RASSEGNA STAMPA

CORRIERE MERCANTILE - «G8, manifestanti pacifici a Manin»

Genova, 28 agosto 2010

Motivazioni - Sconfessata integralmente la sentenza di primo grado a carico di quattro agenti allora in servizio al Reparto Mobile di Bologna
«G8, manifestanti pacifici a Manin»
I giudici della Corte d'appello smentiscono la polizia: «Gli arresti illegali sono nei filmati»

FRANCESCO RICCI

I pacifici dimostranti non ostacolarono in alcun modo l'iìnseguimento (del black bloc, ndr) come la sentenza del Tribunale afferma sulla base di inesistenti elementi obiettivi". E ancora: "La sentenza (del Tribunale, ndr) travisando completamente i fatti, parla di una commistione inscindibile tra i rnanìfestanti pacifìci e gli appartenenti al blocco nero, e perfino di un'azione oggettiva di disturbo dei pacifisti verso le forze dell' ordine che cercavano di arginare le vìolenze dei black bloc: nulla di tutto questo risponde al vero ... ". E' questo il cuore delle venticinque pagine in cui i giudici della corte d'appello di Genova (presidente Maria Rosaria D'Angelo, a latere Paolo Gallizia e Giorgio Piero Pareo) motivano la condanna in secondo grado di cinque poliziotti appartenenti al reparto Mobile di Bologna che il 20 luglio 2001 in piazza Manin, a Genova, durante il vertice G8, effettuarono due arresti illegali di manifestanti spagnoli, Adolfo Gonzales Sesma, 40anni, rappresentato dall'avvocato Emanuele Tambuscio come parte civile, e Luis Alberto Lorente Garcia, 38 anni, rappresentato come parte civile dall'avvocato Laura Tartarini. In primo grado i poliziotti erano stati assolti.
La sentenza di secondo grado il 4 agosto scorso aveva ribaltato completamente la sentenza. I poliziotti condannati ina secondo grado sono Antonio Cerere, Luciano Beretti, Simone Volpini e Marco Neri. Erano stati condannati a 4 anni di reclusione e a cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Erano stati inoltre trasmessi glì atti alla procura di Genova nei confronti del comandante di allora, Massimo Cinti.
Secondo la ricostruzione effettuata dal pubblico ministero Francesco Cardona Albini e fatta propria dai giudici della corte d'appello di Genova, i poliziotti del reparto Mobile di Bologna gìunsero in piazza Manin cercando di intercettare un gruppo un gruppo di black bloc che aveva assaltato poco prima il vicino carcere di Marassi. Mentre gli appartenenti al blocco nero si erano allontanati in corso Armellini, i poliziotti si lanciarono sui manifestanti pacifici, tutti appartenenti alla Rete Lilliput, che opposero le mani tinte di bianco in segno di impotenza e pacifismo. Settanta persone furono ferite e refertate negli ospedali genovesi. Solo tre hanno fatto causa. Tra queste persone anche l'exparlamentare Elettra Deiana, che fu testimone dei fatti e nel con tempo ne fu vittima. Al termine dei tafferugli, furono arrestati i due manifestanti spagnoli. Un video prodotto dall'accusa mostra comei due siano stati arrestati in una situazione di assoluta calma. Erano stati accusati di avere usato una spranga e lanciato una molotov contro la polizia, fatti smentiti dai video. Rileva la corte che "Il primo giudice ha operato una ricostruzione dei fatti non corrispondente alle emergenze processuali" ed ha "inopinatamente ed immotivatamente trascurato quello che costituiva il tema centrale del procedimento e cioè la trasposizione, o meno, sia nel verbale di arresto che anche nelle più dettagliate relazioni di servizio redatte a distanza di quasi un anno, di circostanze non corrispondenti a verità riguardanti i due cittadini spagnoli sottoposti a privazione della libertà personale". Asseriscono i giudici nelle motivazioni della sentenza: "Nessuno dei partecipanti aveva posto in essere alcun atto di violenza o di devastazione o di danneggiamento". Dunque la corte d'appello sottolinea che i pacifici manifestanti non hanno ostacolato l'azione della polizia in alcun modo e che ci sono dei filmati a dimostralo che "non possono essere certo tacciati di parzialità o di soggettività - si legge - fotografando solo la realtà senza alcun commento e distorsione". In questi video "è possibile vedere - proseguono i giudici - come i manifestanti violenti si oppongano solo brevemente contro le forze di polizia, e poi scappino, devastando e rovesciando cassonetti, verso corso Armellini e via Palestro, viali di partentesi dalla piazza Manin".

E MORTOLA DISSE «ANDATE VIA DA LI!»
La manlfestaziorte dei pacifisti della Rete Lilliput in piazza Manin era coordinata da Alberto Zoratti un dirigente nazionale del gruppo di associazioni che lottano contro il liberismo. Quando la polizia giunse nella piazza e si veriftcaro le prime cariche sui manifestanti, Zoratti chiamò l'allora capo della digos di Genova Spartaco Mortola, dicendogli cosa stava accandendo. Mortola si affrettò a dire all'interlocutore: «Andate via da lì», ma ormai era tardi. I feriti ed i contusi erano stati settanta.