RASSEGNA STAMPA
CORRIERE SERA -
Irruzione alla Diaz
Il secondo verdetto
per i 27 imputati
Genova, 20 maggio 2010
Irruzione alla Diaz
Il secondo verdetto
per i 27 imputati
Il pg ha chiesto 110 anni di reclusione
A tarda notte,
davanti al tribunale di Genova
si raduna una piccola folla: ci
sono i no-global, ci sono persone
che non hanno dimenticato quei giorni terribili dell'estate
2001, quando la città
ospitava il G8, e ci sono Giuliano
e Haidi Giuliani, i genitori
di Carlo, il ragazzo ucciso da
un carabiniere durante le manifestazioni
di protesta. Aspettano
tutti la lettura della sentenza
di secondo grado del
processo per i fatti della scuola
Diaz: l'irruzione delle forze
dell'ordine, le violenze contro
i manifestanti, quella sera del
21 luglio 2001.
Dentro, i giudici della terza
sezione penale della Corte
d'Appello sono in camera di
consiglio. Il procuratore generale
Pio Machiavello ha chiesto
per i ventisette imputati oltre
centodieci anni di carcere.
Nella requisitoria il magistrato
ha usato parole molto dure:
«Non si possono dimenticare
le terribili ferite inferte a persone
inermi, la premeditazione,
i volti coperti, la falsificazione
del verbale di arresto dei 93
no-global, le bugie sulla loro
presunta resistenza. Né si può
dimenticare la sistematica e indiscriminata
aggressione e l'attribuzione
a tutti gli arrestati
delle due molotov portate nella
Diaz dagli stessi poliziotti».
Il procuratore generale nel
chiedere la condanna per lesioni
gravi e falso ideologico ha
anche escluso la concessione
delle attenuanti generiche. In
sostanza la Procura generale
ha riproposto la ricostruzione
dell'irruzione nella scuola
Diaz fatta dai pubblici ministeri
del processo di primo grado,
Zucca e Cardona Albini, rilevando
anche con maggior
forza le responsabilità degli alti
gradi delle forze dell'ordine
presenti quella notte. In primo
grado di giudizio tutti i vertici,
Francesco Gratteri, Giovanni
Luperi e Gilberto Caldarozzi,
erano stati assolti, così come il
capo della Digos di Genova
Spartaco Mortola, mentre il capo
del settimo reparto della
Mobile Vincenzo Canterini era
stato condannato a 4 anni di
reclusione, il suo vice Michelangeelo
Fournier (che usò
l'espressione «macelleria messicana
per descrivere la violenza
dell'irruzione) a 2 anni,
gli otto uomini del reparto erano
stati condannati a pene diverse.
In tutto, in primo grado,
il Tribunale aveva emesso
tredici condanne e sedici assoluzioni
per non aver commesso
il fatto. In particolare, era
stato assolto Massimo Nucera,
protagonista di uno degli episodi
più discussi durante ilprocesso, ovvero il colpo di
coltello al torace che lo stesso
Nucera sostenne di aver ricevuto
da un non identificato
no-global. L'agente era accusato
di falso e calunnia, i pm ritenevano
che il taglio sul giubbotto
del poliziotto fosse stato
fatto ad arte in un secondò momento.
Erano stati invece condannati
il vicecommissario
Troiani e l'agente Michele Burgio
che avevano portato materialmente dentro la scuola dove
dormivano i no-global le
due bottiglie molotov servite
poi per incriminare i manifestanti.
La sentenza che assolveva
i vertici e condannava i medi
e bassi gradi della polizia
era stata accolta dal grido di
«vergogna», molti" dei ragazzi
picchiati a sangue quella notte
erano presenti in aula. «Non
c'erano le prove del coinvolgimento
degli alti gradi» aveva
commentato il presidente Gabrio
Baroni «e la giustizia richiede
prove».
Erika Dellacasa