RASSEGNA STAMPA
IL GIORNALE - G8, il magistrato accusa i capi della polizia di minacce ai testi
Genova, 11 febbraio 2010
G8, il magistrato accusa i capi della polizia di minacce ai testi
Per ottenere più condanne e pene severe, il procuratore generale ipotizza un silenzio «imposto» dai superiori agli agenti
Gli imputati del processo di primo
grado per l’irruzione nella scuola Diaz
durante il G8 di Genova del luglio 2008,
avrebbero ricevuto pressioni e minacce
e per questo motivo si sarebbero rifiutati
di sottoporsi all’esamed innanzi al Tribunale.
È quanto ha detto il procuratore generale
di Genova, Pio Macchiavello, durante la lettura della relazione nel processo
di secondo grado. È questa la motivazione con cui la procura prova a ribaltare
l’esito del primo processo contro i poliziotti.
Sostenendo cioè un’accusa ancora più grave,
secondo la quale i capi della
polizia avrebbero «minacciato» i sottoposti
per non farli parlare.
Un’accusa simile era stata mossa all’ex
capo della polizia Gianni De Gennaro,
poi invece assolto, che avrebbe convinto
l’allora questore di Genova a mentire per
alleggerire la propria posizione. In ogni
caso era stato istruito un processo a parte
per un’ipotesi di reato nuovo e grave.
Questa volta invece la pubblica accusa
«usa» questa ipotesi principalmente per
spiegare quanto accaduto in primo grado,
quando l’impianto accusatorio non
aveva retto di fronte alla corte. «Il rifiuto
degli imputati di sottoporsi all’esame - si
legge nel testo del procuratore - è stato
determinato da una situazione generale
di coartazione della volontà: l’acquisizione a fini di prova dei verbali dei loro interrogatori
avrebbe riguardato infatti anche e soprattutto le gravissime responsabilità dei loro
diretti superiori gerarchici,
fino ai massimi livelli della polizia».
«Tale rifiuto durante il dibattimento di
primo grado - prosegue - avrebbe determinato
l’inutilizzabilità delle dichiarazioni rese in precedenza ai pm,
salva solo
la utilizzabilità contro il singolo dichiarante e non contro gli altri imputati». Il Pg
per tale motivo ha chiesto alla Corte di appello di potere acquisire i verbali di interrogatorio,
visto il clima di coercizione,
e di dichiararli utilizzabili contro gli altri
imputati. Al termine della lettura, il procuratore ha quindi chiesto la riforma della sentenza di primo grado,
con pene più
gravi per tutti i reati contestati. In primo
grado, lo scorso nel novembre 2008, il tribunale pronunciò 13 condanne e 16 assoluzioni
(tutti i vertici della polizia). I pm
Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini
avevano chiesto 28 condanne per un
ammontare complessivo di 109 anni e 9
mesi di reclusione. Tra i vertici della polizia
assolti ci sono Giovanni Luperi, ex vice direttore
Ucigos e oggi all’Aisi (Agenzia
informazioni e sicurezza interna);
Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco
e attuale dirigente dell’Antiterrorismo.
Durante l’udienza di ieri infine, gli avvocati
Romanelli e Porciani, difensori dei
capi della squadra reparto mobile di Roma,
hanno chiesto di fare sentire i propri
assistiti, mai interrogati in primo grado.
La Corte si è riservata e comunicherà la
decisione all’udienza del 17 febbraio.