RASSEGNA STAMPA

IL MANIFESTO - Dal G8 alla cricca, tutti i guai dei «boys»

Genova, 18 giugno 2010

Dal G8 alla cricca, tutti i guai dei «boys»

SARA MENAFRA

La condanna di Gianni De Gennaro ad un anno e quattro mesi per istigazione alla falsa testimonianza è l'ultimo passaggio. La nube nera è partita già da qualche mese. Col risultato che tutto il gruppo dirigente che ruotava attorno alla figura dell'ex capo della polizia, che da ex non si è mai davvero comportato, è finito in cattive acque con la giustizia. Condannato, indagato o in qualche caso semplicemente sospettato di strane amicizie.
Le pene più rilevanti riguardano ovviamente i vertici coinvolti nell'affare Diaz. Un mese fa, sono stati condannati per falso ideologico Giovanni Luperi, oggi capo del dipartimento di analisi all'Aisi e allora a capo dell'Ucigos (4 anni) Francesco Gratteri, ex direttore dello Sco, oggi capo della Direzione centrale anticrimine (4 anni) e Gilberto Caldarozzi allora vice ed oggi capo dello Sco. I primi due con cinque anni di interdizione dai pubblici uffici. Tra i condannati di maggio c'era anche Spartaco Mortola, ex capo della digos di Genova e oggi vicequestore vicario di Torino. Tre anni e otto mesi lì e un anno e due mesi per istigazione alla falsa testimonianza al processo di ieri, che a quello era collegato.
L'unico dirigente presente alla Diaz che si fosse salvato dalle indagini era Lorenzo Murgolo, allora vice questore di Bologna poi passato nel Sismi oggi Aisi. Eppure, anche lui non è del tutto indenne dalla maledizione. Nelle ultime settimane, il suo nome era circolato per un importante incarico al vertice delle sedi estere dell'Aise. Ma in memoria delle ombre passate la nomina dell'attuale dirigente del Dis è saltata senza ulteriori spiegazioni.
Mentre i mesi primaverili trascorrevano, si è allungato l'elenco dei nomi a rischio tra quelli che un tempo finivano sui giornali come i De Gennaro boys.
L'ex capo del logistico del Viminale Giovanna Iurato (era lì all'epoca di De Gennaro) è stata iscritta al registro degli indagati della procura di Napoli per una vicenda che riguarda gli appalti concessi per la cittadella della polizia partenopea e il centro di elaborazione dati.
Iscritto al registro degli indagati, sempre per gli appalti gestiti a Napoli, è anche il vicecapo vicario della polizia Nicola Izzo, che gestisce deleghe importanti come la gestione per il Pon (Piano operativo nazionale) sicurezza, a capo della segreteria del Dipartimento di pubblica sicurezza all'epoca dei fatti per cui è accusato (con qualche malizia ieri il Corriere.it pubblicava la foto di De Gennaro e dello stesso Izzo che salutano i fotografi circondati da celerini).
Nei guai è pure Oscar Fioriolli, direttore delle polizie di specialità e della scuola per l'ordine pubblico di Nettuno spedito da De Gennaro a capo della questura di Genova nel 2001, con l'unica sostituzione che il Viminale decise di fare per i fatti del G8. Da tempo è indagato sempre a Napoli e sempre per un appalto gestito male, quello della caserma "Decumani".
Per quanto di scarso valore penale (gli incarichi sembrano essere stati tutti regolarmente pagati) nomi importanti della polizia sono finiti anche nella lista dei clienti di Diego Anemone. Tra questi lo stesso Antonio Manganelli assieme a De Gennaro, il vice direttore dell'Aisi Nicola Cavaliere e l'altro vicecapo della polizia di stato Francesco Cirillo.
Ieri sera, il ministro degli interni Maroni e quello della giustizia Alfano hanno espresso piena solidarietà a De Gennaro, assicurando che per loro è innocente fino alla condanna in Cassazione. La verità è che il governo Berlusconi, Gianni Letta compreso, negli ultimi mesi non ha affatto pensato ad una exit strategy per l'uomo più potente della sicurezza italiana nè, tantomeno, per i suoi.
Ha ripreso a circolare la voce che vorrebbe l'ex capo della polizia al vertice di Finmeccanica almeno come presidente, visto che Pierfrancesco Guarguaglini è destinato a restare almeno un po' amministratore delegato nonostante le inchieste che pendono sul suo capo. La voce è rafforzata da almeno due fattori: l'incarico ha un forte valore economico, visto che si parla di 600mila euro all'anno più l'eventuale pensione da ex prefetto. Eppoi, l'ex capo della polizia può contare su qualche appoggio anche all'interno della principale fabbrica di armamenti italiani. L'espresso alcuni giorni fa spiegava che lo appoggerebbe anche Luciano Pucci amministratore delegato di Seicos, tra le principali aziende del gruppo. Anche su questo incarico, la maledizione di primavera potrebbe avere il suo peso: se arrivasse a Finmeccanica, De Gennaro si troverebbe nell'imbarazzante situazione di dover "ripulire" l'azienda da affari sporchi gestiti in combutta (almeno secondo le accuse) con importanti dirigenti della polizia di stato. Che proprio lui mise al loro posto.