RASSEGNA STAMPA
CORRIERE SERA - «Torture a Bolzaneto» Gli agenti tutti colpevoli
Genova, 6 marzo 2010
L' appello sul G8 Ribaltata la sentenza di primo grado: i capi erano stati assolti
«Torture a Bolzaneto» Gli agenti tutti colpevoli
Reati prescritti, ma dovranno risarcire i danni
Tutti colpevoli ma non punibili. Ieri sera la Corte d' Appello di Genova ha completamente ribaltato la sentenza di primo grado (30 assolti e 15 condannati) nel processo sulle violenze nella caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova. Quarantaquattro imputati (uno nel frattempo è deceduto): agenti di polizia penitenziaria e un generale, ispettori e agenti di polizia, carabinieri, tre medici. Tutti - secondo la Corte presieduta da Maria Rosaria D' Angelo - responsabili (con ruoli diversi) degli abusi nei confronti di persone che la pubblica accusa aveva definito «completamente inermi». Ma per 37 imputati i reati sono prescritti, quindi non sono penalmente punibili. Però - ha dichiarato la Corte - sono tutti egualmente responsabili per il risarcimento danni, sono stati quindi condannati a versare una provvigionale cui farà seguito la causa civile. La Corte ha condannato al risarcimento delle parti civili anche i ministeri di Grazia e Giustizia, degli Interni e della Difesa per circa 10 milioni di euro. Quattro imputati per i quali non è intervenuta la prescrizione sono stati condannati a pene detentive, tre che avevano rinunciato alla prescrizione nella convinzione di essere assolti sono stati condannati a un anno di reclusione. Fra i condannati Massimo Pigozzi (3 anni e due mesi), l' agente che squarciò la mano di un ragazzo, poi «ricucito» senza anestesia, il medico Sonia Sciandra (2 anni di reclusione) accusata di aver falsificato una cartella clinica. Condannati a un anno per falso gli agenti addetti all' immatricolazione. È un nuovo finale scritto sulla pagina buia della caserma di Bolzaneto. E questo nuovo finale dice che nella caserma avvennero cose terribili di cui furono responsabili anche i vertici che non impedirono gli abusi. Gli arrestati furono costretti a mettersi a quattro zampe e abbaiare come cani o a ragliare come asini, furono picchiati con i manganelli, insultati, minacciati di stupro, denudati e derisi, spruzzati con spray urticante, non venne dato loro da bere, vennero costretti a tenere per ore posizioni dolorose che convenzioni internazionali definiscono come «tortura». Un reato, la tortura, che non è previsto dal nostro codice penale. «Finalmente giustizia è fatta», ha sussurrato quasi fra sé il pubblico ministero Andrea Ranieri Miniati alla lettura della sentenza (durata più di un' ora) e Patrizia Petruziello, l' altro pm che con il pg Cataldi ha sostenuto l' accusa, ha aggiunto «sì giustizia, nel rispetto di coloro che hanno sofferto». I pubblici ministeri si dicono «molto soddisfatti», perché l' impianto accusatorio è stato «pienamente accolto». In aula, a sottolineare l' importanza del momento, era presente anche il procuratore generale Luciano Di Noto. Alla lettura della sentenza uno degli imputati, l' ispettore Mario Turco, condannato a un anno, ha urlato «vergogna, avete fatto di ogni erba un fascio» e non ha nascosto le lacrime. Senza parole Paolo Ubaldi, ispettore di polizia che aveva rinunciato alla prescrizione, condannato a un anno per non aver impedito gli abusi. «Io non ho fatto niente, sono innocente - dice - per questo volevo essere processato e assolto. Ma andrò fino in fondo». Il «fondo» è la Cassazione, gli avvocati difensori già annunciano il ricorso. Quelli di parte civile incassano la vittoria: «Sono stati dichiarati tutti colpevoli - dice Stefano Bigliazzi - i reati sono prescritti questo è un dato di fatto e non ci si può fare nulla, ma quello che conta è la dichiarazione di responsabilità per tutti, dai vertici all' ultimo agente».
Erika Dellacasa