardina quel filo nero che lega le inchieste
Genova, 25 novembre 2009
Le indagini partite dalle intercettazioni legate ai casi di violenza.
L´uomo chiave: Massimo Pigozzi, condannato per il G8
Prostitute stuprate in guardina quel filo nero che lega le inchieste
TUTTE le strade cattive della polizia portano al G8. I giorni di luglio
2001 hanno comunque segnato agenti e funzionari della questura genovese:
dovevano essere il trampolino di lancio per nuove carriere - e in molti
casi è stato proprio così - , ma hanno anche aperto delle ferite che non
si rimarginano. Ferite nel cuore della gente e della maggior parte di quei
poliziotti che oggi non meritano di essere guardati con diffidenza.
Tra il G8 e questa serie di clamorose inchieste a base di cocaina c´è un
minimo comune denominatore. Si chiama Massimo Pigozzi, sottufficiale delle
«volanti» sospeso dal servizio, oggi autista di una pubblica assistenza.
Durante il G8 strappò la mano ad un no-global, divaricandogliela tra
anulare e medio fino a lacerarne la pelle. Per questa vicenda è stato
condannato a tre anni e due mesi di reclusione. Nel corso del processo è
finito nei guai per un´altra storia: tre prostitute lo hanno accusato di
averle violentate nelle guardine della questura. Il pm Vittorio Ranieri
Miniati ha sentito le testimonianze e raccolto elementi sufficienti per
chiederne il rinvio a giudizio. Nel corso dell´indagine aveva voluto
sentire anche il poliziotto che era di servizio con lui la notte di una
delle violenze: il giorno prima gli aveva messo sotto controllo il
telefono, per scoprire - ci sono purtroppo esempi ben più eclatanti, al
riguardo - se anche lui voleva «aggiustare» la sua testimonianza. Si
sbagliava, il magistrato: il collega di Pigozzi non aveva intenzione di
mentire, e infatti il giorno dopo il suo racconto incastrò indirettamente
il sottufficiale. Ma dalle chiacchierate al cellulare emerse una
vergognosa storia: quella dei festini a base di ragazze e cocaina,
protagonisti giovani poliziotti. Il magistrato aprì un nuovo fascicolo,
altri telefoni finirono sotto controllo. E fu possibile ascoltare gli
agenti che urlavano sovreccitati al telefono: «Io sono uno spacciatore,
prima che un poliziotto». Il punto è che non era finita. Come in un
domino, una tessera ne tira giù un´altra. Dalle violenze in questura, al
giro di cocaina tra i ragazzini della polizia. Che ad un certo punto
tirano in ballo investigatori più esperti. Quelli che appartengono ad una
divisione - la squadra mobile - appena infangata dai tre colleghi che
custodivano la cocaina negli armadietti e la rivendevano. Infine il
ristoratore, che caccia il vicequestore con i tre funzionari perché ha trovato della droga nel bagno. Ancora un´altra tessera, come in un domino.
Aspettando la prossima.
(m. cal.)