RASSEGNA STAMPA
IL FATTO QUOTIDIANO -
Il governo ha fiducia
nei condannati
Genova, 20 maggio 2010
Il governo ha fiducia
nei condannati
LA SENTENZA PER LA DIAZ "SCRITTA DAI NO-GLOBAl"
di Ferruccio Sansa
"La Corte condanna
Canterini Vincenzo,
Gratteri Francesco,
Luperi Giovanni,
Mortola Spartaco", Sono le
23,39 di martedì. Le parole restano
sospese nell'aula della
Corte d'Appello. C'è un silenzio
assoluto, dopo ogni nome
senti un sospiro. Vittime, avvocati,
poliziotti, sono uno accanto
all'altro, chiusi nell'unica
aula rimasta illuminata nel
parallelepipedo nero del Palazzo
di Giustizia. La città intorno
sembra indifferente, poche
auto, qualche pedone, molti
però attendono nelle case la
sentenza che chiude, almeno
ci prova, la ferita più profonda
della storia recente di Genova:
il G8 della violenza, delle devastazioni,
della morte di Carlo
Giuliani. In aula vedii volti di
quei giorni, qualche capello grigio, espressioni adulte mentre
ascoltano la sentenza che
chiama in causa i vertici della
polizia. Che, se diventerà definitiva,
provocherà un terremoto:"Molti dovranno lasciare
il posto, con la condanna
all'interdizione dai pubblici uffici",
spiegano nei corridoi della
Procura. Ma la prescrizione?"I reati di falso ideologico e lesioni
gravi non si prescriveranno
prima del gennaio 2014. Insomma,
anche se la Cassazione
annullasse la decisione, ci sarebbe
tempo per rifare il processo".
Intanto la notizia della condanna
supera già i confini dell'aula.
Giunge lontano, fìno a Roma.
Alfredo Mantovano, sottosegretario
all'Interno, spazza il
campo da ogni dubbio: "Questi
uomini hanno e continuano
ad avere la piena fiducia del ministero
dell'Interno". Il sottosegretario
conclude: "Resteranno
alloro posto, svolgendo
il loro ruolo con grande responsabilità
e dedizione, rispetto
al quale ci può essere
solo gratitudine da parte delle
istituzioni". E il ministro
dell'Interno Roberto Maroni:"Sottoscrivo al cento per cento.
Ribadisco la piena fiducia
per le persone che sono state
coinvolte". Sono soltanto le
prime di un'alluvione di reazioni.
Il Pdl difende compatto i
vertici della polizia condannati.
Maurizio Gasparri, presidente
dei senatori del centrodestra,
parla di una decisione "intrisa di ideologia che ha
prodotto una sentenza che
sembra scritta dai no global".
Fabrizio Cicchitto, capogruppo
Pdl alla Camera, non ha
dubbi: "La sentenza sul processo
Dìaz fa sua interamente la tesi
più estrema dei no-global",
Un'unica posizione, con diversi toni, fino a quello di Grorgio
Stracquadanio (Pdl), componente
della Commissioni Affari
Costituzionali della Camera: "I mujaheddin hanno avuto la
loro temporanea vittoria".
E il centrosinistra? I vertici non
commentano. Nichi Vendola
(Sinistra Ecologia Libertà) difende
la decisione dei magistrati:"Si è svelato che c'era
una catena di comando quella
notte ai vertici della Polizia di
Stato e che si trattava di un piano preordinato.
Chi ha sbagliato
deve pagare". E Luigi De Magistris
(Idv): "È una risposta
positiva al desiderio di giustizia
e di verità che il Paese nutre
da luglio 2001, quando venne
scritta una delle pagine più tristi
e vergognose di sospensione
dello Stato di diritto in Italia.
Ma è anche un riconoscimento
per i tanti uomini e donne
delle Forze dell'ordine che
svolgono onestamente il loro
compito, entro i confìni democratici
e costituzionali sempre
rispettando la persona umana".
Gianni Malabarba (Sinistra
Critica) ha una richiesta
precisa: "C'é ora l'obbligo morale
e politico di rimuovere subito
dagli incarichi Gratteri,
Luperi e tutti i dirigenti promossi
proprio per quella mattanza
e di rivedere il processo
al capo della catena di comando,
Gianni De Gennaro, allora
numero uno della polizia e oggi
di tutti i servizi segreti italiani".
A Genova, però, le polemiche
arrivano attutite. Lontane.
Troppi hanno ancora negli occhi
quei giorni. Il giornalista
Lorenzo Guadagnucci si porta
addosso le cicatrici: "Le tracce
fisiche della Diaz sono guarite.
Quelle morali fanno fatica a
scomparire, ma oggi vedo segni
di un paese civile" . Intorno
a Guadagnucci ci sono Carlo
Bachshmidt e Laura Tartarini,
il Genova Social Forum resiste
dopo nove anni. Nella sua stanza
al nono piano del Tribunale
c'è Enrico Zucca, il pm che a
questo processo ha dedicato
anni di vita: "I giudici non si sono
appiattiti sull'accusa, hanno
assolto anche dove il pm
aveva chiesto e ottenuto la
condanna in primo grado. Una
prova di autonomia e di rigore
nella valutazione della prova.
Non hanno tenuto conto della
qualità degli imputati, hanno
giudicato solo le azioni. Le prove
sarebbero bastate per condannare
qualsiasi cittadino".