RASSEGNA STAMPA
IL FATTO QUOTIDIANO -
Sentenza Diaz, Agnoletto accusa: “Silenzi indecenti”
Roma, 21 maggio 2010
di Salvatore Cannavò
La sentenza di appello per le violenze della scuola Diaz, Genova 2001, che ha condannato anche quelli che erano i vertici della polizia è “un primo barlume di giustizia dopo nove anni di attesa”, per Vittorio Agnoletto, uno dei protagonisti di quel Movimento che animò le manifestazioni anti-G8: “E’ estremamente importante perché finalmente la verità giudiziaria coincide con quella storica e difendere quei diritti significa porsi a difesa della Costituzione”.
Eppure si legge molta prudenza sui giornali nei confronti di quei vertici della polizia?
Già, leggo che però alcuni di loro si sono distinti nella lotta alla mafia. Ma che cosa significa? Non è che se io salvo una persona poi ne posso ammazzare un’altra. Non riesco a capire.
Che cosa cambiò per il Movimento dopo la Diaz?
Quella repressione ha cambiato la storia del Movimento, ci siamo ritrovati obbligati a pensare al processo: il Movimento non morì perché poi ci fu anche il Forum Europeo di Firenze, ma il percorso fu profondamente deviato.
Anche la politica, una volta di più, non sembra uscirne bene? Il governo ha subito garantito che lascerà al loro posto tutti i dirigenti della polizia coinvolti.
Non mi meraviglio per niente, sono loro i mandanti politici di quei fatti: le stesse identiche persone, come il sottosegretario agli Interni Mantovano. E non dimentichiamo il ruolo di Fini, la sua presenza nella sala operativa dei carabinieri. Ora ha cambiato strategia politica: faccia una parola di autocritica su quei giorni, invece si è defilato come tutti.
Ci sono troppi silenzi che fanno male?
Esatto, il silenzio più pesante è quello del Pd, ma non ho problemi a dire che quei vertici della polizia sono stati per anni riferimenti legati a Violante. Forse uno dei motivi d’imbarazzo è proprio questo.
Cosa rimane da chiarire?
Non è possibile, ad esempio, che non fosse coinvolto il capo della polizia De Gennaro, se l’operazione è stata preparata come poteva non saperne nulla? Ora dovrebbe dimettersi anche lui, invece rimarrà al suo posto di coordinatore unico dei servizi segreti italiani. Così come gli altri, ora condannati, anche la sua carriera dopo Genova non ha fatto altro che progressi.
Poi si parla tanto di sicurezza…
Infatti, i cittadini italiani dovrebbero sentirsi davvero insicuri sapendo da chi è gestita la pubblica sicurezza, da persone responsabili di fatti gravissimi, che nonostante la loro divisa non hanno esitato a dare indicazioni per compiere una carneficina colpendo ragazze e ragazzi indifesi mentre dormivano. Quello che viene dopo è un senso di impunità che ci porta anche ai troppi casi come quello di Stefano Cucchi. Fuori e al di sopra della legge, così si sentono in troppi con la divisa dopo Genova.