RASSEGNA STAMPA
IL FATTO QUITIDIANO - Zitto e mena
Roma, 25 marzo 2010
Zitto e mena
di Marco Travaglio
Lo so che è bizzarro, almeno in Italia. Ma chi scrive, fra guardie e
ladri, ha sempre scelto le guardie, convinto che la magistratura e le
forze dell’ordine abbiano sempre ragione fino a prova contraria.
Il guaio è che, sempre più spesso, dalle forze dell’ordine giungono prove
contrarie. I casi di detenuti o fermati massacrati di botte, morti in
circostanze misteriose coperti di lividi, come i casi di contestatori
prelevati e trascinati lontano da manifestazioni del centrodestra per aver
osato contestare civilmente o sventolare cartelli critici, fanno temere
che qualcosa di spiacevole stia accadendo fra i “tutori della legge”. E le
reazioni prudenti, ai limiti della reticenza, dei vertici lasciano la
sgradevole sensazione che non si tratti di casi isolati, delle solite mele
marce. La sensazione diventa qualcosa di più concreto quando si legge che
il capo della Polizia, Antonio Manganelli, vuole cacciare il vicequestore
Gioacchino Genchi, esperto informatico al servizio di Procure e Tribunali,
già consulente di Falcone e uomo-chiave nelle indagini sulle stragi del
1992. L’anno scorso Manganelli aveva sospeso Genchi per aver risposto su
Facebook a un giornalista che gli dava del bugiardo; e l’aveva ri-sospeso
per avere financo rilasciato un’intervista sul suo ruolo di consulente:
condotte “lesive per il prestigio delle Istituzioni” e “nocive per
l’immagine della Polizia”. Ora ha disposto la terza sospensione, che
porterà automaticamente alla destituzione dopo 25 anni di onorato servizio
(sempreché il Tar non accolga i ricorsi di Genchi), peraltro preannunciata
dal settimanale berlusconiano Panorama e sollecitata dall’apposito
Gasparri (“Se il capo della Polizia Manganelli si avvalesse ancora di un
personaggio del genere, la cosa sarebbe sconcertante e non priva di
conseguenze…”). Senza dimenticare la violenta campagna scatenata da Libero
contro il pm romano Di Leo che ha affidato a Genchi una consulenza sulla truffa Fastweb-Di Girolamo, mentre la stessa Procura indaga su di lui (per
iniziativa dall’indimenticabile Achille Toro). Stavolta il peccato mortale
di Genchi è aver accettato di intervenire al congresso Idv, come se un
poliziotto, per giunta sospeso, fosse un libero cittadino con libertà di
parola. Curiosamente la sanzione gli è stata notificata un mese dopo il
congresso, il 22 marzo, proprio un giorno prima che Genchi riprendesse
servizio. E proprio mentre il Pdl cannoneggiava la Polizia per aver osato
smentire il mirabolante dato sul milione di manifestanti in piazza San
Giovanni: meglio non sollevare altre polemiche consentendo a Genchi di
rientrare in servizio il 23 marzo. E pazienza se il vicequestore, per 25
anni, ha sempre ottenuto un punto in più del massimo nelle valutazioni di
merito per le sue “eccezionali doti morali” e le capacità operative. E
pazienza se la Polizia non sospende nemmeno i suoi uomini condannati in
primo grado per stupro e omicidio. E pazienza se tutti i poliziotti
condannati in primo e/o secondo grado per le violenze e le torture alla
scuola Diaz e alla caserma di Bolzaneto durante il G8 di Genova nel 2001,
o per le violenze dell’anno precedente sui no-global a Napoli sono rimasti
in servizio, e in alcuni casi han fatto addirittura carriera. Vincenzo
Canterini, condannato a 4 anni in primo grado per la mattanza alla Diaz, è
stato promosso questore e ufficiale di collegamento Interpol a Bucarest.
Michelangelo Fournier, condannato a 2 anni in primo grado, è al vertice
della Direzione Centrale Antidroga. Alessandro Perugini, celebre per aver
preso a calci in faccia un quindicenne, condannato in primo grado a 2 anni
e 4 mesi per le sevizie a Bolzaneto e a 2 anni e 3 mesi per arresti
illegali, è divenuto capo del personale alla Questura di Genova e poi
dirigente in quella di Alessandria. Evidentemente le loro condotte non
erano “lesive per il prestigio delle Istituzioni” e la loro permanenza in
servizio non è “nociva per l’immagine della Polizia”. Mica hanno scritto
su Facebook o parlato a un congresso.