RASSEGNA STAMPA
IL FATTO QUOTIDIANO -
A 9 anni dal G8, ancora non si danno i numeri
Roma, 1 agosto 2010
A 9 anni dal G8, ancora non si danno i numeri
E così la Corte d’Appello di Genova, ribaltando la sentenza di primo
grado, ha condannato anche i vertici della polizia per le violenze e i
falsi atti compiuti durante la sciagurata irruzione nella scuola Diaz
durante il G8 del luglio 2001.
Nonostante siano passati nove lunghi anni, il ricordo di quegli eventi è
ancora ben vivo in chi, come il sottoscritto, era a Genova in quegli
afosissimi e folli giorni. E oggi, con questa decisione, finalmente
possiamo respirare un po’ della tanto sospirata e invocata giustizia.
Il tribunale ha sancito che oltre agli agenti impegnati nell’operazione
anche i vertici della polizia di stato erano lì, hanno visto, ma non hanno
fatto nulla. Hanno visto il bagno di sangue e non hanno fatto nulla. Hanno
visto le false bombe molotov e non hanno fatto nulla. E per questo
dovranno pagare.
Anche dopo questa sentenza rimangono dentro comunque tanto sconcerto,
rabbia e tristezza a ripensare a quei tre giorni. Le violenze alla Diaz
sono state la punta di un iceberg. Per tre giorni, come documentato da
centinaia e centinaia di video e fotografie, le forze dell’ordine hanno
sistematicamente dato vita a pestaggi d’inaudita violenza nei confronti di
inermi manifestanti. A Genova i diritti vennero meno, furono sospesi, col
pretesto della sicurezza. Sortendo esattamente l’effetto contrario, quello
voluto: disordine e violenta repressione.
I falsi atti da parte della polizia a Genova non si limitarono
all’introduzione delle false bottiglie molotov nella scuola Diaz. Quante
volte, da venerdì a domenica, i manifestanti hanno visto gruppi di
blackblock parlottare a tu per tu con i poliziotti, da quanti ambigui
furgoni si distribuivano mazze e bastoni sotto gli occhi di altrettanto
ambigui individui normalmente abbigliati? Torna alla mente uno dei
messaggi del Guzzanti-massone del caso Scafroglia: “chi fa il blackblock
non fa il poliziotto, ripeto: chi fa il blackblock non faccia il
poliziotto, che a Genova avete fatto un gran casino”.
Purtroppo siamo consapevoli che di tutto questo non avremo mai giustizia.
Non vedremo mai al banco degli imputati né quegli agenti che hanno
ripetutamente fracassato a colpi di manganello teste di ragazzi che
alzavano le mani in segno di resa, né chi pensò di portare ulteriore
disordine rimpolpando le frange dei violenti con tanti altri falsi
picchiatori mascherati.
Dopo il G8 di Genova e i tanti episodi di gratuita violenza che in questi
nove anni hanno visto coinvolte le forze dell’ordine, dalle quali i
cittadini dovrebbero sentirsi protetti e non terrorizzati, nulla è stato
fatto dalle istituzioni per prevenire tali eventi.
Sia i governi Berlusconi sia quelli del fintocentrosinistra si sono
guardati bene dal prendere anche un semplice ma efficace provvedimento
come quello di indicare ciascun agente operante in piazza con un bel
numero d’identificazione stampato sul casco d’ordinanza.
Un semplice numero, visibile a tutti, che servirebbe a frenare le pulsioni
più violente di chi, in divisa, si sente ancora oggi libero di sfogare
impunemente il suo sadismo con qualche bella manganellata ingiustificata,
contando su di un anacronistico anonimato.