RASSEGNA STAMPA
IL SECOLO XIX - Assalto alla Diaz, chiesti due anni per De Gennaro
Genova, 5 giugno 2010
Assalto alla Diaz, chiesti due anni per De Gennaro
g8 di genova: parla l'accusa
Un anno e 4 mesi per Mortola. Avrebbero istigato Colucci a dire il falso
matteo indice
L'ex capo della polizia, oggi vertice dei servizi segreti, va condannato a due anni per i depistaggi sul G8, in particolare per le pressioni esercitate sull'ex questore del capoluogo ligure Francesco Colucci affinche' aggiustasse la propria deposizione sul caso Diaz.
Lo ha chiesto ieri il sostituto procuratore Enrico Zucca al processo d'Appello in cui Gianni De Gennaro è imputato per falsa testimonianza insieme all'ex numero uno della Digos genovese (oggi vicario alla questura di Torino) Spartaco Mortola, per il quale è stato chiesto un anno e quattro mesi.
A lui addebitano di aver "contribuito"a rinfrescare la memoria di Colucci.
In primo grado erano stati entrambi assolti, la sentenza sarà pronunciata il 17 giugno.
De Gennaro è assistito dagli avvocati Carlo Biondi e Franco Coppi, Mortola da Piergiovanni Iunca.
Sono molti, i motivi che caricano l'attesa. Innanzitutto perché il pronunciamento della corte arrivera' a poche settimane dal ribaltamento del giudizio sull'irruzione nella scuola, per cui sono stati condannati alcuni fra i più alti graduati della polizia nel nostro Paese.
E poi e' indiscutibile il "peso" di Gianni De Gennaro, che attualmente guida il Dis (Dipartimento delle informazioni per la sicurezza), ovvero il massimo collegamento fra l'ex Sisde e l'ex Sismi (rinominati Aise e Aisi).
L'ipotesi dei magistrati - l'inchiesta fu condotta dallo stesso Enrico Zucca quand'era pubblico ministero e dal collega Francesco Cardona Albini - e' netta.
Dopo che un gruppo di poliziotti fu rinviato a giudizio per il raid e il pestaggio degli antagonisti, funzionari piu' o meno alti si misero d'accordo per far sì che le responsabilità ricadessero sempre e solo su due personaggi, che dalle indagini erano già usciti e non si potevano più incolpare.
Uno era il prefetto Arnaldo La Barbera, quasi sempre indicato come colui che decise di spedire i celerini nell'istituto, ma ucciso da un tumore prima che le udienze entrassero nel vivo e potesse eventualmente controbattere. L'altro è l'ex vicario della questura bolognese Lorenzo Murgolo, spesso definito (non si capisce a che titolo) quale «vero responsabile sul campo» dell'operazione Diaz.
E pero' Murgolo era già stato prosciolto in istruttoria, per quella vicenda, quindi nulla lo avrebbe potuto trascinare nuovamente nel gorgo giudiziario.
In questa cornice di "smarcamento" da ogni responsabilità sull'intervento che provocò oltre 80 feriti due dei quali gravissimi, i pm hanno quindi inserito il tentativo di De Gennaro di rimanere ulteriormente fuori dalla catena di comando.
E qui entra in gioco una telefonata che l'ex questore Colucci (processato autonomamente) fece a Mortola nell'aprile 2007, spiegando che di lì a poco sarebbe venuto a Genova per testimoniare nuovamente sulla Diaz.
Colucci disse che «il capo», cioè De Gennaro, dopo avergli mostrato le dichiarazioni rese in precedenza ai giudici, gli aveva chiesto di fare «marcia indietro» su alcuni aspetti.
In particolare, ammette ancora Colucci parlando con Mortola, l'ex questore di Genova avrebbe dovuto sostenere d'essere stato lui in persona a chiamare la stampa quella notte, mentre nel primo interrogatorio ribadi' che l'idea era stata proprio di De Gennaro.
Alla fine, in aula, Colucci cambiò davvero versione: «Il dettaglio sull'addetto stampa solo in apparenza è irrilevante - insiste l'accusa - poiché certifica come De Gennaro fosse informato direttamente della ricognizione, e direttamente partecipò alla gestione del blitz-Diaz».