RASSEGNA STAMPA
IL FATTO QUOTIDIANO -
La decisione di Genova cambia i piani in Sicilia
Genova, 20 maggio 2010
La decisione di Genova cambia i piani in Sicilia
CALDEROZZI (3 ANNI E 8 MESI) ERA "DATO" COME IL NUOVO QUESTORE DI PALERMO: PROMOZIONE POSSIBILE?
di Sandra Amurri
Se da un lato il governo per
bocca del suo sottosegretario
all'Interno Alfredo Mantovano
fa quadrato in difesa
degli alti dirigenti della Polizia
di Stato condannati in Appello
per l'irruzione alla
scuola Diaz, assicurando che
resteranno al loro posto,
dall'altro la difesa a oltranza
del Viminale, per quanto" dovuta",
non riesce a mascherare
i problemi e i mille interrogativi
che ne conseguono.
Voci bene informate davano
per certo che l'imminente
consiglio di amministrazione
avrebbe nominato l'attuale
capo dell'anticrimine Francesco
Gratteri, investigatore
di razza - fedele collaboratore
di Manganelli - condannato
a 4 anni, a vicecapo della
Polizia. Quale impatto avrebbe
sull'opinione pubblica
questa promozione dopo
una condanna, seppure non
definitiva, per un fatto così
grave?
Analogo problema si porrebbe per un'altra nomina, data
per certo, quella dell'attuale
capo dello Sco, Gilberto Calderozzi,
artefice dell'arresto
di Provenzano, condannato a
3 anni e 8 mesi, a Questore di
Palermo, sede troppo importante
e delicata per essere affidata
ad una persona su cui
pesa il rischio di una condanna
definitiva. In buona sostanza
la sentenza, al di là degli
importanti successi collezionati
dalla Polizia di Stato,
finisce per creare forti imbarazzi
soprattutto per il nuovo
assetto dirigenziale che riguarda
la Sicilia occidentale
in un momento strategico
per la cattura del Capo di Cosa
Nostra, Matteo Messina
Denaro, latitante dal 1993.
Secondo i pronostici, infatti,
Gilberto Calderozzi, in pectore
Questore di Palermo, sarebbe
stato sostituito alla direzione
dello Sco dal suo vice
direttore, Raffaele Grassi. Entrambi
inviati a Palermo con
circa 40 uomini, dal capo della
Polizia Manganelli di concerto
con il ministro Maroni
per costituire un pool investigativo
assieme alla Squadra
Mobile palermitana e trapanese
con lo scopo di catturare
il superlatitante stragista.
Operazione fotocopia di
quella che ha portato all'arresto
di Provenzano ma in questo
caso c'è da aggiungere
che Matteo Messina Denaro
viene cercato da anni dalle
Squadre Mobili di Trapani e
Palermo ed entrambe le
strutture sono depositarie di
un patrimonio investigativo
e di conoscenza non facilmente
trasferibile ad altri. A
cui si aggiunge che l'attuale
dirigente della Mobile di Trapani,
Giuseppe Linares, dovrebbe
a rigor di logica essere
promosso e dunque trasferito
ad un ufficio più importante,
e la possibile nomina a
vicario della Questura di Palermo
di Maurizio Calvino,
che lascerebbe vacante la
Squadra Mobile - postazione
strategica per proseguire le
indagini su Matteo Messina
Denaro - potrebbe essere
una soluzione. L'esperienza
dice che la cattura di un capo
di Cosa Nostra consegna il
cartellino di eroe e se a catturarlo
fosse stato Gilberto
Calderozzi nella veste di Questore
di Palermo di certo questo
avrebbe contribuito a far
digerire i sospetti per i fatti di
Genova e a rafforzare l'immagine
della Polizia di Stato. Ma
l'avvenuta condanna e il rischio
di una interdizione dai
pubblici uffici scompiglia i
piani per la Polizia e per il governo.
Governo al quale farebbe
gioco la cattura dell'ultimo
imprendibile di Cosa
Nostra per ostentare l'inflessibilità
della lotta alla mafia
proprio mentre sta approvando
uno scandaloso ddl
sulle intercettazioni inviso
pure agli investigatori. Mentre
da un lato la mafia rafforza
la sua capacità di infiltrazione
nel tessuto socio-economico
grazie alla copertura di politici che, seppure condannati,
continuano a rappresentare
le istituzioni,
dall'altro il governo mette il
bavaglio alla stunpa sulla
cronaca giudiziaria, rende
praticamente impossibile intercettare
e filmare i mafiosi,
impedisce alle vittime di registrare
le richieste degli
estorsori rendendo inutili le
loro dichiarazioni. E la lotta
alla mafia continua ad essere
lotta di lobby e di equilibri
politici a danno della legalità
e dei cittadini onesti che la invocano.